Con
la sua superficie di 114 Km² è il più grande lago vulcanico d'Europa e
il primo assoluto nel Lazio. Ha un perimetro di 43 Km e la profondità
massima di 151 m, localizzata al centro del bacino. Il fiume Marta è l'unico
emissario che inizia il suo corso a sud del lago nei pressi dell'omonima
cittadina, per sfociare al mar Tirreno nei pressi di Tarquinia. La temperatura
di superficie delle acque del lago varia dai mesi più caldi a quelli più
freddi da 25°C a 8°C, mentre al di sotto dei 130 m si aggira costantemente
intorno ai 7°C. In prossimità della costa meridionale sorgono le isole
Martana e Bisentina, residui di antichi coni vulcanici. Viene denominato
anche "il lago che si beve" grazie alle ottime condizioni di trasparenza
e limpidezza delle sue acque al punto che i pescatori le utilizzano per
cuocere la "Sbroscia", la caratteristica zuppa di pesce locale. Col caldo
che fa una giornata sul lago è quanto di meglio si possa desiderare da
una gita. Infatti abbiamo in programma un giro in barca intorno alle isole,
pranzo in riva al lago, e nel pomeriggio, visita della città di Bolsena
per assistere alla composizione dei tappeti di fiori e alla processione,
Con qualche contrattempo inatteso arriviamo a Capodimonte che si estende
su un promontorio lavico della sponda meridionale del lago di Bolsena,
con una buona mezz'ora di ritardo sull'orario previsto; poco male dobbiamo
solo imbarcarci subito sulla motobarca Letizia che ci attende pronta a
salpare. All'ingresso del porto ci attende il gentilissimo titolare della
società Naviga Bolsena che ci accompagnerà durante l'intero tour fornendo
interessantissime informazioni e cenni storici. Alle 11 finalmente si
parte, direzione Isola Bisentina.
Delle due isole che sorgono dalle acque del lago, l'isola
Bisentina si distingue per la maggior superficie e ricchezza di testimonianze
naturalistiche, storiche e monumentali. In pianta si presenta come un
triangolo con i lati molto frastagliati, con una superficie di 17 ettari,
in gran parte pianeggiante, con un rilievo molto accentuato a Nord (Monte
Tabor) di 56 m di altezza ed uno minore a Sud (la Rocchina) di 22 m di
altezza. I rilievi di M. Tabor e della Rocchina sono gli ultimi resti
della cinta craterica mentre la parte centrale , pianeggiante e più bassa,
coincide forse con l'antico condotto eruttivo, il livello di questa parte
è tanto basso che le acque del lago l'attraversano quasi a dividere l'isola
in due parti. Nei primi del 1900, per aumentare il fascino di questa anomalia
furono scavati altre due canaletti che, così, portarono l'isola ad essere
costituita da quattro isole adiacenti.
La brezza del lago dopo qualche minuto di navigazione
diventa anche troppo fresca, che differenza dal caldo soffocante della
Versilia! Sarebbe interessante scendere e visitare l'isola ma i tempi
non ce lo consentono, pazienza ci accontentiamo degli esaurienti cenni
del comandante della barca. Puntiamo ora sull'isola Martana situata di
fronte al centro abitato di Marta, avrebbe custodito le spoglie di Santa
Cristina con l'intenzione di evitare che cadessero preda dei barbari.
Si dice inoltre che in epoca successiva, durante il dominio dei Goti ,
vi abbia trovato un'atroce morte la loro regina Amalasunta . Teodato,
cugino di Amalasunta, desideroso di prendere il potere trama una congiura
e la fa uccidere per mano di un sicario. L'isola è attualmente di proprietà
privata, quindi la visita non è libera.
Al rientro c'è tempo per visitare il paese, dove per altro
non c'è molto da vedere, prima di risalire sul pullman e dirigerci verso
il lungolago di Montefiascone per il pranzo. In porto ci sono dei pescatori
che hanno appena catturato un grosso persico trota che suscita la curiosità
di molti. Il pranzo prevede anche portate a base di pesce di lago tra
cui il pregiato coregone, sconosciuto ai più e perciò capace di suscitare
non poca curiosità. E' divertente ascoltare le discussioni coi pescatori
che si affannano a spiegare che quello da loro pescato è un "boccalone"
(nome volgare del persico trota dovuto alla sua enorme bocca ) e che il
coregone è un pesce molto pregiato. Il viaggio verso il ristorante è una
vera epopea, la segnaletica è pessima e i vigili davvero poco "vigili",
meglio fare da noi e…. spegnere il navigatore satellitare. Il ristorante
Da Morano, la nostra meta, è l'ultimo fabbricato del lungolago con una
bella veranda circondata dall'acqua, canneti dove nidificano le folaghe
incuranti dei turisti, e salici piangenti. Qui il caldo è soffocante per
fortuna che l'ambiente è ben ventilato dall'aria del lago.
