Il
Parco Naturale delle Alpi Marittime, nato nel 1955 per ampliamento
del Parco dell'Argentera, si trova all'estremità occidentale della catena
alpina. Esteso su una superficie di 28.000 ettari, forma col confinante
Parco
Nazionale francese del Mercantour una delle più grandi arre protette
delle Alpi. Le cime di oltre 3000 metri, le imponenti pareti di gneiss,
i piccoli ghiacciai e gli innumerevoli specchi d'acqua, rappresentano
gli elementi che più caratterizzano l'ambiente naturale e il paesaggio.
La particolare posizione geografica fa si che il massiccio dell'Argentera
costituisca l'area alpina con la maggior concentrazione di piante rare:
14 sono le specie endemiche esclusive, tra cui la famosissima Saxifraga
florulenta. Altrettanto ricca è la fauna, che annovera stambecchi,
camosci, aquile. A partire dal 1990 è stato reintrodotto il gipeto; il
lupo è invece ricomparso spontaneamente in seguito a ricolonizzazione
naturale dell'Appennino. Nel 1885 Vittorio Emanuele II, dopo una visita
alle Terme di Valdieri, volle
creare in Alta Valle
Gesso una Riserva Reale di caccia: di quel periodo restano alcune
palazzine e decine di km di mulattiere. Di grande interesse storico sono
anche i resti delle strade militari e delle casermette costruite nel periodo
tra le due guerre mondiali. L'Argentera (3297 m.), vetta massima delle
Alpi Marittime, non si trova sullo spartiacque principale della catena
alpina, ma su una dorsale secondaria nel cuore della Valle Gesso.
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E' un imponente complesso
roccioso ben più elevato delle cime circostanti. Il bacino dei Gessi,
tra le valli Roya, Vermenagna, Stura, Tinée e Vésubie, possiede
le più aspre e elevate vette delle Alpi Marittime. La Valle dei
Gessi sbocca in piano presso Borgo San Dalmazzo dove riceve la Vermenagna.
Poco a monte di Valdieri la valle si divide nei due rami del Gesso
di Entracque e quella di Sant'Anna o della Valletta. |
La Val Gesso fu a lungo dimenticata dallo Stato Maggiore;
solamente all'inizio del 1939 venne ordinato il progetto e quindi la costruzione
di opere difensive a carattere permanente. Fin dai secoli scorsi, la mulattiera
della Bassa del Druos è sempre stata la migliore delle vie che attraversano
il tratto della catena alpina della Valle Gesso, mettendo in comunicazione
diretta il Vallone di Valasco e del Gesso della Valletta con quello di
Castiglione. Tra il 1906 e il 1909 la mulattiera, dalle terme di Valdieri
fino ai Laghi di Valscura, fu trasformata in carrareccia dalla 6^ Compagnia
Alpini. Durante la grande guerra la reale palazzina di caccia fu requisita
e trasformata in caserma per 250 uomini con annessa scuderia per 10 quadrupedi.
Durante i lavori, per cause mai accertate, scoppiò un violento incendio
all'interno della Casa di Caccia del Valsco utilizzata dai militari come
magazzino attrezzi e ricovero personale: gran parte del tetto andò distrutto
ma i muri portanti non subirono danni rilevanti. L'amministrazione militare
si fece carico di realizzare una nuova copertura in lamiera di ferro piana,
galvanizzata, a dilatazione libera. Il risultato è visibile tutt'oggi:
la palazzine reale di caccia del Valasco ha come tetto le lamiere poste
dal genio militare che stonano enormemente col resto dell'architettura.
A Partire dal 1906 gli alpini costruirono una rete di collegamenti tra
la Valle di Valasco e il Vallone della Valletta per permettere il rapido
spostamento delle truppe utilizzando molti dei tracciati realizzati per
le battute di caccia reali.
