Sentieri:
A/V Alta Via |
Punti
d'appoggio: Albergo al Passo del Faiallo,
Rifugio Argentea (no acqua), albergo a Pra Riondo |
Acqua:
Albergo al Passo del Faiallo, albergo a Pra
Riondo |
Quote:
Albergo del Faiallo (m. 1040 )-Monte Reixa(1183 m)-
Rocca Vaccaria (1167 m.)-Rifugio Argentea (1088 m.)-Pian
di Lerca (1034 m)-Monte
Rama (1148 m) - Pra Riondo (1110m.) |
Accesso
automobilistico:
autostrada A26 fino all'uscita di
Masone quindi proseguire verso il
Passo del Turchino. Appena superata
la galleria che affaccia sul
versante ligure, svoltare a destra
lungo una strada in salita seguendo
le indicazioni per il Passo del
Faiallo. Il valico segna il confine
tra le provincie di Genova e Savona.
|
 |
Lo spartiacque ligure-padano
dell'Appennino Ligure, dal
Colle di Cadibona a
Ceparana, è
percorso da 28 delle 44
tappe in cui è idealmente
divisa l'Alta
Via dei Monti Liguri,
per un totale di circa 275
km. Il punto più alto del
tratto appenninico del
sentiero è la vetta del
Monte Aiona (1702
m).
Migliaia di chilometri di
sentieri e mulattiere,
percorribili tutto l’anno,
che collegano le estremità
della riviera ligure da
Ventimiglia a Ceparana,
dalla Provincia di Imperia
alla Provincia di La Spezia.
Un viaggio tra costa ed
entroterra, tra Alpi ed
Appennini, tra mare e
cielo, lungo praterie erbose
che scendono raramente sotto
i mille metri di quota, in
un ambiente aspro e dolce
allo stesso tempo dove le
strade carrabili, spesso,
non sono mai arrivate.
L’Alta Via dei Monti Liguri
è l’itinerario perfetto per
tutti: per coloro che
vogliono scoprire gli angoli
più reconditi
dell'entroterra ligure, per
chi è in cerca d’avventura,
per chi vuole passare un
tranquillo week end a
contatto con la natura o per
la famiglia in gita
domenicale. Il segnavia - la
bandierina bianco/rossa con
la scitta "AV" al centro -
individua e caratterizza
il tracciato, disegnando una
grande strada verde dove
crinali soleggiati si
alternano a boschi ombrosi
e, talvolta, nebbie
orografiche creano forme e
atmosfere surreali, un
percorso unico da cui è
possibile ammirare, nello
stesso momento, la Corsica,
il Monviso e il Massiccio
del Monte Rosa. |
Questa volta pratichiamo la nostra
attività di escursionisti in un
ambiente a noi sconosciuto e
inaspettato: le montagne della
Liguria.
Siamo in otto e ci dividiamo in due
macchine e così partiamo alla volta
di Genova, uscita Masone.
all'uscita seguiamo le indicazioni
per il Passo del Faiallo, la nostra
meta.
Salendo in auto dal passo del Turchino al passo del Faiallo,
dopo alcuni chilometri, si resta subito sorpresi dalla
presenza di alcune splendide brughiere, in piena fioritura; il paesaggio con numerose rocce affioranti
richiama subito alla mente i paesaggi delle scogliere
bretoni, ma la forma ardita del Bric del Dente ci riporta
alla realtà dell'Appennino.
Il Passo del Faiallo, divide
il bacino ligure del Cerusa da
quello padano dell'Orba ed è
caratterizzato dalla presenza di una
bella faggeta. Dal passo si può
godere di un'ampia vista panoramica
che spazia dal sottostante rio
Cerusa al promontorio del Monte di
Portofino.
Costeggiamo
l'area attrezzata per i pic nic e si
prosegue per qualche decina di metri
sulla strada asfaltata per poi
imboccare la strada privata che si
distacca sulla sinistra e conduce
all'albergo del passo. Eccoci
finalmente, siamo un pò anchilosati,
ci sono volute due ore per giungere
si qua. Ci prepariamo e in breve
siamo pronti per iniziare la nostra
escursione.
