U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

7 Giugno 2013 Il monte Altissimo dal sentiero dei Cavatori
celebrazioni dei 150 anni della fondazione del CAI


Monte Altissimo

“Tacca Bianca”. Bastano queste due semplici parole per entrare nel mito delle Apuane, nello storico cuore di marmo custodito dal Monte Altissimo, montagna nobile, piena di ferite e cicatrici marmoree.
L’itinerario proposto è del massimo interesse dal punto di vista dell’archeologia marmifera, perché si snoda quasi interamente sul – come si diceva una volta – “precipite” versante sud dell’Altissimo, indelebilmente segnato dai segni dell’escavazione…ed è emozionante visitare le “cave storiche” che qui si aprono: Tacca Bianca, Fitta, Macchietta, Colonnoni, Michelangelo.
Itinerario straordinario quindi, ma assolutamente sconsigliabile agli escursionisti meno abituati al terreno apuano.


www.paesiapuani.it


 

Come arrivare:
 

Come Arrivare: Da Seravezza si continua per immettersi nella provinciale per Castelnuovo Garfagnana e si torna subito indietro a sinistra per il senso unico verso Seravezza e ci si immette sulla strada che sulla destra porta a Giustagnana (2 km), La Cappella e ad Azzano (8km). Poi si prosegue oltre il paese per circa un chilometro fino al bivio verso destra per la marmifera situato prima che la strada cominci a scendere per tornare a Seravezza con altro itinerario.

                                                                                         - INDICAZIONI STRADALI -


 

 
ITINERARIO: Azzano, cava dei Colonnoni, Cava La Tela, Vetta monte Altissimo, Passo el Vaso Tondo, Cava del Fondone, Le Gobbie, Rifugio Puliti
 
PARTECIPANTI:  150 ( di più che meno)
                                                         20 UOEI Ripa di Versilia


 

 

DIFFICOLTA’  -  (EEAllenati)
 

 

TEMPI DI PERCORRENZA
7 h cammino effettivo

 


 
Strada marmifera, Sentiero dei Cavatori
143
Foce del Frate – P.so degli Uncini – Monte Altissimo – P.so del Vaso Tondo
142
Cave Cervaiole – Foce Falcovaia – P.so del Vaso Tondo – Cava Fondone
33 Arni – Rif. Puliti – Madonna del Cavatore – Le Gobbie – P.so degli Uncini
   
 
ACQUA: Palazzo dell’Altissimo (ex casa Henraux), in località Mortigliani, a 521 metri di quota. Alla Polla a 515 mt. nascosta a sinistra sotto strada. Fare buona scorta perchè, poi, sino alle Gobbie o al Rifugio Puliti non se ne trova più
 

PUNTI D'APPOGGIO :
Ristorante Le Gobbie, Rifugio Puliti CAI Pietrasanta

 

PERIODO CONSIGLIATO: Può essere effettuato tutto l'anno, sconsigliato in presenza di ghiaccio e neve
 

 

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Elevazione

      

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 



 

 

 

 

Foto escursione

 

            

Questa escursione è fuori dal n ostro calendario escursionistico, infatti è stata organizzata dagli amici del CAI di Pietrasanta in occasione delle celebrazioni dei 150 anni della fondazione del CAI.
Si tratta del progetto “150vette”, con il quale il Sodalizio intende ricordare le proprie origini, ovvero la salita del Monviso nel 1863 ad opera di Quintino Sella, e lo scopo principe della sua esistenza, ovvero la promozione dell'alpinismo.

