La lizza Denham, o lizza Piastreta,
non è la lizza più impressionante e meglio conservata della
zona apuana, ma possiede alcune caratteristiche che la
rendono unica: la lunghezza(2570m dal monte al poggio
caricatore, 3500 il percorso originale), il dislivello
(1250m) e, soprattutto, la monorotaia.
Quest’opera di archeologia industriale, frutto dell’ingegno
e della fatica dell’uomo da sola merita l’escursione, lunga
e faticosa.
Sulla monorotaia scendeva e saliva la macchinetta Denham per
trasportare il marmo delle cave del Sella e solo salendo i
suoi faticosi scalini possiamo renderci conto di cosa questa
abbia significato per quei tempi (dal 1922 al ‘36 e dal 1962
al ‘75).
Pare impossibile che un mezzo meccanico alimentato a diesel
potesse percorrere quelle orride valli. Ritengo che questa
sia un’escursione da non perdere, omaggio alla fatica
dell’uomo-cavatore ed al suo ingegno, inoltre i panorami
sono meravigliosi e le fioriture sono ricche ed uniche.
È consigliabile percorrerla in buone condizioni meteo, serve
un buon allenamento e tener presente che la discesa è
impegnativa forse più della salita. ( Dal
sito Escursioni Apuane
http://www.escursioniapuane.com )
Via di lizza” di Piastreta e monorotaia Denham.
Cosi vicino e pure
già così lontano da noi come quello della lizzatura del
marmo sugli incredibili percorsi che dalle cavi massesi
scendevano a valle. Una realtà millenaria, quella del
durissimo lavoro dei
lizzatori.
Per conoscere le "vie di Lizza" si raccomanda la
lettura del volume " Le strade dimenticate di F. Bradley e
E. Medda - Poliedizioni |
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Ultima escursione di questo mese di giugno, dopo quella di
domenica scorsa, il nostro girovagare, questa volta ci porta
su una via di lizza unica nel suo genere, una via meccanica!
Da Ripa di Versilia partiamo e anche questa domenica siamo
un bel gruppetto, alla conta siamo in quattordici, bene
possiamo partire alla volta di Renara.
Da Massa seguiamo
le indicazioni per Resceto, poi all’altezza del piccolo e
incassato abitato di Gronda, svoltiamo a destra e
seguiamo la strada asfaltata, che poi diventa sterrata
e termina su uno slargo davanti ad una casa di pastori.
Dove il canale si biforca prendiamo a sinistra attraversando
il canale, risaliamo una ripida salita dove alla sommità vi
è un omino di segnalazione e anche l'indicazione "
MONOROTAIA" (
ATTENZIONE NON PROSEGUIRE PER IL SENTIERO N° 162 L'UNICO
SEGNALATO PERCHÉ PORTA AL PASSO DEL VESTITO).
Raggiungiamo la lizza che qui è una comoda strada
cementificata.
Siamo ora nel Canale di Pianel Soprano che percorriamo sino
ad arrivare ad un’altra biforcazione (m. 546): a dritto
andremmo nel Canale della Buchetta, mentre alla nostra
sinistra si apre l’incredibile Fosso del Chiasso, dove ben
visibile è l’ancora più incredibile tracciato della lizza
della monorotaia. Svoltiamo quindi a sinistra ed
attraversiamo il greto del torrente, imboccando il Fosso del
Chiasso.
Ci sono già stato ma quella slitta in fondo al piano di
carico mi lascia ancora stupefatto come l'uomo così piccolo
possa fare opere di tanto ingegno! Dall'ultima volta però è
quasi del tutto ricoperta dai detriti portati giù dalla
furia dell'acqua!
Partiamo, alcuni di noi che salgono per la prima volta non riescono a credere che prima
di essere in cima dobbiamo sudare molto: " ci sono i
gradini, no! " Partiamo belli baldanzosi e con grande
euforia, ma chi sà come mai già dai primi metri proseguiamo
sentendo solo il nostro affannoso respiro, ci voltiamo
indietro e notiamo la forte pendenza che accentua ancora di
più l'incredibilità di questa lizza, rivolgiamo lo sguardo
verso l'alto e sembra non finire mai con quel filo nero che
si snoda in linea retta oltre la nostra visuale.
Saliamo a fatica e un gruppo di capre e pecore si fa beffa
di noi saltando allegramente senza nessuna difficoltà.
Comunque saliamo piano ma saliamo, la difficoltà dovuta alla
pendenza che in alcuni punti tocca 80 - 85% viene accentuata
dal fatto che i gradini molte volte sono scomparsi e allora
dobbiamo salire sul muro di sostegno della rotaia e qui la
pendenza è davvero molta per fortuna il sole non penetra
attraverso le pareti del profondo canale.
Finalmente arriviamo all’uscita del Fosso del Chiasso, dove
dopo pochi metri, la lizza si biforca (non molto evidente).
