U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

SULLE ANTICHE STRADE MILITARI
Parco Alpi Marittime

Percorso: anello da Terme di Valdieri Segnaletica:biancorossa (precaria)
Dislivello: m.circa 1061 Tempo di percorrenza: ore 12 circa
Classificazione: Ei Punti sosta:Rifugio E. Questa
Acqua: in paese, alla Reale Casa di Caccia, Rifugio E. Questa Periodo consigliato:dalla primavera inoltrata all'autunno solo se non c'è neve
Il Parco Naturale delle Alpi Marittime, nato nel 1955 per ampliamento del Parco dell'Argentera, si trova all'estremità occidentale della catena alpina. Esteso su una superficie di 28.000 ettari, forma col confinante Parco Nazionale francese del Mercantour una delle più grandi arre protette delle Alpi. Le cime di oltre 3000 metri, le imponenti pareti di gneiss, i piccoli ghiacciai e gli innumerevoli specchi d'acqua, rappresentano gli elementi che più caratterizzano l'ambiente naturale e il paesaggio. La particolare posizione geografica fa si che il massiccio dell'Argentera costituisca l'area alpina con la maggior concentrazione di piante rare: 14 sono le specie endemiche esclusive, tra cui la famosissima Saxifraga florulenta. Altrettanto ricca è la fauna, che annovera stambecchi, camosci, aquile. A partire dal 1990 è stato reintrodotto il gipeto; il lupo è invece ricomparso spontaneamente in seguito a ricolonizzazione naturale dell'Appennino. Nel 1885 Vittorio Emanuele II, dopo una visita alle Terme di Valdieri, volle creare in Alta Valle Gesso una Riserva Reale di caccia: di quel periodo restano alcune palazzine e decine di km di mulattiere. Di grande interesse storico sono anche i resti delle strade militari e delle casermette costruite nel periodo tra le due guerre mondiali. L'Argentera (3297 m.), vetta massima delle Alpi Marittime, non si trova sullo spartiacque principale della catena alpina, ma su una dorsale secondaria nel cuore della Valle Gesso.
E' un imponente complesso roccioso ben più elevato delle cime circostanti. Il bacino dei Gessi, tra le valli Roya, Vermenagna, Stura, Tinée e Vésubie, possiede le più aspre e elevate vette delle Alpi Marittime. La Valle dei Gessi sbocca in piano presso Borgo San Dalmazzo dove riceve la Vermenagna. Poco a monte di Valdieri la valle si divide nei due rami del Gesso di Entracque e quella di Sant'Anna o della Valletta.
La Val Gesso fu a lungo dimenticata dallo Stato Maggiore; solamente all'inizio del 1939 venne ordinato il progetto e quindi la costruzione di opere difensive a carattere permanente. Fin dai secoli scorsi, la mulattiera della Bassa del Druos è sempre stata la migliore delle vie che attraversano il tratto della catena alpina della Valle Gesso, mettendo in comunicazione diretta il Vallone di Valasco e del Gesso della Valletta con quello di Castiglione. Tra il 1906 e il 1909 la mulattiera, dalle terme di Valdieri fino ai Laghi di Valscura, fu trasformata in carrareccia dalla 6^ Compagnia Alpini. Durante la grande guerra la reale palazzina di caccia fu requisita e trasformata in caserma per 250 uomini con annessa scuderia per 10 quadrupedi. Durante i lavori, per cause mai accertate, scoppiò un violento incendio all'interno della Casa di Caccia del Valsco utilizzata dai militari come magazzino attrezzi e ricovero personale: gran parte del tetto andò distrutto ma i muri portanti non subirono danni rilevanti. L'amministrazione militare si fece carico di realizzare una nuova copertura in lamiera di ferro piana, galvanizzata, a dilatazione libera. Il risultato è visibile tutt'oggi: la palazzine reale di caccia del Valasco ha come tetto le lamiere poste dal genio militare che stonano enormemente col resto dell'architettura. A Partire dal 1906 gli alpini costruirono una rete di collegamenti tra la Valle di Valasco e il Vallone della Valletta per permettere il rapido spostamento delle truppe utilizzando molti dei tracciati realizzati per le battute di caccia reali.
