Questa
escursione ci porta lontano dalle nostre Apuane e
precisamente nel Parco nazionale
dell'Appennino Tosco-Emiliano, la nostra meta è il
monte, anzi l'Alpe di Succiso.
L’escursione ha inizio in coincidenza del Passo
del Cerreto, uno dei più importanti valichi rotabili
dell’Appennino Settentrionale. Si raggiunge il passo con
la S.S n° 63, da da Aulla per chi proviene dalla
Toscana, oppure da Reggio Emilia per chi sale dal
versante emiliano.
La prima avventura c'è quella di trovare il parcheggio,
a quanto pare è tutto di proprietà del “Bar ristorante
passo del Cerreto”. Non ci resta che parcheggiare lungo
la strada!
Appena pronti prendiamo la via per la nostra camminata,
Prendiamo il sentiero n° 00 e 671 che inizia nel retro
del bar e si inoltra subito nel bosco.
Prima però diamo un'occhiata al bel panorama che già ci
si pone davanti: le creste rocciose del Monte Alto,
verso nordovest è ben visibile l’imponente e tozzo
rilievo dell’Alpe di Succiso, il tutto in un ambiente
verde e lussureggiante.
Camminiamo al fresco nel bosco di faggi con
disinvoltura, infatti con pochi dislivelli, la camminata
ha della passeggiata. Il bosco ogni tanto lascia delle
aperture che ci permettono anche di osservare il monte
Alto.
Attraversiamo una vasta area prativa punteggiata
da piante di ginepro e mirtillo e ci troviamo al
Passo dell'Ospedalaccio, frequentato fino dai tempi più
remoti. Infatti questo storico valico appenninico era
frequentato già in epoca preistorica: lo attestano
diversi reperti che vi sono stati rinvenuti. Il toponimo
pare sia
dovuto alla remota presenza in questi luoghi, in epoca
medioevale, dell’ospizio di S. Lorenzo delle Cento
Croci.
E' proprio sull’attuale confine tra la Toscana e
l’Emilia e vi si trova ancora un'altro reperto
storico: si tratta di un cippo del periodo napoleonico e
segnava il confine tra impero francese (Toscana e
Liguria) e Regno d’Italia (Repubblica Cispadana). Tale
reperto era stato abbattuto ed è rimasto nascosto per
anni nel bosco , vi è incisa la dicitura Empire François.
Riprendiamo il cammino seguendo il crinale per un breve
tratto e trovato un bivio tra il sentiero 00/671, che
procede sulla sinistra, e il 675 sulla destra, noi
prendiamo quest'ultimo verso le Sorgenti del Secchia.
Percorriamo, nel bosco, una strada di servizio e poi
prendendo sulla destra entriamo su sentiero,
all'improvviso il nostro cammino viene rallentato da un
grosso gregge di pecore e non c'è verso di aggirarlo non
ci resta che seguire la lenta andatura e respirare la
polvere che alzano, anche l'odore non è male!
Fianlmente arriviamo al
Prataccio, un'anfiteatro d'origine glaciale, dalla forma
si nota benissimo l'origine glaciale della zona ha qui
uno dei più maestosi esempi, con il fondo occupato da un
antico lago riempito del tutto in cui serpeggia con
meandri il neonato Fiume Secchia. Si nota al centro del
primo tratto di pascolo, subito oltre il primo fosso,
quasi sempre asciutto in estate, un masso triangolare
che affiora pressoché isolato. Sulle tre facce si notano
tra licheni le forme di croci incise molti secoli fa.
Era il modo di segnare i confini e qui le tre facce del
masso rispecchiano ognuno una porzione di pascolo
assegnato alle tre comunità di Camporàghena (a SW),
Stato di Firenze, di Cerreto (a SE), Stato di Modena e
Reggio, e di Succiso (a N), Stato di Parma, che si prese
la fetta più grossa del vasto pascolo.
Attraversiamo un rigagnolo d'acqua che attraversa il
prato, è il neonato fiume Secchia, il principale
affluente di destra del Po dopo il Tanaro, che raggiunge
dopo 172 km.
