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Dopo la
facile e rilassante escursione di una settimana fà alla Palmaria
oggi ci cimentiamo in un trekking di due giorni che da Biforco
ci condurrà, prima al Rifugio Orto di Donna passando dalla Foce
Rasori e Finestra del Grondilice. mentre il secondo giorno
percorreremo i sentieri che conducono alla Foce di Cardeto, al
Passo della Focolaccia, Forcella di Porta, Valle degli Alberghi
e infine chiuderemo l'anello tornando a Biforco.
Come detto l'itinerario inizia dalla località Biforco,
raggiungibile dal paese di Forno, con una strada che si inoltra
nel fondo valle per alcuni km. Ci troviamo alla confluenza di
due canali: il canal Fondone, che scende dal monte Grondilice, e
il Canal Cerignano che si origina dalle pendici del monte
Cavallo. Giunti al piazzale, dove finisce la strada asfaltata,
lasciamo le auto e ci prepariamo all'escursione; sul muro di
cemento sono impressi i segnavia CAI 36, 167 e 168.
La strada, qui continua su una polverosa e ripidissima strada
marmifera ma dobbiamo percorrerla a piedi perché chiusa da una
sbarra.
Iniziamo a camminare e notiamo subito quanto l'attività
estrattiva stia cambiando irreparabilmente la conformazione
della zona. Giungiamo ad una cava conosciuta come Cava Romana,
Romana perché poi non si sà, come verrebbe da pensare si
potrebbe attribuire l'attività estrattiva agli antichi romani ma
non può essere così, infatti l'estrazione del marmo da queste
parti è iniziata solo nel 1800. Questa cava ormai è chisa e
l'ingresso è stato ostruito e non più visitabile.
Da qui iniziano i sentieri n° 167 la cosiddetta Lizza degli
Alberghi che porta a case Carpano e al Passo della Focolaccia,
mentre il 168 conduce a Foce Rasosi.
Noi, anche se diretti a Foce Rasori, decidiamo di prendere il
167, almeno inizialmente per non seguire il primo tratto del 168
tra i detriti del canale e per fare una variazione del percorso
che a noi sembra più interessante.
A quota 498 mt. lasciamo la marmifera e prendiamo il sentiero
n°167 che ricalca la via di lizza degli Alberghi (Le vie di
lizza non erano delle strade vere e proprie, erano dei percorsi
ricavati dai fianchi della montagna o nel fondo delle valli. Le
difficoltà create dalla morfologia del terreno rendevano
necessario l'utilizzo di diverse soluzioni. Si avevano vie
ricavate dai ravaneti quando la cava era a bassa quota, oppure
da percorsi costruiti in muratura lungo la montagna quando le
cave erano a quote più alte. Nella costruzione di tali strade si
cercava di rendere il percorso il più rettilineo possibile, in
quanto le curve rendevano più difficoltosa la discesa della
lizza. Perciò si preferiva costruire le strade con maggior
pendenza, e quindi più corte, per ridurre il numero delle curve
sul percorso e per la conseguente maggior brevità del tragitto.)
saliamo decisamente e la salita e sempre più erta, in due punti
sono state ricavate delle varianti uscendo dalla lizza per
percorrere un itinerari meno ripido, noi decidiamo di continuare
a percorrere la lizza che corre a mezza costa sul versante
orografico sinistro del canale che scende dagli Alberghi.
Quando il sentiero si dirige verso sinistra si inerpica ancora
di più ma in breve siamo ad un intaglio alla caratteristica
punta chiamata " Il Zucco" da dove si apre alla vista la Valle
degli Alberghi sovrastata dalla mole della parete Sud - Ovest
del monte Contrario.
Ricompattiamo il gruppo che già si è sfrangiato e proseguiamo
sempre su lizza che ora si fa più pianeggiante.
Dopo pochi minuti troviamo un bivio a circa 840 mt di quota e
abbandonando il sentiero 167 svoltiamo a sinistra e
attraversiamo il Canal Cerignano, sono presenti segnalazioni per
Orto di Donna e rifugio Donegani.
Questo sentiero può esser anche percorso per salire al Passo
delle Pecore ma ben più impegnativo.
Noi continuiamo seguendo i segni rossi che sembra siano stati
impressi di recente. La salita si fa subito tosta tra roccette e
paleo dopo pochi minuti troviamo una biforcazione che verso
destra porta sui Pradacetti e andando dritto si raggiunge casa
Cormeneto.
Il sentiero non è sempre evidente e presenta qualche passaggio
da fare con cautela.