Ci informiamo e capiamo che vi sono
due sentieri per giungere al Rexia:
uno si prende andando leggermente a
sinistra e prosegue per cresta e
l'altro, che parte da una strada con
sbarra, aggira il Rexia e attraverso
Rocca Vaccaria uscendo dall'alta Via
vi risale.
Noi optiamo per il primo. Il
sentiero da principio prosegue in
piccoli boschetti di faggio che si
alternano a piccole radure ed è ben
tenuto. In una radura circondata da
alberi vi troviamo delle
indicazioni: ve ne sono molte ma non
per il Rexia! D'altronde è l'unico
sentiero e non ci si può sbagliare;
ora usciamo dai boschetti e ci
troviamo su prati all'aperto,
rimaniamo meravigliati dal panorama
che si ammira da qui:
Genova appare verso sud-est ed oltre la Superba si distingue
chiaramente il promontorio di Portofino; nella direzione
opposta è capo Noli a penetrare il mare mentre verso nord lo
sguardo non incontra ostacoli fino alla pianura alessandrina
e, nelle giornate più limpide, fino all'arco alpino.
Oggi non è una di quelle giornate ma
comunque un pò di Alpi Marittime le
abbiamo viste!
I boschi di faggio
lasciano presto il posto a praterie,
le morbide ondulazioni delle quali
sono qua e là interrotte da
formazioni rocciose il cui colore
grigio chiaro crea piacevoli
contrasti con il blu scuro del Mar
Ligure.
Siamo a Cima Faiallo.
Sul Monte Faiallo c'è
un cippo di pietra molto provato dal
freddo e dal vento. Un fregio in
rame raffigura la Madonna della
Guardia. E' rivolto verso la Città
di Genova. Si nota il pastore
Benedetto Pareto inginocchiato
davanti alla Vergine (apparizione
del 1490). Si risale
breve pendio ci accorgiamo con
stupore che siamo sulla vetta del
Rexia. Mai arrivati così velocemente
in cima ad una montagna! Sono
passati solo quaranta minuti dalla
partenza.
Sorge sullo spartiacque
appenninico principale, al confine
tra le province di Savona e Genova:
la vetta è il punto incontro dei
territori comunali di Genova,
Arenzano e Sassello.
Si tratta di un rilievo tondeggiante, poco eminente, a copertura prativa
fino in vetta. Dal punto di vista
geologico, l'intera montagna
appartiene al gruppo dei
calcescisti
con pietre verdi di Voltri,
risalente al Giurassico-Cretaceo, ed
in particolare al sottogruppo delle
ofioliti di
monte Beigua. Si tratta
principalmente di
serpentinite e serpentinoscisto
(serpentine di Capanne di Marcarolo),
con affioramenti di eclogiti
anfiboliche, anfiboliti e prasiniti
(anfiboliti eclogitiche di Vara) sul
versante nord-occidentale.
La vetta occidentale del Monte Reixa
(1183 m s.l.m) costituisce la
massima elevazione sul livello medio
del mare del Comune di Genova, ed è
anche il tratto in cui la dorsale
principale alpino-appenninica misura
la minore distanza dalla linea di
costa (5,7 km in linea d'aria).
Dal suo versante settentrionale
nasce il torrente Orba, principale
affluente del fiume Bormida e
subaffluente del Tanaro.
Da qui la vista è
straordinaria a 360° su tutto l 'arco
alpino e la pianura padana, gli
appennini, Genova e il promontorio
di Portofino, il mare e la costa del
Ponente Ligure, le vette di
Argentea, Rama e Beigua, le Alpi
Liguri e Marittime.
Riprendiamo il cammino
sulla cresta, sempre
ampia, si prosegue sulla destra, ci
dirigiamo verso Rocca Vaccaria
( 1167m),
poi Rocca Crocetta (1071 m.) e in
breve siamo la rifugio Argentea.
