La scelta per quest'anno è caduta su una delle più belle città della
Toscana, Arezzo. Città ricca di storia e tesori artistici di rara
bellezza.
Arezzo è una città straordinariamente antica, ha la stessa
età di Ninive o di Assur e nei millenni è stata sempre un centro
importante.
Arezzo ebbe come prime popolazioni genti villanoviane che sono state
assimilate da nuovi popoli:Umbri, Etruschi, Romani, Longobardi ,
Ostrogoti, Franchi che portarono nuova linfa e occasione di crescita per
la città, sia per le attività economiche che artistiche.
Quello che di male non fecero le invasioni, riuscì a farlo Cosimo I de
Medici che, distruggendo il centro storico della città, arrecò ad Arezzo
ed alla storia di Arezzo un colpo mortale.
Arezzo fu libero Comune già poco dopo l'anno 1000 e rimase Libero Comune
per molti secoli, nonostante le lotte fra Guelfi e Ghibellini.
Nel sec. XIX le sorti di Arezzo furono legate a quelle di Firenze e del
Granducato di Toscana, fino all’annessione al Regno dl Vittorio Emanuele
II.
Eccoci come ogni anno riuniti sia i soci escursionisti che quelli
che prediligono il turismo gastronomico culturale e perché no! anche
enologico. Partiamo dalla sezione a Ripa di Versilia in due pullman,
purtroppo l'espediente di spostare la gita in dicembre perchè in
novembre piove sempre fallisce, infatti alla partenza già una fitta
pioggerella ci accompagna.
Comunque dopo circa due ore e mezza giungiamo alla nostra meta.
Appena giunti alle porte della città ci attendono le nostre guide, che
ci accompagneranno durante la visita ai maggiori monumenti.
Ora cercherò di riportare le informazioni che ci vengono date sulla
città.
Iniziamo la visita entrando da un porta di possenti mura
che
cingono tutta la città che sono una prosecuzione di quelle
etrusco-romane.Arezzo(“Arretium”) infatti era stata dapprima un
importante centro etrusco arroccato tra la Pieve, il Duomo e la
fortezza, poi una città romana con l’abitato che si era espanso verso la
pianura prolungando le mura originarie. Dopo la sottomissione a Firenze,
contro la quale tentò ben quattro volte di insorgere, ottenne da Cosimo
I il rifacimento della fortezza e una nuova cinta di mura, abbattute
verso il 1870.
Proseguiamo poi per la
basilica di San Domenico
Ottimo esempio di gotico del XIII
secolo, la basilica di San Domenico fu iniziata nel 1275 e
terminata all’inizio del Trecento. Essa domina il fondale in
leggera pendenza della piazza omonima, e rappresenta uno dei
punti più suggestivi di
Arezzo: vi si accede con facilità dal lato Nord delle
mura. Nel corso dei secoli, l’edificio è stato più volte
modificato e restaurato.
La facciata è caratterizzata da un bel portale romanico; il
pronao (Il
prònao o prodromo è una parte del tempio greco e romano,
costituita dallo spazio davanti alla cella templare.Il termine deriva
dal latino pronàon, a sua volta derivato dal greco Πρòναος,
propriamente "posto davanti (pró) al tempio (naós) ) è stato rifatto nel Novecento. Al campanile a vela
sono appese due campane trecentesche.
L’interno, ad una sola navata con tetto a capriate, è
decorato con affreschi del Trecento e Quattrocento, opera di
artisti aretini e senesi. Sull’altar maggiore spicca il
meraviglioso Crocifisso, capolavoro giovanile di
Cimabue (1265 ca.). Alla parete destra, la cappella
Dragondelli (1370) rappresenta l’unico residuo delle
originarie edicole, sostituite nel Cinquecento con grandi
altari. Nella cappella absidale di sinistra, si può ammirare
l’affresco Madonna col Bambino, di Angelo Lorentino A
sinistra della chiesa si apre l’ingresso al convento, che
ospitò - nel Medioevo - lo Studium aretino.