Facciamo una sosta sotto la palina che indica: "
sorgenti del Secchia, quota 1465 mt.", ricompattiamo il
gruppo e facciamo un piccolo spuntino e ben presto siamo
pronti a ripartire.
Lasciamo il sentiero 675 che prosegue sulla destra per
la Sella del Casarola, lo faremo al ritorno.
Prendiamo sulla sinistra, sentiero n° 671, seguendo uno
dei ruscelli e passiamo vicino al masso delle Tre Croci
e poi riprendiamo a salire entrando in una piccola
faggeta, infatti ben presto ci troviamo all'aperto su
una rigogliosa prateria
d’altitudine che caratterizza le più alte cime
dell’Appennino Tosco Emiliano; molto bello il colpo
d’occhio sulle sottostanti vene del Secchia.
Saliamo su sentiero molto ripido con molti tornanti,che
permettevano il transito dei muli, senza difficoltà sino a raggiungere, poco sotto cresta,
i curiosi affioramenti rocciosi che caratterizzano le
soprastanti cime. Il sentiero stesso sfrutta in ultimo
le cenge create dalla stratificazione delle rocce per
accedere infine alla marcata sella del Passo di Pietra
Tagliata (m 1753) un taglio trasversale, posto
nella posizione di quota più bassa della cresta
rocciosa, che unisce il M.te Alto, a sinistra, e l’Alpe
di Succiso, a destra. Sull’altro versante del valico
appare la valle Liocca che prende nome dall’omonimo
corso d’acqua che nasce più in basso. La
conformazione degli strati di arenaria si prestano
alla leggenda della forzatura del passaggio ad opera di
un esercito intero, durante la fuga del Barbarossa
inseguito dai Comuni lombardi. Una spada trovata in zona
all'inizio del secolo scorso avvalorò la leggenda
stessa.
Il pasaso è un crocevia di numerosi sentieri. Di fronte a noi cala il
sentiero 673 in direzione dei Ghiaccioni; un altro ramo del
sentiero 673 volge a sinistra, in direzione sudovest,
con traccia attrezzata in direzione di Monte Alto.
Possiamo osservare parte di questo tracciato mantenere
grosso modo il
crinale che appare caratterizzato da torrioni e picchi
rocciosi irti ed aguzzi. Noi prendiamo a salire sulla
destra sul sentiero 671 affrontando una zona rocciosa,
dal basso notiamo una cresta assai affilata e attrezzata
a via ferrata e questo preoccupa un pò alcuni di noi non
avendo attrezzatura idonea ad affrontare questo tratto,
ma vengono subito rassicurati che l'affioramento
roccioso può essere aggirati su sentiero nella parte
destra posto più in basso, un pò esposto ma senza
difficoltà.
Per chi volesse affrontare la ferrata si tratta di una
scoscesa fascia rocciosa, il crinale si assottiglia e
propone una serie di
salti rocciosi ripidi e molto esposti assicurati
provvidenzialmente con
infissi metallici. E’ una sezione molto breve,
tuttavia la difficoltà non è assolutamente trascurabile
e si tratta in effetti di una frazione di via ferrata e
non di un semplice sentiero attrezzato. Anche se breve
consigliamo vivamente l’uso dell’imbragatura
dissipatore e caschetto.
Un esperto
escursionista proverà piacere nel superare questo tratto
affilato: un liscio lastrone verticale privo di appigli
rappresenta il passaggio più spettacolare e
una staffa metallica fornisce l’unico appoggio per i
piedi.
Aggirata la cresta attrezzata, saliamo sul crinale e
proseguiamo lungo un tranquillo sentiero di prateria
lungo una panoramica salita
lungo il crinale Enza-Secchia dove fanno sfoggio dei loro colori svariati tipi di
fiori, il giglio martagone, l'aquilegia alpina, l'astro
alpino, la pulsatilla alpina, l'anemone narcissiflora,
la sassifraga paniculata, il giglio di san Giovanni, ecc.
E inoltre è' una bella panoramica
salita lungo il crinale Enza-Secchia.
