Il monte Pisanino (M. 1947)
è la cima più alta delle Apuane e meta ambita da tutti gli escursionisti,
bella e imponente è anche la più impegnativa. Per questo l'abbiamo programmato
dopo una serie di escursioni impegnative. Il percorso presenta difficoltà
che lo rendono assolutamente sconsigliabile a chi non sia veramente esperto;
dopo una lunga salita su erba, seguendo una traccia appena evidente lungo
la Bagola Bianca, si deve proseguire in cresta superando tratti molto
esposti prima di raggiungere la vetta. La discesa lungo il Canale delle
Rose è particolarmente impegnativa per la ripidezza e il fondo sconnesso
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La Val Serenaia si raggiunge
da Aulla (dalla Versilia è più comodo ma la si può raggiungere anche
da Castelnuovo Garfagnana). Lasciata l'autostrada ad Aulla, si percorrere
la SS 63 in direzione del Passo del Cerreto, deviare poi in direzione
Casola in Lunigiana-Pieve S. Lorenzo- Minucciano sulla statale SS
445, paesi dalla belle architettute romaniche che meritano una sosta.
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.L'attacco del sentiero parte dal parcheggio del Rifugio
Val Serenaia, attraversa il letto di un torrente in secca inoltrandosi
sul pendio erboso con una traccia spesso poco evidente segnalata con "una
certa allegria" con macchie di vernice rossa. Inizialmente è possibile
scegliere tra due itinerari, quello sulla sinistra è più evidente. Il
secondo procede invece sostanzialmente dritto; partendo sempre dal parcheggio
procede su una traccia meno evidente che a tratti si perde nell'erba.
Suggeriamo a tutti di rifornirsi di acqua alla partenza perché durante
tutto il tragitto non se ne trova più. Siamo in 17 partecipanti, un gruppo
forse troppo numeroso per un'escursione di questa difficoltà, dovremo
stare molto attenti. Partiamo alle 7,45 seguendo il secondo percorso intenzionati
a guadagnare più quota possibile prima che la vallata sia inondata dal
sole.
La Bagola Bianca è un imponente anfiteatro di roccia ed
erba culminante con una cresta affilata contornata da scivoli rocciosi.
Procediamo su una traccia appena accennata che scompare per lunghi tratti
nascosta dall'erba che quest'anno è particolarmente folta e alta. Qui
non c'è il pericolo dei sassi ma il paleo è un nemico ancora più subdolo,
nasconde le sconnessioni del terreno ed è scivoloso. Scivolare, o sfuggicare
come si dice in versiliese, potrebbe essere irrimediabile dato che l'elevata
pendenza renderebbe impossibile frenare la caduta. Qui è difficile descrivere
il tracciato, si deve procedere fidandosi dell'esperienza scegliendo il
percorso più facile evitando al contempo di portarsi in situazioni problematiche.
Attraversato il pianoro che separa il parcheggio dalla montagna si inizia
subito a salire con decisione, la traccia in un primo momento evidente
scompare tra l'erba alta rendendo ancora più faticosa l'ascesa. Ci portiamo
a ridosso di una crestina che intendiamo salire incontrando dei segni
rossi su roccette a indicare il sentiero. Il gruppo inevitabilmente si
sgrana perché una forte pendenza sul paleo è decisamente faticosa e pericolosa.
Il paleo è un'erba molto coriacea che con estrema prudenza può essere
usata come appiglio ma che forma un tappeto sostanzialmente uniforme e
scivoloso sotto le suole; chi dovesse cadere probabilmente non avrebbe
alcun modo di fermarsi, con conseguenze immaginabili.
Tra l'erba spuntano a tratti delle rocce da superare arrampicando
che possono mettere in difficoltà in quanto sempre esposte . Con molto
buon senso riusciamo quasi sempre a trovare un'alternativa lasciando spesso
la traccia segnalata che segue sostanzialmente la cresta. Dalla cima della
Bagola Bianca cominciano a spuntare i raggi del sole che la inonderanno
completamente quando noi l'avremo oramai salita (ore 10,15). Ci concediamo
una sosta prima di affrontare un tratto ancora più impegnativo lungo la
cresta rocciosa che conduce in vetta. Il paleo lascia il posto alla roccia
che disegna un sentiero ora ben evidente, sempre esposto in cima a profondi
precipizi. Il panorama è maestoso: la Garfagnana punteggiata di laghi
orlata dalle cime dell'Appennino, la Lunigiana in tutta la sua vastità,
la costa tirrenica con le isole più vicine visibili nonostante la foschia
estiva, e in lontananza le Alpi Marittime. Ma lo sguardo è costantemente
rapito dalle vette delle Apuane che possiamo ammirare nella loro interezza.
Le difficoltà ci impongono di concentraci solo sul cammino; qui più che
mai è vietato distrarsi, una caduta sarebbe senza appello. Siamo in vetta
alle 11,00, gli accompagnatori possono tirare un lieve sospiro di sollievo
anche se il bello deve ancora venire. Per alcuni è la prima salita perciò
ci complimentiamo con loro, d'altronde è la vetta più alta delle Apuane!
Ci attende ora il Canale delle Rose particolarmente rischioso
perché in forte discesa e pieno di sassi friabili e smossi. Raccomandiamo
a tutti la massima attenzione iniziando a scendere (ore 11,20) compatti
per evitare di far cadere sassi su chi è più in basso. Alle 12,10 siamo
alla Focetta dell'Altare da dove si presentano due alternative, continuare
a scendere verso il fondo valle su un sentiero però particolarmente brutto
o aggirare gli Zucchi di Cardato raggiungendo infine la Foce di Cardato
e da li la Val Serenaia. In effetti ci sarebbe una terza alternativa:
salire gli Zucchi. Ma è per soli esperti e assolutamente no per un gruppo.
Decidiamo di aggirarli, lungo il sentiero incontriamo due gruppi che stanno
salendo. Il sole ora picchia davvero forte, la temperatura non è particolarmente
elevata ma i raggi solari scottano la pelle, d'altronde sono le 13,25
e di questi tempi gli ultravioletti sono intensi. Ci fermiamo proprio
sulla foce al riparo dal sole rinfrescati da una brezza leggera.
Ripartiamo alle 14,10, il sentiero è ben segnalato (segnavia
178) e la traccia evidente, ora si che gli accompagnatori possono
tirare un vero sospiro di sollievo! Perché condurre un gruppo così numeroso
sul Pisanino non è da tutti.
Lasciamo libero ognuno di scendere col proprio ritmo, appuntamento
sul prato antistante la Baita Italia nel fondo valle. Da qui la sagoma
del Pisanino è impressionante, incute timore e profondo rispetto. Ancora
pochi passi e siamo sulla carrozzabile e nella zona attrezzata per i pic-nic
vergognosamente sporcata dai turisti incivili della domenica che nulla
hanno in comune con chi ama la montagna. Siamo oltremodo indignati per
uno spettacolo che masnade di cialtroni ci costringono a vedere ogni volta
che i mezzi a motore possono avventurarsi sui monti.
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Alle 15,40 siamo di nuovo al parcheggio, sudati,
stanchi ma immensamente soddisfatti per aver salito la montagna
più maestosa e difficile delle Apuane. Una montagna da salire con
la massima attenzione, rispetto e consapevolezza dei rischi che
possono essere davvero molto seri. |
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