Come ultima escursione dell'anno, abbiamo in
programma la classica a Mosceta per la commemorazione dei caduti
in montagna.
La Foce di Mosceta è uno dei luoghi più belli delle Alpi Apuane, tra il
Monte Corchia e la Pania della Croce. E’ di facile accesso e mèta molto
frequentata da alpinisti ed escursionisti ed anche da chi, con poca
fatica, desidera godersi lo splendido paesaggio centrale delle Alpi
Apuane.
All'annuale cerimonia partecipiamo molto volentieri perché pensiamo che
sia doveroso ricordarci di tutti gli amici che condividevano le nostre
stesse passioni qui sulla terra mentre ora stanno scalando le montagne
del Paradiso.
Quest'anno, complice anche il bel tempo, il nostro gruppo è abbastanza
nutrito, siamo per l'appunto in 25.
oltre che partire dal paese di Pruno è presente anche una strada in
parte asfaltata e in parte sterrata che porterebbe a Colle a Iapoli,
permettendoci di iniziare l'escursione da una quota maggiore, circa 800
metri. Purtroppo le condizioni della strada sono pessime e la polizia
municipale ha messo un divieto di transito. Perciò necessariamente
dobbiamo prendere il sentiero n° 122 che parte dalla piazza del paese di
Pruno.
Per chi non conosce il paese di
Pruno quì di seguito alcune notizie: "è un antico e
caratteristico paese arroccato su un colle a 447 metri di quota. Al
turista, oltre pregevoli aspetti architettonici, offre ottima
accoglienza con ristoranti tipici, una locanda e un ostello per il
pernottamento. E' raggiungibile, dalla Versilia, seguendo le
indicazioni per Seravezza e successivamente quelle per Ponte
Stazzemese dove si dovrà svoltare a sinistra seguendo ora le
indicazioni per Cardoso." Al centro del paese di Cardoso, nella
piazzetta che ricorda i caduti, si svolta a sinistra imboccando la
strada che conduce a Pruno. Il sentiero (segnavia 122), che conduce a
Mosceta, inizia proprio dal parcheggio.
Scesi dalle auto iniziamo l'escursione, imbocchiamo il sentiero 122 che attraversa un bel bosco di castagni seguendo il
tracciato della vecchia mulattiera in costante salita fino a sbucare su
una carrozzabile forestale nei pressi di un'abitazione. Si segue la
carrozzabile e superata una curva ritroviamo il sentiero che conduce in
località Colle a Iapoli (m 835) dove attraversa
nuovamente la strada.
Dopo poche decine di
minuti di cammino, incontriamo il bivio, segnalato, per il rifugio U.O.E.I. "Alla Fania"; noi proseguiamo dritto, tenendoci sulla
sinistra, percorriamo una prima rampa in forte salita, meno male che è
breve, sbuchiamo su un primo pianoro aperto verso il mare, proseguiamo,
passiamo la località Colle del Vento.
In circa mezz’ora raggiungiamo il Passo dell’Alpino, siamo ora sul
sentiero n° 9 che viene da Levigliani percorrendo le Voltoline, da dove
in giornate decisamente più limpide si potrebbe godere di un
invidiabile panorama sulle vallate del Cardoso e di
Levigliani e volgendo lo sguardo
a 360° si spazia dalla riviera versiliese e non sarebbe difficile nelle
giornate particolarmente limpide scorgere le isole dell’ arcipelago
toscano e le 5 Terre, le Alpi Marittime,appena sopra di noi ci avremmo
la maestosità delle Apuane con in primo piano il
Corchia, il massiccio della
Pania, il Forato, il Procinto.
Il sentiero prosegue e giungiamo al Passo dell'Alpino a quota 953 mt. ci
fermiamo in raccoglimento nella marginetta dove una lapide esorta a
fermarsi e ringraziare il Creatore del mondo.
Riprendiamo il cammino e infine giungiamo in un’abetina frutto di
rimboschimento che sfocia alla Foce di Mosceta (1170 m.) che essendo
posizionata verso nord e quindi rimane sempre all'ombra conserva uno
spesso manto dell'ultima nevicata.
Giunti alla
Foce, dov’è ubicata un'altra marginetta e da qui raggiungiamo il
Rifugio Del Freo
in pochissimi minuti.
Questo pazzo inverno e al contrario delle previsioni che davano un
freddo polare, ci regala una giornata molto calda per il periodo e
dopo due edizioni molto fredde e piovose oggi la cerimonia verrà,
finalmente , celebrata all'aperto. Ci informiamo,
la messa verrà celebrata alle ore 11,00, manca circa 40 minuti.
Prendiamo un panino con il biroldo accompagnato da un buon bicchiere di
vino seguito poi da una bella cioccolata calda.
Ci mischiamo a circa un centinaio di persone e ci apprestiamo a rendere omaggio agli amici che ci
guardano da lassù.
Ecco veniamo avvisati che la Santa Messa sta per iniziare. Il sacerdote,
in modo informale ma molto efficace è riuscito a toccare tutti i punti
nevralgici delle nostre coscienze e a farci, in parte, capire che la
scomparsa dei nostri cari e amici non deve essere presa come una perdita
definitiva, le sue parole più o meno suonavano, in sintesi così:
“Da sempre la Chiesa ha esortato a pregare per i defunti. Essa invita i
credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola
sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna. E' nostra
convinzione che chi è morto non sia mai più con noi, ma al contrario,
vedendo con gli occhi del vero cristiano possiamo ritrovarli in noi
stessi e nelle persone che ci circondano."