Il vino fresco,
il celeberrimo Est! Est!! Est!!! Allenta subito la tensione "da coregone";
l'antipasto fa poi il resto. Finalmente arriva anche il momento del… coregone!
Un ottimo filetto di pesce al forno, alla faccia dei timori, ci vorrebbe
il bis! Riusciamo a fare tardi anche qui, che sia una nostra prerogativa?
Ora destinazione Bolsena per la visita libera della cittadina dove potremo
assistere alle fasi finali della realizzazione dei meravigliosi tappeti
fioriti. Nel 1263 un sacerdote boemo, di nome Pietro da Praga, passando
per Bolsena si fermò a celebrare la Messa sull’altare di Santa Cristina.
Il sacerdote era afflitto da dubbi teologici: la trasformazione, durante
il rito dell’Eucarestia, dell’ostia e del vino nel corpo e nel sangue
di Cristo. Durante la consacrazione dell’ostia il sacerdote e tutte le
persone presenti rimasero sbalordite davanti al prodigio che stava avvenendo:
dall’ostia sgorgava sangue. L’avvenimento fu prontamente comunicato al
Papa, che all’ora risiedeva ad Orvieto. Questi ordinò che i paramenti
indossati dal sacerdote, i quali erano stati bagnati dal sangue dell’ostia
fossero trasferiti ad Orvieto. Durante il trasporto delle “reliquie” gli
abitanti dei paesi in cui passava la “processione”pensarono di rendere
omaggio al Corpus Domini gettando petali di fiori sulle strade. Nel 1264
Urbano IV istituì la festa del Corpus Domini. Le prime testimonianze della
festa ci giungono attraverso un affresco di Raffaello nelle Stanze Vaticane
a Roma. L’affresco intitolato “La Messa di Bolsena” ritrae il sacerdote
Boemo mentre celebra la messa. Dalla nascita della festa del Corpus Domini
(1264) gli abitanti di Bolsena ogni anno, hanno continuato a mantenere
la tradizione dell’Infiorata.
In occasione della festa viene portata in solenne processione
una delle Sacre Pietre e viene realizzata dagli abitanti delle vie percorse
dalla processione un'artistica infiorata. Le vie del centro storico, per
un percorso di circa tre chilometri, sono ricoperte da un tappeto fatto
di petali di fiori, con disegni geometrici, simboli e scene di carattere
sacro. La raccolta dei fiori, come la preparazione dei disegni, avviene
al massimo due o tre giorni prima della festa, e per le qualità più delicate
la raccolta avviene alle prime luci dell'alba dello stesso giorno per
mantenere inalterati i colori e la fragranza dei fiori. Dopo aver realizzato
il disegno di base su carta o direttamente sul lastricato della via, si
passa alla realizzazione dei contorni con infiorescenze di castagno lasciate
qualche giorno a macerare in acqua, e con fondi di caffè, o con segatura
dipinta.Dopo questo primo lavoro, si riempiono a modo di mosaico le varie
parti con petali, che verranno durante l'esecuzione continuamente bagnati
di acqua, per mantenerne la freschezza e affinché il vento non li disperda
su altre parti di diverso colore. L'esecuzione inizia nelle prime ore
del pomeriggio e termina solamente qualche minuto prima dell'uscita della
processione.
Dovremmo trovarci tutti quanti alle 18,15 al pullman ma sembrerà
strano non c'è quasi nessuno. In realtà vogliamo assistere alla processione
col clero, i fedeli, le confraternite cittadine, la banda musicale, gli
sbandieratori. In barba alle raccomandazioni degli organizzatori che preferirebbero
evitare le inevitabili code del traffico che sicuramente troveremo più
tardi. In effetti al passaggio della processione siamo tutti quanti presenti.
Uno spettacolo magnifico che sarebbe stato un peccato perdere. Pazienza
per le code!
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