U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
TRAVERSATA PRATOSPILLA - LAGDEI
Appenino Tosco - Emiliano
Percorso:Dagli impianti di Pratospilla al Rifugio Lagdei Segnaletica:biancorossa CAI segnavia 705, 00, 719A, 723, 727
Dislivello: m.circa730 Tempo di percorrenza: ore7 circa
Classificazione: E Punti sosta:Rifugio Mariotti (Lago Santo) ma siamo quasi all'arrivo
Acqua: solo alla partenza e all'arrivo Periodo consigliato:dalla primavera inoltrata all'autunno solo se non c'è neve
Una parte importante della nostra attività è rivestita dalle traversate appenniniche con le quali intendiamo dare la possibilità ai partecipanti di scoprire, o riscoprire percorrendoli, i dolci crinali di montagne così diverse dalle nostre Apuane ma altrettanto affascinanti. Sono attività fisicamente abbastanza impegnative, così ne programmiamo solo una o due all'anno cercando, anno dopo anno, di unire in un ideale percorso in più tappe l'arco appenninico tosco - emiliano - romagnolo. Quest'anno abbiamo aggiunto al mosaico la tessera Pratospilla - Lagdei nel parco dei Cento Laghi, un itinerario peraltro in parte già percorso in invernale. Il parco si trova nella provincia di Parma e occupa una zona montana all'incirca compresa tra il Passo della Cisa e il Passo del Lagastrello (vedi escursioni anni precedenti) .
Per raggiungere Pratospilla si consiglia di percorrere l'autostrada A15 uscendo ad Aulla seguendo poi le indicazioni per Licciana Nardi e per il Passo del Lagastrello. Superato l'omonimo lago si procede verso Rigoso imboccando il bivio a sinistra, ben segnalato con le indicazioni per Pratospilla.
La strada termina nel parcheggio degli impianti da dove inizia la nostra escursione. Siamo in 24, un po' meno del previsto ma comunque un bel numero; tutti baldanzosamente in tenuta estiva. Scendiamo dal pullman accolti da una brezza tesa e fredda che subito fa sognare pantaloni lunghi e giacche a vento, è inutile attardarsi nel bar degli impianti, vengono escogitate le scuse più impensabili ma gli aguzzini della situazione, pardon gli accompagnatori, intimano a tutti di partire, sono le 8,00. Non sia mai che uno uoeino doc si lasci spronare impunemente, partiamo tutti di gran carriera salendo di petto la ripida pista che parte dal piazzale, così imparano! Stavolta saranno loro a sbuffare, ben gli sta! L'itinerario inizia dal piazzale antistante l'ingresso del bar e sono possibili due alternative. E' possibile seguire la stradina oppure imboccare il tracciato della pista da sci come facciamo noi.In effetti quando raggiungiamo il primo pianoro dove, a sinistra, si stacca il sentiero (segnavia 705) abbiamo tutti il fiatone ma il freddo è sparito. Il sentiero procede tranquillo, sempre in salita tra gli ultimi alberi verso il Passo Giovarello per poi proseguire in cresta.
Dal passo il percorso si fa più impegnativo pur non presentando particolari difficoltà, perciò invitiamo tutti quanti a seguire il capogita evitando la tentazione di procedere ognuno per conto proprio. Raggiunto il passo pieghiamo a destra seguendo ora la cresta su un sentiero sempre ben tracciato (segnavia 00) verso il Monte Bragalata (m.1856). Il vento che sembrava averci concesso una tregua ora torna a soffiare impetuoso e freddo, proviene da sud-ovest perciò ci torturerà tutto il giorno; il cielo coperto non contribuisce certo a tranquillizzarci, sappiamo che le previsioni sono clementi ma in montagna non conviene mai fidarsi troppo! Dagli zaini spuntano le giacche a vento, allora c'erano!, pile, k-way, ogni indumento va bene pur di coprirsi. Il premio speciale va ancora una volta al solito Piero che anche oggi sfoggia una tenuta assolutamente improbabile ma va ricordato che: "se sono normali alla U.O.E.I. di Ripa non li vogliamo". Il percorso è ora un tranquillo saliscendi mantenendosi praticamente sempre alla stessa quota. In basso tra gli alberi scorgiamo il Lago Verde, da dove siamo passati in invernale, ma il vero spettacolo della natura inizia dai Laghi di Campione, un gruppo di laghetti che sembrano spuntare dall'erba.
