
Clicca per ingrandire
Clicca per altimetria
Foto
escursione

|
Questa nostra nuova escursione ci porta fuori dalle nostre
Apuane e precisamente su un'isola della Liguria
nel parco naturale
regionale di Porto Venere,
nel quale sono comprese le isole della Palmaria, del
Tino e del Tinetto. Noi faremo la nostra scarpinata
sulla Palmaria.
Al posto di ritrovo, davanti
alla nostra sede, ci ritroviamo in tredici e ci dirigiamo, in
auto, verso il porto della Spezia. Al nostro arrivo rimaniamo un
po' stupiti, visto l'ora mattutina, di veder che la panchina del
porto è già gremita di persone. pensare che quando abbiamo
pensato quest'escursione avevamo deciso di non effettuarla in
estate perché troppo affollata. Avvicinandoci all'imbarcadero
apprendiamo che i traghetti per la Palmaria non effettuano la
navigazione
sino al 9 di giugno: " ma allora cosa ci fa tutta quella gente?"
Chiediamo. Ci viene risposto che oggi sull'isola verrà disputata
una manifestazione podistica, non competitiva e a passo libero
organizzata dall'Unione Sportiva di Porto Venere. Ci propongono
di prenderne parte e visto che è l'unico mezzo per raggiungere
l'isola, ci iscriviamo, tutto sommato 8€ andata e ritorno ci
vanno bene!
La navigazione da Spezia dura solo 15 minuti e ben presto
un'orda di podisti e semplici passeggiatori invadono
gioiosamente l'isola. Tutta quella gente però è lontana dai
nostri standard e forse ci sembra più una fiera paesana che
un'escursione.
Sbarchiamo nella località Terrizzo e seguendo la
scia ci dirigiamo verso sinistra ( con il mare alle spalle) su
una strada che ben presto diventa sterrata che risale il
versante nord-est e dopo pochi minuti di cammino giungiamo ad un
bivio, dove a sinistra conduce
all’ottocentesca
fortezza Umberto I e, invece, a destra per Pozzale. Vorremmo
andare a vistare la fortezza ma gli organizzatori ci consigliano
di seguire il tracciato della corsa in quanto ci potremmo
tornare quando avremo chiuso l'anello. Mentre ci inoltriamo
all'interno dell'isola ci rendiamo conto di quanto potesse
essere stata fortificata e munita di postazioni d'artiglieria
costiera e contraerea
. Dopo pochi minuti,
infatti, giungiamo ai resti della batteria Albini,
in uso durante la II Guerra Mondiale, , da cui si distacca
un’altra strada in terra che, circondata da lecci, roverelle e
felci, costeggia a mezza costa due calette – Schenello e della
Fornace – e che termina in località Rocio (ex postazione
fotoelettrica e oggi uno dei più bei terrazzi di tutta la
Liguria e da cui si può ammirare l’isola del Tino).
Tralasciamo la deviazione che incontriamo a metà percorso, dove,
presso l’ex stazione del telegrafo, un viottolo sulla sinistra
scende a punta Mariella. Noi però proseguiamo costeggiando la
casa sulla destra, per poi affrontare una breve salita che
termina davanti a un’ex postazione contraerea, dove converge, da
destra un'altra mulattiera che tralasciamo.
Ci troviamo avvolti da una macchia rigogliosissima, in cui
spiccano esemplari di cisto, mirto, timo, cineraria, corbezzolo,
erica, ginestra e valeriana. Continuiamo su un bel falsopiano,
che taglia terrazze a olivo e sostenute da muretti a secco, con
l’isola del Tino bene in vista, fino a un altro bivio.
A sinistra scendiamo così alla
spiaggia del Pozzale.
La
Spiaggia del Pozzale si trova sul lato occidentale
dell'isola, si tratta di una
bellissima spiaggia ciottolosa dalle pietre ben
levigate, circondata da un magnifico scenario naturale,
con scogliere e colli ricoperti di pinetine a pino
d'Aleppo e mirti, lecci, lentischi, cisti e ginestre. Questo
intorno naturalistico incontaminato e selvaggio è disturbato
unicamente dalla presenza di un stabilimento militare e di un
piccolo bar-ristorante. Il mare è bellissimo, turchese,
cristallino, trasparente e con fondali sassosi. Viene voglia di
fare un tuffo!!