Superiamo diversi canali poi il sentiero si inerpica su per una
faggeta per poi ritrovarsi tra roccette e canalini,mai difficili
ma da percorrere facendo sempre attenzione a dove mettiamo i
piedi, specialmente quando camminiamo tra alto paleo, ma in
questa zona l'occhio gode alla vista di innumerevoli fioriture
tra tutte spiccano ricchi ciuffi di
Globularia Incanescens.
Purtroppo man mano che saliamo la nebbia ci avvolge impedendoci
la vista sul meraviglioso panorama che potremmo avere, anzi a
malapena riusciamo a seguire i segni rossi.
Adesso ci troviamo in una bella zona tra
rocce e
abeti ma in breve ci viene il dubbio: " come mai scendiamo
così tanto?" Per la fitta nebbia non ci riusciamo ad orientare e
non sappiamo bene a che punto ci troviamo, non ci resta che
continuare il cammino.
A complicare la cosa ad un tratto ci troviamo in una radura con
un rudere di fabbricato e i segni scompaiono, per fortuna dopo
aver girottolato un pò riusciamo ritrovarli ma adesso sono
decisamente più vecchi e sbiaditi, crediamo di essere in zona
Carmeneto.
Seguiamo sempre i segni rossi e ogni tanto, coperti dal folto
paleo li perdiamo di vista.
Ora riprendiamo a salire tra eriche e ginestre, avevamo letto
delle relazioni che descrivevano il panorama bellissimo
aprendosi progressivamente sulla Forbice, sulla Cima Questa e il
Torrione Figari, con il suo masso sommitale e, da parte opposta,
sul monte Rasori e sul Sagro; ma noi
non
abbiamo visto assolutamente niente di tutto questo!!
Comunque continuiamo il cammino e alla fine giungiamo sul
sentiero n° 168 che avremmo dovuto prendere all'inizio
dell'escursione, bene adesso sappiano almeno che la direzione è
giusta.
Superiamo un tratto di roccia liscia e un pò esposta, poi,
seguiamo in salita su un ripido versante erboso, più o meno
dovremmo essere alle pendici della Forbice.
Più avanti troviamo un traverso tranquillo cui segue un secondo
tratto di roccia liscia da fare con attenzione, poi dopo uno
spiazzo sassoso e un tratto tra paleo troviamo, finalmente, la
deviazione sulla destra per
Punta
Questa, noi seguiamo il 168, ci serve solo per orientarsi,
la Foce Rasori ormai è vicina!
Facciamo una sosta e mangiamo qualcosa ma ben presto riprendiamo
il cammino, la nebbia persiste e fa anche abbastanza freddo.
Dopo dieci minuti di cammino siamo alla piazzola d'atterraggio
elicotteri, questo ci indica che la Foce è a pochi minuti. Anche
da qui la vista sappiamo che sarebbe splendida ma non possiamo
che immaginarci il panorama che si potrebbe vedere: dalla costa
al Sagro, le cave di Forno, da dove arriviamo, sul Cavallo, la
Tambura, il Sella, l'Altissimo e infine i vicini Grondilice, la
Forbice, la Punta Questa e il Torrione Figari, peccato perché
sarebbe stata sicuramente una bella vista che ci avrebbe
ripagato della fatica fatta sino a qui.
Di nuovo in cammino e improvvisamente davanti a noi si pone
davanti a noi un muro nero che alle prime non riusciamo a
distinguere ma poi ci accorgiamo che non è altro che la fitta
abetaia della Foce Rasori. Prendiamo, dalla Foce, il sentiero n°
37/173 che, sappiamo, porta alla Capanna Garnerone. Chi sa come
ci è venuta l'idea di seguire questo sentiero sino a Foce a
Giovo e poi scendere in Val Serenaia per poi raggiungere il
rifugio Orto di Donna. Ma fortunatamente una volta raggiunto la
Capanna Garnerone la nebbia si dirada dal cervello e realizziamo
che così allungheremo di molto il percorso e quindi ritorniamo
sui nostri passi riportandoci alla Foce e da qui seguiamo il
sentiero n°186 per il Grondilice.
Il sentiero segue il bordo dell'abetaia che ci conduce ad un
facile canalino che ci porta al sentiero in alto, in meno di
dieci minuti saliamo e ci troviamo in un ambiente selvaggio, tra
sfasciumi di marmo con il sentiero sempre ben segnato, qualche
pinnacolo roccioso, bei panorami e belle fioriture di
genziane e
genzianelle.
La roccia che sul monte Grondilice non è buona e sgretolandosi
si trasforma in inerte più o meno grande da rendere ancora più
difficoltoso il cammino. Di tanto in tanto pochi secondi per
riprendere fiato e via.
Eccoci così giunti al passo o finestra del Grondilice.