A fianco della Serra dell'Argentera, chiamata anche "la regina delle Alpi Marittime" e di fronte alla splendida catena che segna il confine con la Francia, in un ambiente incontaminato e ricco di storia, abbiamo individuato il percorso della nostra escursione su antiche strade militari. L'itinerario, da effettuarsi in due giorni, parte dalle Terme di Valdieri raggiunge, al termine della prima giornata, il Rifugio Questa, proseguendo il secondo giorno verso i laghi di Fremamorta e la Valle della Valletta per ritornare al punto di partenza. Arrivati alle Terme di Valdieri, aggirando il complesso di edifici costituenti le Terme Reali di Valdieri (m. 1368), si raggiunge una biforcazione. Questo era il punto di biforcazione delle due carrarecce militari della Valle di Valasco e della Valle della Valletta. Si seguono le indicazioni per la Valle di Valasco raggiungendo un ampio spazio dov'è obbligatorio parcheggiare l'auto. Aggirato l'edificio che ospita il centro visitatori del parco si individua facilmente una fontana costruita dai militari dove conviene rifornirsi di acqua (un'altra fontana la si trova, comunque, a Pian Valasco). Un cartello ubicato proprio in questo punto indica i tempi di percorrenza: Pian del Valasco 1,30 ore, laghi di Valscura Inferiore 3 ore, Passo Druos 4,30 ore, Rifugio Questa 3,30 ore. Lo sguardo è immediatamente rapito dalla selvaggia e incontaminata bellezza del paesaggio circondato da imponenti cime. Siamo oramai a metà mattinata e conosciamo le previsioni meteo che non promettono nulla di buono, le nubi che iniziano ad addensarsi ci inducono a partire subito; la strada, una vecchia carrareccia militare, si inoltra lungo il torrente Gesso della Valletta in tranquilla salita. Bastano pochi passi per renderci conto dello spettacolo che l'itinerario ci offrirà, larici imponenti, un ricco sottobosco e tanti animali.
Ci concediamo solo una breve pausa per il pranzo proseguendo spediti verso Pian Valasco dove pensiamo di poter trovare riparo presso la Reale Casa di Caccia (m. 1763) in caso di pioggia. Quando raggiungiamo il pianoro diventa subito evidente che conviene affrettarci, il passo delle Portette finora ben visibile è adesso coperto dalle nuvole che si avvicinano minacciosamente rapide. In lontananza scorgiamo la Reale casa di Caccia, ci affrettiamo a raggiungerla perché il meteo personale (un paio di elementi con pochi capelli!) gia avvertono le prime gocce. Ci ripariamo sotto la gronda mentre tiriamo fuori mantelle e coprizaini. La pioggia però non dura molto, ampi sprazzi di sereno cominciano a comparire tra le nubi così decidiamo di riporre mantelle e giacche nello zaino e ripartire subito.
La strada per i laghi di Valscura si stacca sulla destra circa 200 metri prima della Casa di Caccia e percorre interamente il pianoro; costeggiando il torrente si ritrova la strada un centinaio di metri più avanti. Il bosco è oramai scomparso, solo radi larici hanno colonizzato isassosi e impervi pendii che formano un indimenticabile anfiteatro. Da questo momento è un continuo intersecarsi tra vecchia e nuova strada militare ed è interessante notare le differenze di tracciato. Si consiglia comunque di seguire il percorso nuovo evitando i ripidi tornanti che si trovano dopo aver superato il bivio per il Rifugio Questa, in modo da raggiungere e percorrere la galleria nei pressi del Lago di Valscura inferiore. Facciamo notare, però, che l'indicazione del tempo di percorrenza necessario per raggiungere il Rifugio Questa (ore 3,30) si riferiscono alla diramazione e non al giro da noi effettuato che richiede invece circa 5 ore. La diramazione percorre una fantastica mulattiera selciata che tocca anche il Lago del Claus. La strada è in ottimo stato di manutenzione e sale piuttosto dolcemente; il pericolo pioggia è per il momento scongiurato, anzi fa di nuovo capolino un caldo sole che ci costringe a toglierci gli indumenti che avevamo indossato in precedenza quando invece una leggera brezza ci faceva rabbrividire. Cominciamo ad essere stanchi ma il lago è oramai vicino, e da li sappiamo che dopo una breve salita che consente di aggirare un rilievo, vedremo finalmente il Rifugio Questa. Il gruppo come sempre succede si allunga molto con alcuni che camminano veloci per raggiungere il rifugio e togliersi di dosso lo zaino, e altri che si soffermano a scattare foto della meravigliosa opera viaria.