Proseguendo dalla spiaggia, ci portiamo verso la punta
meridionale dell'isola dove c'erano le cave di portoro.
L’isola ospitava
un tempo le cave di questo marmo nero con venature
giallo-oro, vecchio di quasi 200 milioni di anni e molto
pregiato; infatti è collocato al terzo posto
nella categoria dei marmi. Il colore nero è dato
dall’abbondante presenza di sostanza organica; le
striature dorate sono invece dovute a un parziale
processo di dolomitizzazione che ha distrutto,
ossidandola, la sostanza organica.
L’attività estrattiva del portoro risale all’epoca
romana; questo marmo venne poi riscoperto nel XVI secolo
dallo scultore genovese Domenico Casella, che ottenne
dal senato di Genova la concessione per lo sfruttamento
della roccia.
L'ultima cava ad essere chiusa è stata quella della Caletta,
situata di fronte al Tino, in seguito all'azione
dell'Amministrazione Comunale, preoccupata per lo scempio di
quella parte dell'isola è stata emessa un'ordinanza di chiusura
1982-83. Dopo aver scuriosato tra i resti dei quello che erano
le attrezzature delle cave si riprende il cammino.
Una
breve sosta per tirare il fiato, quindi riprendiamo a salire,
tra le grida dei gabbiani reali, che qui hanno il loro regno.
Si
intraprende la salita, in direzione " Semaforo" attraverso la
parte più selvaggia e brulla del sentiero che conduce alla
sommità della Palmaria a
quota 186 m s.l.m.. Tale percorso offre scorci panoramici di
notevole bellezza sulla vastità del mare aperto e sulle falesie,
regno incontrastato del fiordaliso di Porto Venere, specie
esclusiva dell’Area Protetta.
È un’ascesa faticosa, su un sentiero aspro e brullo, ma che ci ripaga
appena ci fermiamo a osservare a ritroso il mare e le falesie di
cala Grande.
La salita, dopo aver chiuso l’anello, continua fino al Semaforo (200 m),
dove incrociamo sia la strada asfaltata che sale dal Terrizzo
e un'altro sentiero nominato - C-
La Batteria semaforo, è un'altra postazione militare, situata
nella sommità dell’isola e per questo detta anche“Batteria
alta”, è stata costruita come difesa e controllo dell’entrata
del golfo. La Marina Militare l’ha dotata di una stazione
semaforica per controllare il traffico navale, sia militare che
civile (non esisteva la radio) e per rilevare lo stato del mare
e del tempo. Smantellata nel 1962, per concessione al Comune di
Porto Venere, oggi la Batteria, restaurata, è diventata un
Centro di educazione ambientale (CEA).
Qui vi è anche un'altra fortificazione che è il Forte Cavour
Il Forte Cavour, o Forte Palmaria, è stato costruito nelle
vicinanze della Batteria semaforica per controllare il mare
aperto, il Tino e la parte interna del golfo. Progettato prima
da Napoleone e in seguito dal governo piemontese, venne
realizzato su un solo piano invece che su due, come era stato
progettato: aveva il compito di colpire i ponti delle navi
nemiche. Caratteristica la copertura, costituita da un forte
spessore di calcestruzzo (“copertura a prova di bomba”), dal
sovrastante strato di terra vegetale e dal manto di copertura in
tegole per la raccolta dell’acqua piovana. Delle tre
fortificazioni è quella che versa in più evidente stato di
degrado.
Il percorso ci porta dentro il
Centro di educazione ambientale dove l'organizzazione della
corsa ha organizzato un primo ristoro e ci vengono fornite
banane, pane e nutella, tè, il tutto ben accettato!
Prima di riprendere il cammino saliamo una scalinata all'interno
del cortile del centro e ci porta su una terrazza naturale dove
vi erano numerose postazioni d'artiglieria e posti di guardia e
una vista sul mare aperto e sulla costa di Porto Venere da
mozzafiato, si dice che da quassù si possa veder anche il
Monviso, oggi noi non siamo stati così fortunati! Ci dicono
anche che sempre dalle falesie sottostanti spesso si avvistano
falchi, ma neanche questi abbiamo visto. Il percorso della corsa
proseguirebbe sulla destra per una
breve scalinata che porta sulla
strada asfaltata ma noi preferiamo continuare per sentiero
segnato CAI, gli organizzatori ci consigliano prudenza in quanto
da qui il sentiero diventa molto ripido.
