U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

                                        27/05/2012 Isola Palmaria (SP)
La Palmaria è un'isola ricca di sentieri e scorci mozzafiato che emerge dal mare nel Golfo di La spezia nel Parco Regionale di Porto Venere, uno dei luoghi più suggestivi e romantici della costa ligure, reso famoso dal borgo marinaro e dalla famosa chiesetta di San Pietro. Si trova all’estremità occidentale del Golfo di La Spezia, di fronte al borgo di Portovenere. Con i suoi 6,5 km quadrati è la più grande dell’arcipelago spezzino, costituito anche dalle isole del Tino e del Tinetto. Il versante settentrionale dell’isola è ricoperto da una folta macchia mediterranea, e da folti boschi di pini e lecci, con un sottobosco di erica arborea. Il versante occidentale è invece dominato dalla falesia, la cui conformazione origina splendidi spettacoli naturali, con superbe scogliere, insenature e grotte. Tra queste, la grotta Azzurra, cui si accede solo con la barca a remi, è certamente la più suggestiva, mentre la Grotta dei Colombi è nota per i ritrovamenti, cui viene fatta risalire la presenza dell’uomo preistorico, quando ancora le tre isole erano unite alla terraferma. L’isola, inoltre, era al centro di un’area di insediamenti monastici che si protrassero fino alle incursioni dei Saraceni, nel XV secolo. Dal 1997 l’isola Palmaria, insieme alle altre isole, Tino e Tinetto, a Portovenere e le Cinque Terre, è stata inserita tra i Patrimoni dell’umanità dell’UNESCO.

                                  


 

ITINERARIO AD ANELLO: Terrizzo (livello mare) attraverso la vetta dell'isola ( 180 mt.)
PARTECIPANTI:  13
DIFFICOLTA’  -  (E) TEMPI DI PERCORRENZA
5 h cammino, compreso le soste, 3h effettivo
SENTIERI PERCORSI : CAI   - A -
 Quota vetta mt 180
dislivello complessivo mt 180

 

 

COME ARRIVARE:
La Spezia si trova al Km 111 da Genova della S.S.1 Aurelia.
In auto:

Autostrada A12 Genova - Rosignano Marittima; per chi proviene da nord-est dalla Parma – La Spezia.
PUNTI D'APPOGGIO:
 Locanda Ristorante LORENA (Terrizzo) - Ristorante del POZZALE (Pozzale) - Bar Gabbiano (Secco)
ACQUA
Non presente sul percorso
PERIODO CONSIGLIATO
Sempre, meglio in  Primavera
Traccia Google Hearth              scarica traccia GPS
 


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Foto escursione

 

 

 

Questa nostra nuova escursione ci porta fuori dalle nostre Apuane e precisamente su un'isola della Liguria nel parco naturale regionale di Porto Venere, nel quale sono comprese le isole della Palmaria, del Tino e del Tinetto. Noi faremo la nostra scarpinata sulla Palmaria.
Al posto di ritrovo, davanti alla nostra sede, ci ritroviamo in tredici e ci dirigiamo, in auto, verso il porto della Spezia. Al nostro arrivo rimaniamo un po' stupiti, visto l'ora mattutina, di veder che la panchina del porto è già gremita di persone. pensare che quando abbiamo pensato quest'escursione avevamo deciso di non effettuarla in estate perché troppo affollata. Avvicinandoci all'imbarcadero apprendiamo che i traghetti per la Palmaria non effettuano la navigazione sino al 9 di giugno: " ma allora cosa ci fa tutta quella gente?"
Chiediamo. Ci viene risposto che oggi sull'isola verrà disputata una manifestazione podistica, non competitiva e a passo libero organizzata dall'Unione Sportiva di Porto Venere. Ci propongono di prenderne parte e visto che è l'unico mezzo per raggiungere l'isola, ci iscriviamo, tutto sommato 8€ andata e ritorno ci vanno bene!
La navigazione da Spezia dura solo 15 minuti e ben presto un'orda di podisti e semplici passeggiatori invadono gioiosamente l'isola. Tutta quella gente però è lontana dai nostri standard e forse ci sembra più una fiera paesana che un'escursione.
Sbarchiamo nella località Terrizzo  e seguendo la scia ci dirigiamo verso sinistra ( con il mare alle spalle) su una strada che ben presto diventa sterrata che risale il versante nord-est e dopo pochi minuti di cammino giungiamo ad un bivio, dove a sinistra conduce
all’ottocentesca fortezza Umberto I e, invece, a destra per Pozzale. Vorremmo andare a vistare la fortezza ma gli organizzatori ci consigliano di seguire il tracciato della corsa in quanto ci potremmo tornare quando avremo chiuso l'anello. Mentre ci inoltriamo all'interno dell'isola ci rendiamo conto di quanto potesse essere stata fortificata e munita di postazioni  d'artiglieria costiera e contraerea . Dopo pochi minuti, infatti, giungiamo ai resti della batteria Albini, in uso durante la II Guerra Mondiale, , da cui si distacca un’altra strada in terra che, circondata da lecci, roverelle e felci, costeggia a mezza costa due calette – Schenello e della Fornace – e che termina in località Rocio (ex postazione fotoelettrica e oggi uno dei più bei terrazzi di tutta la Liguria e da cui si può ammirare l’isola del Tino).
Tralasciamo la deviazione che incontriamo a metà percorso, dove, presso l’ex stazione del telegrafo, un viottolo sulla sinistra scende a punta Mariella. Noi però proseguiamo costeggiando la casa sulla destra, per poi affrontare una breve salita che termina davanti a un’ex postazione contraerea, dove converge, da destra un'altra mulattiera che tralasciamo.
Ci troviamo avvolti da una macchia rigogliosissima, in cui spiccano esemplari di cisto, mirto, timo, cineraria, corbezzolo, erica, ginestra e valeriana. Continuiamo su un bel falsopiano, che taglia terrazze a olivo e sostenute da muretti a secco, con l’isola del Tino bene in vista, fino a un altro bivio.

