U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

 Forno - Resceto per il monte Castagnolo
11 marzo 2012

Il Monte Castagnolo e la Cima della Croce sono due vette poco conosciute e non molto frequentate che separano la vallata di Resceto da quella di Forno
Queste due montagne offrono un panorama veramente affascinante sulla parte settentrionale delle Apuane, sicuramente la più selvaggia.
Dalla vetta è possibile ammirare anche la “Via Vandelli”, che si arrampica fino al passo Tambura (con i suoi infiniti zig-zag) e la ripidissima Lizza del Padulello (una delle bellissime  “strade dimenticate” delle Apuane) 

 


Il monte Sagro visto da Cima Mandriola

                                           


 

ITINERARIO
Forno (212 mt) -  Celia Calda (492mt) -  Cima della Croce (1057 mt) Cima  Mandriola (1106 mt) -  Monte castagnolo (974 mt.)  - Resceto (485mt.)
DIFFICOLTA’  -  (E) DISLIVELLO SALITA :  700 mt
DISLIVELLO DISCESA: 600 mt
TEMPI DI PERCORRENZA
5h cammino effettivo
SENTIERI CAI PERCORSI
CAI segnavia  n° 161
PUNTI D'APPOGGIO
Forno o Resceto
ACQUA
 due sorgenti lungo il percorso
PERIODO CONSIGLIATO
In genere tutto l'anno
Traccia Google Hearth       scarica traccia GPS
Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno.    



