E' già molto tempo che programmiamo di
fare un'escursione sulla ferrata, costruita nel 2002, del Monte
Contrario, nome non molto esatto perché, infatti, la ferrata non termina
sul Contrario ma in vicinanza del Passo delle Pecore, da dove si potrebbe
continuare verso la vetta, difficile, del Contrario.
Oggi ci decidiamo a cimentarci su questa lunga parete.
Siamo in 14 ci sistemiamo sulle macchine e partiamo alla volta di Massa successivamente
risaliamo la valle del fiume Frigido, seguendo le indicazioni per Forno e poi
seguire la strada fin dove finisce l'asfalto in località Biforco ( 376 mt.).
località
posta alla biforcazione di due grandi valloni:
il Canale Cerignano
e il Canale Fondone.
Da qui inizia la nostra escursione, indossiamo gli scarponi e ci issiamo gli
zaini sulle spalle e via si parte su strada marmifera lungo il Canal Fondone,
sentiero n° 168, dopo poco, sulla destra, si trova la voragine della Cava
Romana e ancora più avanti, sempre sulla destra ha inizio la lizza che porta
alla valle degli Alberghi che noi imbocchiamo decisamente lungo il sentiero CAI
n. 167. La lizza è ben conservata e vi si notano ancora i fori
dei " piri", pali di marmo
o legno dove venivano avvolti i cavi per frenare o mollare i carichi di marmo
che scendevano a valle, e ci sorge spontaneo pensare a che fatiche dovessero
sopportare chi lavorava nelle cave sino agli anni cinquanta.
Le vie di lizza, per chi non lo sa, sono
vecchie vie che servivano per il trasporto dei blocchi di marmo dalle cave
generalmente in quota sino a valle e hanno tutte delle pendenze
vertiginose, per chi voglia approfondire l'argomento nelle librerie vi è un bel
libro di Enrico Medda e F. Bradley " Le strade dimenticate. Vie di lizza e
discesa del marmo nelle alte valli massesi" Massa, 1989 (Poliedizioni,
Massa 1995 2 ed.).
Dicevamo della pendenza di queste vie e anche questa che stiamo percorrendo non
è tra le meno ripide; quindi dobbiamo salire affannosamente.
Dopo circa un'ora giungiamo dove la lizza
spiana un pò e entriamo nella valle degli Alberghi. Questo nome deriva dal
fatto che in questa valle vi è un grande edificio chiamato appunto la casa
degli Alberghi dove i cavatori che lavoravano in queste cave trovavano ricovero.
Entrando nella valle abbiamo un bel colpo d'occhio sulla tutta la valle stessa e
in particolare la grande parete del Contrario.
Proseguiamo e ci dirigiamo verso la casa degli Alberghi seguendo anche le
indicazioni per la ferrata.
Arrivati alla casa ci aspettavamo di trovare il pastore che da molti anni viene
quassù a portare le pecore al pascolo estivo. Qualcuno pensa che sia da pazzi
vivere molti mesi qui in completo eremitaggio ma invece si tratta di chi vuol vivere libero e radicato a culture ormai in
via d'estinzione, un giovane uomo è lì con le sue capre è ammirevole che ancora
si possano trovare di queste persone ma paragonandolo ai nostri figli ci
meravigliamo anche e neanche poco.
Purtroppo questa volta non lo troviamo e non capiamo neanche se anche lui si è
arreso e non sale più sino a questa splendida valle.
Dopo una breve visita alla casa ripartiamo, anche perché quell'odore, che
ancora aleggia nell'aria e le migliaia di mosche che ci assalgono il tutto
diventa insopportabile, passiamo sopra la casa e seguiamo un vecchio
sentiero dei cavatori, arriviamo ad un'altra costruzione, scendiamo in un
canale, si risale, troviamo un paio di frecce e un cartello che spiega lo
sviluppo della ferrata, come comportarsi e l'equipaggiamento da indossare.
Dopo due ore circa di marcia faticosa
siamo giunti all'attacco della ferrata il cartello precedente diceva che siamo a
quota 1058 metro più metro meno.