Proseguiamo per la piazza della Libertà posta su di una collina
del centro storico, la cosiddetta “zona del potere”. Infatti
in questa piazza sorgono il Duomo,
il Palazzo dei Priori
costruito
nella prima metà del Trecento, l’edificio ha sempre ospitato le massime
magistrature di Arezzo: attualmente è sede del Municipio e il palazzo
della provincia; un edificio composito, che deriva dall’unione di
palazzi pubblici e di abitazioni private esistenti in Via Ricasoli e in
Via dell’Orto. La trasformazione della zona e degli edifici interessati
è stata avviata alla metà dell’Ottocento e si è conclusa dopo la prima
guerra mondiale.
La visita prosegue all'interno del duomo dedicato a San Donato e a San
Pietro Maggiore, la Cattedrale di Arezzo è un’imponente costruzione
gotica che sorge sulla sommità di una collina e domina dall’alto tutta
la città. La sua costruzione fu voluta dal vescovo Guglielmo degli
Ubertini ed avviata verso la fine del Duecento, ma la costruzione ebbe
vita travagliata: i lavori, spesso interrotti, terminarono solo nei
primi anni del Cinquecento.
La facciata rimase incompiuta per secoli e fu realizzata in stile
neogotico all’inizio del Novecento. Il portale romano-gotico del lato
destro risale al Trecento ed è fiancheggiato da due tronconi di colonna
in porfido, resti di un edificio preesistente, probabilmente romano;
nella lunetta si nota un bel gruppo trecentesco in cocciopesto, che
rappresenta una Madonna con Bambino, tra S. Donato e Gregorio X.
A fianco dell'abside poligonale è stato eretto il campanile, verso la
metà dell'Ottocento.
L'interno è diviso a tre navate, divise da alti pilastri a fascio in
vari stili, che con gli archi ogivali conferiscono alla struttura un
notevole slancio in altezza. Stupende le vetrate a colori, in gran parte
opera cinquecentesca di Guglielmo de Marcillat, che illuminano le opere
ivi conservate. Nella navata destra, spiccano il sepolcro gotico di
Gregorio X, che risale al Trecento, e la Cappella Tarlati del 1334;
sopra l'altar maggiore s’alza l'Arca di S. Donato, opera trecentesca di
più artisti aretini, senesi e fiorentini. Nella navata sinistra si
trovano il prezioso affresco di Piero della Francesca raffigurante la
Maddalena
(dipinto intorno al 1465) e il Cenotafio di Guido Tarlati del 1330. Di
notevole interesse è anche l'ampia cappella della Madonna del Conforto,
opera dell'ultimo Settecento che contiene terrecotte robbiane.
Ci spostiamo poi in Via Dell'Orto già appellata così nel Trecento, si
trova nel cuore del centro storico di Arezzo a poche decine di metri
dalle sedi del potere locale, dove è ubicata la presunta casa
del
poeta Francesco Petrarca (1304-1374), il primo grande poeta lirico della
nostra letteratura, è considerato uno dei “padri fondatori” della lingua
italiana. La sua opera principale, ancora vitale per linguaggio e
sentimenti, è il Canzoniere: più di trecento poesie, in
prevalenza sonetti, dedicate a Laura, la donna amata.
L'attuale costruzione di Borgo dell'Orto è stata eretta nel Cinquecento,
sui resti di un edificio medioevale, per l'appunto tradizionalmente
ritenuto casa natale del poeta. In effetti, più volte il Petrarca
dichiara di essere nato ad Arezzo: in una sua epistola, precisa anche
che, tornando da Roma dopo il giubileo del 1350, si fermò ad Arezzo,
dove i concittadini gli fecero festosa accoglienza e lo condussero a
vedere la sua casa natale, che le autorità cittadine avevano vietato di
modificare.