Siamo a 1010 mslm.
Arrivati qui si potrebbe pensare di aver terminato
l'escursione ma siamo solo a metà forse anche meno.
Facciamo una sosta con spuntino, poi uno sguardo ai
fabbricati che ancora sono presenti,peccato che il vecchio
argano per sollevare i blocchi sia rovinato nel canale
sottostante, l'ultima volta che ci sono stato era ancora in
piedi.
Qui, ricompattato il gruppo, facciamo il punto della
situazione; come già detto questa escursione è per
escursionisti molto allenati e quindi, onestamente, un
gruppo di otto decide di raggiungere la Focola del Vento che
è sul sentiero 160 dove aspetteranno il gruppo che una volta
raggiunto il monte Sella ridiscenderà da quest'ultimo
sentiero.
Questo comportamento è da apprezzare, in montagna l'umiltà e
la conoscenza dei propri limiti sono doti essenziali.
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Riprendiamo il
cammino, qui il panorama comincia ad essere davvero
entusiasmante, il tracciato della lizza gira verso destra
seguiamo con lo sguardo la traccia e notiamo che c'è ancora
molto da fare e adesso il sole è alto sopra di noi.
Saliamo a testa bassa senza dire una parola, e chi ha fiato
per parlare? superiamo ancora dei fabbricati, in particolare
sulla destra una grande casa dove ha abitato fino al
1975 il guardiano della cava. Abbiamo visitato la casa del
guardiano, ancora ben tenuta e posizionata su di una
balconata naturale, ci è venuto spontaneo pensare a quanti
soldi vengono buttati via per costruire rifugi inutili, vere
cattedrali nel deserto e poi delle abitazioni già costruite
e in posti così splendidi vengono abbandonate e dimenticate
da tutti, perdendo anche i ricordi e la cultura di quelle
persone che ci hanno lavorato.
Riprendiamo il cammino adesso il tracciato della
lizza viene interrotta da frane e soprattutto lo scarico
scellerato da parte della cava sopra di noi.
Attraversiamo il canale sopra detriti molto instabili, da
qui alla cava il percorso diventa molto impegnativo, la
lizza no esiste più, l'ultima volta che ci siamo venuti
dovevamo proseguire ad intuito aiutati dai fori dei piri
ancora visibili, oggi, invece sono stati fatti dei segni
rossi che indicano più o meno la via meno impervia....per
modo di dire.
Ci troviamo in prossimità della cava ma prima ci dobbiamo
cimentare in arrampicata su placche di marmo con pochi
appigli.
Eccoci qua finalmente siamo in piano la salita e terminata,
siamo qui nel piazzale della cave di Piastreta a quota 1600
mslm.
Riprendiamo fiato e poi andiamo a visitare la cava.
Le cave deturpano moltissimo quello che è il paesaggio delle
nostre montagne ma devo essere sincero entrare dentro queste
grandi sale di marmo bianco è uno spettacolo, io penso che
trovando dei compromessi si potrebbe convivere queste
attività e chi come noi amano andare sui monti e godere di
bellezze uniche.
Ora non ci resta che raggiungere la cima, in
precedenza siamo sempre saliti prendendo a diritto sopra la
cava tra rocce e placche; ma oggi, Pierino che ne sa una più
del diavolo, ci indica una traccia di sentiero che si prende
salendo su saggi di cava che troviamo davanti al punto dove
siamo sbucati dalla monorotaia e sulla sinistra
effettivamente si distingue una traccia di quello che doveva
essere un sentiero di servizio delle cave sottostanti. Al
termine della traccia ci troviamo su un falso piano appena
al di sotto della cresta, dove ci stanno osservando delle
capre. In pochissimo tempo siamo in cresta e da quì volgendo
verso nord raggiungiamo la vetta del monte Sella.
Dalla vetta del Sella il panorama è stupendo su tutte le
Apuane settentrionali: fanno bella mostra di sé “Sua Maestà”
la Tambura, il Sagro, il Grondilice, il Contrario, il Passo
della Focolaccia ed il Cavallo. Ad est il panorama si apre
sull’Appennino, mentre a sud il Sumbra, il Fiocca, le Panie
e l’Altissimo dominano il paesaggio. Visibili anche l’Eremo
di San Viviano, proprio sotto il Roccandagia, il lago di
Vagli, la Valle Arnetola, il paese di Careggine
Dopo esserci rifocillati e appagati dalla bellezza di questo
luogo ci immortaliamo in una foto di gruppo, ma poi dobbiamo
scendere verso la Focola del Vento, dove ci attendono gli
altri amici.
Ritorniamo brevemente sui nostri passi e seguendo le
indicazioni per il 160 (Resceto) iniziamo la discesa su un
ripidissimo sentiero e con traccia poco visibile ma ben
segnata. La nostra prima meta è la cava Bagnoli, che già
avvistiamo, una volta raggiunta non possiamo notare i
blocchi di marmo perfettamente squadrati, che sembrano
attendere l’arrivo, da un momento all’altro, di una
compagnia di lizzatori che li accompagni a valle.
