L'escursione di oggi, visto che è il 25 aprile giorno della
liberazione lo vogliamo commemorare assieme alla sezione CAI di
Pietrasanta sui sentieri della resistenza quegli stessi sentieri che
oggi vedono allegre comitive ma 69 anni fa erano le vie dei partigiani
che combattevano per la libertà e dove si sono verificati i peggiori
crimini della storia come quella della strage di S. Anna di Stazzema
dove andremo a rendere omaggio ai 560 martiri. Il nostro cammino avverrà
su una porzione del sentiero SAV: Sentiero Alta Versilia.
Scopriremo gli antichi sentieri immersi tra i boschi delle Apuane, che
un tempo venivano usati dagli abitanti per scendere a valle. Alcune sono
addirittura delle mulattiere che servivano per il trasporto delle
merci:, una rete di sentieri di montagna che formano un anello nei tre
comuni della Versilia: Stazzema, Seravezza e Pietrasanta. È lungo una
cinquantina di chilometri, ed è un percorso a misura di famiglia,
infatti nella nostra numerosa comitiva non mancano anche degli
allegri bambini.
Il nostro gruppo è in attesa che giungano gli amici del CAI da
Pietrasanta, il normale ritardo ma poi eccoli e subito partiamo alla
volta della frazione del comune di Stazzema: Le Mulina.
Le Mulina
è situata ad un'altitudine di 240 mt. é un paese del fondovalle, situato lungo la strada
provinciale che collega il centro amministrativo comunale di Pontestazzemese con Stazzema capoluogo. E' attraversato da un torrente
in cui scorrono acque limpide e chiare. Gli abitanti sono circa 190
suddivisi in tre borgate: Carbonaia, Culerchio, Calcaferro. Nella
borgata Carbonaia è situata la scuola materna, l'ambulatorio medico ed
un negozio di alimentari. A Culerchio è situata la Chiesa Parrocchiale
di S. Rocco con annesso parco delle Rimembranze ed un ristorante. Dalla
borgata di Calcaferro si raggiungono, in pochi minuti, le sorgenti delle
Molinette, immerse in un incantevole paesaggio e da cui sgorgano in
abbondante quantità fresche acque oligominerali, per le quali è allo
studio un progetto per lo sfruttamento economico da parte del Comune di
Stazzema tramite lo sviluppo nella zona di un turismo termale. Le
sorgenti presenti nella zona di Mulina sono un continuo richiamo per
molte persone che dalla piana versiliese risalgono lungo il corso del
torrente Vezza per dissetarsi e far provvista delle meravigliose acque
dalle proprietà terapeutiche da tutti riscontrate. Mulina, nei secoli XV
e XVI fu rinomata per la lavorazione del ferro destinato per la
fabbricazione di utensili e di armi nonché per l'estrazione diretta del
minerale, di cui il territorio è ricco. Per raggiungere questa località
basta seguire per Seravezza e poi la provinciale 13, seguire al bivio
per Ponte Stazzemese e poi per Stazzema dopo circa 1 Km si giunge a
questa piccola frazione.
Si sale alla chiesa, si
continua la strada e appena prima di una ricca sorgente si gira a
destra, dopo pochi metri si imbocca sulla sinistra il sentiero pedonale
per Farnocchia, sentiero che in realtà è una bella e ben mantenuta
mulattiera.
Ci
mettiamo in cammino inoltrandoci nel bosco la mulattiera, come già
detto, è ben
conservata e mentre saliamo riflettiamo su queste vie di comunicazione
dove oggi noi veniamo per diletto quanta gente a sudato per avere un pò
di pane per il pasto. La vita vi si doveva svolgere monotona e pesante
per la fatica quotidiana, ma serena, e confortata dagli effetti e dalla
soddisfazione unica e impagabile di vivere dei prodotti del proprio
lavoro e sulla propria terra; molte sono ancora le testimonianze di quel
tempo passato. Comunque noi fortunatamente siamo qui per proprio gaudio
e quindi godiamo di tutto quello che ci si paventa davanti, le prime
fioriture di questa primavera un pò strana, infatti si passa da giornate
calde primaverili a giornate fredde autunnali ma comunque ci rallegrano la vista, crochi, primule ed ellebori fanno foggio
dei loro fiori, splendidi agrifogli che ancora in questa stagione
portano ancora sui rami bellissime bacche rosse che danno una nota di allegria e poi il bosco in
questo tratto ben curato e ripulito con gli alberi con le ancora tenere
foglie ci sembra
che ci abbracci proteggendoci da tutte le preoccupazioni e affanni
giornalieri, ci sentiamo veramente in armonia con ciò che ci circonda.
