U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
Sagra della castagna
Marradi in treno a vapore
22 ottobre
Marradi, il punto d’incontro ideale tra Toscana e Romagna, ha un aspetto insolito per un paese appenninico: sembra una via di Firenze. La piazza lascia credere di essere circondata da una ragnatela di strade, una distesa di tetti. Invece è come una scenografia teatrale, basta allontanarsi di cento metri ed ecco che da dietro le case emerge una natura autentica, ricca, che domina incontrastata da tempo immemorabile. Con i suoi servizi e le sue strutture, il paese è così il punto d’appoggio ideale per ogni genere di escursione. Ci sono sentieri poco battuti, che portano lontano, dove le impronte delle biciclette sono l’unico segno di modernità.E’ possibile immergersi completamente nel verde per scoprire “il mistero assopito della selva” risalire un pendio che “si gonfia come un’enorme cavallone pietrificato, lasciando dietro di sé una cavalleria di screpolature nella roccia”.Sono parole del poeta DINO CAMPANA, che nacque a Marradi nel 1885, e amò appassionatamente questi luoghi. Numerosi autori si sono cimentati nel descrivere le caratteristiche delle diverse cultivar di marrone presenti nelle tipiche zone castanicole del nostro paese, e molti di loro hanno richiamato spesso “il Marrone di Marradi” quale esempio di elevata qualità, intesa essenzialmente come buona pezzatura del frutto e valore organolettico della polpa.
La ragione di questi ripetuti richiami è da ascrivere al fatto che da diversi decenni “il Marron Buono di Marradi” per opera dei castanicoltori locali è stato sottoposto ad una continua selezione che, sebbene non sempre sistematicamente guidata, ha portato ad una omogeneità della produzione unica nel suo genere in Italia e forse nel mondo. A Marradi da molti anni si produce esclusivamente “il Marron Buono” e le sue marze d’innesto hanno varcato più volte i confini nazionali.
Non è azzardato affermare che il “Marron Buono di Marradi” è tra i migliori che si producono in Italia e con ogni probabilità nel mondo: lo dimostra la storia di questo prelibato frutto, che per secoli Marradi ha esportato oltre Manica e gli inglesi hanno sempre gradito e preferito i “Chestnuts of Marradi” ad altri.
Quando in fase di realizzazione del programma pensammo ad una sagra, quasi subito l’attenzione cadde sulla sagra della castagna di Marradi per la squisitezza del prodotto. Solo dopo scoprimmo il fascino di un viaggio d’altri tempi a bordo di un vecchio treno a vapore lungo la linea ferroviaria Faentina. Concepita a metà dell'800, la costruzione della linea ferroviaria ‘Faentina’, che collega Faenza a Firenze lungo la val Lamone, richiese soltanto 13 anni. I 116 kilometri furono inaugurati il 23 aprile 1893, nel giorno delle nozze d'argento di re Umberto I e della regina Margherita di Savoia. La linea è caratterizzata da un tracciato tortuoso che attraversa ostacoli naturali con imponenti opere d'arte e, scendendo nel Mugello, attraversa zone interne poco antropizzate di grande pregio paesaggistico e ambientale. L'Appennino era stato attraversato alla quota di 579 metri slm con una galleria lunga 3779 metri. Dopo il 1934, la costruzione della 'Direttissima' Bologna - Prato - Firenze avrebbe declassato la Faentina che fu inoltre colpita duramente durante la seconda Guerra Mondiale. La ricostruzione fu lenta solo dal 1957 si potè viaggiare nuovamente sulla tratta romagnola della Faentina. Le popolazioni del Mugello rividero invece il loro treno soltanto nel gennaio del 1999.
Il convoglio d'epoca Trenitalia che circola sul percorso è trainato dalla locomotiva a vapore Gr. FS 625.100. Le vetture sono le classiche “centoporte” nella livrea verde degli anni ’20, tenute in efficienza grazie all’impegno della Direzione Territoriale Toscana di Trenitalia e alle cure dei volontari appassionati di treni d’epoca dell’Associazione Toscana Treni Storici - Italvapore. Per motivi tecnici, la locomotiva diesel d'epoca D342.4010 è alla testa del treno sul tratto Borgo San Lorenzo - Marradi. Alle 6,30 di domenica 22 ottobre siamo tutti puntuali alla partenza del pullman, più che mai entusiasti, a pensarci bene più per il viaggio in treno a vapore che per le castagne.
Ci dirigiamo alla stazione di Pontassieve per salire sul treno partito da Firenze. Abbiamo optato per Pontassieve per evitare un’alzataccia. In stazione la curiosità è tanta,chiediamo a tutto il personale su quale binario arriverà ma trattandosi di un treno straordinario non sano darci risposta. La risposta arriva ben presto da sola. Tra sbuffi di vapore,avvolto in una nuvola di fumo arriva il “nostro” treno. E’ un’emozione grande vedere le facce dei macchinisti sporche di fuliggine, respirare l’aria che sa di carbone, aprire le porte di carrozze che i più hanno visto solo nei films. I posti sono riservati e numerati ma da buoni italiani alcuni dei nostri erano gia occupati, poco male c’è posto per tutti. Il convoglio procede lentamente, il paesaggio che ha un aspetto diverso più a dimensione umana, la gente che ci saluta dalle finestre e dalle auto ferme ai passaggi a livello ci catapulta in un’altra atmosfera, quella di tanti anni fa quando l’ossessione dell’orologio non esisteva. A Borgo San Lorenzo il treno effettua una sosta tecnica per la tiratura della locomotiva e per il rifornimento di acqua. E’ il momento che più attendiamo, il momento per entrare veramente in contatto con un mondo oramai passato. Parlare coi macchinisti che oliano la meccanica o spalano carbone, vedere quanta acqua deve caricare o vedere le luci delle carrozze che pian piano si spengono perché le batterie si scaricano ci fa riflettere e ci affascina. Da ora in poi procediamo più velocemente, siamo trainati da una locomotiva diesel perché la salita sarebbe troppo ardua per la vecchia signora a vapore. Percorrere le numerose gallerie praticamente al buio e col fumo che non perde occasione per penetrare nelle carrozze ha un fascino tutto suo, che bisogna provare.
Arriviamo a Marradi alle 11,40 ed è subito musica, intrattenimenti e castagne. Anzi marroni, o meglio  Marron Buono in tutte le salse. Per accedere all’area della sagra si deve pagare un biglietto, inusuale ma loro si giustificano dicendo che è un contributo per la città.
Da ora in poi ognuno è libero di gestire il proprio tempo, appuntamento alle 16,10 alla stazione per il rientro. C’è veramente tanta gente, a tanto affollamento corrisponde altrettanta efficienza perciò è facile trovare posto in uno dei numerosi punti ristoro e farci servire un delizioso pranzetto. A pranzo niente castagne, quelle dopo! Magari caldarroste con la Cagnina, un vinello dolce che le accompagna magnificamente. Il pomeriggio è un tripudio di suoni e spettacoli: bande itineranti, cantanti, orchestrine, artigianato, e… ce n’è per tutti i gusti. L’ora della partenza arriva troppo in fretta dobbiamo quasi correre, per fortuna che il capotreno la prende con filosofia, eh questi convogli sono proprio d’altri tempi! Però questi sedili in legno sono un po’ duri, meglio distrarci assaggiando quei biscottini o quei cioccolatini col ripieno di marroni, o…

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