Più avanti scorgiamo i Laghi Sillara ancora in buona parte ricoperti di ghiaccio a testimonianza di abbondanti e tardive nevicate. Sul crinale ci sono ancora chiazze di neve che non perdiamo occasione per calpestare, con qualche piccola deviazione raggiungiamo la vetta del Monte Sillara (m.1859) alle 10,50 dove ci fermiamo per attendere alcuni amici che erano scesi ai laghi. La stagione è ancora abbastanza fredda, l'Appennino non si esprime ancora al meglio tuttavia le poche fioriture presentano dei colori sgargianti rallegrando il percorso. Il vento ora è veramente fastidioso, fa rabbrividire ma basta scendere un poco, dove non soffia, per avvertire che il sole quando fa capolino è caldo. Sembra di camminare in un sogno: alla sinistra aspri crinali quasi a picco sui boschi delle vallate con la Lunigiana tutta davanti a noi, e il mare delle Cinque Terre in lontananza. Alla destra crinali più dolci ma sassosi costellati di mille laghi, ops "cento laghi", testimonianza evidente dell'azione erosiva dei ghiacciai che invece non si sono mai formati sull'altro versante.
Alle 12,15 raggiungiamo la vetta sassosa del Monte Matto (m. 1831) dove sostiamo solo per un attimo. Scendiamo ora verso il Passo di Bardignana su un sentiero più impegnativo e sassoso perdendo rapidamente quota, da ora in poi si deve stare attenti, pur non perdendo sensibilmente quota si devono superare alcuni tratti sassosi in forte discesa. Un canalone si presenta ancora innevato, la neve non è dura così è facile scalinarla con gli scarponi, è comunque il punto più delicato di tutto il percorso perché tra i partecipanti ci sono persone che hanno scarsa esperienza sulla neve. Superate le prime riluttanze il tutto diventa poi assai facile e sicuramente divertente, ci scappa anche qualche pallata di neve.
Cerchiamo un posto riparato per pranzare ma sembra proprio un'impresa impossibile; ci fermiamo tra alcune roccette che offrono un sufficiente riparo. Ne approfittiamo anche per far riposare un amico colpito da crampi. Questa volta siamo divisi in due gruppetti così non possiamo vedere, e soprattutto non possiamo assaggiare, i liquori "fatti in casa" che Luciana porta spesso con se. Più tardi però a giudicare dai cori, di una stonatura da urlo, capiremo che erano abbondanti! Ripartiamo alle 13,40 scendendo verso il passo per poi proseguire verso il Monte Brusa (m. 1796) che raggiungiamo alle 14,45. Il sentiero attraversa ora piccoli boschetti di faggi contorti dal forte vento della cresta, alcuni passaggi sono abbastanza esposti da affrontare tuttavia con sufficiente serenità. Raggiunto il Passo delle Guadine (m.1687), sempre procedendo in cresta, ci dirigiamo verso la vetta del Monte Aquila (m. 1779) che superiamo senza difficoltà. Si deve invece stare assai attenti alla discesa che si presenta difficoltosa su un sentiero roccioso e scavato dall'acqua. Ancora pochi metri in piano fino a raggiungere una selletta dove si deve imboccare il sentiero (segnavia 719A) segnalato con cartelli ben evidenti. Tagliamo in diagonale iniziando a perdere quota dirigendoci verso il crinale che separa questa vallata da quella del Lago Santo. Ben presto raggiungiamo un bivio dove dobbiamo piegare a sinistra, siamo ora sul sentiero (segnavia 719). Ancora circa 20 minuti di cammino ed incontriamo un altro bivio dove dobbiamo piegare a destra sempre continuando a scendere; questo tratto è in comune col sentiero (segnavia 723). Il sentiero è ora ampio ma sassoso e piuttosto noioso da percorrere in discesa, il classico sentiero spezzagambe.
I fumi dell'alcool, perché proprio non saprei dire altrimenti, cominciano a farsi sentire, o meglio sono i cori che cominciano a farsi sentire. Povere orecchie, che stonature! Meno male che nonostante tutti sostenessero di conoscere le canzoni non andavano comunque oltre una o due strofe. Una tortura, pardon una melodia, che si spegne solo in riva al lago quando cerchiamo di convincere i più canori a percorrere il giro del lago nella inconfessata speranza che un bagno nelle acque fredde possa servire. Macché non riusciamo a convincere nessuno. Ci fermiamo un po' a goderci il lago e un caffè al Rifugio Mariotti prima di proseguire intenzionati a raggiungere Lagdei a piedi (segnavia 723) e successivamente (segnavia 727).
Ma oramai è tardi, non dimentichiamo che ci attendono almeno due ore di viaggio, così il capogita decide di scendere in funivia. Considerato che il sentiero è sassoso e rompiscatole accettiamo di buon grado, almeno finché non vediamo di cosa si tratta. E' una seggiovia con i classici seggiolini monoposto comodi con gli sci ma davvero poco rassicuranti con lo zaino. Fatichiamo un po' a trovare il volontario apripista ma poi ci imbarchiamo tutti per un'avventura fuori programma. Per alcuni era la prima volta e le foto all'arrivo mostrano tutta la loro disinvoltura. Alle 16,50 siamo tutti in salvo, ops tutti al pullman e già con la testa alla prossima escursione perché noi uoeini siamo fatti così.

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