Il Rifugio Argentea è
posto nel punto più stretto tra
crinale (spartiacque) e il mare (di
tutta l'Alta Via): 5 chilometri. Si
trova sulla cima chiamata Pian di
Lerca a pochi metri a Nord dalla
vetta del monte Argentea. Fu
costruito per scopi militari dalla
milizia, durante la seconda guerra
mondiale. Il Comune di Arenzano e la
Comunità Montana Argentea, grazie ad
un accordo con la proprietà (Foresta
Demaniale Regionale “Lerone”) lo ha
restaurato e ristrutturato con
criteri moderni, è dotato di
pannelli solari, di webcam,
purtroppo non vi è acqua ma i
volontari del
CAI di Arenzano, che erano
presenti per manutenzione, ci
assicurano che a breve con una pompa
preleveranno l'acqua da una sorgente
che è pochi metri più sotto.
Da qui con una breve
digressione dall'itinerario
principale ci potrebbe condurre in
pochi minuti in vetta al Monte
Argentea (m. 1082).
Ma preferiamo proseguire e
riprendiamo il sentiero AV,
veramente oltre a questa segnaletica
vi sono innumerevoli altri segni:
due tondi blu, un quadrato rosso, un
triangolo, una M. Io non ci ho
capito nulla dove andassero.
Scendiamo leggermente tra praterie
punteggiate di colori sgargianti dei
fiori che spiccano sul verde
smeraldo dell'erba:
fioriscono gli arbusti di rosa
canina, sui rami delle acacie
pendono grappoli di fiori bianchi,
sbocciano le margherite, i papaveri,
i cardi, i non ti scordar di me, le
orchidee selvatiche, il tarassaco ,i
gigli di S. Giovanni, orchidee di
varie specie, Viole Bartoloni,
la
piccola dafne odorosa, simbolo del
Parco naturale regionale del Beigua.
e
mille altri fiori.
Giungiamo al Passo Crocetta (1068 m)
e subito dopo al riparo Cima del
Pozzo (1103 m). l Rifugio, meglio
dire riparo è una piccola casupola
di un'unica stanza dotata di tavolo
e stufa. Fu costruito tra il 1994 ed
il 1997 con il contributo della
Comunità Montana Argentea ed il CAI
di Arenzano. Il nome deriva da un
pozzo posto nella immediata
vicinanza del rifugio, che non
abbiamo trovato!
Dopo una breve sosta riprendiamo il
cammino,si giunge ad un bivio, la
segnaletica dice che siamo a Pian di
Lerca (1034 m. ), sulla sinistra è
indicato Rifugio Padre Rino, noi
procediamo dritto e il sentiero ora
prende quota e si inerpica tra bosco
di faggio e pino nero, la salita è
abbastanza ripida, comunque l'unica
di rispetto, terminata ci troviamo
su un ampio pianoro erboso con
rocce affioranti, un bel colpo
d'occhio!
Non
sembra proprio di essere nel comune
di Genova a pochi chilometri dal
mare: si direbbe piuttosto di
trovarsi in un'alta valle delle Alpi
Occidentali o
Centrali.
Scendiamo dolcemente sino
ai piedi del Bric
Resonau (1091 m.)
così
chiamato per le sua capacità di
attirare i fulmini a causa della
presenza di rocce a forte contenuto
di ferro
e l'ampia conca del
prato Ferretto (1080 m.), siamo ad
un bivio, a destra conduce a Pra
Riondo che dista venti minuti e a
destra al monte Rama, altri venti
minuti. Ci dividiamo, in cinque
vanno verso Pra Riondo e in tre
decidiamo per la vetta del Rama.
Abbandoniamo sia l'Alta Via, che
piega a nord, sia la carrareccia che
scende nel vallone del Rio Carbonea,
per prendere a destra il sentiero
diretto al Monte Rama. Il sentiero,
segnalato con vari segnavia, si
snoda tra blocchi e spuntoni
rocciosi, passando appena a sud
della Cima Fontanaccia. Arrivati a
un colletto (1116m), si prosegue in
leggere salita fino alla sommità del
Monte Rama (1150m)ornata
da una coppia di croci.