L'edificio fu per molti anni dimora privata, poi divenne sede della
Questura di Arezzo, e tale rimase fino al 1926, anno in cui fu
restaurato. Attualmente, esso ospita la prestigiosa Accademia Petrarca
di Lettere Arti e scienze, e conserva una ricca biblioteca, il cui
nucleo è costituito dal fondo donato da Francesco Redi, con incunaboli e
preziose edizioni antiquarie, nonché una preziosa quadreria di valore.
L'Accademia dispone anche di una bella collezione di monete di varie
epoche.
Di fronte alla casa del Petrarca troviamo il Pozzo di Tofano, accennato nel Decamerone di Boccaccio. La leggenda narra che ad
Arezzo un bel giovane di nome Tofano che era molto geloso della moglie,
la quale non sopportava la sua gelosia e decise di andare con altro
uomo, e puntualmente tutte le sere la donna andava da quest'uomo,
ubriacando il marito affinché questi non si accorgesse del fatto. Una
giorno il marito, capendo qualcosa, finse di ubriacarsi e quando la
donna andò a casa dell'amante, la chiuse fuori e al suo ritorno non la
faceva entrare. Cosicchè la donna, al ritorno trovandosi fuori casa,
minacciò di buttarsi dentro al pozzo così la gente avrebbe creduto che
l'avesse buttata lui mentre era ubriaco, allora la donna prese una
grande pietra e la gettò nel pozzo, questa fece un grande tonfo e fece
credere al marito che la donna si fosse suicidata e di corsa, lui
impaurito, uscì a salvarla, ma ella si era nascosta dietro la porta. Tra
i due ci fu riconciliazione e il marito preso da grande spavento le
promise che da allora in poi non sarebbe più stato geloso.
Ci portiamo in corso Italia dove visitiamo la la chiesa di Santa
Maria della Pieve
risalente al XII-XIII secolo, rappresenta è un magnifico esempio
di architettura romanica: certamente è una delle più grandi e suggestive
pievi romaniche della Toscana. L’imponente edificio fu costruito sui
resti di un tempio preesistente che risaliva alla fine del X secolo: di
questo tempio è rimasta qualche traccia in uno dei portali della Pieve.
L’elegante e maestosa facciata a colonnato presenta sicure influenze
pisane-lucchesi: è ripartita in basso da cinque arcate cieche e
superiormente vivacizzata da tre loggiati sovrapposti, ai quali le
differenze di spaziatura, altezza e diametro delle colonne conferiscono
dinamicità e leggerezza. Della facciata fanno parte la lunetta con un
bassorilievo raffigurante la Madonna Coronata e due angeli, nonché lo
straordinario ciclo dei dodici Mesi, capolavoro della scultura
medievale. Lo sviluppo segnatamente orizzontale della facciata contrasta
con il verticalismo del campanile, detto “dalle cento buche” per le
numerose bifore che ne alleggeriscono la struttura.
L'interno è a tre navate, concluse da un’unica abside, e presenta
colonnati ed arcate leggermente ogivali, che preludono al gotico. Sopra
l’altar maggiore si può ammirare una delle più raffinate testimonianze
dell’arte senese in terra aretina: lo stupendo polittico (Madonna col
Bambino, Annunciazione, Assunta) dipinto nel 1320 da Pietro Lorenzetti
per il vescovo Guido Tarlati. Altre opere notevoli sono: la duecentesca
Croce lignea di Margarito; l'affresco dei Santi Francesco e Domenico, di
scuola giottesca del primo Trecento, e - nella Cappella del Sacramento -
il trecentesco busto-reliquiario del vescovo Donato, patrono di Arezzo.
Ci portiamo ora in via Cavour e dopo che le signore hanno ben scuriosato
sui bei negozi arriviamo in piazza San rancesco dove c'è la Basilica
di San Francesco. L’edificio risale alla seconda metà del Duecento,
ma il suo aspetto attuale deriva dal rifacimento trecentesco, condotto
in stile gotico toscano e chiaramente ispirato a criteri di semplicità
estetica di derivazione francescana. Gli ultimi restauri risalgono
all’inizio del Novecento.
