Eccoci nuovamente con una
nuova escursione del programma 2011, ci cimenteremo sull'appennino tosco
emiliano ed esattamente dal Passo del Cirone e la nostra destinazione
dovrebbe essere il monte Orsaro, vetta di 1831 mt.
La vetta non è più alta della Lunigiana ma è di certo la
più suggestiva. Stentati ciuffi erbosi si arrampicano sul roccioso cono
che, da molti anni attira botanici da tutta Europa.
Si dice che il nome del monte derivi dal fatto che un tempo fosse
soggiorno di orsi.
Ma come vedremo le cose non sono andate proprio così.
L'escursione parte sotto i peggiori auspici, il celo già dal mattino si
presenta nuvoloso e le previsioni del proseguo non sono bellissime, anzi
è prevista pioggia in pianura e neve sopra i mille metri.
Infatti vista questa situazione davanti alla sede di Ripa di Versilia ci
troviamo solo in sei, attendiamo un pò ma quando ormai è evidente che
ormai non viene più nessuno partiamo verso la nostra meta.
Dobbiamo raggiungere Pontremoli e quindi prendiamo l'autostrada A12 in
direzione La Spezia e poi la A15 auto camionabile della Cisa uscendo
appunto a Pontremoli.
Lasciata l’autostrada si imbocca la statale della Cisa,
lasciandola per Molinello, strada provinciale 42 del Cirone, poi si attraversa Pràcchiola e si arriva al passo
a 25 km dall’uscita autostradale, le indicazioni stradali sono ben evidenti.
Da Corniglio (PR) il passo dista 13 km.
Eccoci arrivati siamo al Passo riconoscibile dalla chiesina in arenaria,
antico spedale sorto come ricovero per viandanti ad opera dell’Ordine di
San Giacomo d’Altopascio.
Il passo di Cirone si trova lungo la Via del Sale, cioè quel percorso che
attraversava gli Appennini e che nel medioevo era utilizzato per
contrabbandare il sale dalla Toscana all’Emilia. In realtà la Via del
Sale non era costituita da una unica strada chiaramente identificabile,
ma piuttosto da una ragnatela di sentieri impervi che si intersecavano
in più punti. Questi percorsi erano utilizzati anche da viandanti e
pellegrini e dotata di diversi punti di ristoro e ricovero, detti
ospitali. È proprio la localizzazione di questi ultimi che ha consentito
di ricostruire uno dei tracciati principali della Via del Sale che da
Parma passava per Langhirano, quindi saliva a Beduzzo, si inoltrava nel
territorio di Corniglio a Ballone, passava per le frazioni di Sesta e
Bosco, e poi valicava il passo di Cirone per scendere in Toscana nella
Val di Magra.
Parcheggiate le auto ci prepariamo ad iniziare la camminata, siamo
dotati di ramponi, piccozza ma capiamo subito che oggi è una giornata da
ciaspole e infatti le indossiamo e partiamo.
In breve siamo presso la chiesetta del Passo, peccato che sia chiusa
l'avremo visitata volentieri.
Imbocchiamo il sentiero n 00 GEA di crinale, dalla neve spunta un
vecchio cippo
confinario del 1828 (tra il ducato di Parma ed il granducato di Toscana).
La neve è molto farinosa e sprofondiamo anche con le ciaspole e il
cammino si presenta alquanto faticoso.
Naturalmente il tracciato del sentiero non è visibile ma i segni sugli
alberi non mancano e anche le indicazioni ai vari bivi sono curate
ottimamente.
Entriamo in un bosco di abeti, rimboschimento, e inizia una decisa
salita troviamo poi un bivio sulla destra segnalato come sentiero n° 128
per Giù di Ghifo, ed il Rifugio Mattei, lo tralasciamo e ci teniamo
sulla sinistra proseguendo sempre in salita e il bosco ora di faggi
contorti diventa sempre più fitto.
Giungiamo ad un recinto con filo spinato dove è presente una scaletta
per oltrepassarlo, con le ciaspole ai piedi non è molto agevole e
decidiamo di passare sopra il filo che visto lo spessore della neve non
è molto alto ma anche così vi sono state varie scenette di equilibri
precari.
Il percorso ci obbliga a fare questa manovra più volte, dentro e fuori
dal recinto.
Siamo al bivio che scende ai Prati del Tavola ma noi preferiamo rimanere
sul crinale proseguendo verso est, comunque i due sentieri si
ricongiungono poco prima della Bocchetta del Tavola.
Scendiamo dal monte Tavola nel bosco in leggera discesa che in pochi
minuti ci porta ad uno snodo di sentieri caratterizzato da un cippo
confinario, siamo alla Bocchetta del Tavola (1444m).
Da quì partono diversi sentieri: a destra il 128 con indicazione Giù di Ghifo, mulattiera che
funziona da raccordo per il sentiero Cirone-Mattei, in alto, in salita, lo
00/725 continua per l’Orsaro e la Capanna del Bràiola, in basso a
sinistra il sentiero 725 per Lagdei.
Noi seguiamo sempre sullo 00 verso la vetta del monte Fosco, per
modo di dire, la ripidità e la neve farinosa ci consiglia di proseguire
a zig zag evitando di affrontare la salita inlinea diretta, già così è
molto faticoso e ci alterniamo in testa alla comitiva per aprire la
traccia agevolando almeno un pò chi segue.
Stà nevicando copiosamente ma sudiamo come in agosto e la vetta non si
vede ancora e quindi proseguiamo nel folto del bosco di faggi contorti e
carichi di neve e il chiacchericcio di prima di iniziare la salita è
scomparso, si sente solo il respiro affannoso.
Finalmente si vede la luce e la salita si fa meno ripida e
all'improvviso siamo in vetta al Monte Fosco (1682 mt.)
Giunti sulla vetta ci troviamo, però, davanti ad un muro di neve che il
vento ha ammassato sul versante opposto privo di alberi; per salire
questo scalino ci vuole tutta e anche con le racchette sprofondiamo, la
neve scende molto forte e la nebbia ammanta tutto. Valutiamo il da farsi
dovremmo scendere per un breve crinale ma in queste condizioni molto
insidioso, le ciaspole non servirebbero a niente e i ramponi anche meno,
visto le condizioni ambientali decidiamo che sia opportuno terminare
l'escursione quì.
Ci riportiamo nel bosco e un pò siamo più riparati, ci dedichiamo al
meritato pranzo, pranzo abbastanza frugale e veloce, ci scaldiamo con tè
bello caldo e perché no! anche una bella grappetta.
Ripartiamo e ripercorriamo il tragitto a ritroso ma questa volta la
discesa è in linea diretta e così in breve siamo di nuovo alla Bocchetta
del Tavola.
Risaliamo la breve salita e vorremmo prendere per i prati del Tavola
evitando la salita ma la nebbia e la mancanza di punti di riferimento ci
fa propendere per ripercorrere la via già fatta al mattino, via che ci
obbliga a rifare i vari scavalcamenti di recinzione ma questa volta,
complice la stanchezza, le cadute non sono mancate.
Una volta scesi dal Tavola ormai si può dire che il più è fatto,
ripercorriamo il sentiero e meno di mezz'ora giungiamo presso il passo
sotto una copiosa nevicata.
L’escursione
non è andata come volevamo, ci sarebbe garbato raggiungere il monte
Orsaro ma pazienza, le condizioni non lo permettevano proprio e per noi
l’importante è di aver passato una bellissima giornata in compagnia di
veri amici condividendo le stesse emozioni e sensazioni.
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