U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
Anello del Monte FREDDONE
Alpi Apuane Meridionali
Percorso: anello dal ponte dei Merletti Segnaletica:biancorossa CAI segnavia 129, 11, 128
Dislivello: m.circa 340 Tempo di percorrenza: ore 4 circa
Classificazione: E Punti sosta:Rifugio La Quiete
Acqua: in località Puntato e presso il Rifugio La Quiete Periodo consigliato:tutto l'anno solo se non c'è neve
Il ritorno all'ora solare segna inevitabilmente anche la fine delle lunghe escursioni, diventa buio troppo presto per avventurarci su itinerari impegnativi; ecco allora che inseriamo in programma escursioni facili e non troppo lunghe, che tuttavia rivestono sempre un notevole interesse dal punto di vista paesaggistico. L'anello del Freddane, che sicuramente a molti sembrerà a prima vista assai banale, è proprio una di queste: non presenta difficoltà, non è lungo ma consente di visitare luoghi di grande interesse naturalistico e paesaggistico. In questo periodo dell'autunno, poi, il bosco si tinge di colori assolutamente unici.
L'itinerario proposto inizia dalla località Ponte dei Merletti sulla provinciale per Castelnuovo Garfagnana. Superata la galleria del Cipollaio si procede ancora per alcune centinaia di metri fino ad incontrare un ponte, su un torrente normalmente in secca, facilmente individuabile anche per la presenza di un ampio piazzale utilizzabile quale parcheggio.
Un suggerimento: conviene sempre lasciare libero transito sulle due carrarecce che partono dal punto di sosta perché sono spesso utilizzate da mezzi meccanici adibiti al trasporto della legna e da fuoristrada. Il ritrovo è fissato per le 8 ma nonostante l'ora di sonno in più siamo in pochi, peccato perché è un'occasione perduta! Improvvisamente però vediamo arrivare alcuni amici trafelati, e poi altri; in breve siamo un bel gruppo: 23 partecipanti. Ci guardiamo sorpresi, ci conosciamo quasi tutti ma ci sono anche alcuni volti nuovi, sono alcuni amici che ci hanno conosciuti tramite internet e che frequentano il gruppo per la prima volta. Ci presentiamo dandogli un caloroso benvenuto e con calma partiamo alla volta del Cipollaio arrivando al Ponte dei Merletti alle 9, in perfetto orario per l'attività odierna. Parcheggiamo le auto non senza qualche fuori programma e imbocchiamo il sentiero (segnavia 129): la carrareccia che si stacca sulla destra orografica del torrente. Fin da subito il gruppo si allunga molto, non ci sono pericoli ne problemi di tempo perciò ognuno può godersi la camminata come meglio vuole. L'attenzione viene comunque subito calamitata da Piero che oggi è alla ricerca di funghi per una mostra micologica. Più o meno tutti camminiamo guardando il sottobosco o lasciamo il sentiero nella pressoché vana speranza di trovare qualche bel porcino, perché è pur vero che Piero cerca ogni tipo di fungo ma noi pensiamo al re dei mangerecci! E' comunque un bel diversivo che ci consente di apprezzare ancora di più l'ambiente che attraversiamo risalendo lungo la riva del torrente tra resti di vecchi manufatti e tracce della più recente attività estrattiva. La carrareccia termina nel piazzale di carico di una cava dimessa da dove inizia la traccia per la cresta est, un percorso molto impegnativo che ci ripromettiamo di affrontare; oggi comunque proseguiamo lungo il sentiero in direzione di Campanice (m.1053).
Siamo partiti molto allegri e la salita si fa ora sentire almeno a giudicare dal silenzio che lentamente scende sul gruppo; superiamo il bivio per il Passo di Fordazzani mantenendoci sulla sinistra. Mentre la salita torna ad attenuarsi scorgiamo in alto la chiesetta di Campanice ora ristrutturata, e i ruderi delle abitazioni tuttora in stato di totale abbandono. Lo spettacolo è unico, siamo in un anfiteatro circondato dall'impervia e affascinante cresta est del Freddone e dagli imponenti torrioni del Monte Corchia. Basta un attimo perché ci appaia la percezione delle antiche fatiche di chi un tempo abitava questi luoghi e ci sembra di scorgere, al posto dei rovi, le piane coltivate e di udire le risate dei bambini. Lo sappiamo benissimo che siamo degli inguaribili romantici ma ci piace così, e anzi rivendichiamo tenacemente questa nostra condizione.
Percorriamo il vialetto, ancora bello e elegante nonostante gli anni di abbandono, che attraversa ciò che resta dell'abitato per inoltrarci nella faggeta che ci accompagnerà fino a Fociomboli dove, appena usciti dal bosco scorgiamo subito dei fuoristrada. E' peggio di un pugno allo stomaco ma d'altronde la civiltà del "tutto facile" impone di giungere in auto fin dov'è possibile arrivare in barba al piacere di una camminata nella natura, e troppo spesso in "barba alla natura"! Il sole ha scacciato ogni residuo di fresco, ora fa caldo; ci concediamo una breve pausa per mangiare un frutto e bere qualcosa mentre i soliti cercatori scompaiono tra i faggi; ha piovuto abbondantemente ma il vento ha subito asciugato la terra e di funghi se ne trovano pochi e per giunta appassiti o "sporati" come dice l'esperto.