 
A sinistra scendiamo così alla spiaggia del Pozzale.
 La Spiaggia del Pozzale si trova sul lato occidentale dell'isola, si tratta di una bellissima spiaggia ciottolosa dalle pietre ben levigate, circondata da un magnifico scenario naturale, con scogliere e colli ricoperti di pinetine a pino d'Aleppo e mirti, lecci, lentischi, cisti e ginestre. Questo intorno naturalistico incontaminato e selvaggio è disturbato unicamente dalla presenza di un stabilimento militare e di un piccolo bar-ristorante. Il mare è bellissimo, turchese, cristallino, trasparente e con fondali sassosi. Viene voglia di fare un tuffo!!
Proseguendo dalla spiaggia, ci portiamo verso la punta meridionale dell'isola dove c'erano le cave di portoro.
L’isola ospitava un tempo le cave di questo  marmo nero con venature giallo-oro, vecchio di quasi 200 milioni di anni e molto pregiato; infatti è collocato
al terzo posto nella categoria dei marmi. Il colore nero è dato dall’abbondante presenza di sostanza organica; le striature dorate sono invece dovute a un parziale processo di dolomitizzazione che ha distrutto, ossidandola, la sostanza organica.
L’attività estrattiva del portoro risale all’epoca romana; questo marmo venne poi riscoperto nel XVI secolo dallo scultore genovese Domenico Casella, che ottenne dal senato di Genova la concessione per lo sfruttamento della roccia.
L'ultima cava ad essere chiusa è stata quella della Caletta, situata di fronte al Tino, in seguito all'azione dell'Amministrazione Comunale, preoccupata per lo scempio di quella parte dell'isola è stata emessa un'ordinanza di chiusura 1982-83. Dopo aver scuriosato tra i resti dei quello che erano le attrezzature delle cave si riprende il cammino. Una breve sosta per tirare il fiato, quindi riprendiamo a salire, tra le grida dei gabbiani reali, che qui hanno il loro regno.
S
i intraprende la salita, in direzione " Semaforo" attraverso la parte più selvaggia e brulla del sentiero che conduce alla sommità della Palmaria a quota 186 m s.l.m.. Tale percorso offre scorci panoramici di notevole bellezza sulla vastità del mare aperto e sulle falesie, regno incontrastato del fiordaliso di Porto Venere, specie esclusiva dell’Area Protetta.
 È un’ascesa faticosa, su un sentiero aspro e brullo, ma che ci ripaga appena ci fermiamo a osservare a ritroso il mare e le falesie di cala Grande.
 La salita, dopo aver chiuso l’anello, continua fino al Semaforo (200 m), dove incrociamo sia la strada asfaltata che sale dal Terrizzo  e un'altro sentiero nominato - C-
La Batteria semaforo, è un'altra postazione militare, situata nella sommità dell’isola e per questo detta anche“Batteria alta”, è stata costruita come difesa e controllo dell’entrata del golfo. La Marina Militare l’ha dotata di una stazione semaforica per controllare il traffico navale, sia militare che civile (non esisteva la radio) e per rilevare lo stato del mare e del tempo. Smantellata nel 1962, per concessione al Comune di Porto Venere, oggi la Batteria, restaurata, è diventata un Centro di educazione ambientale (CEA).
Qui vi è anche un'altra fortificazione che è il
Forte Cavour 
Il Forte Cavour, o Forte Palmaria, è stato costruito nelle vicinanze della Batteria semaforica per controllare il mare aperto, il Tino e la parte interna del golfo. Progettato prima da Napoleone e in seguito dal governo piemontese, venne realizzato su un solo piano invece che su due, come era stato progettato: aveva il compito di colpire i ponti delle navi nemiche. Caratteristica la copertura, costituita da un forte spessore di calcestruzzo (“copertura a prova di bomba”), dal sovrastante strato di terra vegetale e dal manto di copertura in tegole per la raccolta dell’acqua piovana. Delle tre fortificazioni è quella che versa in più evidente stato di degrado.
Il percorso ci porta dentro il
Centro di educazione ambientale dove l'organizzazione della corsa ha organizzato un primo ristoro e ci vengono fornite banane, pane e nutella, tè,  il tutto ben accettato!
Prima di riprendere il cammino saliamo una scalinata all'interno del cortile del centro e ci porta su una terrazza naturale dove vi erano numerose postazioni d'artiglieria e posti di guardia e una vista sul mare aperto e sulla costa di Porto Venere da mozzafiato, si dice che da quassù si possa veder anche il Monviso, oggi noi non siamo stati così fortunati! Ci dicono anche che sempre dalle falesie sottostanti spesso si avvistano falchi, ma neanche questi abbiamo visto. Il percorso della corsa proseguirebbe sulla destra per una