Si salgono numerosi tornanti, incontriamo un abitante del bosco che
ancora vive con i suoi frutti.
Giungiamo alla fine del sentiero proprio all'ingresso del paese di
Farnocchia, sulla destra prosegue la starda asfaltata che porta in breve
nel centro del paese, noi attraversiamo la strada e prendiamo invece un
sentiero che ben presto diventa una via che percorre la parte bassa del
paese e che ci porta nella piazzetta della chiesa del Carmine
dove è presente anche un monumento ai caduti e un
bar ristorante.
Farnocchia 650 mt. affonda le sue radici nel mondo preromano dei
Liguri Apuani. Situata in mezzo ad ampie vallate di
castagneti, è mèta di molti turisti e villeggianti.
Offre una vista stupenda sui monti più belli delle
Apuane: Matanna, Procinto, Forato, Pania Secca, Pania
della Croce, Corchia. In breve tempo può essere
raggiunto il Monte Gabberi, con una vista sulla fascia
costiera compresa tra il Golfo della Spezia e Livorno.
La chiesa, intitolata a S. Michele Arcangelo, risale a
prima del Mille. All’interno un grazioso fonte
battesimale, un monumentale organo, l’altare del
Rosario, con le stupende formelle in bassorilievo
raffiguranti le 15 poste del rosario. Durante l’estate
vengono organizzate sagre gastronomiche e manifestazioni
culinarie e tradizionali.
( cenni storici su
Farnocchia ).
Dopo una sosta, non tanto breve dovuta alla presenza del bar dove
moltissimi di noi hanno approfittato di un buon caffè, d'altronde a metà
mattina ci vuole, per noi italiani è un rito sacrosanto e va
rispettato!
Comunque riprendiamo il cammino proseguiamo per un breve tratto sulla
carrozzabile ma la lasciamo subito per prendere a sinistra una tracci di
sentiero che ci porta sul sentiero vero e proprio, il n° 3, giunti ad
una marginetta o maestatina
che
fa da sparti traffico tra il sentiero n° 4 e il 3. Il primo conduce al
monte Gabberi e a San Rocchino mentre noi prendiamo il sentiero n° 3 per
la Foce di S. Anna.
Proseguiamo nel bosco su una bella mulattiera ancora in buono stato,
il bosco in primavera è davvero da provare.
La magia di una passeggiata nel bosco con il risveglio della bella
stagione è pieno di cinguettii e la gamma dei verdi si fa incredibile.
Si respira energia a pieni polmoni e ci si libera della polvere
dell'inverno. Con tutte queste sensazioni e in buona compagnia ci
troviamo dopo circa una quarantina di minuti alla Foce di Sant'Anna e da
quì dopo una sosta per ricompattare il gruppo e per un veloce spuntino,
riprendiamo il cammino verso il colle di Cava dove è stao costruito il
monumento ossario in memoria dei 560 abitanti
(per lo più anziani, donne e bambini)
che il 12 agosto 1944 i
soldati della SS-Panzergrenadier-Division Reichsführer SS li radunarono
e, dopo averli brutalmente uccisi, li bruciarono. Il monumento fu
realizzato nel 1948 su progetto dell’architetto Tito Salvatori, è
costituito da una torre in pietra a faccia vista alta 12 metri, sorretta
da quattro arcate, sotto le quali è collocato un gruppo scultoreo
rappresentante una giovane madre caduta sotto il fuoco nazifascista,
opera dello scultore Vincenzo Gasperetti.