Bellissime le fioriture di Astro Alpino. Dalla vetta panorama quasi a
360°, con la vista un po' limitata
solo a nord nord-ovest (ad esempio
non si vede il Monviso, forse
coperto dal Monte Beigua), ma per il
resto bellissimo: panorama di
prim'ordine sulla costa ligure (a
est Genova e il promontorio di
Portofino, ed in lontananza anche le
Apuane; a ovest tutto il Savonese,
fino alla Gallinara e oltre, e le
valle ed i monti dell'Appennino.
Dietro il Carmo di Loano, che spicca
isolato, le vette innevate delle
Alpi Liguri e delle Marittime (con
Argentera e Matto ben
distinguibili). A nord-est, uno
spicchio di pianura e
l'inconfondibile sagoma del Tobbio.
Riscendiamo e ci sbrighiamo per
raggiungere gli amici che ci hanno
preceduto, attraversiamo il Prato
Ferretto e ammiriamo le
testimonianze di ammassi detritici
di ere antiche quando anche qui vi
erano i ghiacciai, si prende poi una
strada sterrata che contorna la cima
Frattin
passando tra
caratteristici roccioni. Ed ecco che
vediamo la nostra meta ancora pochi
minuti e siamo a Pra Riondo
Il valico è situato sullo
spartiacque ad est della cima del
Monte Beigua tra la costa ligure e
la valle dell'Olba.
Prato
Rotondo
(Prà
Riondo in lingua ligure)
è una località nel Comune di
Cogoleto (GE).Situata alle pendici
del
Monte Beigua, si trova sul percorso
dell'Alta Via dei Monti Liguri: una
delle tappe del percorso ha proprio
Prato Rotondo come sosta di tappa.
Vi sorge l'omonimo
Rifugio Prato Rotondo, che è
anche posto tappa dell'Alta Via.
Ritroviamo gli amici e ci uniamo a
loro nell'area pic nic per il
pranzo, stiamo bene: al fresco e in
buona compagnia se non fosse per
quell'orda di ragazzini che fanno un
baccano infernale, troppo chiassoso
e poi anche quelle moto, noi
preferiamo gli spazzi aperti e il
silenzio anche se rotto da qualche
battuta di spirito.
Prima di andare via entriamo nel
rifugio che dà l'impressione di
essere più ristorante che rifugio,
chiediamo il caffè e devo dire che
non sono stati campioni di
gentilezza.
Con sollievo riprendiamo la via del
ritorno percorrendo quella del
mattino a ritroso sin a Pian di
Lerca da dove parte un
sentiero/strada che intuiamo scenda
direttamente al Faiallo, la conferma
ci viene data dagli amici del CAI di
Arenzano trovati al mattino al
rifugio Argentea. Se fossimo stati
soli molto probabilmente ci saremmo
fatti tutta la strada ma con le
nostre guide ci hanno condotti su
una traccia, non segnalata, che
parte da una curva sulla destra a
pochi minuti dall'inizio. Il
sentiero ora prosegue tra faggi e
pini neri, dopo circa mezz'ora
incontriamo degli escursionisti, dai
loro abbigliamenti capiamo che la
strada non può esser lontana.
Attraversiamo un bosco di lecci e
castagni sino ad arrivare ad alcune
case isolate probabilmente usate
d'estate da qualche comunità. Una
fontana appare al lato sinistro
della casa ne approfittiamo per
rinfrescarci e dissetarci.
Ripartiamo ma ormai siamo
vicinissimi all'albergo Faiallo, un
ultimo tratto in salita ed eccoci
qua proprio davanti alle auto.
L'escursione è terminata, siamo
molto contenti di averla fatta è
stata una bella esperienza, passato
belle ore in ambienti bellissimi,
veramente non credevamo che vi
fossero posti come questi
vicinissimi a Genova. E’ stata
un’emozione essere di fronte a
questo mondo così naturale ma che ha
il sapore di magia.
Qui il cielo e il mare
sembrano sfiorarsi e fondersi
in un’unica tonalità di blu.
|