Lo spettacolo che vediamo, anche se parzialmente coperto dalla
nebbia, è indescrivibile da tanta grandiosità i monti Pisanino,
Cavallo,
Contrario i Pizzi di Cardeto ecc. sono qualcosa di talmente
imponente e maestoso da toglierti il fiato.
Purtroppo sapevamo che anche la Val Serenaia è zona che viene
defraudata e come già la mattina la sensazione di sgomento che
abbiamo avuto nell'incontrare le cave è la stessa.
Siamo stanchi e infreddoliti e l'idea iniziale era di salire in
vetta al Grondilice ma visto anche la nebbia che qui continua a
insistere decidiamo di riprendere il cammino e ci dirigiamo
spediti al rifugio Orto di Donna che raggiungiamo in circa
mezz'ora.
Veniamo accolti molto gentilmente dai gestori che ci mettono a
dormire in un camerone dove già vi sono altri escursionisti.
Il rifugio Orto di Donna è situato a 1500 metri s.l.m. Si trova
nella parte più alta della Val Serenaia, sotto il Passo delle
Pecore. Secondo posto tappa dell'”alta via delle Alpi Apuane” e
ottimo punto di arrivo e riposo per chi effettua la bella
ferrata del Monte Contrario, buona partenza anche per chi vuole
effettuare la salita al Monte Pisanino. Il rifugio ha una
capienza di 36 posti letto, disposti sia in camere singole (un
letto a castello o tre letti a castello) che in un unico
camerone (otto letti a castello). Il rifugio è dotato di bagni e
docce e dispone di un ambiente per la didattica, le per
proiezioni di foto e filmati e spazio gioco per i più piccoli.
Dopo esserci rinfrescati scendiamo da basso e una
buona
birra ce la siamo meritata aspettando l'ora di cena. cena
che viene servita alle ore 20,00.
Con piacere constatiamo che le pietanze sono cucinate ad arte,
un'ottima cucina casalinga e genuina.
Dopo cena iniziano a calare le palpebre, la stanchezza del
giorno si fa sentire e quindi ci rifugiamo nel comodo letto e
subito sprofondiamo tra le
braccia
di Morfeo.
La notte passa benissimo senza le temute russate, magari se le
sveglie puntate ad ore impossibili dei giorni lavorativi
venissero spente o programmate per l'ora che abbiamo deciso di
alzarci.....
Abbiamo deciso di alzarci con comodo e andiamo a fare colazione
alle ore 08,00 e dopo aver saldato il conto con i rifugisti,
stranamente questa volta i conti sono riusciti al primo colpo,
forse perché a dividere per dieci è più facile!
Una foto che ci immortala davanti al rifugio e via si riparte,
prendiamo il sentiero n° 179 in direzione Foce di Cardeto
sotto gli omonimi Pizzi ed il Monte
Cavallo il sentiero se pure abbastanza coperto dall'erba è bello
e facile. Ogni tanto piccole soste per ammirare la Val Serenaia
e il versante est del Pizzo d'Uccello e di Foce a Giovo.
(La Foce di cardeto è un intaglio roccioso posto a 1642
metri tra la cresta nord del monte Cavallo ed il Pizzo Altare
che è il più meridionale degli Zucchi di Cardeto. Detto anche
Foce di Mezzo o foce delle Forbici (termine riferito agli
Zucchi), è il valico tra la valle di Orto di Donna e la Valle
dell’Acqua Bianca. Mette in comunicazione Val Serenaia con il
passo della Focolaccia e la zona di Resceto e Forno nel massese
e con Gorfigliano e Campocatino in Garfagnana. Qua arriva il
sentiero 178 dal Val Serenaia ed il 179 da Foce di Giovo ed è
transito obbligato per la via normale al Pisanino e per le
scalate al Cavallo.
http://www.escursioniapuane.com )
Attraversato il Passo Cardeto
scendiamo verso la cava della Foccolaccia'
un grande valico tra il
monte Cavallo e il monte Tambura, anche qui purtroppo
troviamo che dall'ultima volta l'aspetto morfologico per causa
dell'uomo è cambiato per la pesante attività estrattiva del
marmo. Una visita doverosa al Bivacco Aronte (Rif. Più antico
delle Apuane di proprietà del C.A.I. Di Genova, Aronte e'
l'indovino etrusco che predisse la guerra tra Cesare e Pompeo e
del quale Dante Alighieri nella Divina Commedia stabilisce la
dimora sui monti delle Apuane. Infatti nel XX canto dell'Inferno
ai vv. 46 - 51 sta scritto: ...Aronta e' quei ch'al ventre li
s'atterga che ne' monti di Luni, dove ronca lo Carrarese che di
sotto alberga ebbe tra' bianchi marmi la spelonca per sua
dimora, onde a guardar le stelle e 'l mar non li era la veduta
tronca....).
