U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

Appennino Toscoemiliano - MONTE LAGONI
escursione invernale
Percorso:ad anello dal parcheggio di Doccia Segnaletica:biancorossa CAI segnavia 3 solo a tratti
Dislivello: m.circa 920 Tempo di percorrenza: ore 5,30 circa
Classificazione: EEA Punti sosta: rifugio Capanna dei Celti
Acqua: alla partenza (Capanna dei Celti) e a metà percorso (fontana di Rossano) Periodo consigliato: Febbraio - Marzo

I prati verdi, la pista da sci in disuso, i faggi che gradualmente lasciano il posto ai pini mughi e i crinali dolci del Monte Lagoni ci avevano colpito durante un'escursione estiva. I giorni laboriosi ma allegri del campeggio giovanile, ci avevano poi convinto: è proprio qui che inizieremo la nuova stagione con un'escursione invernale non eccessivamente impegnativa. Sottolineiamo comunque che le escursioni invernali con ramponi sono sempre potenzialmente pericolose e da affrontare con la massima cautela. Il percorso scelto segue per un lungo tratto la vecchia pista da sci per inoltrarsi poi nel bosco, e attraversato un pianoro, inerpicarsi di cresta verso la vetta del Monte Lagoni (m.1962). In discesa si prosegue lungo la cresta affrontando un tratto molto impegnativo per poi scendere lungo un ampio canalone ricongiungendosi con la traccia lasciata all'andata. Conviene partire di buon'ora perché la strada è solitamente intasata dal traffico. Noi siamo puntualissimi: alle 6,30 in 16 siamo davanti alla sede, ma vuoi perché qualcuno si è dimenticato la piccozza, vuoi perché un altro deve fare benzina partiamo solo alle 7. Percorriamo l'autostrada A11 fino a Lucca per immetterci poi sulla viabilità ordinaria seguendo i cartelli per Abetone. In località Ponte a Moriano si deve svoltare verso Bagni di Lucca percorrendo ora la provinciale della Lima. Giunti in località La Lima si deve svoltare a sinistra sulla statale dell'Abetone e del Brennero. Da ora in poi si va sempre dritti superando l'Abetone fino a Fiumalbo, dove si svolta a destra immettendosi in una stretta strada in discesa che conduce oltre l'abitato fino ad un incrocio dove troviamo il primo cartello che indica la "Capanna dei Celti". A questo punto non dobbiamo fare altro che seguire i cartelli per raggiungere il parcheggio di Doccia da dove inizia l'escursione. Doccia è un antico insediamento celtico testimoniato da numerosi ruderi che mostrano ancora i caratteristici tetti a scala e dalle abitazioni ristrutturate conservandone gelosamente le caratteristiche originarie. Sono le 9,40 quando arriviamo tutti (perché qualcuno tanto per distinguersi è andato fino a Pievepelago prima di accorgersi di aver superato l'incrocio), è una bella giornata, c'è il sole e fa freddo.
Calziamo subito i ramponi e via per la prima,escursione dell'anno. Inizialmente seguiremo il tracciato della vecchia pista da sci proprio da dietro la Capanna dei Celti, la salita non è particolarmente ripida, la neve è dura al punto giusto ma fa un caldo! La temperatura è sotto lo zero, ma il sole è davvero caldo, ci togliamo subito le giacche a vento perché si suda. Conosciamo bene la zona, procediamo quindi con molta tranquillità, senza fretta godendoci il panorama. La pista procede con continui saliscendi, non è frequentata da sciatori che qui sono essenzialmente scialpinisti. Sono le condizioni ideali per assaporare l'ambiente invernale. In circa un'ora raggiungiamo il termine della pista su un ampio pianoro proprio sotto il Monte Cimone. Ci fermiamo un attimo per riprendere fiato vicino al monumento costruito proprio al centro. Non possiamo non notare il cartello che indica la "fontana di Rossano" costruita in ricordo di uno scialpinista vittima di una valanga. Ovviamente le battute a carico del nostro Rossano si sprecano.
Proseguiamo inoltrandoci nel bosco, il Monte Lagoni è ben stagliato davanti a noi. Qui non c'è traccia di sentiero, si procede semplicemente in direzione del monte. Occorre fare attenzione ai numerosi torrentelli che scorrono seminascosti dalla neve, è facile finirci dentro. Improvvisamente usciamo ai margini di una radura che dobbiamo attraversare per portarci verso lo cresta sud che intendiamo risalire. La neve a tratti è farinosa e profonda ma dall'altra parte torna ad essere dura e modellata dal vento. Da qui inizia una bella salita, praticamente ininterrotta fino alla vetta. Superati gli ultimi faggi e i sempre più radi cespugli di erica si raggiunge un piccolo pianoro, da qui in poi bisogna fare molta attenzione.
Ci fermiamo per ricompattare il gruppo e tirare un attimo il fiato. La temperatura è cambiata bruscamente, un vento teso da nord-est rende l'aria pungente, basta togliersi i guanti per pochi secondi per sentire intorpidirsi le dita, ma d'altronde siamo abbondantemente sotto lo zero. Indossiamo indumenti più pesanti e proseguiamo lungo il filo di cresta dove la neve è più dura. Le punte dei ramponi tengono bene, è faticoso ma piacevole salire badando bene a non calpestare la neve riportata dal vento che potrebbe tradire. Arriviamo in vetta alle 12,20, c'è solo il tempo per scambiarci i tradizionali complimenti e subito notiamo che Marcello è passato dalla camicia a mezza manica alla giacca a vento. Davvero un gran brutto segno. Dobbiamo coprirci immediatamente, fa veramente un freddo cane (sapremo poi che eravamo a - 13 °C) accentuato dal vento teso. Per la rituale foto di gruppo siamo tutti in posa ma sarà una bella sfida riuscire a riconoscerci visti i pochi centimetri di viso che spuntavano. Ripartiamo presto perché nonostante giacche a vento e passamontagna il lato del viso esposto al vento diventa insensibile. Proseguiamo verso la sella che separa il Monte Lagoni dal Cimone. Questo è sicuramente il tratto più impegnativo e pericoloso di tutto il percorso, bisogna scendere lungo una cresta molto ripida, costellata di roccette e con neve molto dura e fortemente lavorata dal vento.
Dalla selletta procediamo decisamente verso il fondo valle dentro un ampio canalone, non c'è pericolo di sbagliare percorso perciò procediamo liberamente godendoci la facilità con cui si può ramponare su una neve abbastanza dura da non sprofondare ma neanche troppo ghiacciata. Ci abbassiamo rapidamente di quota, il vento diminuisce e il sole torna a scaldarci piacevolmente. Ci fermiamo a metà costa per il pranzo che oggi è insolitamente veloce: frutta secca, zuccheri e poco altro. Fa freddo ma la neve è farinosa, ci fa sprofondare e rende faticoso procedere anche in discesa, con qualche ruzzolone tra l'ilarità generale perché qui proprio non c'è pericolo.
Siamo di nuovo nel bosco dove incontriamo la traccia lasciata all'andata: l'anello è chiuso. Il bosco innevato è meraviglioso, basta un poco di attenzione per notare le tracce degli abitatori: le fatte della lepre con vistose macchie rossastre vicino ai cespugli di faggio, e le sue caratteristiche orme a Y. Poi una serie di impronte più profonde: sono quelle di un capriolo; ma da qui è passata anche una volpe che segue le orme della lepre. La neve è ora allentata, si sprofonda fino al ginocchio ma la pista è vicina; è stata proprio una bella escursione!

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