U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

23/05/2010 Da Saline a Volterra - lungo la vecchia ferrovia


 

ITINERARIO
Saline - Volterra
circa 10 Km andata. Ritorno circa 10 Km per stada bianca
DIFFICOLTA’  -  (E) DISLIVELLO
m.
: 420 m
TEMPI DI PERCORRENZA
Ore 2,30 (andata)
SENTIERI CAI PERCORSI
 Nessuno
PUNTI D'APPOGGIO :
Nessuno
ACQUA
A Saline e a Volterra
PERIODO CONSIGLIATO: è possibile percorrere l’itinerario in tutte le stagioni: il periodo migliore è però quello primaverile Accesso: Saline di Volterra è raggiungibile in auto da Pisa seguendo la statale n. 206 fino a Cecina e da qui la statale n. 68 per Volterra. Anche il treno può essere un ottimo mezzo per raggiungere il punto di partenza, sfruttando la linea Cecina - Saline (per informazioni sugli orari e sul trasporto biciclette tel. 0588/44116)

Oggi con la UOEI di Ripa di Versilia andremo in escursione  su un  itinerario di trekking semplice lungo la vecchia ferrovia che per oltre quarant'anni ha collegato le Saline, nella valle del fiume Cecina, alle porte etrusche della città di Volterra. La ferrovia non esiste più dalla fine degli anno '50, quando ne fu decretato lo smantellamento dalle Ferrovie dello Stato. Eppure ancora oggi, molti anziani volterrani ricordano questa ferrovia. Ricordano gli sbalzi quando la catena della cremagliera veniva staccata proprio prima dell'ingresso della città, ricordano i caselli posti sul ripido tracciato, ricorda la stazione che dominava la stupenda valle del Cecina. Questo facile itinerario tra le strane colline volterrane è un trekking pieno di singolare nostalgia ed è il solo modo, oggi evitando l'asfalto, per salire a piedi la Val di Cecina giungendo alla stupenda piazza dei Priori della città etrusca di Volterra.
Chi giunge a Saline, magari sfruttando la linea ferroviaria che prende il via da Cecina, non può fare a meno di volgere lo sguardo sul lontano, dominante centro storico di Volterra. La sua raccolta sagoma si erge tra balze e calanchi e pare quasi impossibile che i convogli ferroviari, che oggi si fermano a Saline, un tempo proseguivano salendo fin lassù, quasi 500 metri più in alto. Pare impossibile perché le pendenze da superare non sono sicuramente quelle tipiche delle linee ferroviarie.
a costruzione di una ferrovia che da Saline salisse a Volterra necessitava di un attento lavoro di progettazione: se nel primo tratto, infatti, si poteva sfruttare la valletta creata dal Borro dei Canonici mantenendosi quasi in piano, giunti ai piedi della collina di Volterra era inevitabile far arrampicare i  convogli lungo pendenze superiori al 10%.   Un dislivello che si poteva vincere solo facendo uso di un sistema meccanico che solo da pochi anni era stato applicato ai sistemi ferroviari e che in Toscana era presente solo nel trenino turistico di Vallombrosa: la cremagliera. E’ questa una sorta di terzo binario centrale dentato sul quale fa presa una ruota, dentata anch’essa, posta in posizione centrale sul locomotore.
Quest’ultimo era progettato in maniera tale che la ruota dentata potesse essere inserita o disinserita tramite un comando azionabile dal macchinista. A questo punto i problemi tecnici sembravano superati e si diede quindi il via  alla realizzazione, nel 1908, dell’opera ferroviaria. Il comune di Volterra stanziò una prima cifra che però apparve subito troppo modesta. Le spese, infatti, lievitarono enormemente, soprattutto quando, una volta arrivati sotto Volterra, ci si accorse che i binari dovevano compiere una curva troppo secca per giungere al luogo su cui stava nascendo la stazione, curva non percorribile dai convogli ferroviari. Si ricorse, così, ad una costosa variante, un cosiddetto
"regresso". Malgrado le spese e le difficoltà tecniche la ferrovia era terminata nel 1912, e veniva inaugurata il 12 settembre Moltissimi, nei decenni successivi, furono i suoi passeggeri, ma anche le merci trasportate, quali legname, carbone e alabastro. L’unico neo rimase la non elettrificazione della linea, cosa che rendeva particolarmente dispendiosa la sua gestione. L’arrivo del trasporto su gomma, veloce, sicuro e più economico, relegò progressivamente lo sbuffante treno a vapore ad un ruolo di comprimario: i passeggeri diminuirono e così le corse, fino a che, il 21 novembre 1958, la linea venne definitivamente chiusa e smantellata.