breve scalinata che porta sulla strada asfaltata ma noi preferiamo continuare per sentiero segnato CAI, gli organizzatori ci consigliano prudenza in quanto da qui il sentiero diventa molto ripido.
Prendiamo quindi a sinistra, dove dopo due tornanti ci avventuriamo in un canalone in discesa che conduce alla punta di ponente dell’Isola, il sentiero non è pericoloso ma per la pendenza e il terreno scivoloso sono state allestite delle corde fisse per sicurezza.
 Continuiamo tra corbezzoli, ampelodesme
(nome comune per una pianta perenne della famiglia delle Graminacee, che vive su terreni aridi e sabbiosi, spesso in associazioni pure (dette ampelodesmeti), tipiche rappresentanti della prateria mediterranea - la sua classificazione scientifica è Ampelodesmos mauritanicus), ginestre, euforbie, lecci, pini marittimi e d’Aleppo, da questo sentiero si hanno delle viste spettacolari di molte calette e vertiginose falesie dove avvistiamo nidi di gabbiani con i piccoli nati da pochi giorni. Dopo una curva davanti a noi si apre il panorama di Punta dell'Arpia dove si eleva la chiesetta di San Pietro di Porto Venere e con questa bella vista su tutto il paese decidiamo che qui gusteremo il nostro pranzo.
Dopo aver pranzato riprendiamo il cammino scendendo sino alle alle bianche rocce di Punta Carlo Alberto e arrivati a livello del mare un semplice percorso tra spiaggia e sentiero, profumi di mare e carezze di vento, sciabordio di onde e stridio di gabbiani, dopo aver lambito uno stabilimento balneare  , poi la storica villa San Giovanni ci conduce alla località di partenza a Terrizzo.
L'escursione sarebbe terminata ma la corsa si conclude alla Fortezza del Mare o Forte Umberto I°
,
E allora proseguiamo riprendendo la via già percorsa alla partenza ma questa volta giunti al bivio prendiamo sulla destra e dopo poche decine di metri giungiamo alla fortezza,
un capolavoro di architettura militare,  fu concepito come opera di difesa interna e per questo vi fu installata una cupola destinata a ospitare due cannoni e una torre girevole; l’energia motrice per la manovra della cupola e dei cannoni era fornita da un grosso impianto a vapore. Come “batteria bassa” doveva battere le fiancate delle navi nemiche con proiettili dotati di un’alta velocità iniziale e di una forte penetrazione. Negli anni ’50 il Forte venne trasformato in carcere militare; quindi, dopo un breve periodo, venne abbandonato a se stesso. E’ stato infine acquistato dalla provincia della Spezia per diventare museo del mare.
All'ingresso veniamo ripresi da una persona dell'organizzazione che ci fa notare che siamo arrivati troppo tardi: " ma noi non siamo venuti per correre, volevamo fare una bella escursione ed escursione abbiamo fatto!"
Comunque al ristoro ci sono ancora panini con mortadella, crostini con pesto e con le acciughe, focaccia e dolce con uva passa e una bella birra ghiacciata non la vuoi bere? 
purtroppo non è stato possibile visitare l'interno perché le visite sono a numero chiuso e avremmo dovuto aspettare troppo il nostro turno, quindi ci avventuriamo su per una scalinata sino a giungere su una terrazza con vista sul mare e sulla sinistra lo scoglio con la torre Scola, fortificazione costruita dai Genovesi nel 1606.
Con un'altra scala ci portiamo sul tetto della fortezza disseminato di lucernai che danno luce alle gallerie all'interno della fortificazione, sotto le piramidi di vetro, poste a protezione delle bocche di illuminazione hanno nidificato i gabbiani e appena ci avviciniamo sembra di essere sul set del film di
Alfred Hitchcock
 " Uccelli"
in cui stormi di uccelli attaccano gli essere umani; qui sono i gabbiani che compiono delle minacciose picchiate sulle nostre teste per allontanarci dai nidi. Non vogliamo disturbarli e quindi ce ne andiamo e pian paino ci riportiamo alla panchina dl molo di Terrizzo dove aspettiamo il traghetto che ci riporterà a Spezia.
E anche questa è andata, è stata una bellissima escursione che molti di noi non avevano mai fatto e quindi è stata una bella sorpresa conoscere anche questo angolo di Paradiso che abbiamo a pochi chilometri da casa.
Naturalmente una splendida escursione la si può definire così solo concludendola davanti ad un magnifico mega gelato.

 



 
 

 

 

 

 


 

 

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