U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

26/07/2009 Dal Lagdei al Passo del Cirone

Quote: Lago Santo P. (1507 mt.) - Sella del Marmagna (1725 mt.) - Monte Marmagna (1851 mt.) -  Monte Briola ( 1819 mt) - Bocchetta dell’Orsaro ( 1722mt ) - Monte Orsaro (1830 mt.)  - Sella del M. Fosco (1617 mt.) - Monte Fosco (1682 mt) - Bocchetta del Tavola (1444 mt) - Prati del Tavola (1440 mt.) - Passo del Cirone (1246 mt.) Segnaletica: Bianco rossa - sentieri 723 - 00
Classificazione: E Tempo di percorrenza: 6 ore circa
Acqua: Rifugio Lagdei e Rifugio - Rifugio G.Mariotti - Fonte al Lago Santo Punti sosta: Rifugio Lagdei e  Rifugio G.Mariotti
Traccia gps Periodo consigliato: Primavera - Estate
Come si Raggiunge:  Il parco si raggiunge dall'uscita di Berceto dell'autostrada Parma-La Spezia (A15), attraversando il Passo del Sillara e arrivando a Bosco di Corniglio. Per chi proviene da La Spezia si consiglia l'uscita di Aulla che consente di raggiungere Rigoso nel comune di Monchio delle Corti. Altre strade che portano al parco sono la provinciale numero 13 che da Pastorello arriva a Corniglio e la statale 665 che da Langhirano porta al passo del Lagastrello.

 

L’itinerario di oggi è posto nell’estremità occidentale del parco del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano : completamente in provincia di Parma si tratta di un trekking d’eccezionale valore naturalistico impreziosito dalla presenza del più vasto lago naturale dell’Emilia: il Lago Santo Parmense.
Il settore di crinale appartenente alla provincia di Parma, pur non presentando cime oltre i 2000 metri come avviene invece nel Reggiano e nel Modenese, è comunque un’ininterrotta sequenza di vette comprese tra 1700 e 1850 metri; il crinale mantiene inoltre inalterate le sue caratteristiche di montagna aspra. L’escursione che siamo a descrivervi tocca la montagna più nota del Parmense: il Monte Marmagna, facile meta anche per escursionisti senza molto allenamento. Non è comunque la cima più alta in provincia di Parma che risulta invece essere Monte Sillara, superiore di pochi metri.

Per questa escursione, essendo una traversata, è stato quindi  prenotato un pullman. Non siamo moltissimi, ma forse gli ultimi giorni caldissimi avranno indotto in molti ad andare al mare.
Partiamo e ci dirigiamo verso la nostra meta la località Lagdei; meta che dopo circa due ore raggiungiamo. Per raggiungere da qui il lago Santo si dovrebbe percorrere il sentiero 723A per  circa un'ora, ma visto che nei presi del rifugio c'è una seggiovia che porta direttamente al lago, preferiamo risparmiare tempo e fiato e usiamo questo mezzo di trasporto per raggiungerlo.
Dalla destra della stazione della seggiovia parte un sentiero che conduce in pochissimo allo splendido specchio d’acqua (m 1507).
Da questa splendida posizione possiamo osservare il crinale e la cima del Monte Marmagna a chiudere la vista verso sud. Si tratta di un lago naturale di ragguardevoli dimensioni: con un’estensione di 81555 m2 e una profondità massima di 22,5 metri, è infatti il più ampio dell’intero Appennino Settentrionale; popolato da trote e salmerini viene utilizzato spesso, nella bella stagione, per la pesca.