                                                                                                ESCURSIONE:     
Giunti a Saline abbiamo qualche difficoltà nel trovare dove parcheggiare le auto, infatti ci troviamo circondati da centinaia di centauri in sella alle loro moto, proprio oggi viene effettuata una gara denominata " 100 Guadi " devo dire che tutte quelle moto con i loro potenti rombi ci disturbano alquanto e non vediamo l'ora di allontanarci dam lì.
Ci portiamo verso il centro o meglio verso la vecchia stazione, ormai in rovina; da qui inizia la nostra escursione. Attraversata la strada, proprio dal lato opposto della stazione, partono i binari semi nascosti dall'erba,attenzione perchè non vi sono indicazioni di sorta; proseguiamo sui binari e sino a che vi sono delle colture va tutto bene ma ben presto il tracciato scompare in una folta vegetazione, tanto folta da obbligarci a uscire dal tracciato costeggiandola su un prato, gioia per gli allergici ai pollini!!!
Per fortuna presto giungiamo a una strada sterrata, la dobbiamo attraversare ma anche questa semplice operazione si rivela ardua. Infatti dobbiamo aspettare che sfreccino gli assordanti motociclisti ch oltretutto alzano un polverone infernale.
Ma eccoci finalmente sul vecchio tracciato sullo storico tracciato ferroviario (riconoscibile perché rettilineo e fiancheggiato da baracche in legno). Lo si segue a sinistra, lungo il suo tranquillo percorso pianeggiante nella incisa valletta del Botro dei Canonici. Senza problemi di orientamento si supera il primo casello della ferrovia, purtroppo diroccato, e da qui si prosegue sempre in piano, godendosi il circostante paesaggio, caratterizzato da singolari fenomeni erosivi noti con il nome di "biancane". Sulla massicciata ferroviaria, qui larga e ben sistemata, si cammina in tutta tranquillità, giungendo velocemente ad un secondo casello. Anche questo secondo edificio, purtroppo, si trova in un triste stato di abbandono, con rampicanti, acacie e carrubi che hanno trovato un loro spazio sia all’esterno che all’interno della costruzione. Era qui che il locomotore innestava la sua "terza ruota", la cremagliera, iniziando la sbuffante salita a Volterra. Fino ad ora la massicciata ferroviaria, della lunghezza di 3590 m, ha avuto una pendenza irrilevante, inferiore al 25 per mille. Tenendosi diritti al bivio si continua sul tracciato ferroviario, fiancheggiato ora da alberi ed arbusti, che si addentra tra le colline offrendo grandi spunti panoramici su Volterra e sulla verde campagna che circonda la cittadina. In particolare si rimane colpiti dallo spaventoso, rossastro salto di roccia visibile sotto le case più occidentali di Volterra: sono queste le famose Balze che contribuiscono ad aumentare il fascino paesaggistico della cittadina pisana. La massicciata ferroviaria, larga e con accentuata ma costante pendenza (tutto il tratto a cremagliera, infatti, aveva una pendenza fissa del 100 per mille), transita davanti al terzo casello (coperto dalla vegetazione) e quindi esce allo scoperto tenendosi rialzata e fiancheggiando aperti prati. Guardandosi intorno è facile scorgere le macchie biancastre delle pecore al pascolo, così come è facile rendersi conto di quanto complessa sia l’orografia di queste colline, caratterizzate dall’alternarsi di dolci pendii prativi e di brulli e scavati calanchi. Sempre in leggera salita si supera su un ponticello una stradella asfaltata che fiancheggia per un certo tratto la ferrovia. Attraversata la via che conduce a Le Guadalupe, il tracciato ferroviario inizia il largo semicerchio necessario per giungere a San Lazzaro. E’ lungo questo che si incontra l’unico tratto in cui la massicciata è franata. Ciò è dovuto ai quarant’anni di abbandono ma anche ad una certa instabilità della pendice, visto che il tratto era soggetto a smottamenti anche nel periodo in cui la linea era in funzione. Il percorso si restringe quindi a sentiero e, per pochi metri, la traccia divine disagevole. Trascurando i sentieri sulla destra che scendono verso i nuovi palazzi di San Lazzaro, si giunge quindi al punto in cui il treno faceva manovra, il cosiddetto
"regresso". Qui si va a sinistra e così facendo, poco dopo, si arriva alla ex stazione di Volterra, ancora intatta, con la sua sobria struttura rettangolare, la bianca scritta un po' scolorita ma perfettamente leggibile, i giardinetti circostanti con le comode panchine. Qui si conclude il percorso sulla storica linea ferroviaria ma noi continuiamo la giornata con la visita alla bella città di Volterra, prima, però dietro forti insistenze troviamo un angolino dove pranzare.
Entriamo da
Porta a Selci, l'attuale porta, a semplice arco a tutto sesto, fu costruita nel XVI sec. in sostituzione della più antica, detta anche del Sole, rimasta interrata per gli ampliamenti della Rocca Vecchia nel XV sec.. Da porta a Selci si diramavano le strade verso il territorio Senese. Ed ci inoltriamo nella storia.


