Foto
escursione

Commenta l'Escursione |
Siamo alla nona escursione dell'anno ed è programmata la salita
al monte Sella partendo dal paese di Resceto.
Appuntamento, come consueto, davanti alla sede a Ripa. La
partenza è prevista per le ore 07,30 ma alle 7,45 ci ritroviamo
sol in tre e tra l'altro uno è socio UOEI ma della sezione di
Pietrasanta.
E' comprensibile, che molti, data la forte canicola che persiste
da diversi giorni abbiano deciso, magari, di passare una
giornata al mare.
Comunque partiamo, fà già molto caldo, e raggiungiamo il paese
di Resceto.
Resceto sorge in un luogo d’orrida bellezza, dominato com’è
dalla gigantesca mole del M.Tambura (m.1890) e della Cresta di
Sella. Da questo paese parte la lunga traversata della Via
Vandelli, strada costruita nel Settecento dall’Abate Domenico
Vandelli, ingegnere del Duca di Modena Francesco III d’Este. La
strada serviva per collegare Modena con Massa, visto che nel
1741 si erano sposati per motivi politici Ercole Rinaldo d’Este,
erede del Duca di Modena, e Maria Teresa figlia del Duca di
Massa Cybo-Malaspina.
Percorrendo la strada che porta al paese la strada termina in
una piazzetta dove possiamo parcheggiare l'auto.
Entriamo nel borgo, passiamo davanti alla chiesetta e scendiamo
al fondo del paese, davanti a noi si apre il Canale dei
Piastriccioni.
Da tempo c'è una diatriba sul nome di questo canale,
alcuni sostengono che le cartine IGM ed alcune guide usino il nome Canale dei Piastriccioni
per questo canale, mentre il realtà scorre
più a sud e quindi questo sarebbe il canale dei Vernacchi. Noi
lo abbiamo sempre chiamato dei Piastriccioni e
continueremo a definirlo tale, inoltre un'anziana signora del
luogo vedendoci passare ci ha chiesto se eravamo diretti lì
confermandoci tale toponomastica.
Scendiamo nel fondo del canale e lo attraversiamo prendendo il
sentiero n° 165. Continuiamo il cammino sulla sinistra
orografica del canale.
Oltrepassiamo delle stalle per le pecore, l'odore è molto forte
e allunghiamo il passo per non sentire la nauseabonda puzza.
Poi troviamo una costruzione per la captazione dell'acqua
(585m), dove c'è anche una fontana, in definitiva l'unica presa
decente d'acqua oltre alla fontana nella piazzetta del
parcheggio.
da qui si gira, salendo alcuni scalini, sulla destra,
davanti a noi la bastionata del Sella e da qui il dislivello è
evidente e la cima sembra irraggiungibile.
Il silenzio è surreale, notiamo molte vie di lizza che
s’intersecano nel canale, muti testimoni di un mondo ormai
scomparso.
Il sentiero corre ora su una via di lizza ed il
pensiero non può non andare a quei lizzatori, che mettendo
quotidianamente a repentaglio la propria vita, facevano scendere
cariche di marmo da diverse tonnellate lungo queste impervie vie
( Per un approfondimento sulle vie di lizza si consiglia il
volume “Le strade dimenticate” di F.Bradley-E.Medda).
Continuiamo il cammino e alcuni alberi ci danno un po' di
frescura, ma continua a non soffiare un alito di vento,
camminando, a tratti, su quello che resta della via di lizza
giungiamo ad una costruzione imponente, il ponte del Pisciarotto,
ponte che permetteva di superare un canale. Questa lizza era
quella che giungeva dalle cave Cruzze situate sotto la vetta
dell’Alto di Sella. E' alto almeno una ventina di metri e sono
rimaste solo le traversine di ferro e quindi non percorribile,
quindi il sentiero scende nel canale per poi risalire ripidamente seguendo la lizza tra
sfasciumi, dopo poche curve giungiamo nelle vicinanze di una
casetta, probabilmente di servizio, numerose lungo le vie di
lizza.
Qui siamo su sentiero, usato dai cavatori, con un tratto
scalinato, infatti è molto ripido.
Percorrendo il crinale camminiamo quando sulla lizza, quando su
sentiero.
Per un breve tratto il sentiero prosegue pianeggiante e ci
troviamo di fronte ad un enorme masso, dove, troviamo le
indicazioni del bivio,
a sinistra ha inizio il segnavia 164 che conduce ai Campaniletti
e quindi al rif. Conti, a destra il 160/165.
Veramente si tratta di aggirare il masso e ci si trova comunque
sempre su tutti e tre i sentieri.
Prendendo sulla destra troviamo una sorgente che sgorga dalla
roccia dentro una piccola grotta, località all'Acqua, è
freschissima ma scorre sul terreno e non è molto agibile da
raccogliere.
Noi prendiamo sulla destra e per poco non ci sbagliamo prendendo
per il 164, infatti dopo pochi metri dalla sorgente, sulla
destra, c'è il bivio per il 160/165, il fatto è che non è ben
segnalato, o meglio è segnato ma sopra le nostre teste e per
questo non molto visibile.
Questo tratto è chiamato canale della Neve, in breve giungiamo
ad un'altro bivio tra il 165 per le cave Cruzze e il 160 per il
monte Sella.
Prendiamo sulla destra cominciando a salire assai decisamente in
numerosi zig zag
tra rari alberi ed erba, c’è
anche una discreta fioritura di Aquilegia di Bertoloni. Abbiamo sulla destra un orrido canalone
sovrastato da una catena rocciosa che ci accompagnerà fino in
alto, in questo canale scendeva a precipizio un ramo di via di
lizza che proveniva dalla cava Bagnoli per collegarsi in basso
con quella che proviene dalle cave Gruzze.