Scegliendo come vetta quella del monte Altissimo
La scelta è motivata per il particolare significato di questa montagna dove sono localizzate diverse cave di marmo, estratto fin dall'antichità e con un impatto attuale così devastante da modificarne addirittura il profilo.
La vetta dell’Altissimo, montagna simbolo delle Alpi Apuane, verrà raggiunta, lungo tre distinti itinerari (uno di agevole percorribilità Dal Castellaccio sulla strada Arni - Passo del Vestito a quota 950 mt.), (uno leggermente più impegnativo, dal Ristorante le Gobbie al Passo del Vestito quota 1030 mt.)  e uno per escursionisti esperti ( Dalla " Polla " 600 mt. circa per le vie di lizza delle cave dei Colonnoni e i sentieri dei cavatori del versante meridionale, con un dislivello in salita superiore ai mille metri).
La salita sulla “montagna di Michelangelo” rappresenta una delle più importanti celebrazioni dei 150 anni del CAI. Nello stesso giorno in tutta Italia si salirà in vetta a 150 fra le più significative montagne della penisola. L’obiettivo ambizioso del CAI Pietrasanta è portare sulla vetta dell’Altissimo 150 persone.
L'escursione che proverò a descrivere è quella più impegnativa, dalla Polla alla vetta e poi la discesa sino al rifugio Puliti.
Alla spicciolata ci portiamo tutti verso il paese di Azzano prima di entrarvi, su una curva, c'è
cartello CAI che indica il percorso per le “cave storiche, da quì inizia il nostro itinerario.
Quando siamo sicuri di esserci tutti iniziamo la nostra avventura
, provo a contarci ma non riesco a terminare mai la conta, non stanno mai fermi e puntualmente perdo il conto; comunque dovremmo essere una trentina. Siamo un bel gruppo gaio e variopinto nelle nostre magliette commemorative con sul davanti il logo: " 150 cime per 150 anni " e sulle spalle un numero che indica il numero di partecipazione, naturalmente i numeri, tra tutti gli itinerari, sono 150!
Dicevamo: lasciata l'auto imbocchiamo la strada marmifera, ma qui notiamo che è stato messo un cancello, in precedenza si poteva arrivare con le auto sino ad una sbarra in località Mortigliani dove c'è
 Palazzo dell’Altissimo (ex casa Henraux). Qui è possibile rifornirsi d'acqua.
Mentre camminiamo il nostro sguardo va verso l'alto e ricerchiamo la nostra meta, seguendo con lo sguardo la cresta  che segue fino al passo della Greppia e degli Uncini e poi infine al Monte Altissimo.
Andando avanti troviamo, sul lato destro della strada,  una cabina elettrica e subito dopo siamo sul piazzale della Polla. La prima cosa che si nota e la bella cappellina dedicata alla Madonna della Tacca Bianca. La statua che è all'interno nel 1946 era stata posizionata alla cava della Tacca Bianca e poi riposiziona in questo luogo nel 1979.
Proprio davanti alla cappellina, posizionata sotto strada e per questo no visibile, c'è una fontana, ultimo posto per prendere acqua, acqua che non troveremo più per molto, molto tempo.
La strada prosegue sulla destra, verso la cava della Mossa, conosciuta come la cava di Michelangelo, noi prendiamo invece sulla sinistra sulla strada che si congiungeva alla via di lizza che scendevano dalla cava della Mossa.
Strada che termina ben presto presso un ravaneto che scende dalla cava della Mossa, con attenzione scendiamo in quello che è il greto del canale dove sgorga la sorgente del fiume Serra, la cosi detta " Polla".
Una volta attraversato e risalito brevemente il ravaneto  inizia quello che è il sentiero dei cavatori, presente su un masso l'indicazione.
Iniziamo a salire su quello che ne è rimasto della vecchia lizza, attenzione a salire verso destra, la traccia che è a sinistra è il sentiero Fanfani la cui ampia sede è frutto degli esplosivi. Esso fu aperto nel dopoguerra, nel quadro delle attività di rimboschimento volute da Amintore Fanfani, nel periodo in cui fu ministro dell’Agricoltura (1951-53).
Il sentiero prosegue comunque come mulattiera preesistente al sentiero Fanfani, diretta, presumibilmente, alla zona del Passo della Greppia, conosciuta anche come sentiero degli Agheti.
Comunque il sentiero dei Cavatori è ben segnato con bolli rossi e come detto sale verso destra, destra che prendiamo anche quando inizia il vero e proprio sentiero dei cavatori. Questi sentieri sono caratterizzati da moltissimi scalini che servivano ad agevolare in parte la lunga salita che dovevano fare i vecchi cavatori. La fatica comunque doveva essere enorme visto la ripidità. E noi che arranchiamo affannando ci domandiamo: " ma che gente era quella? "
Purtroppo questo come tanti altri sta andando in rovina e la parte bassa è molto distrutta specialmente in presenza di canali. In compenso si cammina nel fresco del bosco, solo ogni tanto proseguiamo all'aperto e possiamo vedere in basso il percorso fatto.