A fianco della Serra dell'Argentera, chiamata anche "la
regina delle Alpi Marittime" e di fronte alla splendida catena che segna
il confine con la Francia, in un ambiente incontaminato e ricco di storia,
abbiamo individuato il percorso della nostra escursione su antiche strade
militari. L'itinerario, da effettuarsi in due giorni, parte dalle Terme
di Valdieri raggiunge, al termine della prima giornata, il Rifugio Questa,
proseguendo il secondo giorno verso i laghi di Fremamorta e la Valle della
Valletta per ritornare al punto di partenza. Arrivati alle Terme di Valdieri,
aggirando il complesso di edifici costituenti le Terme Reali di Valdieri
(m. 1368), si raggiunge una biforcazione. Questo era il punto di biforcazione
delle due carrarecce militari della Valle di Valasco e della Valle della
Valletta. Si seguono le indicazioni per la Valle di Valasco raggiungendo
un ampio spazio dov'è obbligatorio parcheggiare l'auto. Aggirato l'edificio
che ospita il centro visitatori del parco si individua facilmente una
fontana costruita dai militari dove conviene rifornirsi di acqua (un'altra
fontana la si trova, comunque, a Pian Valasco). Un cartello ubicato proprio
in questo punto indica i tempi di percorrenza: Pian del Valasco 1,30 ore,
laghi di Valscura Inferiore 3 ore, Passo Druos 4,30 ore, Rifugio Questa
3,30 ore. Lo sguardo è immediatamente rapito dalla selvaggia e incontaminata
bellezza del paesaggio circondato da imponenti cime. Siamo oramai a metà
mattinata e conosciamo le previsioni meteo che non promettono nulla di
buono, le nubi che iniziano ad addensarsi ci inducono a partire subito;
la strada, una vecchia carrareccia militare, si inoltra lungo il torrente
Gesso della Valletta in tranquilla salita. Bastano pochi passi per renderci
conto dello spettacolo che l'itinerario ci offrirà, larici imponenti,
un ricco sottobosco e tanti animali.
Ci concediamo solo una breve pausa per il pranzo proseguendo
spediti verso Pian Valasco dove pensiamo di poter trovare riparo presso
la Reale Casa di Caccia (m. 1763) in caso di pioggia. Quando raggiungiamo
il pianoro diventa subito evidente che conviene affrettarci, il passo
delle Portette finora ben visibile è adesso coperto dalle nuvole che si
avvicinano minacciosamente rapide. In lontananza scorgiamo la Reale casa
di Caccia, ci affrettiamo a raggiungerla perché il meteo personale (un
paio di elementi con pochi capelli!) gia avvertono le prime gocce. Ci
ripariamo sotto la gronda mentre tiriamo fuori mantelle e coprizaini.
La pioggia però non dura molto, ampi sprazzi di sereno cominciano a comparire
tra le nubi così decidiamo di riporre mantelle e giacche nello zaino e
ripartire subito.
La strada per i laghi di Valscura si
stacca sulla destra circa 200 metri prima della Casa di Caccia e percorre
interamente il pianoro; costeggiando il torrente si ritrova la strada
un centinaio di metri più avanti. Il bosco è oramai scomparso, solo
radi larici hanno colonizzato isassosi e impervi pendii che formano
un indimenticabile anfiteatro. Da questo momento è un continuo intersecarsi
tra vecchia e nuova strada militare ed è interessante notare le differenze
di tracciato. Si consiglia comunque di seguire il percorso nuovo evitando
i ripidi tornanti che si trovano dopo aver superato il bivio per il
Rifugio
Questa, in modo da raggiungere e percorrere la galleria nei pressi
del Lago di Valscura inferiore. Facciamo notare, però, che l'indicazione
del tempo di percorrenza necessario per raggiungere il Rifugio Questa
(ore 3,30) si riferiscono alla diramazione e non al giro da noi effettuato
che richiede invece circa 5 ore. La diramazione percorre una fantastica
mulattiera selciata che tocca anche il Lago del Claus. La strada è in
ottimo stato di manutenzione e sale piuttosto dolcemente; il pericolo
pioggia è per il momento scongiurato, anzi fa di nuovo capolino un caldo
sole che ci costringe a toglierci gli indumenti che avevamo indossato
in precedenza quando invece una leggera brezza ci faceva rabbrividire.
Cominciamo ad essere stanchi ma il lago è oramai vicino, e da li sappiamo
che dopo una breve salita che consente di aggirare un rilievo, vedremo
finalmente il Rifugio Questa. Il gruppo come sempre succede si allunga
molto con alcuni che camminano veloci per raggiungere il rifugio e togliersi
di dosso lo zaino, e altri che si soffermano a scattare foto della meravigliosa
opera viaria.
Quando alla spicciolata raggiungiamo il rifugio le nuvole
stanno di nuovo addensandosi ma oramai non ci impensieriscono più, speriamo
solo che domani sia sereno! Il Rifugio Emilio Questa, intitolato all'alpinista
genovese nel dopo guerra, sorge all'inizio del XIX secolo come ricovero
truppa delle Portette. Sulla facciata dell'edificio spicca una lapide
che ricorda il capitano Eugenio Cappa medaglia d'argento del 1° Reggimento
Alpini nel 1917. Per le signore del gruppo avevamo chiesto una sistemazione
confortevole ma per noi rudi maschietti? Un grande camerone con 14 materassi
diligentemente allineati sul pavimento di una mansarda dov'è praticamente
impossibile alzarsi a sedere sul letto (!) senza sbattere sonore testate
contro un trave; e per giunta per accedervi si doveva salire una scala
a pioli e fiondarsi sul solaio! Solo un attimo (?) di sconcerto prima
di scoprire il lato positivo della sistemazione, certamente ci sarà da
divertirsi! A cominciare dal tiro al bersaglio contro i "russatori" e
poi le immancabili prese in giro e…. e Marco che si lamenta perché è abituato
a dormire su un letto rigido e casualmente si è sistemato su una pila
di materassi di riserva!