Ridendo e scherzando siamo alla terza escursione del nostro programma e stranamente sino ad adesso non ne abbiamo saltata nessuna a causa del cattivo tempo e inoltre, quest'anno, alla partenza ci siamo sempre trovati in numero assai cospicuo, infatti siamo in 18!
L'escursione che stiamo per intraprendere si svolgerà  su un percorso poco frequentato, fuori dalle normali classiche mete domenicali. Ma non per questo meno interessante dal punto di vista paesaggistico, naturale e dove troveremo antichi insediamenti umani e si può constatare come la vita, un tempo, fosse contrassegnata da attività come l'agricoltura di sussistenza , a pastorizia e l'estrazione del marmo, praticate in condizioni al quanto difficili di quelle dei tempi attuali.
Oltre a trovare a tracce del passato, il Monte Castagnolo, benché di modesta elevazione,permette di gustare, in prima fila e in posizione centrale, della vista privilegiata del Sagro e delle Apuane massesi fino a spingersi al più lontano monte Altissimo.
Il monte Castagnolo si trova a cavallo fra la valle di Forno e quella di Resceto, quasi al termine di un contrafforte che si stacca dal monte Cavallo dalla quota 1851, sovrasta il passo della Focolaccia, e dalla Foce della Vettolina.
Partiamo abbastanza in orario per portarci al paese di Forno ma prima dobbiamo portare almeno due auto al paese di Resceto per ritornare, poi, a recuperare le altre a Forno.
Giungiamo infine a destinazione e passato il paese proseguiamo in direzione Biforco per fermarci nello slargo formato con il bivio per Case di Vergheto.
Siamo ormai tutti pronti e iniziamo l'escursione, ci incamminiamo sulla strada asfaltata per pochi metri in discesa e sulla sinistra scende una strada bianca che attraversa il canal Secco ( segnavia 161 sul guardrail ). Appena imboccato il sentiero (strada sterrata) ci da il benvenuto un grosso branco di capre, sembrano abbastanza perplesse nel vederci.
Risaliamo una valletta, immersi in fitti boschi di noccioli, betulle e carpini su un tracciato ben disegnato ed ancora ben tracciato.
Dopo non molto cammino, costeggiando un canale, si comincia a notare in alto una prima costruzione. Evitiamo di seguire il sentiero sulla sinistra che porterebbe sino alla casa e continuare invece su quello di destra che continua a salire per raggiungere gli sparsi casolari di Celia Calda ( 492 mt.), distribuiti in mezzo a distrutti filari di viti, olivi e piccoli orti ormai abbandonati.
Lasciamo un evidente stradetta a sinistra che porta a perdersi tra i rovi che hanno avviluppato una casupola semidistrutta, e si volta destar risalendo sino all'ultima costruzione nella quale si nota ancora una vasca.
 Da questo punto in poi si lascia lo splendido tracciato precedente e ci si insinua in un viottolo di montagna.  Si percorre in diagonale un tratto esposto ma piuttosto breve, per aggirare un costola e salire poi lungo una cresta che si affaccia su Biforco, da cui si vedono dipartire le due vallate del Canal Fondone ( a sinistra) e del Canal Cerignano (a destra). Il paesaggio è da girone dantesco in quanto deturpato dai tagli di cava e da bianche polverose strade marmifere. Sulla sinistra si pone davanti a noi la sagoma  del Sagro.
Continuiamo a salire assecondando dall'alto il Canal Cerignano, finché si intravede un cava abbandonata; percorriamo una leggera vecchia via di lizza, poi il sentiero si restringe di nuovo e si va a perdere di nuovo nella strada marmifera che da Biforco risale la Val Cerignano.
Percorriamo la marmifera per circa 100 mt. e si approda ad una freschissima fonte che sgorga da blocchi di marmo e da un ravaneto. Siamo in località Cerignano e da qui la vista è allietata dal Contrario e Cavallo. Raggiungiamo poi un grosso masso dove sono indicati i sentieri n° 36 per la Foce della Vettolina e del sentiero 161 per l'ormai prossimo monte Castagnolo. Si risale  naturalmente sul 161vedendo in alto la cresta del monte, curviamo aggirando    ( tenendolo sulla sinistra) le modeste carsiche pareti del Castagnolo e raggiungendo la cresta dove ci dà il benvenuto lo Zucco del Castagnolo  o Rocchetta, un curioso fungo roccioso. lo aggiriamo dobbiamo scendere qualche metro più in basso, lungo una traccia di sentiero inizialmente esposta e in breve raggiungiamo una bella piana erbosa alla cui sinistra troviamo il rudere di Casa Castagnolo (980 mt.), più noto come Cà di Bolan.
Questa zona un tempo era ampiamente coltivata e ancora i terrazzamenti si vedono tra le vegetazione, un'altra attività, però, quì veniva praticata ed era quella dell'estrazione del marmo, infatti poco più in alto notiamo la cava abbandonata della Mandriola.