Si attraversano canaloni che ci rendono il cammino più difficile visto i molti sassi mobili, più di una volta si sente l'avviso: " sasso,sasso" e anche la notevole ripidità, attraversato l'ennesimo canalone di detriti ci troviamo su un tratto erboso e da qui abbiamo la vista su quello che era il Picco di Falcovaia, ormai distrutto dalle cave delle Cervaiole.  Questa località è uno dei simboli della distruzione e scempio che viene fatte sulle nostre montagne, Il Picco non esiste più,
rimane solo qualche spuntone di roccia, ma solo per poco tempo ancora. Forse non era una grande montagna, ma oggi semplicemente non è più niente, solo il ricordo di un’antica e incontaminata bellezza. Sicuramente una bellezza modesta, ma dignitosa, dove i pastori portavano le loro pecore e dove la popolazione raccoglieva liberamente legna e pietre. Il destino del Picco di Falcovaia non può lasciarci indifferenti: di situazioni simili sulle Apuane ce ne sono, purtroppo, diverse altre.
Proseguiamo sul sentiero a zig zag e salendo ci allontaniamo dalla zona del canale e il sentiero è in buone condizioni, si possono ancora ammirare l'ingegno e la fatica che sono stati necessari per creare questi arditi sentieri, trasportando e e mettendo in posa migliaia e migliaia di massi per creare una via lastricata  e a tratti scalinata.
Siamo in vista del muro di contenimento della marmifera che raggiungiamo dopo un'ultima ripida salita.
Ci vuole una pausa, dobbiamo reintegrare i liquidi per l'abbondante sudata e dobbiamo anche ricompattare il gruppo.
Riprendiamo il viaggio percorrendo la strada verso sinistra
 in salita scavalcando diverse volte la cresta sud-ovest del monte Altissimo che scende dal Passo del Vaso Tondo e separa la zona della Tacca Bianca da quella dei Colonnoni. Il panorama si apre proprio su quest’ultima zona, sul mare, su Azzano e il suo Cavallino.
Continuiamo sulla strada per due tornanti e giungiamo ad un bivio, prendiamo verso destra per alcune centinaia di metri e con un pò d'attenzione notiamo la via di lizza della Cava dei Colonnoni interrotta dalla strada stessa.
Qui dobbiamo aiutarci con una corda fissa che ci agevola la salita alla via di lizza, qualche metro di roccette e siamo su una delle vie di lizza meglio conservate, con ancora diversi “piri” in legno e in marmo.

 
Raggiungeremo quindi la “Cava dei Colonnoni", con ancora diversi blocchi in posto e, ben visibili, i resti dell'impressionante ed aereo "Sentiero dei tavoloni", che la collegava alla famosa “cava della Tacca Bianca". Un ardito sentiero di cavatori  è oggi impercorribile perché le tavole di legno sono crollate, restano comunque le impalcature che rendono l'idea della temerarietà dei cavatori; questa cava è stata attiva sino al 1971.
Riprendiamo il cammino sempre su via di lizza e raggiungiamo la cava della Tela, qui vi sono ancora numerosissimi blocchi già squadrati pronti per essere scesi a valle, inoltrandoci all'interno della cava giungiamo all' Occhio dell'altissimo, un'apertura sulla montagna stessa che l'attraversa da una parte all'altra e aprendosi sulla sottostante cava della Fitta e da dove si può ammirare il panorama sul litorale. Dopo un'altra sosta per rifocillarci e ricompattare il gruppo riprendiamo il cammino seguendo un sentiero, anche questo di servizio per i cavatori che veniva usato per andare alle cave del versante nord; quasi all'inizio troviamo le indicazioni per gli Uncini, verso sinistra e per l'Altissimo a destra, noi prendiamo quest'ultima, subito è presente una bella frana proprio sul sentiero, meglio affrettare il passo. Il resto del sentiero è abbastanza ben conservato e prosegue a zig zag, questo percorso ci offre una magnifica vista sul litorale massese e spezzino.
Procediamo faticosamente visto la ripidità del sentiero ma ormai siamo in vista della cresta sud ovest che in breve raggiungiamo e siamo al passo dell'Orso, almeno così viene chiamato, non viene riportato sulle carte o guide escursionistiche, a monte del passo del Vaso Tondo.Ci riposiamo un attimo e lo sguardo si dirige verso la vicina vetta dell'altissimo, sapevamo che alla manifestazione avrebbero partecipato almeno 150 persone, ma sicuramente sono molte di più visto che chi non aveva fatto in tempo ad iscriversi è voluto essere presente ugualmente, tutte queste persone che arrivavano da diverse direzioni formano un lungo ed ininterrotto serpentone che si snoda sui sentieri che portano in vetta: è una cosa bellissima!
Riprendiamo il cammino anche noi e iniziamo a percorrere la cresta tra vecchie postazioni militari restaurate, ci inseriamo sul sentiero n° 143 e iniziamo la salita alla vetta che raggiungiamo in circa mezz'ora.