Al mattino la partenza è fissata per le 8 così ce la prendiamo
comoda, anche per fare colazione, finendo per partire con circa un'ora
di ritardo. Il cielo è quasi completamente sereno ma è subito chiaro che
non durerà troppo; conviene affrettarci. Abbiamo intenzione di scendere
verso la Valle Morta, risalire verso il Colletto del Falasco, raggiungere
i laghi di
Fremamorta e ritornare alle Terme di Valdieri discendendo la Valle
della Valletta; un itinerario affascinante ma lungo. Ritornati sulla carrareccia
militare si deve piegare subito sulla destra puntando decisamente verso
il fondovalle per poi risalire in direzione del Colletto del Valasco (m.2429)
su una strada militare dal fascino unico. Ci concediamo solo una piccola
deviazione per vedere alcuni esemplari della rara Saxifraga Florulente
che hanno colonizzato una roccia vicino al sentiero. Lungo la strada si
possono ammirare sul muro a monte alcune pietre incise dai costruttori
della strada: gli alpini del Battaglione Dronero. Una, in particolare,
porta scolpito l'anno 1939; qui concedetemi una piccola parentesi personale
perché la commozione è stata davvero enorme, mio padre e mio suocero in
quegli anni prestavano servizio in armi nel Battaglione Dronero proprio
in questa zona. Percorrere questi itinerari, se lo si fa senza superficialità,
può dare profonde emozioni; tornati a valle saremo davvero più ricchi
dentro. In prossimità del colletto è la natura selvaggia della zona a
dare spettacolo: branchi di camosci si lasciano tranquillamente osservare,
o meglio sono loro che ci osservano tranquillamente da cenge strapiombanti
per poi esibirsi in spettacolari salti. Ci fermiamo solo un attimo sulle
rive del lago di Fremamorta Inferiore (m.2359) per poi proseguire, con
una piccola deviazione verso il
Bivacco J. Guiglia (m.2420).
Ora il cielo si fa chiaramente minaccioso promettendo
pioggia; decidiamo di scattare solo alcune foto e scendere subito. Tornati
al lago pieghiamo a destra sul sentiero in discesa indicato da un cartello
in legno. Perdiamo rapidamente quota mentre ricompaiono i primi larici
e il sottobosco ricco di funghi. Aggiriamo il Gias della Losa proseguendo
su un sentiero malamente segnalato ma comunque sempre ben evidente dove
si alternano tratti di vecchia mulattiera a tratti di semplice traccia.
L'andatura si mantiene piuttosto lenta così il gruppo si sgrana, d'altronde
basta dirigersi verso il fondo valle e le auto che vediamo parcheggiate
molto in lontananza. Dopo un primo tratto agevole il sentiero diventa
piuttosto brutto e scosceso fino ad un boschetto di larici dove si incontra
nuovamente la mulattiera. Un piccolo gruppo compie una deviazione dirigendosi
verso il Rifugio
Regina Elena; inizialmente si seguono vecchi segni rossi che però
ben presto si perdono in prossimità di un torrente che bisogna attraversare
per proseguire poi senza alcun aiuto di segni. Il Rifugio Regina Elena
di proprietà dell' A.N.A. di Genova non è gestito ma tuttavia è quasi
sempre presente un volontario dell' associazione ben lieto di offrire
un caffè ai visitatori.
Quando raggiungiamo il fondo valle è ora di pranzo. Le
nuvole si fanno sempre più minacciose, è chiaro che tra non molto inizierà
a piovere perciò ci concediamo solo una breve pausa prima di riprendere
il cammino verso Terme di Valdieri dopo esserci riuniti in prossimità
del ponte di Gias delle Mosche. Seguiamo ora la carrozzabile, un lungo
e noioso tratto di strada asfaltata che spezza le gambe, ma che ci da
ancora modo di rivolgere uno sguardo ammirato verso impervi crinali che
degradano verso la verde e accogliente vallata. All'arrivo abbiamo un
solo desiderio le limpide, e fredde, acque del torrente Gesso della Valletta
per darci una "rinfrescata"! mentre cadono le prime gocce di pioggia |