Prendiamo quindi a sinistra, dove dopo due tornanti ci
avventuriamo in un canalone in discesa
che conduce alla punta di ponente dell’Isola,
il sentiero non è pericoloso ma per la pendenza e il terreno
scivoloso sono state allestite delle corde fisse per sicurezza.
Continuiamo tra corbezzoli, ampelodesme
(nome comune per una pianta perenne della famiglia delle
Graminacee, che vive su terreni aridi e sabbiosi, spesso in
associazioni pure (dette ampelodesmeti), tipiche rappresentanti
della prateria mediterranea - la sua classificazione scientifica
è Ampelodesmos mauritanicus), ginestre, euforbie, lecci, pini marittimi e
d’Aleppo, da questo sentiero si hanno delle viste
spettacolari di molte calette e vertiginose falesie dove
avvistiamo nidi di gabbiani con i piccoli nati da pochi giorni.
Dopo una curva davanti a noi si apre il panorama di Punta
dell'Arpia dove si eleva la chiesetta di San Pietro di Porto
Venere e con questa bella vista su tutto il paese decidiamo che
qui gusteremo il nostro pranzo.
Dopo aver pranzato riprendiamo il cammino scendendo sino alle
alle bianche rocce di Punta Carlo Alberto e arrivati a livello
del mare un semplice percorso tra spiaggia e sentiero, profumi
di mare e carezze di vento, sciabordio di onde e stridio di
gabbiani, dopo aver lambito uno stabilimento balneare ,
poi la storica villa San Giovanni ci conduce alla località di
partenza a Terrizzo.
L'escursione sarebbe terminata ma la corsa si conclude alla
Fortezza del Mare o Forte Umberto I°,
E allora proseguiamo riprendendo la via già percorsa alla
partenza ma questa volta giunti al bivio prendiamo sulla destra
e dopo poche decine di metri giungiamo alla fortezza,
un
capolavoro di architettura militare, fu concepito come opera di
difesa interna e per questo vi fu installata una cupola destinata a ospitare due cannoni e una torre girevole; l’energia motrice
per la manovra della cupola e dei cannoni era
fornita da un grosso impianto a vapore. Come “batteria
bassa” doveva battere le fiancate delle navi nemiche
con proiettili dotati di un’alta velocità iniziale e
di una forte penetrazione. Negli anni ’50 il Forte
venne trasformato in carcere militare; quindi, dopo un breve periodo, venne abbandonato a se stesso. E’ stato infine acquistato dalla
provincia della Spezia per
diventare museo del mare.
All'ingresso veniamo ripresi da una persona dell'organizzazione
che ci fa notare che siamo arrivati troppo tardi: " ma noi non
siamo venuti per correre, volevamo fare una bella escursione ed
escursione abbiamo fatto!"
Comunque al ristoro ci sono ancora panini con mortadella,
crostini con pesto e con le acciughe, focaccia e dolce con uva
passa e una bella birra ghiacciata non la vuoi bere?
purtroppo non è stato possibile visitare l'interno perché le
visite sono a numero chiuso e avremmo dovuto aspettare troppo il
nostro turno, quindi ci avventuriamo su per una scalinata sino a
giungere su una terrazza con vista sul mare e sulla sinistra lo
scoglio con la torre Scola, fortificazione costruita dai
Genovesi nel 1606.
Con un'altra scala ci portiamo sul tetto della fortezza
disseminato di lucernai che danno luce alle gallerie all'interno
della fortificazione, sotto le piramidi di vetro, poste a
protezione delle bocche di illuminazione hanno nidificato i
gabbiani e appena ci avviciniamo sembra di essere sul set del
film di Alfred Hitchcock
" Uccelli" in cui stormi di
uccelli attaccano gli essere
umani; qui sono i gabbiani che compiono delle minacciose
picchiate sulle nostre teste per allontanarci dai nidi. Non
vogliamo disturbarli e quindi ce ne andiamo e pian paino ci
riportiamo alla panchina dl molo di Terrizzo dove aspettiamo il
traghetto che ci riporterà a Spezia.
E anche questa è andata, è stata una bellissima escursione che
molti di noi non avevano mai fatto e quindi è stata una bella
sorpresa conoscere anche questo angolo di Paradiso che abbiamo a
pochi chilometri da casa.
Naturalmente una splendida escursione la si può definire così
solo concludendola davanti ad un magnifico mega gelato.
|