Da qui inizia la vera escursione: seguiamo il sentiero che ne segue la sponda settentrionale.
I raggi del sole spiovono tra i faggi andando a illuminare le limpidissime acque del lago.
In pochi minuti guadagniamo l’estremità occidentale dell’invaso dove sorge come ottimo punto d’appoggio sempre aperto nella bella stagione, il Rifugio G.Mariotti (m 1508).
Non ci fermiamo e prendiamo subito il sentiero che è sulla sponda opposta mantenendo il tracciato che disegna fedelmente il bordo del lago.
Diamo un'occhiata alle nostre spalle in direzione del rifugio, ciò che vediamo è un bellissimo spettacolo: il rifugio che si specchia nelle acque placide del lago crea un' immagine idilliaca, una vera immagine da cartolina. 
Passiamo presso una fonte quindi, poco oltre, abbandoniamo Lago Santo per seguire il sentiero in moderata salita nel bosco. Passiamo a destra di un caratteristico affioramento roccioso che delimita il tracciato per poi procedere nella faggeta, ora frammista ad alcuni abeti, sino al bivio (m 1577) con il sentiero 729 che conduce sulla destra alla Bocchetta dell’Orsaro.
Ignoriamo questa possibilità mantenendo la sinistra per un breve tratto sino ad un ulteriore biforcazione: a sinistra il segnavia 719 condurrebbe verso Monte Aquila, la nostra escursione prevede però il proseguimento sulla traccia a destra (segnavia 723) in direzione della Sella del Marmagna.
Scegliendo questo sentiero siamo in breve definitivamente all’aperto con la vista, ora libera dal bosco, che si apre sulla  densa prateria a mirtillo che riveste i settori più elevati del crinale.
Possiamo già osservare il tracciato, letteralmente scavato nel "vaccinieto", ( siccome Bruno si domanderà che cos'è il vaccinieto?  Eccolo accontentato: Il vaccinieto è l’associazione vegetale del piano subalpino che rappresenta la graduale transizione tra il bosco di conifere e il pascolo alpino. Si parla anche di orizzonte degli “arbusti contorti” perché vi crescono piante legnose con tronco prostrato e strisciante.   Una specie tipica è il Rododendro, pianta sempreverde che cresce su terreno già ricco in humus preferendo i versanti esposti a nord. Molto diffusi sono anche i mirtilli  e diverse specie di licheni.
Nei versanti maggiormente esposti è presente anche il Ginepro nano, un arbusto che cresce addossato a grossi roccioni per sfruttare il calore da essi trattenuto.) che conduce a zigzag all’ampia sella soprastante.
Seguendo l’evidente traccia guadagniamo rapidamente quota sino ad accedere alla sella, in pieno crinale, dove possiamo finalmente affacciarci sul versante toscano.
Ci troviamo sul confine di regione tra Emilia e Toscana e un cartello in legno ci ricorda il toponimo del passo (Sella del Marmagna  1725 mt). Bellissima la visione del Mar Ligure con il promontorio di Porto Venere. Nei giorni più limpidi è addirittura osservabile la riviera ligure di ponente oltre ai monti più alti della Corsica all’orizzonte sud, sulla nostra sinistra a sud est l'ineguagliabile sagoma delle Apuane. Sotto di noi si distende la Lunigiana con il paese di Pontremoli.
Essendo in pieno crinale appenninico siamo ora sul “sentiero 00” che, come noto, segue grosso modo la displuviale (Sempre per Bruno:  È detto rilievo displuviale quel rilievo che determina lo spartiacque tra due bacini idrografici limitrofi.) tosco emiliana lasciandolo soltanto nei brevi tratti in cui appare troppo erta e pericolosa. Ci dirigiamo con decisione sul segnavia di crinale scegliendo la direzione destra che ci porta a salire lungo le pendici battute dai venti del Monte Marmagna.
Il sentiero è di media pendenza e semplice con evidentissimi segnavia che ci guidano sul versante emiliano mantenendosi poco sotto cresta. Da notare la bella visione che si apre ad oriente sul Monte Aquila; verso nordest il nostro sguardo si sofferma sulla conca che abbiamo risalito per guadagnare la Sella del Marmagna.
 Proseguendo ci compare infine lo specchio blu del lago Santo come una meravigliosa gemma incastonata tra queste dorsali prative. Un’ultima ripida salita ci conduce sui soprastanti prati sommitali; pochi passi e siamo direttamente in vetta al Monte Marmagna (1851 mt)
