U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

01/07/2012 Monte Sella da Resceto


 

 


 

COME ARRIVARE:
Da Massa si segue via Bassa Tambura in direzione Forno, a 4 Km si incontra Canevara a 6,5 Km a sinistra la strada si dirige a Forno, si continua invece per il ramo di destra, si superano le Guadine e Gronda e si continua la strada che finisce a Resceto (11,5 km) nella piazzetta del paese (mantenersi sempre a sinistra).. - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO: Resceto(mt. 485) – Canale dei Piastriccioni – Ponte del Pisciarotto – loc. All’Acqua - Canale della Neve – Focola del Vento – Cava Bagnoli – Monte Sella (mt. 1739)
PARTECIPANTI:  3


 

 

DIFFICOLTA’  -  (EEA)

 
TEMPI DI PERCORRENZA
6,30 h cammino
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :
165 CAI Resceto – Canale dei Piastriccioni – Ponte del Pisciarotto – loc. All’Acqua – La Selvarella – Cave Gruzze – Focetta dell’Acqua Fredda
 160
Loc. All’Acqua (innesto sent.165) – Canale della Neve – Focola del Vento – Cava Bagnoli – Monte Sella
 

 

   
 
ACQUA
al paese di Resceto e fonte al bivio 164-165
 
PUNTI D'APPOGGIO
Resceto
 

PERIODO CONSIGLIATO: Da Aprile a ottobre
Sconsigliato in caso di ghiaccio, neve  o di scarsa visibilità
 

 

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Elevazione


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione

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Siamo alla nona escursione dell'anno ed è programmata la salita al monte Sella partendo dal paese di Resceto.
Appuntamento, come consueto, davanti alla sede a Ripa. La partenza è prevista per le ore 07,30 ma alle 7,45 ci ritroviamo sol in tre e tra l'altro uno è socio UOEI ma della sezione di Pietrasanta.
E' comprensibile, che molti, data la forte canicola che persiste da diversi giorni abbiano deciso, magari, di passare una giornata al mare.
Comunque partiamo,  fà già molto caldo, e raggiungiamo il paese di Resceto.
Resceto sorge in un luogo d’orrida bellezza, dominato com’è dalla gigantesca mole del M.Tambura (m.1890) e della Cresta di Sella. Da questo paese parte la lunga traversata della Via Vandelli, strada costruita nel Settecento dall’Abate Domenico Vandelli, ingegnere del Duca di Modena Francesco III d’Este. La strada serviva per collegare Modena con Massa, visto che nel 1741 si erano sposati per motivi politici Ercole Rinaldo d’Este, erede del Duca di Modena, e Maria Teresa figlia del Duca di Massa Cybo-Malaspina.