In fine,
tra massi e
affioramenti detritici giungiamo sulla
vetta dell’Alpe di Succiso (m 2017): sono trascorse
3 - 3,15 ore dalla partenza e meno di un’ora dal Passo
di Pietra Tagliata.
Dalla vetta abbiamo una visuale di 360 gradi, i valloni
e le creste conferiscono un aspetto selvaggio e
grandioso difficilmente riscontrabile in altre aree
dell'Appennino settentrionale.
A sud la Conca del Prataccio, ad est la cresta che
continua verso il monte Casarola, a nord il costone a scendere che passa
per il Torrione e continua verso il monte Ramireto, a
nord ovest la valle del Liocca e sullo sfondo il monte
Acuto, ad ovest con la punta Buffanaro, la cresta dei
Groppi di Camporaghena, ed a chiudere verso sud con il
monte Alto, verso nord la valle dell'Enza fino alla
Pianura Padana.
Più lontano, verso sud, la catena delle nostre Alpi
Apuane e un suggestiva vista sul golfo della Spezia, la
Corsica, le principali isole dell'arcipelago toscano.
Rimaniamo per una buona ora a bivaccare sull'erba fresca
della vetta sotto vento ma poi dobbiamo inesorabilmente
riprendere la via del ritorno; ritorno che non facciamo
a ritroso ma proseguiamo sul crinale tra la val Secchia
a destra e il vallone del Rio Pascolo a sinistra, sul
sent. 667che tra le pietraie post-glaciali del crinale
scende gradualmente alla Sella del Casarola a quota 1945
mt, visto che in pochi minuti si poteva arrivare alla
cima del Casarola, ci siamo detti: " perché
accontentarci quando possiamo andare anche lì? ". E,
infatti, ci siamo andati, percorrendo la cresta di
questo monte, siamo arrivati in vetta a quota 1979.
Tornati indietro, alla sella del Casarola, abbiamo
preso il sentiero n° 675 che si è presentato subito
ripido e scosceso, di quelli che spaccano le
ginocchia,all'inizio in debole discesa ma poi scende
molto rapidamente, andando a descrivere un
ampio semicerchio nel vallone sottostante la cima
dell’Alpe di Succiso; inconfondibile, da questo
versante, la
cima che appare come un cocuzzolo caratterizzato da
numerose stratificazioni rocciose.
Lungo questo sentiero in una escursione fatta anni fa
avevamo trovato una sorgente ma adesso non ce n'è più
traccia.
Proseguendo tra facili balze erbose, quasi 400 metri di
dislivello,
il sentiero volge infine verso destra riportandosi per
un tratto nella folto della faggeta; in ultimo accediamo
alla
piana delle Sorgenti del Secchia dove il bosco
lascia spazio al verdeggiante pascolo e dove torniamo a
ricongiungerci al sentiero di salita, chiudendo
l'anello.
All'andata avevamo percorso il sentiero n° 675 invece
adesso andiamo per il 671 che parte dalla Costa della
Marinella a 1533 mt. proseguiamo su sentiero nel fitto
della faggeta dove ancora sono visibili le piazzuole
delle carbonaie all'inizio è un facile saliscendi ma poi
si fa sempre più ripido. Scendendo, sulla destra,
troviamo una freschissima e corroborante fonte, la fonte
dei Linguazzi. Dopo una bella rinfrescata riprendiamo il
cammino e scendiamo scendo dal bosco e proseguendo in
parte su prateria e in parte tra pini, alle nostre
spalle le propaggini del monte Alto. Infine in decisa
discesa giungiamo di nuovo al Passo dell'Ospedalaccio e
da quì in circa mezz'ora, ripercorrendo il sentiero
fatto al mattino, lo 00, rientriamo al Passo del
Cerreto.
E' stata una bellissima escursione fuori dal nostro
ambiente apuano, una camminata a largo respiro tra
splendidi scenari e viste mozza fiato. Ora non ci resta
che chiudere ritualmente con la sosta alla nostra
gelateria di fiducia a d Aulla dove ci gustiamo un bel
fresco e buonissimo gelato.