Da quassù il panorama è ancora più stupendo e ampio, in direzione delle nostre Alpi Apuane, della costa ligure di levante con, lontanissima, la Corsica e, subito ai nostri piedi, sulla Lunigiana.
Verso nord, nei giorni più chiari,nelle giornate spazzate dal vento, si potrebbe vedere vasta la pianura Padana delimitata dalle cime innevate dell’arco alpino; purtroppo non è una di queste giornate e dobbiamo accontentarci del già stupendo panorama.  Verso occidente possiamo vedere il proseguo del crinale emiliano con, da sinistra a destra, le due cime di Monte Braiola e Monte Orsaro, nostro obiettivo nel proseguire l’escursione.
Ripartiamo infatti mantenendo il segnavia 00 di crinale, il sentiero assai stretto ma si tratta di pochi passi, dopodiché il crinale si allarga divenendo più ampio. Proseguiamo in discesa, caliamo tra sulla prateria mantenendoci sotto crinale sul versante toscano: siamo sotto le stratificazioni rocciose che caratterizzano il versante meridionale del Monte Braiola; a destra, perdendo quota, la vista si allarga sul versante emiliano guardando una vasta conca in parte boschiva. In breve raggiungiamo il punto più basso (Sella Braiola 1713 mt.).
Sulla destra parte un sentiero ben segnalato per capanna Braiola, utile se dovessimo abbandonare per condizioni meteo avverse, da capanna Briola si potrebbe raggiungere il Lago Santo. Per  fortuna oggi è una splendida giornata!
 Quindi si procede mantenendo il sentiero di cresta che risale in direzione del Monte Braiola.
 Il sentiero da prima scende ma subito dopo sale molto ripidamente passando vicino ad alcuni salti rocciosi affacciati sul versante toscano, non vi è alcuna difficoltà così come non vi è alcun tratto esposto.
 In breve si guadagna la cima del Braiola ( 1819 mt). Siamo sempre accompagnati verso sud dalla costa ligure mentre di fonte a noi la terza cima dell’escursione: Monte Orsaro.
Sull'intero crinale, e anche qui sulla cima del Braiola, ci sono dei  cippi confinari che risalgono al 1828 quando ne furono posizionati diversi sul crinale; all’epoca lo spartiacque tra Emilia e Toscana era infatti il confine di stato tra il Ducato di Parma Piacenza e Guastalla con il Granducato di Toscana. Da allora nonostante il tempo li abbia in parte deteriorati, restano ancora presenti a testimoniare un’epoca ormai passata.
Riprende la nostra escursione con la discesa dalla cima del Braiola verso la sottostante Bocchetta dell’Orsaro seguendo il sentiero di crinale in questo tratto quasi mite tra i facili prati sommitali.
 In coincidenza della Bocchetta dell’Orsaro ( 1722mt ), importante crocevia di sentieri, manteniamo il segnavia 00 calando per alcuni metri sul versante toscano; veramente sulla destra vi sono delle roccette che creano una divertente crestina, subito alcuni di noi non si lasciano fuggire l'occasione di sentire sotto le mani la nuda roccia e affrontiamo la "scalata", che comunque non presenta difficoltà ed esposizioni.
Al termine della breve cresta ci ricongiungiamo al sentiero e agli amici che sono saliti da qui affrontando una ripida salita che si impenna improvvisamente per rimontare lo scosceso fianco meridionale dell'Orsaro.
Riprendiamo il crinale, che dopo poco prosegue appena sotto il filo di cresta sul lato emiliano.
 In breve la pendenza è sempre meno accentuata e giungiamo sui prati sommitali dell’Orsaro.
Un’ultimo tratto  sul crinale  e siamo sulla cima dell'Orsaro (1830 mt), la vetta è punto trigonometrico e vi sorge anche un complesso bronzeo di immagini sacre. Il toponimo si riferisce al grande plantigrado che trovava rifugio alle sue falde dalle persecuzioni che lo fecero estinguere attorno al XVII sec.
 Il panorama è quanto mai spendido: da notare la sagoma ormai lontana del Marmagna che copre gran parte delle Alpi Apuane, e il Monte Braiola che, in primo piano, divide in due parti la riviera ligure. Verso oriente la vista del Lago Santo che appare come un catino dalle acque azzurrissime circondato dalla vegetazione, sul versante lunigianese precipita il vallone di Frattamara, e sul fondovalle della Magra occhieggiano i borghi della Valdàntena: Pracchiola, Casalina, Groppodalosio, dominati sul versante opposto dai viadotti dell'autostrada della Cisa .  