        Foto storica anni 50, escursionisti UOEI sul Sentiero dei Tavoloni
 dal sito UOEI Pietrasanta

 

 

 

Una volta arrivati una vera marea di gente è a darci il benvenuto, quanti dovremmo essere 150? Io direi almeno 200 escursionisti che brulicano sulla vetta, una moltitudine di colori ma prevalgono quelle delle magliette ufficiali: il verde il bianco e il rosso. C'è aria di allegria e di festa, abbracci e strette di mano.
Non possiamo, però, dimenticarci di ammirare anche l'immenso il panorama, è molto più ampio di quanto si possa supporre in considerazione della quota non così elevata. A ovest osserviamo un ampio tratto della costa toscana e non possiamo fare a meno di pensare ai tanti turisti che con tutta probabilità stanno affollando le spiagge mentre noi ci troviamo a quasi 1600 metri di quota. Verso nord ovest appare ben visibile il promontorio di Lerici ma anche il golfo di La Spezia con le isole di Palmaria e Tino. Verso settentrione spicca l’affilato spigolo di Monte Sagro, ultima grande cima apuana muovendo verso nord; alla sua destra ecco il cocuzzolo di Monte Tambura e il pronunciato valico di Passo Sella; muovendo ulteriormente verso oriente appare ben visibile l’erbosa vetta del Fiocca e la grande parete rocciosa del Sumbra quindi un tratto della Garfagnana oltre la quale è presente come una barriera il crinale appenninico. Infine, verso sudest, ecco un altro bel gruppo di famose vette Apuane: in primo piano, da sinistra a destra, il Freddone e Monte Corchia; fra i due, ma più in lontananza, ecco la Pania Secca, il Pizzo delle Saette e la Pania della Croce, forse la più famosa tra le vette del gruppo sebbene non sia la più elevata.  
 
Il presidente della sezione CAI di Pietrasanta Giovanni Trevisiol, richiama l'attenzione con un megafono e non senza qualche difficoltà riesce a formare tre gruppi in linea: Verso la croce i 50 dalle magliette rosse, poi seguono quelli dalle bianche e infine quelle verdi: ecco una gigantesca bandiera, umana, italiana ben visibile da molto lontano.
Sempre il presidente ha poi
sottolineato con poche parole l’importanza della data e ha espresso la gratitudine della sezione per la coralità della partecipazione. "Non è esagerato dire che questo evento – nella nostra storia alpinistica – ha una portata storica: nessuno dei "vecchi" del CAI ricordava di aver vissuto qualcosa di analogo."
Per aumentare la visibilità è stata anche dispiegata una enorme bandiera italiana e innescato dei fumogeni che formavano con il loro  colore quelli del tricolore.
Sulla croce è stata lasciato  il gagliardetto della ricorrenza e una bandiera sempre del centocinquantesimo.
 