Percorrendo la strada che porta al paese la strada termina in una piazzetta dove possiamo parcheggiare l'auto.
Entriamo nel borgo, passiamo davanti alla chiesetta e scendiamo al fondo del paese, davanti a noi si apre il Canale dei Piastriccioni.
Da tempo c'è una diatriba sul nome di questo canale,  alcuni sostengono che le cartine IGM ed alcune guide usino il nome Canale dei Piastriccioni per questo canale, mentre il realtà scorre più a sud e quindi questo sarebbe il canale dei Vernacchi. Noi lo abbiamo sempre chiamato dei  Piastriccioni e continueremo a definirlo tale, inoltre un'anziana signora del luogo vedendoci passare ci ha chiesto se eravamo diretti lì confermandoci tale toponomastica.
Scendiamo nel fondo del canale e lo attraversiamo prendendo il sentiero n° 165. Continuiamo il cammino sulla sinistra orografica del canale.
Oltrepassiamo delle stalle per le pecore, l'odore è molto forte e allunghiamo il passo per non sentire la nauseabonda puzza.
Poi troviamo una costruzione per la captazione dell'acqua (585m), dove c'è anche una fontana, in definitiva l'unica presa decente d'acqua oltre alla fontana nella piazzetta del parcheggio.
da qui si gira, salendo alcuni scalini, sulla destra, davanti a noi la bastionata del Sella e da qui il dislivello è evidente e la cima sembra irraggiungibile.
Il silenzio è surreale, notiamo molte vie di lizza che s’intersecano nel canale, muti testimoni di un mondo ormai scomparso.
Il sentiero corre ora su una via di lizza ed il pensiero non può non andare a quei lizzatori, che mettendo quotidianamente a repentaglio la propria vita, facevano scendere cariche di marmo da diverse tonnellate lungo queste impervie vie ( Per un approfondimento sulle vie di lizza si consiglia il volume “Le strade dimenticate” di F.Bradley-E.Medda).
Continuiamo il cammino e alcuni alberi ci danno un po' di frescura, ma continua a non soffiare un alito di vento, camminando, a tratti, su quello che resta della via di lizza giungiamo ad una costruzione imponente, il ponte del Pisciarotto, ponte che permetteva di superare un canale. Questa lizza era quella che giungeva dalle cave Cruzze situate sotto la vetta dell’Alto di Sella. E' alto almeno una ventina di metri e sono rimaste solo le traversine di ferro e quindi non percorribile, quindi il sentiero scende nel canale per poi risalire ripidamente seguendo la lizza tra sfasciumi, dopo poche curve giungiamo nelle vicinanze di una casetta, probabilmente di servizio, numerose lungo le vie di lizza.
Qui siamo su sentiero, usato dai cavatori, con un tratto scalinato, infatti è molto ripido.
Percorrendo il crinale camminiamo quando sulla lizza, quando su sentiero.
Per un breve tratto il sentiero prosegue pianeggiante e ci troviamo di fronte ad un enorme masso, dove, troviamo le indicazioni del bivio,
a sinistra ha inizio il segnavia 164 che conduce ai Campaniletti e quindi al rif. Conti, a destra  il 160/165.
Veramente si tratta di aggirare il masso e ci si trova comunque sempre su tutti e tre i sentieri.
Prendendo sulla destra troviamo una sorgente che sgorga dalla roccia dentro una piccola grotta, località all'Acqua, è freschissima ma scorre sul terreno e non è molto agibile da raccogliere.
Noi prendiamo sulla destra e per poco non ci sbagliamo prendendo per il 164, infatti dopo pochi metri dalla sorgente, sulla destra, c'è il bivio per il 160/165, il fatto è che non è ben segnalato, o meglio è segnato ma sopra le nostre teste e per questo non molto visibile.
Questo tratto è chiamato canale della Neve, in breve giungiamo ad un'altro bivio tra il 165 per le cave Cruzze e il 160 per il monte Sella.
Prendiamo sulla destra cominciando a salire assai decisamente in numerosi zig zag
tra rari alberi ed erba, c’è anche una discreta fioritura di Aquilegia di Bertoloni. Abbiamo sulla destra un orrido canalone sovrastato da una catena rocciosa che ci accompagnerà fino in alto, in questo canale scendeva a precipizio un ramo di via di lizza che proveniva dalla cava Bagnoli per collegarsi in basso con quella che proviene dalle cave Gruzze.
La salita è molto ripida e a complicare le cose il terreno non è stabile tra sfasciumi e paleo, che da una parte ci aiuta potendoci aggrappare e dall'altra rende il terreno scivoloso, quello che c'è di buono che all'interno del canale siamo sempre all'ombra e nel tratto più alto vi sono alcuni alberi e ancora più su un piccolo bosco.
 Giungiamo nella parte sommitale del canale e  il panorama si apre sul mare, sul Sella, sull’Altissimo, sul Sagro fino al Cavallo.