Si scende ora il crinale N del M. Orsaro, proseguendo il sent. 00, con tratti di discesa un po' ripidi, si prosegue in direzione nord e per campi di pietre e vaccinieto si segue il sentiero scavato che conduce in discesa sino ad abetaie e poi un folto bosco di faggio, qui piegato e contorto dalle intemperie fino ad intercettare, a quota 1630 metri, il sentiero 727A che sale dal vallone del Braiola.
Il sentiero in questo tratto è una mulattiera con fondo piatto dove camminare è una vera goduria.
Continuando verso nord in poco tempo  si raggiunge la Foce del Fosco a 1613 mt. tra i monti Orsaro e Fosco.
Qui si può scegliere se proseguire sul sent. 00 risalendo la vetta boscosa del M. Fosco  e discendendo il largo crinale opposto, oppure aggirarne la vetta sulla destra con il sent. 725, con tempi identici, ma tutto in discesa. I due sentieri si riuniscono presso il valico di crinale detto Bocchetta del Tavola 1444 mt.
Noi decidiamo di proseguire per Monte Fosco cavalcando anche questa cresta sino alla vetta.
La vetta a quota 1682 mt. è caratterizzata dalla presenza del cippo confinario “n° 115, posto in terreno sassoso e boschivo, sulla cima del monte che sovrasta alla Focetta del Lamone, distante dal precedente pertiche fiorentine 223, pari a metri 651 e cent. 16”.
Visto che questa è stata l'ultima nostra salita decidiamo di fare tappa per il pranzo. Ognuno tira fuori i viveri poi Bruno tira fuori la macchinetta del caffè e ci sorbiamo anche oggi la nera bevanda.
Ci prendiamo il lusso di starcene stravaccati a guardare il panorama  e a prenderci in giro ma poi la ripartenza è inevitabile. Scendiamo nel fitto bosco di faggi, occhio alla testa! rami bassi. Percorriamo una interminabile discesa sino alla Bocchetta del Tavola a quota 1444 mt.
L'abbondante segnaletica ci indica il sentiero appena percorso lo 00 e il 725 che ci ricongiungerebbe al Lagdei; la nostra meta è comunque il asso del Cirone e quindi proseguiamo sullo 00 in direzione del Monte Tavola.
Come preannunciato dalle indicazioni in quindici minuti siamo alle pendici del Tavola sui Prati del Tavola; la vetta del Tavola ci sembra più un poggio che una cima e quindi la snobbiamo percorrendo i più bei prati del Tavola.
Molti fiori punteggiano con i loro colori il verde dei prati, primule, viole, narcisi, genziane, orchidee, scendiamo lievemente e in fondo alla valle troviamo appunto il cartello segnaletico che ci indica la quota che è di 1440 mt. nelle sue vicinanze un enorme faggio solitario ci saluta.
Dopo una piccola sosta ripartiamo, percorriamo il sentiero sempre su prati che è costeggiato da lamponi, mirtilli e fragoline.
Dobbiamo scavalcare alcune recinzioni con l'ausilio di scalette appositamente posizionate, ritroviamo poi della vegetazione arborea e proseguiamo nel bosco, ad un certo punto troviamo un bivio per Giù di Ghifo, apro una parentesi: a parte che il cartello era abbattuto ma anche se fosse stato in piedi non si capiva molto in che direzione dovevamo andare, peccato perché sino ad adesso le segnalazioni sono state precise e abbondanti. Comunque con la nostra capacità di orientamento siamo riusciti lo stesso a capire in che direzione andare.
In pratica continuiamo sempre dritto lasciando il sentiero che troviamo sulla sinistra e in circa quindici minuti siamo in prossimità del Passo del Cirone.
Prima di raggiungerlo rifacciamo un'altra sosta per il caffè di Bruno e infine riprendendo il cammino siamo in vista della bella chiesetta situata sul Passo.
Ed eccoci sulla strada provinciale 108 del Cirone e il nostro autista è già qua che ci aspetta, lo raggiungiamo, ci cambiamo con abiti freschi e siamo pronti per il ritorno a casa.
Ancora una volta però, non ci siamo salutati senza chiudere la gita davanti ad un invitante gelato.

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