La montagna si presenta come
una muraglia formata da calcari selciferi e diaspri:
entrambi i suoi versanti precipitano a valle con pendenze
impressionanti; nel lato che guarda verso il mar Tirreno le
"gobbe" diventano dei lastroni ripidissimi, che si coprono
d'erba non appena la pendenza si fa meno dura .
Sicuramente raggiungere le quattro cime del Cavallo e'
un'esperienza riservata solo agli escursioni piu' esperti,
tanta e' la ripidita' dell'ascesa e la impressionante
pendenza dei suoi versanti. Il monte Cavallo e' una delle
più belle vette delle Alpi Apuane, ma anche una delle piu'
difficili da raggiungere: e' formato da quattro cime
chiamate "gobbe", che da nord a sud raggiungono
rispettivamente quota 1889, 1895 (seconda altezza delle
Apuane dopo i 1946 m. del Pisanino), quota 1874 e quota
1851; si trova sullo spartiacque principale della catena,
compreso fra la Foce di Cardeto e il Passo della
Focolaccia. Descrizione di Mirto Campi dal sito
www.walkingitaly.com
Oggi la
nostra sezione si cimenterà con la prima escursione
dell'anno veramente impegnativa, andremo sulle Alpi Apuane
settentrionali e precisamente sul bellissimo monte Cavallo.
Al di là di ogni più ottimistica previsione
davanti alla sede di Ripa ci troviamo in ben diciannove
escursionisti tutti impazienti di muovere le gambe, non
abbiate fretta che oggi ce ne sarà ben d'onde per
camminare!!
Imbocchiamo l’autostrada al casello Versilia e
raggiungiamo Aulla, da dove, seguendo la statale per la
Garfagnana, abbiamo raggiunto Minucciano e la Val Serenaia.
Qui bisogna fare attenzione perché subito al termine della
galleria che separa la Lunigiana dalla Garfagnana, si deve
svoltare a destra e non proseguire diritto.
Superata Foce Rifogliola,
(810m.), si prosegue lungo la strada marmifera asfaltata,
prestando molta attenzione, se di giorno feriale, ai camion
carichi di blocchi di marmo provenienti dalle numerose cave
della Val Serenaia.
La Val Serenaia è una stretta vallata racchiusa tra il
Pisanino e la cresta del Capradosso con, sul fondo, la
dorsale del Monte Cavallo e della Foce di Cardeto.
In corrispondenza dell’ultimo tornante, prima del
rifugio Donegani,
in prossimità del campeggio,
c’è il parcheggio dove abbiamo lasciato le auto, (1100
m.)
Qui abbiamo trovato i nostri amici della valle del Serchio:
Bruno, Rossano, Severina, Luca e Sabrina e con loro siamo
arrivati a 24 escursionisti..
Subito ci mettiamo in cammino, imbocchiamo il sentiero (segnavia
178).
Sono le 8.40
quando iniziamo la salita che ci avrebbe condotto alla Foce
di Cardeto; l'aria è già calda e anche se siamo all'ombra
in un bellissimo bosco di faggi si suda! Mentre saliamo
diamo anche un'occhiata tra le foglie, hai visto mai dopo
tanta pioggia e ora con questo sole che nasca qualche fungo?
Purtroppo non siamo stati fortunati.
Usciamo dal bosco e ora siamo sotto le pareti degli Zucchi
di Cardeto dove enormi blocchi perfettamente squadrati
caratterizzati da
stratificazioni molto interessanti,
saliamo l'ultima erta e in perfetto orario con l'indicazione
del segna via, un'ora e mezza, giungiamo alla Foce di
Cardeto, quota
(1670 m.)
Solo un brevissima sosta per ricompattare il gruppo e
poi iniziamo la salita verso la
prima gobba del Cavallo, siamo in diciannove gli altri 5
hanno scelto l'itinerario più facile che attraverso il passo
della Focolaccia li porterà al bivacco Aronte.
Si sale a destra,proprio sul Passo ma purtroppo non ci sono segni, subito
bisogna scavalcare una roccia e poi salire per canalini
molto scoscesi e ben presto siamo sulla cresta della prima
gobba.
Attraversiamo una bocchetta abbastanza esposta e
c’inoltriamo lungo il pendio che ci condurrà in vetta alla
prima gobba; il percorso è misto:
paleo e roccia. Raggiunta la cima settentrionale (1889
m.) , il tempo di una foto di gruppo, e subito veniamo
rapiti dal panorama unico che il monte ci offre. Possiamo
ammirare tutta la maestosa imponenza del Pisanino, le aspre
pareti del Pizzo d’Uccello, la Tambura, il Contrario e
spaziare dai laghi artificiali ma non per questo meno
suggestivi della Garfagnana, alla Lunigiana, dalla costa
livornese alle Cinque Terre con ben in vista le isole
Palmaria e Tino.