Quando alla spicciolata raggiungiamo il rifugio le nuvole stanno di nuovo addensandosi ma oramai non ci impensieriscono più, speriamo solo che domani sia sereno! Il Rifugio Emilio Questa, intitolato all'alpinista genovese nel dopo guerra, sorge all'inizio del XIX secolo come ricovero truppa delle Portette. Sulla facciata dell'edificio spicca una lapide che ricorda il capitano Eugenio Cappa medaglia d'argento del 1° Reggimento Alpini nel 1917. Per le signore del gruppo avevamo chiesto una sistemazione confortevole ma per noi rudi maschietti? Un grande camerone con 14 materassi diligentemente allineati sul pavimento di una mansarda dov'è praticamente impossibile alzarsi a sedere sul letto (!) senza sbattere sonore testate contro un trave; e per giunta per accedervi si doveva salire una scala a pioli e fiondarsi sul solaio! Solo un attimo (?) di sconcerto prima di scoprire il lato positivo della sistemazione, certamente ci sarà da divertirsi! A cominciare dal tiro al bersaglio contro i "russatori" e poi le immancabili prese in giro e…. e Marco che si lamenta perché è abituato a dormire su un letto rigido e casualmente si è sistemato su una pila di materassi di riserva!
Al mattino la partenza è fissata per le 8 così ce la prendiamo comoda, anche per fare colazione, finendo per partire con circa un'ora di ritardo. Il cielo è quasi completamente sereno ma è subito chiaro che non durerà troppo; conviene affrettarci. Abbiamo intenzione di scendere verso la Valle Morta, risalire verso il Colletto del Falasco, raggiungere i laghi di Fremamorta e ritornare alle Terme di Valdieri discendendo la Valle della Valletta; un itinerario affascinante ma lungo. Ritornati sulla carrareccia militare si deve piegare subito sulla destra puntando decisamente verso il fondovalle per poi risalire in direzione del Colletto del Valasco (m.2429) su una strada militare dal fascino unico. Ci concediamo solo una piccola deviazione per vedere alcuni esemplari della rara Saxifraga Florulente che hanno colonizzato una roccia vicino al sentiero. Lungo la strada si possono ammirare sul muro a monte alcune pietre incise dai costruttori della strada: gli alpini del Battaglione Dronero. Una, in particolare, porta scolpito l'anno 1939; qui concedetemi una piccola parentesi personale perché la commozione è stata davvero enorme, mio padre e mio suocero in quegli anni prestavano servizio in armi nel Battaglione Dronero proprio in questa zona. Percorrere questi itinerari, se lo si fa senza superficialità, può dare profonde emozioni; tornati a valle saremo davvero più ricchi dentro. In prossimità del colletto è la natura selvaggia della zona a dare spettacolo: branchi di camosci si lasciano tranquillamente osservare, o meglio sono loro che ci osservano tranquillamente da cenge strapiombanti per poi esibirsi in spettacolari salti. Ci fermiamo solo un attimo sulle rive del lago di Fremamorta Inferiore (m.2359) per poi proseguire, con una piccola deviazione verso il Bivacco J. Guiglia (m.2420).
Ora il cielo si fa chiaramente minaccioso promettendo pioggia; decidiamo di scattare solo alcune foto e scendere subito. Tornati al lago pieghiamo a destra sul sentiero in discesa indicato da un cartello in legno. Perdiamo rapidamente quota mentre ricompaiono i primi larici e il sottobosco ricco di funghi. Aggiriamo il Gias della Losa proseguendo su un sentiero malamente segnalato ma comunque sempre ben evidente dove si alternano tratti di vecchia mulattiera a tratti di semplice traccia. L'andatura si mantiene piuttosto lenta così il gruppo si sgrana, d'altronde basta dirigersi verso il fondo valle e le auto che vediamo parcheggiate molto in lontananza. Dopo un primo tratto agevole il sentiero diventa piuttosto brutto e scosceso fino ad un boschetto di larici dove si incontra nuovamente la mulattiera. Un piccolo gruppo compie una deviazione dirigendosi verso il Rifugio Regina Elena; inizialmente si seguono vecchi segni rossi che però ben presto si perdono in prossimità di un torrente che bisogna attraversare per proseguire poi senza alcun aiuto di segni. Il Rifugio Regina Elena di proprietà dell' A.N.A. di Genova non è gestito ma tuttavia è quasi sempre presente un volontario dell' associazione ben lieto di offrire un caffè ai visitatori.
Quando raggiungiamo il fondo valle è ora di pranzo. Le nuvole si fanno sempre più minacciose, è chiaro che tra non molto inizierà a piovere perciò ci concediamo solo una breve pausa prima di riprendere il cammino verso Terme di Valdieri dopo esserci riuniti in prossimità del ponte di Gias delle Mosche. Seguiamo ora la carrozzabile, un lungo e noioso tratto di strada asfaltata che spezza le gambe, ma che ci da ancora modo di rivolgere uno sguardo ammirato verso impervi crinali che degradano verso la verde e accogliente vallata. All'arrivo abbiamo un solo desiderio le limpide, e fredde, acque del torrente Gesso della Valletta per darci una "rinfrescata"! mentre cadono le prime gocce di pioggia

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