Riprendiamo la discesa su sentiero molto ripido, questo
sentiero ricalca
in parte quello di una ripidissima lizza proveniente dalla
Cava Bagnoli: sembra impossibile che gli uomini riuscissero
a trasportare blocchi di marmo di svariate tonnellate su
queste pendenze. Sono presenti anche numerosi piri in legno,
ai quali venivano legate le cariche di marmo. Sulla sinistra
in basso ben visibile il bosco della Selvarella, sovrastato
dalle altissime Cave Cruze, alle quali arriva una
ripidissima via di lizza.
Scendiamo sui prati sommitali del sella e ormai siamo in
vista della Focola del vento, gli amici che ci attendono ci
hanno avvistato e si sbracciano per salutarci. In breve li
raggiungiamo a quaota 1358 mt.
Alla Focola del Vento è riconoscibile anche per una vecchia
centralina che serviva per portare l’elettricità alla Cava
Bagnoli e se venisse smantellata non sarebbe male!!
Bè adesso la sosta è obbligatoriamente lunga, la salita e
anche la discesa sono state veramente spossanti, dobbiamo
recuperare. Si aprono gli zaini e via con le cibarie,
concludiamo con il solito caffè di Bruno.
Ci siamo fermati anche troppo, dobbiamo ripartire. Prendiamo
la dorsale che scende dal Sella e raggiungiamo il bivio tra
il 160 ( quello che dobbiamo percorrere) e quello che scende
alla monorotaia Ben visibile in questo punto ci appare
l’incredibile tracciato della lizza della monorotaia, ancora
più incredibile è quanta strada abbiamo fatto.
Adesso giriamo a destra ed entriamo nel bosco lungo il
canale dei Piastriccioni o come alcuni asseriscono essere
dei Vernacchi. Io l'ho conosciuto come dei Piastriccioni e
quindi continuerò a chiamarlo così!
Al termine del canale troviamo il bivio tra il 160 e il 165
che conduce alle cave Cruze. Ci immettiamo sul 165 scendendo
verso Resceto inoltrandoci nel canale della Neve e
proseguendo in breve raggiungiamo il bivio con il 164 per Campaniletti
e quindi al rif. Conti. Qui è presente l'unica sorgente che
è su questo percorso, la fresca acqua che scaturisce da una
piccola grotta e una vera manna!
Dopo esserci rinfrescati riprendiamo il cammino seguendo
sempre il sentiero ben segnato scendiamo lungo un un costone
ricoperto di paleo con alcuni tornanti.
E qui abbiamo la nostra dose di brivido: siamo fermi per una
breve sosta quando succede quel qualcosa che non ti aspetti,
sotto i nostri piedi le montagne sono scosse da un forte
tremore, seguito da un gran boato e poi tutto attorno a noi
scariche di massi che finiscono , per nostra fortuna nel
canale. Non abbiamo corso nessun pericolo ma la senzazione
di impotenza ci mette addosso la sgomento, non è stata una
bella esperienza!
Riprendiamo il cammino e le discussioni vertono inevitabilmente sulla
grande scossa di terremoto, all'improvviso sul percorso ci
si pone il maestoso Ponte del Pisciarotto ( 696 mt.),
il nome non rende merito alla maestria e alla fatica profusa
dai nostri avi per edificarlo interamente con muro a secco,
sulla via di lizza che conduceva alle cave Cruze del monte
Sella e che permetteva di superare un torrente che
scende da un orrido canale.
Continuiamo il cammino e ormai siamo a vista delle prime
case di Resceto, giungiamo ad una costruzione per la
captazione dell'acqua e poi una serie di ovili riconoscibili
da distante per il forte odore che spargono in tutta la
zona. Ecco attraversiamo il canale, asciutto, e siamo alle
prime case di Resceto. Dagli abitanti apprendiamo che la
scossa di terremoto è stata di 4.4 della scala
Richter. Ma a noi ora interessa solo
una cosa, andare all'unico bar e gustarci una fresca birra e
Lemonsoda.
Siamo stanchi ma come ogni volta felici di esser stati
assieme condividendo fatiche e soddisfazioni, appagati da un
mondo che ancora esiste che purtroppo pian piano va
sparendo nell'oblio dell'indifferenza di molte persone che
potrebbero salvare i luoghi che abbiamo visitato. Salvare la
lizza della monorotaia per rispetto a tutti quegli uomini
che hanno contribuito a formare la nostra civiltà e per
portare a conoscenza anche delle generazioni future quali "
Eroi " esistevano una volta, tanto tempo fa!
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Immagini
d'epoca tratte dal sito
www.versilia.toscana.it