Dobbiamo riprendere il cammino e lasciare la cima, prendiamo quella che è considerata la via normale alla vetta dell'Altissimo. Siamo sul sentiero n° 143 un sentiero semplice, alla portata di qualunque escursionista. Soltanto i primi minuti riservano ancora qualche balzo su roccette comunque elementari. Scendiamo per un breve tratto lungo il filo roccioso che dalla cima cala verso oriente tra affioramenti di marmo; poco oltre il tracciato volge con decisione verso destra. Il sentiero è abbastanza ampio e ben marcato, transitiamo presso una marcata insellatura della cresta che concede un’impressionante veduta della parete sudovest dell’Altissimo. Da qui ammiriamo  nuovamente la vista sul litorale versiliese e alle spalle la cima appena discesa. Proseguiamo ancora su sentiero, sempre semplice e ben segnato, ci avviciniamo al filo di cresta con visione che abbraccia lo scempio purtroppo operato dalla cava di marmo delle Cervaiole. Infine il percorso scende alla marcata insellatura del Passo del Vaso Tondo (m 1380 – mezz'ora dalla cima) sovrastata a oriente da poderosi strapiombi. Il passo del Vaso Tondo è il luogo di arrivo dell'omonimo sentiero che arriva dalla cava della Tacca Bianca al passo. Si tratta di una  cengia che si snoda sulla ripidissima parete ovest dell’ Altissimo lunga circa 500 mt. e larga dagli 80 a  100 cm. max. Una volta sulla parete c’ erano dei cavi che potevano fare sicurezza, ora non è rimasto che qualche raro chiodo un po’ rugginoso, non è di per se difficile ma è sconsigliato per le persone che soffrono di vertigini
Al Passo del vaso Tondo prendiamo per le Cave del Fondone  prendendo sulla sinistra che sono già  a vista.
Una volta giunti a queste cave ci troviamo in un ambiente molto deturpato dalle attività estrattive, dobbiamo seguire la strada sino alla zona bassa, il biancore del marmo rende tutto abbacinante, sembra di esser sulla neve! raggiunto un largo spiazzo con delle vasche di raccolta dell'acqua, prendiamo sulla sinistra e ci dirigiamo verso il sentiero n° 33, a destra si andrebbe alle Cervaiole.
Percorriamo ancora la larga strada marmifera per circa una quarantina di minuti e infine raggiungiamo il sentiero n° 33 che in circa 15 minuti ci porta alle Gobbie, sulla strada Arni Passo del Vestito. Un segna via indica che il rifugio Puliti è a quaranta minuti.
Attraversiamo la strada ed entriamo nel piazzale del Ristorante Le Gobbie seguendo le indicazioni, sempre sul 33, superato il ristorante dopo pochi metri si prende a sinistra entrando nel bosco seguendo un tracciato piacevole in leggeri saliscendi sino a uscire su di una radura da dove si avvista la statua della madonna dei cavatori. In breve la raggiungiamo, per visitare la statua dobbiamo girare a destra sul sentiero n° 31.
Dopo la doverosa visita riprendiamo il cammino riimmettendoci sul 33 raggiungiamo delle prime case in localita' Case Giannelli,   e subito sotto il Rifugio del CAI di Pietrasanta " Puliti" a mt. 1016.
Qui termina l'escursione ma non la festa e veniamo accolti benissimo dal gestore e dai suoi aiutanti che, non si sa come hanno fatto, sono riusciti a far mangiare più di centocinquanta persone offrendo a tutti una bella spaghettata, vino, dolci e caffè, un ottimo modo per terminare questa splendida giornata.
Noi come sezione UOEI Ripa di Versilia porgiamo i nostri più vivi complimenti  e felicitazioni per il successo di questa manifestazione al Presidente
Giovanni Trevisiol, a tutto il consiglio della sezione del CAI di Pietrasanta e a tutti quelli che hanno reso possibile questa bellissima iniziativa che sicuramente hanno dedicato molto tempo perchè tutto funzionasse al meglio, Da tutti noi un grande grazie!!!
Infine però dobbiamo ancora soffermarci su un ultimo pensiero che va inevitabilmente a quegli uomini che per guadagnarsi da vivere rischiavano la vita ogni giorno, minuto, secondo.
Chissà quante volte l’urlo di dolore ha spezzato il silenzio che regna in quei luoghi  echeggiando nella valle fino a svanire piano piano.
Chissà quante volte il rosso ha macchiato il candido marmo.
Oggi per fortuna rimangono solo le testimonianze fotografiche. Quando il tempo cancellerà anche gli ultimi resti di queste testimonianze le generazioni future non potranno più vedere la fatica, il sudore e lacrime che i nostri  “nonni “ hanno versato in questi Monti.


Lizzatura sul Monte Altissimo, foto del 1908

 

 

 

 

         

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