Il basamento, concepito come una vasta terrazza panoramica, accoglie i
resti delle vittime della strage del 12 Agosto 1944. Una lapide, sul
retro del monumento, riporta i nomi dei caduti di cui fu possibile
l’identificazione. (Per
saperne di più)
Il viale di ingresso è affiancato dalle bandiere degli stati europei, a
significare l’importanza di una collaborazione e di un dialogo fra i
popoli per la costruzione di un futuro di pace e di libertà.
Ideali che porta avanti
Enrico Pieri, uno dei pochi superstiti della strage, continuando a
mantenere viva la memoria raccontandoci gli avvenimenti di
quell'infausto giorno.
Riprendiamo il cammino un pò tristi dopo riaver vissuto quella tragedia
e scendiamo verso il paese che si raggiunge in pochissimo tempo
percorrendo quella che è chiamata " La Via Crucis di Sant'Anna ".
La
Via Crucis è un sentiero lastricato
che, dalla piazza della chiesa, attraverso il bosco, conduce
all’Ossario.
Lungo il percorso sono disposte formelle di bronzo, realizzate da
insigni artisti, che collegano il Calvario di Cristo all’eccidio e,
simbolicamente, le 560 vittime del 12 agosto 1944 ad ogni altro martire,
della guerra e della violenza, di ogni luogo e di ogni tempo.
La pace e la tranquillità che si respirano accrescono la suggestione del
luogo e invitano il pellegrino al raccoglimento e alla riflessione.
Descrizione dal sito Parco Nazionale della Pace (
http://www.santannadistazzema.org/sezioni/IL%20PARCO/pagine.asp?idn=1027
)
Giunti nella piazza del paese ci soffermiamo per vistare la piccola
chiesa di Sant'Anna ma poi ripartiamo alla volta della località Sennari
e trovare un posto per il pranzo.
Ci dirigiamo verso la piazza del cimitero e da quì parte il sentiero n°
4 che noi prendiamo. Sappaimo che poco più avanti c'è un'area attrezzata
per pic nic con tavoli e panche ma quando arriviamo sono già tutte
occupate. Pazienza continuiamo il cammino sino ad incrociare di nuovo la
strada asfaltata, percorrendola troviamo dei prati in prossimità di case
e ci piazziamo lì per il pranzo. L'allegra
compagnia ciarliera e abbastanza rumorosa adesso è alquanto
silenziosa così tutti intenti a riempirci lo stomaco.
Dopo una, abbastanza lunga, sosta riprendiamo il cammino e percorriamo
ancora la strada asfaltata brevemente sino alla fine del paese da dove
parte il sentiero vero e proprio dove troviamo le indicazioni per
Farnocchia, ci voltiamo verso destra e notiamo ancora il triste
monumento e il paese di Sant'Anna.
L'inizio e su una scalinata che diventa subito mulattiera abbastanza
ripida dopo poco troviamo anche una sorgente dove prendere l'acqua è un
po' difficoltoso, infatti è stata chiusa con rete metallica e se non si
ha acqua bisogna prenderla quasi al livello terra.
Proseguendo nel bosco giungiamo ad un'altra
marginetta
dedicata alla Madonna
del Buon Consiglio dove è presente un basso rilievo datato 1777, uno
dei pochi rimasti.
dal colle abbiamo una bella vista sul Gabberi e intravediamo anche il
mare.
Continuiamo il nostro cammino facciamo anche un'incontro con una piccola
vipera che sicuramente aveva più paura lei di noi, poverina si era
rannicchiata tra degli alberi per nascondersi dai molti che volevano
fotografarla e l'unico modo che aveva per difendersi era quello di
soffiare minacciosamente.....fosse stata più grande chi sa se tanti
fotografi avrebbero avuto il coraggio di avvicinarsi tanto?
Dopo diversi tornanti incontriamo il bivio con il sentiero n° 107 per il
monte Gabberi, noi seguiamo ancora il n° 4
dopo pochi minuti si giunge alla Focetta o Foce di Farnocchia a quota
873 mt.