Volterra,
UN PO’ DI  STORIA ….

Centro di cultura villanoviana nel periodo che va dal IX al VII secolo a. C., l’antica Velathri divenne, nel periodo Etrusco, capoluogo di una delle dodici Lucumonie, cingendosi di possenti mura fin dal V secolo a.C. ed estendendosi sulla collina su un’area ben più vasta della attuale. Le mura e la splendida posizione di dominio resero la cittadina facilmente difendibile, cosa testimoniata dal fatto che fu l’ultimo centro etrusco a dover subire il dominio militare e culturale romano. Nel V secolo Volterra fu importante sede vescovile e l’influenza dei vescovi si protrasse per alcuni secoli, fino al consolidamento della cittadina come libero Comune.   E’ in questo periodo che furono costruiti i principali edifici pubblici e l’ultima delle cinte murarie, periodo, per altro, caratterizzato anche dalle lotte tra le famiglie guelfe e quelle ghibelline.    Fu questa divisione interna a favorire l’avvento della dominazione dei fiorentini, che ne fecero un centro militarmente importante nelle lotte con Siena.    I Medici vollero anche potenziarne le strutture difensive costruendo la Fortezza, che diverrà un elemento assai appariscente della struttura urbanistica della cittadina. Struttura che, ai giorni nostri, presenta evidenti segni di tutti i periodi storici rendendo Volterra un vero e proprio museo all’aria aperta. Le mura e le porte del periodo etrusco, la zona archeologica con il Teatro e il Foro romano, il Palazzo dei Priori, il Palazzo Pretorio, la Cattedrale, il Battistero e le mura del periodo comunale.   Sono inoltre più di 20 secoli che a Volterra si lavora l’alabastro statuario, il bianco e traslucido materiale utilizzato per primo dagli etruschi per la produzione di urne cinerarie decorate, bassorilievi e statue di ogni genere.
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Godiamo di tante bellezze e poi ci portiamo fuori la città verso le antiche mura etrusche, andiamo pe ammirare i calanchi ma purtroppo li possiamo veder solo marginalmente, poi ci portiamo alla chiesa di San Giusto, G
randiosa chiesa, che sorge in cima ad un inclinato piano erboso, tra due filari di cipressi: fu iniziata nel 1627 in sostituzione dell'altra crollata inesorabilmente per l'avanzare delle Balze, dall'architetto fiorentino Giovanni Coccapani, eseguita dal volterrano Lodovico Incontri, fu consacrata nel 1775. All'interno sobria architettura ad un'unica navata sono da segnalare una tela di Cosimo Daddi, raffigurante La visita di Santa Elisabetta, una tela di Giandomenico Ferretti, eseguita nel 1743, con San Francesco Saverio che predica nelle Indie, una piccola tavola, parte centrale di un polittico di Neri di Bicci del XV sec., e nell'oratorio della Compagnia, l'affresco del volterrano Baldassarre Franceschini raffigurante Elia dormiente. Lo Gnomone. Davanti all'ingresso dell'oratorio si trova un interessante orologio solare progettato dal volterrano Giovanni Inghirami nel 1801: la luce, penetrando da un foro gnomico praticato nella cupoletta di incrocio del transetto e proiettando il raggio solare su una linea meridiana di marmo bianco, segnata sul pavimento, indica per tutto il corso dell'anno le ore 12, e non ha mai sbagliato una volta!! Nelle sue vicinanze vi sono due tombe etrusche e andiamo a vistarle. Alcuni di noi che non hanno ancora molto allenamento iniziano a d accusare la stanchezza e decidiamo di ritornare a Saline con mezzi pubblici che purtroppo la domenica sono quasi del tutto inesistenti. Nel frattempo il celo inizia a farsi plumbeo e da lì a breve si aprono le cataratte, troviamo riparo sotto una pensilina del pullman dove, provvidenzialmente c'è un adesivo che pubblicizza una compagnia di taxi, decidiamo di chiamare e di li a breve arriva un taxi pulmino che ci porta a recuperare le auto a Saline. Meno male che il fortunale non ci ha beccato lungo la strada altrimenti penso che saremmo affogati tanta acqua scendeva giù. Bè comunque l'escursione l'abbiamo effettuata lo stesso; cosa dire di questa uscita? Sicuramente fuori dagli ambienti che normalmente frequentiamo, altrettanto vero è che abbiamo visitato luoghi che danno un senso di tranquillità e pace: dolci colline e fattorie isolate in mezzo a campagne che in questo periodo sono vivacemente colorate dalla natura in mille sfumature diverse e poi molto interessante anche il tuffo nella storia nella città di Volterra. Ogni tanto è bello anche variare e scoprire nuovi luoghi,  la UOEI di Ripa di Versilia offre questo e molto altro ancora.

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