L’edificio è costruito in pietre e mattoni; del progettato rivestimento
della facciata in pietrame scolpito, resta solo il basamento della fine
del XV secolo. Il campanile risale al Cinquecento. Laboriosi restauri
hanno pressoché restituito alla primitiva semplicità il grandioso
interno ad unica navata, fiancheggiata a destra da edicole con ornamenti
trecenteschi e rinascimentali e a sinistra da sobrie cappelle ogivali.
Ma l’attenzione è attratta soprattutto dalle affascinanti scene della
Leggenda della Vera Croce, dipinte da Piero della Francesca sulle
pareti della cappella maggiore (abside) tra il 1453 ed il 1464. Le
raffigurazioni si ispirano alla "Legenda Aurea" di Jacopo da Varagine,
un testo in lingua volgare del 1200, le cui storie di santi e martiri,
insieme alle pagine dedicate alle principali feste cristiane, hanno
fornito un repertorio di storie e di materiali iconografici che hanno
inspirato, durante il Medioevo e il Rinascimento, sia la stesura di
sermoni e poemi, sia la realizzazione degli apparati decorativi di molte
chiese. I lavori nella cappella proseguirono fino oltre il 1460 e
portarono alla creazione di un ciclo pittorico articolato in dodici
affreschi, organizzati su quattro livelli sovrapposti. La vicenda
narrata, partendo con "La morte di Adamo" nel lunettone di
destra, termina con "L'Annunciazione" nella parete centrale,
seguendo un ordine che non coincide con quello di realizzazione dei
dipinti, eseguiti da sinistra a destra e dall'alto verso il basso.
Sempre all’interno della basilica, si ammirano le vetrate del Marcillat,
tele ed affreschi di Spinello ed altre opere di pregio, tra cui un
grande Crocifisso
dipinto da un contemporaneo di Cimabue e - nell’ultima cappella laterale
a sinistra - il monumento funebre al giureconsulto Roselli, della prima
metà del Quattrocento.
Al piano sottostante si estende, divisa in tre navate, la Chiesa
inferiore, ripristinata nel corso degli ultimi decenni ed utilizzata
come suggestiva sala espositiva.
Il tempo a nostra disposizione per le visite ai monumenti stà finendo e
non ci resta che visitare un'ultima chiesa " la Badia ":
chiesa
delle Sante Flora e Lucilla.
Eretta dai monaci benedettini nel XIII secolo e dedicata alle sante
Flora e Lucilla, la chiesa si apre sull’omonima piazza della Badia, sede
delle Poste granducali dal Seicento all’Ottocento inoltrato. Alla metà
del Cinquecento l’edificio è stato completamente ristrutturato, in stile
rinascimentale, su progetto del Vasari.
L’attuale facciata è il risultato di un discusso restauro del primo
Novecento, ispirato a moduli romanico-gotici; originali, invece, sono la
grande bifora, parte del portale e della fiancata su Via Cavour. Il
caratteristico campanile ottagonale risale al 1650.
L’interno, in stile manieristico, rivela la mano del Vasari. Sopra il
presbiterio, si può ammirare la cupola principale, finta prospettiva
dipinta su tela da Andrea Pozzo nel 1702. Un restauro successivo ha
messo in risalto la grande maestria del pittore, che ha saputo creare un
eccezionale effetto illusionistico "fra i più riusciti e meglio
conservati di tutto il Settecento italiano". In effetti, il Pozzo aveva
dipinto altre due cupole simili, una per la chiesa di S. Ignazio a Roma,
e una per la chiesa Universitaria di Vienna.