La salita è molto ripida e a complicare le cose il terreno non è
stabile tra sfasciumi e paleo, che da una parte ci aiuta potendoci
aggrappare e dall'altra rende il terreno scivoloso, quello che
c'è di buono che all'interno del canale siamo sempre all'ombra e
nel tratto più alto vi sono alcuni alberi e ancora più su un
piccolo bosco.
Giungiamo nella parte sommitale del canale e il panorama si apre sul
mare, sul Sella, sull’Altissimo, sul Sagro fino al Cavallo.
Quì c'è anche il bivio che scende nel fosso del Chiasso andando
verso la monorotaia Denham, unico esempio di via di lizza
meccanica (
http://www.escursioniapuane.com/SDF/MonorotaiaDenham.html
)
Noi giriamo sulla sinistra seguendo la linea di cresta, dopo
alcune risvolte il segnavia ricalca quello di una lizza
proveniente da Renara. Ben visibile in questo punto ci appare
l’incredibile tracciato della lizza della monorotaia. Arriviamo
quindi alla Focola del Vento (m.1358), dove è presente una
vecchia centralina che serviva per portare l’elettricità alla
Cava Bagnoli; ben visibile è anche la parte finale e
ripidissima lizza delle cave Cruzze e più in basso il bosco della
Selvarella.
Oltrepassiamo la Focola del Vento ed iniziamo a salire
decisamente i prati sommitali del Sella.
Il sole picchia forte e l'anticiclone "Caronte" traghetta sino a
noi tutta la calura promessa, continuiamo a salire su sentiero
molto ripido che si snoda tra roccette e l'onnipresente paleo.
Giungiamo, poi, alla cava Bagnoli, ormai abbandonata, dove vi
è ancora la " carica " sulla slitta pronta per
essere trasportata a valle aspettando, invano, che arrivi la
squadra di lizzatori che la porti a valle; sopra di noi la
cresta del Sella.
Ormai la vetta è vicina e seguendo sempre i segni bianco rossi
attraverso un ripido pendio erboso la raggiungiamo in pochi
minuti.
La fatica fatta per giungere sin quassù è ripagata dal magnifico
panorama che si apre sulle Apuane settentrionali:
dalla vicina Tambura e in successione il Sagro,
il
Grondilice, il Contrario, il Passo della Focolaccia ed il
Cavallo. Ad est il panorama si apre sull’Appennino, mentre a sud
il Sumbra, il Fiocca, le Panie e
l’Altissimo dominano il paesaggio. Visibili anche l’Eremo di San
Viano, proprio sotto il Roccandagia, il lago di Vagli, la
Valle Arnetola, il paese di Careggine e a ovest il litorale con
le sue spiagge che oggi si saranno trasformate in un carnaio.
Il bello di essere in pochi è che riusciamo anche a rimanere in
silenzio a contemplare tanta bellezza e ci leviamo anche il
gusto di soffermarci un pò più a lungo, infatti non ci
stanchiamo mai di ammirare questi panorami.
Dopo la sosta prolungata, a malincuore, riprendiamo il cammino e
ridiscendiamo dalla stessa via già percorsa.
La discesa si presenta più complicata che la salita in quanto
dobbiamo fare attenzione per la forte ripidità, i molti
sfasciumi e il paleo che sembra cosparso d'olio tanto è
scivoloso.
Raggiungiamo la Focola del Vento e vicino ad un rudere di casa
vi è un bel albero di faggio che ci procura ombra per gustarci
il nostro pasto.
Poi riprendiamo la via del ritorno e ripercorrendo la via già
fatta ci godiamo anche degli splendidi scorci, infatti al
mattino la maggior parte del cammino lo abbiamo fatto a testa
bassa mentre in discesa lo sguardo si apre su tutta la zona.
Giungiamo alla sorgente alla località L'acqua e ci rinfreschiamo
togliendoci un pò di polvere e sudore dalla faccia, poi al ponte
del Pisciarotto e quì decidiamo di fare una piccolissima
deviazione entrando nell'alveo del canale incuriositi dalla gola
che si intravede, percorsi pochi metri tra detriti ci troviamo
sotto un enorme masso, caduto chi sà quando e da dove, che
si è incastrato tra le pareti e nel greto diverse piccole
marmitte scavate nel marmo.
Ci ripromettiamo di tornare a esplorare questa sorta di canyon e
riprendiamo la via del ritorno.
Ormai scorgiamo le prime case di Resceto e infatti in breve
siamo nella piazzetta dove abbiamo lasciato l'auto.
Splendida e caldissima escursione effettuata su
territorio aspro e selvaggio, carico di storia e naturalmente
non possiamo pensare a tutti quelle persone che per poter
mantenere una famiglia facevano l'unico mestiere che il posto
offriva, qui abbondano solo le cave di marmo e da
ogni cava partiva una lizza e su ogni via di lizza nel passato
sono scivolate tante «slitte di marmo», ed ogni discesa
rappresentava per la “compagnia di lizzatori”, l’equipaggio che
accompagnava il marmo nella sua discesa, un viaggio ai confini
del coraggio, della forza, del rischio, e anche
dell’intelligenza dell’uomo.
Prima di «prendere» la «slitta», cioè di iniziare la discesa, la
compagnia di lizza rivolgeva una preghiera a S. Antonio suo
protettore: ogni viaggio poteva essere senza ritorno.
Da parte nostra terminiamo l'escursione sorbendoci un bel gelato
e con questo caldo ci vuole proprio.
 |
|
 |
Immagini d'epoca tratte dal sito
www.versilia.toscana.it |
|
|
|