Pochi metri di carrareccia in salita e raggiungiamo il piazzale di Fociomboli (m. 1231), sotto un cielo terso che rende i colori ancora più spettacolari imbocchiamo il sentiero (segnavia 11) che scende, percorrendo anche alcuni tratti della strada forestale verso le case e l'oasi di Puntato (m. 1017), una conca di origine glaciale che racchiude una zona umida di notevole interesse naturalistico. L'abitato ora praticamente abbandonato, le case ristrutturate sono usate solo per brevi soggiorni estivi, era un tempo un importante alpeggio. Lungo il sentiero incontriamo una marginetta con un'iscrizione dialettale che da sola merita una visita: "riconcia da me senza che nimo mi iutasse…dinvece poteino, ma u nan volsuto. Corea l'anno 1982. Dedigo questa mi fadiga n la memoria del mi fratello morto tragicamente anzitempo".
Un lungo viale di imponenti faggi conduce verso la chiesetta e le ultime case dell'alpeggio; quanto lavoro per realizzarlo ma che meraviglia è oggi! Abbiamo tante idee, da qui è possibile andare dove si vuole però quel colletto dolcemente assolato è troppo invitante, abbandoniamo ogni altro proposito lasciandoci rapire dal panorama: la cresta nord del Freddane, il Corchia, la Pania Secca con i suoi torrioni e le sue vie di arrampicata, poi il Sumbra e, più lontano l'Appennino. Oggi è una "scampagnata" non abbiamo vette in programma, c'è un bel sole, fa caldo, niente di meglio per rilassarci senza pensare. Almeno oggi gli "amici della tovaglia" non protesteranno perché li costringiamo a ripartire troppo presto! In effetti sono solo le 11,30 ma chi ce lo fa fare di camminare ancora! Da buon ultimo arriva anche il nostro fungaiolo che ci informa di aver perso tempo alla ricerca di bacche, ebbene si anche quelle servono per la mostra. Ci tratteniamo ma poi da buoni a mici non possiamo fare altro che scoppiare in una fragorosa risata: proprio dove ci siamo fermati c'è una grossa pianta di sorbo degli uccellatori carica di bacche. Altro che lunga camminata per trovarle! Alle 13,20, dopo due ore di sosta, incredibile vero? Ripartiamo.
Percorriamo a ritroso il viale di faggi fino ad incontrare una palina con l'indicazione dell'attacco del sentiero (segnavia 128) che imbocchiamo dirigendoci verso il Rifugio la Quiete raggiungibile in circa 20 minuti. Il rifugio è in realtà una sorta di agriturismo poco conosciuto in ambito locale ma molto noto all'estero tant'è che ospita praticamente più stranieri che italiani; ottimamente ristrutturato è aperto tutto l'anno rappresentando un ottimo punto di sosta per escursioni sia estive che invernali. L'atmosfera da scampagnata provoca purtroppo un malinteso e un gruppetto di partecipanti prosegue mentre il grosso della truppa devia verso il rifugio. Poco male perché il colle dove ci fermiamo ad attendere gli altri offre un invidiabile panorama su tutta la vallata della Turrite Secca e un buon terreno per i funghi. E beh la mostra è importante ma anche un buon risotto con galletti e grattacacini non è male, se poi ci aggiungete anche qualche trombetta dei morti (lo so, lo so che il nome trattandosi di funghi…..)è una vera leccornia! Però quanto è lungo questo caffè per fortuna che il tempo è splendido e non c'è posto migliore per ammirare il massiccio del Sumbra e le Marmitte dei Giganti.
Finalmente arrivano! Continuando nel clima da allegra scampagnata scendiamo in piccoli gruppi ognuno impegnato nei propri svaghi: chi continua a cercare funghi, chi ammira il panorama e … le signore che fanno un gran vociare. Il sentiero non è perfettamente pulito ma comunque agevole se non fosse per l'abbondante coltre di foglie che lo ricopre rendendolo scivoloso. Raccomandiamo attenzione lasciando ognuno libero di scendere del proprio passo considerando che non c'è alcun pericolo di sbagliare strada. In mezzo al bosco scorgiamo un rudere, ad un'occhiata più attenta si può ancora individuare la canna fumaria del caminetto segno che era abitato tutto l'anno. Guardando meglio si apprezzano gli ingegnosi particolari adottati per l'illuminazione dei locali. Finestre e porte sono strette e alte con spallette molto inclinate verso l'interno, insomma una sorta di fessura che fa entrare e diffondere la luce ma che non lascia entrare il freddo. Continuiamo a scendere incontrando altri ruderi testimoni della vita di un tempo. Il rombo di una moto ci riporta al presente, ancora pochi minuti e siamo di nuovo sulla provinciale per Castelnuovo. Un breve tratto in salita su asfalto ci conduce alle auto e alla fine dell'escursione, sono le 15,30; un giro facile e piuttosto breve ma ricco di interessanti attrattive che non ha deluso nessuno.

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