Proseguiamo la "cavalcata" scendendo verso la sella che
separa la cima settentrionale dalla vetta, qui dobbiamo
attraversare un costone roccioso , detto " La Piastra, si
tratta di una parete molto scoscesa, quì dobbiamo stare
molto attenti, la roccia mutevole è sempre diversa ogni
volta che ci veniamo, l'ultima volta siamo riusciti a salire
direttamente, la roccia teneva, oggi è meglio cambiare
approccio, infatti il piede non tiene su questa parete
sbriciolata.
Osservando attentamente si può notare che scendendo
lievemente si può risalire in obliquo attraverso un canalino
abbastanza agevole. Oltrepassato questo passaggio
siamo tutti più tranquilli e proseguiamo la salita sul filo
di cresta. Seguendo ancora il percorso di cresta,
attraversando tratti di erba e rocce raggiungiamo, un po’
affaticati, la vetta (1895 m.). L’emozione, e la
soddisfazione, è tanta (alcuni salivano per la prima volta
sul Monte Cavallo) e tra strette di mano e complimenti vari
c’immortaliamo a vicenda, la vista non si si ripete come dalle
altre" Gobbe" infatti una fastidiosissima nebbia
sta chiudendo tutto, non vorremmo andarcene
ma riprendiamo il cammino verso la discesa anche perché
farci sorprendere da qualche temporale è l'ultima cosa che
ci auguriamo.
Superata
una gobba secondaria si scende alla quota più bassa della
montagna (1851 m.) passando per la "coda del cavallo" e scendendo tra il paleo, a naso più che seguendo una
traccia. Si raggiunge la Forcella di Porta (1747 m.) e da lì
il Passo della Focolaccia (1650m.) dov’è situato il bivacco
Aronte, il più
alto rifugio della Apuane e il più antico, essendo stato
inaugurato il 18 maggio 1902 dalla sezione Ligure del CAI, è
attualmente proprietà del CAI di Massa. Costruito in
muratura, a volta in un unico vano. La vista, se non ci
fosse la nebbia sarebbe amplissima sugli scoscesi valloni che degradano
al Frigido e giù fino alla marina di Massa ed è allietata
dalla graziosa cuspide della Punta Carina; a questa fa
seguito la rocciosa cresta che sale alla Forcella di Porta e
al Cavallo,
peccato il degrado sempre più invadente delle cave. Al
rifugio ci accolgono festosamente glia amici che hanno
percorso l'itinerari più facile e ci lasciano il posto per
accomodarci per pranzare. Adesso possiamo allentare la
tensione che ci ha tenuto sul chi va là sino ad adesso, ora
siamo tranquilli seduto intorno ad un tavolo e allora via
alle cibarie.
Non sono mancati neanche i dolci, addirittura Bruno ha
portato le " Cialde di Montecatini" e con l'aiuto di Rossano
tutto il necessario per farci il caffè, fornellino compreso.
Mtico Bruno!!! Rimaniamo per circa un'ora e poi riprendiamo la via di
ritorno, verso la Foce di Cardeto, il celo intanto si è
riaperto e ripartiamo ma non prima di aver dato uno
sguardo ammirato alla vallata di Resceto ed alle guglie
rocciose che incorniciano il bivacco. Raggiungiamo e attraversiamo le cave di marmo,
sempre più devastanti, e seguiamo la
strada carrozzabile fino ad incontrare il sentiero (segnavia
179) che imbocchiamo. Percorriamo il sentiero costeggiando le pareti del Cavallo,
passiamo sotto il famoso Canal Cambron luogo di impegnative
salite invernali, dopo aver incontrato il bivio con il
sentiero n° 178 per L'acqua bianca il sentiero riprende la
ripida salita, sulla sinistra con nostra meraviglia ancora
abbondanti chiazze di neve. oltrepassiamo il sentiero che porta al Pisanino dal Pizzo
d'altare e con un'ultima salita giungiamo alla Foce di
Cardeto. Facciamo un'ultima sosta e ci dirigiamo verso al Val
Serenaia per il sentiero, lungo e abbastanza monotono, già percorso al mattino. Eccoci giunti, nei pressi del campeggio c'è una fontana e ne
approfittiamo per toglierci un po' di sudore di dosso, ci
cambiamo e ci dirigiamo verso il rifugio Donegani per una
birra. Ci scambiamo le nostre impressioni e facciamo
progetti per nuove avventure, alla fine giunge l'ora di
salutarci: Rossano e company verso Montecatini e noi verso
la Versilia, ma per quello che ci riguarda prima la canonica
sosta ad Aulla dove ci attende la nostra gelateria preferita
per un freschissimo e gustosissimo gelato. Tirando le somme si può dire che la giornata è stata una di
quelle che non si scordano: bel tempo, splendidi scenari,
bella compagnia: che cosa chiedere di più?
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