Facciamo una sosta per riposarci un pò e magari anche uno
spuntino.
Intanto la nebbia che ci aveva accolto quando ci siamo svegliati
si stà diradando e finalmente possiamo ammirare il panorama
circostante, davanti a noi la sempre superba e affascinante
Punta Carina e dietro di noi la Tambura.
Ora riprendiamo il cammino imboccando il sentiero n°167 che
termina a Biforco da dove siamo partiti. Il sentiero inizia
proprio dietro il bivacco e sale alla Forcella di Porta un
piccolo intaglio che immette negli altissimi prati del versante
a mare del M. Cavallo.
Dalla Forcella
(m.1747) il panorama si apre sul Canal Cerignano e sul Vallone
degli Alberghi, oltre 1000 metri sotto di noi. Proseguiamo lungo
il sentiero CAI 167, dobbiamo fare attenzione, la traccia
sembra perdersi tra il paleo, ma la segnaletica è stata
rinfrescata di recente quindi ben visibile e costeggiamo il
versante occidentale del Cavallo. seguendo in falsopiano il
sentiero che traversando lungo il
ripido versante, ci si porta nella parte più alta del profondo
solco del Canal Cerignano, e lo attraversiamo seguendo la cresta
sud del monte Contrario e da quì dobbiamo affrontare dei
passaggi delicati a strapiombo sul canale. La discesa è
lunga e impegnativa tra paleo e rocce, la valle di Forno è ormai
a vista e la lizza degli Alberghi che abbiamo percorso il giorno
precedente è sotto di noi ma sembra allontanarsi invece che
avvicinarsi. Scendendo lungo la cresta, a q. 1047 si incontrano
vecchi edifici pastorali abbandonati le Case Carpano, dove è
presente una vecchia cava di marmo con ancora blocchi già
squadrati e accatastati uno su l'altro aspettano ancora che
qualcuno li porti a valle.
Esse si trovano sulla parte iniziale della cresta sud del monte
Contrario, proprio all’incrocio tra i sentieri 167 e 170.
Questa località è estremamente panoramica sulle
pendici e sulle gobbe del Monte Cavallo oltre che sulla
sottostante Valle degli Alberghi e su Canal Cerignano.
Le case sono ruderi di ricoveri di pastori e forse, in un
secondo momento, di cavatori che lavoravano nelle vicine cave
ormai abbandonate.
Molto caratteristico è un vecchio sambuco che si trova di fronte
ad una di queste abitazioni.
Una lastronata di marmo vicino alle case riporta vecchie
incisioni frutto della pazienza e dell’ingegno dei pastori nelle
ore di riposo: tra le incisioni un volto femminile, il volto del
diavolo, un uccello, un’orma, inoltre anche dei nomi e delle
date.
C’è da dire che qualcuno ha aggiunto incisioni recenti che poco
c’entrano con le altre.(http://www.escursioniapuane.com)
Riprendiamo il cammino e adesso ci dirigiamo decisamente
verso la valle degli Alberghi tenendo sempre a vista la lizza,
in linea d'aria sembra a portata di mano ma non si arriva più,
infiniti tornanti ci separano e sembra che ci allontani dalla
nostra meta. All'improvviso un forte rumore ci giunge è capiamo
che si tratta di un elicottero e non ci preannuncia niente di
bello, infatti e segno di incidente, quando lo avvistiamo
abbiamo la conferma che si tratta dell'elicottero del 118 e
vediamo che stà cercando qualcuno nel Canal Cerignano,
sicuramente qualche escursionista che si è cimentato nella
discesa nelle Marmitte da effettuarsi in corda doppia. Questo ci
ricorda quanto siano affascinanti queste montagne ma anche
pericolose.
Finalmente giungiamo alla lizza, il più è fatto ma dobbiamo
ancora percorrere un pò di strada per arrivare alle auto.
Ma una volta giunti in prossimità della cava Romana e immessi
sulla marmifera è un attimo raggiunge il parcheggio.
Bene questo trekking è terminato e ci ha dato molte
soddisfazioni e potuto ammirare, almeno nel secondo giorno,
bellezze che la maggior parte delle persone della costa non si
immaginano neanche che esistano.
Anche questa
escursione è terminata, imprimendo nella nostra mente nuove
emozioni e serenità, che ogni volta ci danno lo slancio per
programmare escursioni nuove in queste meravigliose montagne,
inoltre ci regalato
un nuovo tassello da aggiungere a quello che è il
mosaico chiamato Apuane. |