Bè per me è molto difficile riportare questi principi ma posso
assicurarvi che sono arrivati a bersaglio, nel pieno dei nostri
sentimenti. Anche se comunque resta forte la convinzione
che certe perdite rimangono come
autentiche mutilazioni del tuo essere: ci si adatta a vivere con esse,
ma ci si rende conto che la vita non potrà più essere uguale a quella
che era prima.
Molto toccanti sono stati i momenti che il coro
Versilia ha cantato, rendendo la celebrazione ancora più emozionante con il momento più toccante
nel canto "Signore delle Cime".
La Santa Messa termina, abbiamo nutrito l'anima ma ora dobbiamo nutrire
anche il corpo, il rifugio è al completo ma noi sappiamo che più in
basso alla Fania ci stanno aspettando gli amici Massimo e Gabriella e
quindi senza indugio ci rechiamo verso di loro.
In meno di un'ora attraverso il sentiero (segnavia 124) giungiamo
alla Fania.
Qui ci dividiamo, un pò siamo ospitati dai due stupendi amici che sono
Massimo e Gabriella e altri sono con gli altrettanto amici della
consorella sezione di Pietrasanta.
Il pasto non è stato una specialità, in fondo ci siamo mangiati i panini
che avevamo negli zaini, ma non è questo che conta, quello che conta è
la sensazione di amicizia e ospitalità che ti sanno far apprezzare
facendoti sentire a casa tua mettendoti a disposizione quello che hanno.
Tra le cose che ci hanno offerto e apprezzato sono stati il buon caffè
caldo e un bel bicchierino di grappa...anche due.
Si sa quando si sta bene il tempo vola e realizziamo che dobbiamo
iniziare a preparaci per il rientro.
Riprendiamo le nostre cose e a malincuore ripartiamo alla volta del
paese di Pruno che questa volta lo raggiungeremo dal sentiero n° 124 e
n°7, infatti il sentiero che dalla Fania ci dovrebbe condurre sul
sentiero 122 e da quì a Pruno è interrotto a causa delle forti piogge
che si sono verificate i novembre.
Prendiamo in direzione del
Cardoso, passiamo davanti alla casa del Pacì, il nostro amico che qui
pratica l'allevamento delle pecore, stranamente non
è presente.
In compenso abbiamo
l'incontro con Nellina, l'asinella del Pacì, ci fà compagnia per un
certo tratto di strada giocando con noi, poi stufa ci guarda proseguire
per la nostra strada.
Giungiamo in prossimità di una fonte con una grossa vasca e qui andiamo
dritti invece di girare a destra, e ci portiamo alla vicina Colle
Mezzana.
In questo piccolo gruppo di case c'è anche quella del “
Nonno delle Apuane “ al secolo Angiolo Bartolucci, una persona di
squisita ospitalità che, pur nella povertà della sua numerosa famiglia,
aveva sempre da offrire un pò di latte, un pò di ristoro che chiunque
fosse passato da quelle parti.
La sua casa diventò il primo rifugio per chi saliva alla Pania. Durante
l'avanzata degli alleati, che si fronteggiavano lungo la Linea Gotica,
in molti sia tra gli Americani che tra i Partigiani approfittarono della
sua gentilezza e della sua esperienza per essere guidati su quelle
montagne. Inoltre il Nonno era famoso per suonare il corno, ricavato in
una conchiglia, avvertendo dei cambiamenti del tempo.
Dopo esserci soffermati a meditare su questo personaggio delle Apuane,
riprendiamo la via imboccando il sentiero n° 7 per il Cardoso, tra folti
boschi di castagno e noccioli giungiamo ad un bivio, in prossimità di
una marginetta dove c'è il segnavia n° 7, ancora nelle vicinanze ci sono
due casottini in legno (??), noi prendiamo il sentiero di destra che non
è segnato, con questo ultimo sentiero giungiamo al Ponte di Pruno.
Quì termina la nostra avventura, infatti in pochissimi minuti
raggiungiamo il parcheggio dove abbiamo lasciato le auto.
Un ultimo
pensiero:
Questa giornata è trascorsa spensieratamente con momenti
di gioia e allegria, ad un occhio poco attento
sembrerebbe che questa ricorrenza sia solo una scusa per
fare baldoria e che tutto sommato non ce ne frega niente
di chi non c'è più! Niente di più sbagliato,
intanto quando c'è stata la messa siamo rimasti tutti in
dovuta commozione e attenzione pregando per tutti quelli
che sono saliti a quote molto più alte, da queste
immense altitudini sono tutti lì, i nostri amici,
parenti conoscenti e anche sconosciuti che comunque
condividevano lo stesso amore per la montagna che
proviamo noi, si! Da lassù ci guardano e penso che
gioiscano con noi nel vedere gruppi di persone che si
ritrovano, fanno gruppo, condividono fatiche e anche
momenti di gioia e ilarità sempre nello spirito della
che montagna unisce.
La montagna unisce idealmente giovani e meno giovani,
esperti ed inesperti, italiani e stranieri, giovani con
disabilità o disagi sociali e giovani più
fortunati…tutto questo avviene perchè in montagna la
solidarietà e la condivisione sono elementi
fondamentali.
Dicono
che ve ne siete andati
ma in verità
siamo stati noi
a non tenere
il vostro passo
Ora solcate sentieri
che non sappiamo
I nostri occhi velati
frugano il terreno
alla ricerca delle tracce
che avete lasciato per noi |
Una preghiera all'Altissimo: "Su
nel paradiso lasciali andare per le Tue montagne
"