Di notevole interesse, a sinistra dell’ingresso, l’affresco di
Bartolomeo della Gatta raffigurante San Lorenzo
(1476); a destra un grandioso Crocifisso, dipinto su tavola da Segna di
Bonaventura (1319); vicino al monumentale altare maggiore in legno,
originariamente progettato dal Vasari per la Pieve di Santa Maria, si
trova un ciborio marmoreo attribuito a Benedetto da Maiano.
La nostra guida ci conduce infine in Piazza Grande, dove terminerà la
visita guidata.
La Piazza Grande di
Arezzo, conosciuta anche come
piazza Vasari, è una delle più belle piazze da visitare in
Toscana. Famosa per essere sede dell'antica Giostra del Saracino.
Manifestazione di rievocazione storica ha origini nell'epoca delle crociate. Durante la giornata si
sfidano i rappresentanti dei quattro cantoni aretini. La manifestazione ha ufficialmente inizio dopo la lettura
del proclama da parte dell'araldo
con una sfilata in costume che vede coinvolti più di trecento figuranti. Il corteo raggiunge Piazza Grande e qui sono schierati i cavalieri rappresentanti dei quartieri della città: la giostra del Saraceno può avere inizio! Il Buratto è già al centro della piazza ad aspettare che i cavalieri inizino
a giostrare. Li attende, immobile, nella sua forma di
legno rappresentante un Saraceno. In mano ha uno scudo ( su cui sono segnati i vari punteggi che i cavalieri possono totalizzare andando a colpire i diversi punti) e nell'altra il mazzafrusto, che i cavalieri devono evitare abilmente. In palio al vincitore la lancia d'oro, ambito trofeo che resterà al miglior giostrante per un intero anno.
La
piazza è caratterizzata da un aspetto irregolare e al tempo stesso
straordinariamente armonico. Essa infatti è adattata su un piano
inclinato con un dislivello di circa 10 metri tra il punto più alto e
quello più basso. Anticamente il lato nord si estendeva oltre le
splendide Logge del Vasari, costruite in epoca tardo-rinascimentale.
A settentrione si scorgevano a destra il Palazzo del Comune e a sinistra
quello del Popolo. Nel Duecento Piazza
Grande divenne il centro della vita cittadina di Arezzo:
politica, mercantile e militare e fino alla metà del XIII secolo anche
religiosa. Il palazzo del Vescovo si trovava infatti tra Via Pescaia,
Via Seteria ed il Corso, e la Pieve
romanica di Santa Maria era la chiesa aretina più importante. Nel
1277 iniziò la costruzione del Duomo che avrebbe assunto poi il primato
di edificio religioso più grande e bello della città.
Oltre alla Pieve, sul lato Ovest di Piazza Grande si trovano il
Palazzo del Tribunale e quello
della Fraternita dei Laici, che visiteremo nel pomeriggio, nata nel 1262 per volontà di un gruppo di
aretini guidati da padri domenicani. Il piano inferiore del
Palazzo della Fraternita presenta
una facciata in stile gotico, realizzata intorno al 1375 dai tagliatori
di pietra fiorentini Baldino di Cino e Niccolò di Francesco. Dopo un
periodo di arresto la meravigliosa facciata dell'edificio fu completata
nel 1433 sotto la direzione del Rossellino. La Pietà (1395) dipinta
sulla lunetta del portale è di Spinello. Sul lato nord della Piazza si
ammira il maestoso Palazzo delle Logge progettato da Vasari nel 1573.
Sul lato nord è presente anche una copia dell'antico “petrone” del
Comune, la colonna a cui erano appesi i bandi pubblici.
Palazzi e case medievali chiudono il lato est ed il lato sud di
Piazza Grande. Degni di nota sono
Palazzo Làppoli, restaurato tra
il 1929 e il '30 (come testimonia il “fascio” nella lunetta dell'ultima
finestra) ad est ed il Palazzo-torre dei
Còfani a sud.
