U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
Alpi Apuane - MONTE PISANINO
Percorso:Ad anello dalla Val Serenaia Segnaletica:biancorossa CAI segnavia 178 solo da Foce di Caerdeto
Dislivello: m.circa800 Tempo di percorrenza: ore 7 circa
Classificazione: EE Punti sosta:Nessuno
Acqua: alla partenza presso il posto tappa (Rifugio Val Serenaia) Periodo consigliato:dalla primavera inoltrata all'autunno solo se non c'è neve
Il monte Pisanino (M. 1947) è la cima più alta delle Apuane e meta ambita da tutti gli escursionisti, bella e imponente è anche la più impegnativa. Per questo l'abbiamo programmato dopo una serie di escursioni impegnative. Il percorso presenta difficoltà che lo rendono assolutamente sconsigliabile a chi non sia veramente esperto; dopo una lunga salita su erba, seguendo una traccia appena evidente lungo la Bagola Bianca, si deve proseguire in cresta superando tratti molto esposti prima di raggiungere la vetta. La discesa lungo il Canale delle Rose è particolarmente impegnativa per la ripidezza e il fondo sconnesso
La Val Serenaia si raggiunge da Aulla (dalla Versilia è più comodo ma la si può raggiungere anche da Castelnuovo Garfagnana). Lasciata l'autostrada ad Aulla, si percorrere la SS 63 in direzione del Passo del Cerreto, deviare poi in direzione Casola in Lunigiana-Pieve S. Lorenzo- Minucciano sulla statale SS 445, paesi dalla belle architettute romaniche che meritano una sosta.
.L'attacco del sentiero parte dal parcheggio del Rifugio Val Serenaia, attraversa il letto di un torrente in secca inoltrandosi sul pendio erboso con una traccia spesso poco evidente segnalata con "una certa allegria" con macchie di vernice rossa. Inizialmente è possibile scegliere tra due itinerari, quello sulla sinistra è più evidente. Il secondo procede invece sostanzialmente dritto; partendo sempre dal parcheggio procede su una traccia meno evidente che a tratti si perde nell'erba. Suggeriamo a tutti di rifornirsi di acqua alla partenza perché durante tutto il tragitto non se ne trova più. Siamo in 17 partecipanti, un gruppo forse troppo numeroso per un'escursione di questa difficoltà, dovremo stare molto attenti. Partiamo alle 7,45 seguendo il secondo percorso intenzionati a guadagnare più quota possibile prima che la vallata sia inondata dal sole.
La Bagola Bianca è un imponente anfiteatro di roccia ed erba culminante con una cresta affilata contornata da scivoli rocciosi. Procediamo su una traccia appena accennata che scompare per lunghi tratti nascosta dall'erba che quest'anno è particolarmente folta e alta. Qui non c'è il pericolo dei sassi ma il paleo è un nemico ancora più subdolo, nasconde le sconnessioni del terreno ed è scivoloso. Scivolare, o sfuggicare come si dice in versiliese, potrebbe essere irrimediabile dato che l'elevata pendenza renderebbe impossibile frenare la caduta. Qui è difficile descrivere il tracciato, si deve procedere fidandosi dell'esperienza scegliendo il percorso più facile evitando al contempo di portarsi in situazioni problematiche. Attraversato il pianoro che separa il parcheggio dalla montagna si inizia subito a salire con decisione, la traccia in un primo momento evidente scompare tra l'erba alta rendendo ancora più faticosa l'ascesa. Ci portiamo a ridosso di una crestina che intendiamo salire incontrando dei segni rossi su roccette a indicare il sentiero. Il gruppo inevitabilmente si sgrana perché una forte pendenza sul paleo è decisamente faticosa e pericolosa. Il paleo è un'erba molto coriacea che con estrema prudenza può essere usata come appiglio ma che forma un tappeto sostanzialmente uniforme e scivoloso sotto le suole; chi dovesse cadere probabilmente non avrebbe alcun modo di fermarsi, con conseguenze immaginabili.
Tra l'erba spuntano a tratti delle rocce da superare arrampicando che possono mettere in difficoltà in quanto sempre esposte . Con molto buon senso riusciamo quasi sempre a trovare un'alternativa lasciando spesso la traccia segnalata che segue sostanzialmente la cresta. Dalla cima della Bagola Bianca cominciano a spuntare i raggi del sole che la inonderanno completamente quando noi l'avremo oramai salita (ore 10,15). Ci concediamo una sosta prima di affrontare un tratto ancora più impegnativo lungo la cresta rocciosa che conduce in vetta. Il paleo lascia il posto alla roccia che disegna un sentiero ora ben evidente, sempre esposto in cima a profondi precipizi. Il panorama è maestoso: la Garfagnana punteggiata di laghi orlata dalle cime dell'Appennino, la Lunigiana in tutta la sua vastità, la costa tirrenica con le isole più vicine visibili nonostante la foschia estiva, e in lontananza le Alpi Marittime. Ma lo sguardo è costantemente rapito dalle vette delle Apuane che possiamo ammirare nella loro interezza. Le difficoltà ci impongono di concentraci solo sul cammino; qui più che mai è vietato distrarsi, una caduta sarebbe senza appello. Siamo in vetta alle 11,00, gli accompagnatori possono tirare un lieve sospiro di sollievo anche se il bello deve ancora venire. Per alcuni è la prima salita perciò ci complimentiamo con loro, d'altronde è la vetta più alta delle Apuane!
Ci attende ora il Canale delle Rose particolarmente rischioso perché in forte discesa e pieno di sassi friabili e smossi. Raccomandiamo a tutti la massima attenzione iniziando a scendere (ore 11,20) compatti per evitare di far cadere sassi su chi è più in basso. Alle 12,10 siamo alla Focetta dell'Altare da dove si presentano due alternative, continuare a scendere verso il fondo valle su un sentiero però particolarmente brutto o aggirare gli Zucchi di Cardato raggiungendo infine la Foce di Cardato e da li la Val Serenaia. In effetti ci sarebbe una terza alternativa: salire gli Zucchi. Ma è per soli esperti e assolutamente no per un gruppo. Decidiamo di aggirarli, lungo il sentiero incontriamo due gruppi che stanno salendo. Il sole ora picchia davvero forte, la temperatura non è particolarmente elevata ma i raggi solari scottano la pelle, d'altronde sono le 13,25 e di questi tempi gli ultravioletti sono intensi. Ci fermiamo proprio sulla foce al riparo dal sole rinfrescati da una brezza leggera. Ripartiamo alle 14,10, il sentiero è ben segnalato (segnavia 178) e la traccia evidente, ora si che gli accompagnatori possono tirare un vero sospiro di sollievo! Perché condurre un gruppo così numeroso sul Pisanino non è da tutti.
Lasciamo libero ognuno di scendere col proprio ritmo, appuntamento sul prato antistante la Baita Italia nel fondo valle. Da qui la sagoma del Pisanino è impressionante, incute timore e profondo rispetto. Ancora pochi passi e siamo sulla carrozzabile e nella zona attrezzata per i pic-nic vergognosamente sporcata dai turisti incivili della domenica che nulla hanno in comune con chi ama la montagna. Siamo oltremodo indignati per uno spettacolo che masnade di cialtroni ci costringono a vedere ogni volta che i mezzi a motore possono avventurarsi sui monti.
Alle 15,40 siamo di nuovo al parcheggio, sudati, stanchi ma immensamente soddisfatti per aver salito la montagna più maestosa e difficile delle Apuane. Una montagna da salire con la massima attenzione, rispetto e consapevolezza dei rischi che possono essere davvero molto seri.

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