Quì soffia un fortissimo vento ma è ancora presto e decidiamo, almeno una parte, di salire alla cima della Croce (1057 mt) e poi la vetta maggiore, la Mandriola alta 1106 metri che domina la Foce della Vettolina e si trova quindi a nord della cresta. Per raggiungere queste due cime, che in pratica sono un proseguo della stessa cresta, dobbiamo salire sino alla cresta  rocciosa e spettacolare della Cima della Croce.
La cresta unisce alcuni rilievi che formano un complesso bastione roccioso che ci regala scorci veramente suggestivi. Raggiungiamo la prima cima ad ovest, Cima della Croce, poi ci dirigiamo verso una seconda cima, la Mandriola, in direzione nord-est fino a che non ci troviamo di fronte ad una cresta molto esile, quasi respingente.  Il panorama è veramente straordinario: il Contrario, il Cavallo, di fronte a noi l’enorme mole della Tambura  domina il paesaggio e lo zig-zag della Vandelli che si arrampica faticosamente verso il Passo Tambura ci fa comprendere a quali difficoltà i progettisti dell’epoca siano andati incontro, la Cresta del Sella, verso sud l'Altissimo e verso la costa si scorge il luccichio del mare del golfo della Spezia in parte nascosto dalla sagoma del monte Brugiana, spettacolare è la vista sulla sottostante lizza del Padulello che si arrampica incredibilmente verso il Passo della Focolaccia.
Rimaniamo per un pò ad ammirare tale spettacolo ma il forte vento ci sconsiglia di rimanere oltre e allora riprendiamo la via del ritorno, questa volta ci teniamo più bassi toccando la vecchia cava e le costruzioni de cavatori dove vi sono ancora vecchi macchinari, esempio di archeologia industriale. In breve siamo di nuovo presso casa Castagnolo dove il resto del gruppo ha trovato riparo dal vento a ridosso delle pareti della casa e si accingono a pranzare; ci uniamo a loro e diamo fondo alle cibarie.
La giornata è bella ma il vento soffia molto forte e non cenna a calmarsi e ormai la sosta si è prolungata più del solito e quindi riprendiamo la via del ritorno. Ci dirigiamo verso il monte Castagnolo, lasciamo il sentiero e
si sale verso sud  facilmente sino alla quota 1003 del M. Castagnolo per cresta erbosa. Per raggiungere  la cima principale, una volta raggiunta la quota 1003, bisogna scendere per qualche metro fino ad un marcato intaglio e superare un breve salto di roccia scistosa: data l’esposizione del passaggio, occorre molta attenzione. Scansando alla meglio i roccioni e gli arbusti della cresta, si raggiunge in breve l'ampia vetta della montagna (1013 m).
Anche da quì si ripete lo spettacolare colpo d'occhio e non ancora paghi rimaniamo lì ad ammirare ancora una volta il superbo panorama. poi riscendiamo seguendo una traccia che ci riconduce al sentiero n° 161.
Lasciamo definitivamente la valle di Forno e si raggiungiamo di nuovo il bosco che si innalza ora proveniente dalla valle di Resceto che si vede in basso. Si inizia una discesa formata da lunghe serpentine che si abbassano gradualmente dando l'impressione di procedere quasi sul pari. Ad un primo tornante, il sentiero, verso il mare, esce dal bosco, discende per una cresta erbosa per ritrovare sulla sinistra il tracciato che rientra nel bosco. Ad una seconda uscita dal bosco ci troviamo ad un bivio, segnato, per Forno a destra e Resceto a sinistra.
Giungiamo nella zona denominata " la Bonifica"  dove i terrazzamenti delle coltivazioni sono ancora presenti. Questi furono realizzati in periodo di autarchia dalla dittatura fascista negli anni 1937 e 38 nel tentativo di strappare terreno coltivabile alla montagna. Furono create una trentina di terrazze alle pendici del monte Castagnolo tagliando i castagni. Esse dovevano essere coltivate a frumento ed ortaggi e non mancarono gli alberi da frutto come i ciliegi. In zona era presente anche una fonte detta del “callarolo” presso la quale venne costruita una vasca. La bonifica era destinata agli abitanti di Gronda, Casania, Guadine, Forno e naturalmente Resceto. Dopo la guerra il tentativo velleitario fu naturalmente abbandonato e, per cercare di rimediare alla deturpazione ambientale, se ne aggiunse un’altra cioè la piantumazione di conifere, piante non adatte alla zona. Oggi le terrazze sono state nuovamente occupate dalla vegetazione di alto fusto e da rovi e ginestroni anche se l’impianto delle terrazze rimane ancora ben visibile. ( questa descrizione da http://www.escursioniapuane.com ).
Scendiamo piacevolmente nel bosco, nel quale compaiono anche degli ontani ed alcuni esemplari di conifere, avvicinadoci sempre più al brusio di Resceto (485 mt.).
Non ci resta che tornare a recuperare le auto a Forno e l'escursione termina con una piacevole scoperta di una parte delle Apuane per noi sconosciuta e di una rara bellezza.
Per terminare questa nostra avventura non ci resta che celebrala con un buonissimo gelato alla nostra gelateria preferita.

 


 

 
   

 
   
   
   
   
 

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