Appena passati nel versante interno, quello verso Farnocchia, troviamo
un'altra marginetta dedicata all'Annunciazione.
Facciamo un'altra piccola sosta per ricompattare il gruppo. Ripartiamo e
il sentiero adesso scende verso Farnocchia
,
racchiusa nelle Alpi Apuane, sovrastano il cielo
turchino e creano un magnifico dipinto olio su tela.
Il sentiero è ben tenuto e scende con molti tornanti ma ormai siamo in
vista del
paese e dopo circa quaranta minuti dalla Focetta lo raggiungiamo.
Nel paese è presente un ristorante: il
ristorante
da Franca è un
locale semplice, curato ed
accogliente, è gestito a livello familiare ed offre una cucina tipica
paesana a base di prodotti locali, genuini e naturali.
Qui gli organizzatori hanno, con nostro immenso gaudio, organizzato una
golosissima merenda a base di ottimi salumi, panzanelle di pasta fritta,
polpettine di carne ed erbe, polenta fritta con funghi, bruschette con
pomodoro e basilico, frittatine di verdure e ottimo vino.
Si sa che quando si sta bene il tempo vola e quando ormai i piatti a
buffet sono stati spazzolati via tutti dobbiamo ripartire alla volta
delle Mulina. Rifacciamo il percorso fatto al mattino seguendo il
sentiero n° 4, ad un certo punto troviamo le indicazioni per la località
Calcaferro e il gruppo si divide in due uno prosegue per il sentiero e
l'altro per questa variante del sentiero SAV appunto per Calcaferro.
Scendendo verso questa località troviamo dei bivi non segnalati e ci è
un pò difficile trovare il sentiero giusto ma poi comunque ci orientiamo
e troviamo la via, dopo diversi tornanti giungiamo in fondo alla gola
dove scorre il torrente.
Ci troviamo al cospetto di edifici ormai ricoperti di vegetazione e in
pessimo stato,
sono i resti dei polverifici e dei
miccifici legati all’intensa attività delle miniere della zona. Queste
erano sfruttate già nel Medioevo, ma solo nell’Ottocento l’attività
riprese fino a trovare il pieno sviluppo negli anni Venti del Novecento.
La polvere da sparo era infatti richiesta per le battute di caccia, per
estrarre il marmo dalle cave attraverso il sistema della varata e per
caricare le armi durante la guerra. Anche le donne partecipavano alla
produzione smistando i minerali e confezionando la polvere per poi
commerciarla.
Diverse furono le ditte che operarono sul sito: la Società Anonima
Miniere dell’Argentiera, la ditta dei Fratelli Pocai e la Edem.
Quest’ultima mantenne in vita il sito fino al 1968 continuando poi
qualche attività di ricerca nella zona negli anni a seguire.
Il sito meriterebbe di essere valorizzato recuperando i manufatti
presenti e l’Unione dei Comuni, ha inserito nel piano delle opere
pubbliche il progetto di un parco versiliese che coinvolga Calcaferro,
Valdicastello, Corvaia e altri siti così da pianificare una serie di
attività anche con altri parchi archeo -minerari italiani. Si sta inoltre
sviluppando un progetto con il Dipartimento di Scienze della Terra
dell’Università di Pisa per incrementare le ricerche scientifiche nella
zona.
La valorizzazione del territorio e la scoperta delle mete meno
conosciute turisticamente sono il futuro per la creazione di circuiti
alternativi che non possono che portare una ventata di sollievo
nell’entroterra versiliese.
Scendendo verso il paese delle Mulina percorriamo una strada sterrata,
sulla nostra destra il torrente viene attraversato da un bellissimo
ponte medievale,
anche questo ricoperto da alberi e vegetazione, pio attraversiamo un
tunnel scavato nella roccia e infine siamo in vista del Campanile del
1400 alle Mulina che in breve raggiungiamo.
Bellissima escursione effettuata con il CAI di Pietrasanta per cui ci
auguriamo che sia una delle tante altre che potremo fare ancora assieme.