Riprendiamo un attimo fiato e poi indossiamo tutto il kit da ferrata al
completo, il casco oggi che fa molto caldo, alcuni di noi, imprudentemente lo
hanno lasciato a casa. Va bene che è una giornata torrida ma un piccolo
sassolino che giunge da diversi metri di altezza potrebbe creare danni seri; mai
dimenticarsi il kit completo!! In alto il terreno
potrebbe esser più smosso e una pietra può sempre cascare.
Uno a uno ci portiamo all'attacco e senza indugio ci affermiamo al cavo, subito
abbiamo la sensazione che sarà un bel tiro alla fune! Infatti ci troviamo su un
grande lastrone liscio senza appigli e dobbiamo issarci su a braccia, giungiamo
in una zona pianeggiante, che affrontiamo traversando verso sinistra: qua
il cavo metallico risulta divelto, probabilmente a causa di alcuni grossi massi
franati, ma questo non pregiudica la sicurezza della progressione.
Verrebbe voglia di rimanere qui, a me quel luogo dava
un gran senso di pace, ma proseguiamo. Man mano che saliamo la ferrata diventa
sempre più ripida, in alcuni casi vi sono dei gradoni dove salire è facile ma
in molti altri la tecnica del tiro alla fune era l'unica da fare, puntare i
piedi in aderenza e issarsi con le braccia.
Arriviamo su un piccolo spiazzo dove possiamo
fermarci e mangiare qualcosa, approfittiamo per ammirare il panorama che
spazia dalla parete sud-ovest del Contrario al Pizzone e alla Forbice del
Grondilice, con la valle degli Alberghi che si snoda praticamente sotto ai
nostri piedi, notiamo la casa
degli alberghi, come appare lontana!
Ripartiamo e subito troviamo una
scaletta che ci agevola la salita, entriamo nella parte più esposta della
ferrata ancora un pò di cavo, un'altra scaletta e siamo nel tratto finale della
ferrata, un ultimo sforzo l'ultimo tratto da issarci con le braccia e siamo nel
versante che dà sulla val Serenaia (1655 mt) con il Pisanino, il Cavallo, il
Contrario proprio sopra le nostre teste, E' stata faticosa ma che soddisfazione!
Ad effettuare tutta la ferrata ci abbiamo messo 2,45 ore.
Ci togliamo di dosso tutto l'armamentario, un pò di sosta intanto ci scambiamo
le nostre opinioni sulla ferrata tutto sommato positive, ne è uscito fuori che:
La ferrata è stata costruita con materiali e tecniche buone, i cavi, i paletti
e i morsetti sono tutti di acciaio inossidabile, i pali sono ben fissati,
mancano in molti casi degli appigli artificiali e gli scalini non sempre sono a
una distanza tale da, specie persone come me con gambe corte, poter raggiungere
agevolmente, l'ambiente, è spettacolare e dato il grado di
difficoltà possiamo dire che anche noi sulle Apuane abbiamo una signora ferrata
senza niente togliere alle altre, tipo la Siggioli,
quella del Procinto
e del Forato.
Decidiamo di scendere verso il rifugio
Orto di Donna del Parco
delle Apuane, prendiamo il sentiero dove sono ancora fissati dei cavi per
aiutare la discesa in quanto questo tratto e molto smosso ma in breve siamo su
un sentiero tranquillo e in circa 15 minuti giungiamo al rifugio. Una sosta per
il pranzo ce la siamo meritata e all'ombra dei faggi in prossimità del rifugio
ci mangiamo il nostro panino e le cialde di Bruno. Questa volta non ha
portato la macchinetta del caffè e allora ce lo andiamo a prendere nel rifugio.
Dopo una sosta prolungata prendiamo la strada marmifera numerato n° 180
attraversiamo le numerose cave che ormai non vengono usate per l'estrazione del
marmo ma per prelevare detriti per ricavarne carbonato di calcio. Il risultato
non cambia è uno scempio unico!!
Una volta giunti al rifugio Donegani ci vuole una bella birra fresca e poi
cambiate le magliette super sudate incontriamo l'autista del pullman che ci
porterà di nuovo a Forno per recuperare le auto.