Quì c'è anche il bivio che scende nel fosso del Chiasso andando verso la monorotaia Denham, unico esempio di via di lizza meccanica  ( http://www.escursioniapuane.com/SDF/MonorotaiaDenham.html  )
Noi giriamo sulla sinistra seguendo la linea di cresta, dopo alcune risvolte il segnavia ricalca quello di una lizza proveniente da Renara. Ben visibile in questo punto ci appare l’incredibile tracciato della lizza della monorotaia. Arriviamo quindi alla Focola del Vento (m.1358), dove è presente una vecchia centralina che serviva per portare l’elettricità alla Cava Bagnoli; ben visibile è anche la parte finale e  ripidissima lizza delle cave Cruzze e più in basso il bosco della Selvarella.
Oltrepassiamo la Focola del Vento ed iniziamo a salire decisamente i prati sommitali del Sella.
Il sole picchia forte e l'anticiclone "Caronte" traghetta sino a noi tutta la calura promessa, continuiamo a salire su sentiero molto ripido che si snoda tra roccette e l'onnipresente paleo.
Giungiamo, poi, alla cava Bagnoli, ormai abbandonata, dove vi  è ancora la " carica " sulla slitta   pronta per essere trasportata a valle aspettando, invano, che arrivi la squadra di lizzatori che la porti a valle; sopra di noi la cresta del Sella.
Ormai la vetta è vicina e seguendo sempre i segni bianco rossi attraverso un ripido pendio erboso la raggiungiamo in pochi minuti. 
La fatica fatta per giungere sin quassù è ripagata dal magnifico panorama che si apre sulle Apuane settentrionali
: dalla vicina Tambura e in successione il Sagro, il Grondilice, il Contrario, il Passo della Focolaccia ed il Cavallo. Ad est il panorama si apre sull’Appennino, mentre a sud il Sumbra, il Fiocca, le Panie e l’Altissimo dominano il paesaggio. Visibili anche l’Eremo di San Viano, proprio sotto il Roccandagia, il lago di Vagli, la Valle Arnetola, il paese di Careggine e a ovest il litorale con le sue spiagge che oggi si saranno trasformate in un carnaio.
Il bello di essere in pochi è che riusciamo anche a rimanere in silenzio a contemplare tanta bellezza e ci leviamo anche il gusto di soffermarci un pò più a lungo, infatti non ci stanchiamo mai di ammirare questi panorami.
Dopo la sosta prolungata, a malincuore, riprendiamo il cammino e ridiscendiamo dalla stessa via già percorsa.
La discesa si presenta più complicata che la salita in quanto dobbiamo fare attenzione per la forte ripidità, i molti sfasciumi e il paleo che sembra cosparso d'olio tanto è scivoloso.
Raggiungiamo la Focola del Vento e vicino ad un rudere di casa vi è un bel albero di faggio che ci procura ombra per gustarci il nostro pasto.
Poi riprendiamo la via del ritorno e ripercorrendo la via già fatta ci godiamo anche degli splendidi scorci, infatti al mattino la maggior parte del cammino lo abbiamo fatto a testa bassa mentre in discesa lo sguardo si apre su tutta la zona.
Giungiamo alla sorgente alla località L'acqua e ci rinfreschiamo togliendoci un pò di polvere e sudore dalla faccia, poi al ponte del Pisciarotto e quì decidiamo di fare una piccolissima deviazione entrando nell'alveo del canale incuriositi dalla gola che si intravede, percorsi pochi metri tra detriti ci troviamo sotto un enorme masso, caduto chi sà quando e da dove,  che si è incastrato tra le pareti e nel greto diverse piccole marmitte scavate nel marmo.
Ci ripromettiamo di tornare a esplorare questa sorta di canyon e riprendiamo la via del ritorno.
Ormai scorgiamo le prime case di Resceto e infatti in breve siamo nella piazzetta dove abbiamo lasciato l'auto.

Splendida e caldissima escursione effettuata su territorio aspro e selvaggio, carico di storia e naturalmente non possiamo pensare a tutti quelle persone che per poter mantenere una famiglia facevano l'unico mestiere che il posto offriva, qui abbondano solo le cave di marmo e da ogni cava partiva una lizza e su ogni via di lizza nel passato sono scivolate tante «slitte di marmo», ed ogni discesa rappresentava per la “compagnia di lizzatori”, l’equipaggio che accompagnava il marmo nella sua discesa, un viaggio ai confini del coraggio, della forza, del rischio, e anche dell’intelligenza dell’uomo.
Prima di «prendere» la «slitta», cioè di iniziare la discesa, la compagnia di lizza rivolgeva una preghiera a S. Antonio suo protettore: ogni viaggio poteva essere senza ritorno.

Da parte nostra terminiamo l'escursione sorbendoci un bel gelato e con questo caldo ci vuole proprio.

 

 

Immagini d'epoca tratte dal sito www.versilia.toscana.it

   



       

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