Ma ora appagata la fame di cultura ci rimane la fame fisica e a
quest'ora si fa sentire, quindi ci portiamo al vicino ristorante "
La Curia"
Da Piazza Grande ci portiamo in via Pescaia a pochi passi troviamo il
nostro ristorante,
tra le antiche mura del 1200 proprio davanti ad una splendida fontana.
Non vediamo di appagare anche questa fame e subito veniamo accontentati
con antipasto e a seguire pappardelle al sugo di cinghiale e ravioli al
tartufo, tagliata con insalata, dolce e caffè e ammazza caffè.
Bè anche questa fame di sapere culinario è stata ben appagata e adesso
non ci resta che fare due passi, ma il tempo non è molto clemente e
allora decidiamo, almeno un gruppo, di andare a visitare il palazzo
della Fraternita dei Laici.
La Fraternita di Santa Maria
della Misericordia detta dei Laici vanta 750 anni di storia
costellata di eventi importanti e determinanti per lo sviluppo della
città di Arezzo, come in passato, priorità assoluta è l'attivita'
assistenziale che l'ente ha svolto con costanza e con impegno.
Non meno significativo e' il ruolo che ha avuto e che vuole avere
tutt'oggi nella realizzazione di imprese culturali, con l'intento di
conservare e rendere fruibile il proprio patrimonio artistico.
Il palazzo, affittato dal
1786 al Tribunale allora detto della Ruota Civile, ha avuto varie fasi
di costruzione, partendo da quella gotica (1375-1377); il secondo
momento è quello rinascimentale (1433-1460), documentato dalla lunetta
del portale con la Madonna della Misericordia di Bernardo Rossellino
(1435). Il coronamento della facciata fu realizzato su progetto di
Giorgio Vasari nel 1552. Cinquecentesco è anche l'orologio
costruito da
Felice da Fossato che nella nostra visita abbiamo avuto la fortuna di
assistere alla carica e così ammirare l'ingegnoso meccanismo che regola
la misurazione del tempo.
La Fraternita dei Laici fu fondata nel 1262 con il nome ufficiale di
Fraternita di Santa Maria della Misericordia, grazie alla volontà di un
gruppo di persone dirette dai padri domenicani e desiderose di aiutare i
poveri e gli infermi. A seguito di lasciti e donazioni la Fraternita ha
svolto grandi imprese per la città, compreso il pagamento delle logge
progettate da Giorgio Vasari.
Terminata la visita abbiamo ancora il tempo per fare due passi per le
vie del centro storico,visto che ha smesso di piovere! Chi sa come ma le
nostre signore hanno un fiuto infallibile per scovare bancarelle e
negozzi e infatti ci sorbiamo la processione davanti a vetrine e
immancabilmente finiamo in uno dei tanti mercatini di Natale e certo
qualcosa bisogna
acquistare!!
Per fortuna veniamo chiamati per telefono che è ora di riprendere
la via di casa altrimenti si rischia di aumentare l'economia della zona
in modo eccessivo!
Ed eccoci ai pullman, affrontiamo il viaggio di ritorno con belle
sensazioni dopo aver visto tante belle cose.
E anche per quest'anno abbiamo terminato il nostro programma sempre
interessante e ricco di iniziative che accontentano i cultori della
montagna e quelli della cultura andando a cercare anche centri che non
sempre sono nei circuiti turistici e per questo per certi versi ancora
più affascinanti. La conferma ci viene data come sempre dalla
partecipazione dei nostri soci alle varie attività rimarcando il grado
di gradimento tanto che al ritorno da questa gita già molti si
informavano sulle prossime iniziative per l'anno prossimo ma non abbiamo
voluto svelare troppo e rimandato il tutto alla serata augurale che come
ogni anno ci vede riuniti per ripercorrere, con la proiezione di foto,
le varie attività svolte e per scambiarci amichevolmente gli auguri di
buon Natale e felice anno nuovo. Auguri che già da quì esprimo a tutti
quelli che ci seguono da queste pagine internet.
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