Foto escursione

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Eccoci all'escursione annuale che
facciamo di due giorni, questa volta andiamo in territorio francese e
precisamente al Colle del Moncenisio. Posto veramente spettacolare
dell'alta Savoia.
Siamo in dieci e divisi su tre auto prendiamo la via per Susa e poi il
valico del Moncenisio.
Raggiunta Susa, città romana ricca di storia (era la "Porta delle
Alpi"), si inizia subito a salire sulla SS25 con innumerevoli
tornanti, inoltrandosi in Val Cenischia e toccando il ridente e
soleggiato comune di Giaglione con le sue innumerevoli frazioni.
Lungo la strada notiamo molte gallerie con cartelli che indicano la
vecchia linea della ferrovia Fell. Nello stesso periodo in cui si
realizzava il traforo e la ferrovia del Fréjus, venne inaugurata
un’avveniristica linea ferroviaria di montagna che collegava Susa con
Saint Michel de Maurienne, passando per il Colle del Moncenisio. Una
strada ferrata “alternativa”, ad aderenza artificiale, dovuta alla
straordinaria intuizione del ricercatore inglese J. B. Fell. I lavori di
costruzione iniziarono il 1 maggio 1866 e la linea fu inaugurata il 15
giugno 1868, la lunghezza era di 77,8 Km. I tratti di maggiore pendenza
erano armati di una terza rotaia centrale rialzata che permetteva di
migliorare l'aderenza artificiale. La locomotiva costruita appositamente
per questo impiego era di piccole dimensioni, come pure tutto il
convoglio composto da non più di 3/4 vagoni.
Saliamo, incontriamo molti appassionati di ciclismo che si cimentano su questo tortuoso
itinerario, giungiamo alla frontiera con la Francia dove c'è il vecchio
edificio della dogana dismesso in seguito ai trattati di di Schengen.
Subito al di sopra un grande casermone impossibile da non vedersi è il
nostro albergo, l'albergo Malamot.
Ci portiamo subito lì con la speranza di prendere le camere e darci una
rinfrescata ma presentati ai gestori ci viene detto che sino al
pomeriggio non possiamo prenderne possesso, le devono ancora preparare!
Visto che dobbiamo aspettare ci portiamo in riva al lago del Moncenisio
al
Piano delle Fontanette (Plan des Fontainettes),
il lago, in realtà, è
una diga artificiale per la produzione dell’energia
elettrica, questa diga, come spesso accade a ricoperto il vecchio
ospizio che ospitava i pellegrini e molte fortificazioni della ultime
guerre.
Dal Moncenisio si dice che ci sia passato Annibale con i suoi
elefanti, lanciato nella sua spedizione contro Roma: di certo lo hanno
attraversato per secoli migliaia di mercanti, pellegrini e turisti. Il
Moncenisio è il più antico e frequentato valico delle Alpi, cerniera tra
l’Italia, la Francia e l’Europa del Nord. Un luogo di passaggio, certo,
ma anche di forti suggestioni paesaggistiche, favorite da una natura
forte e selvaggia, che unisce l’aspetto severo delle montagne ai
mutevoli riflessi delle acque di uno stupendo lago alpino.
Il colpo d’occhio è subito impressionante moltissime vette si
rispecchiano nel Lago, i prati sono ricoperti di fiori di ogni genere.
E' ora di pranzo e siamo in Francia quindi una baguette ( pane della
tradizione francese) con formaggio locale e prosciutto ( italiano).
Dobbiamo, poi, passare il tempo e decidiamo di fare un'escursione al
vicino forte Roncia e poi al lago Chiaro ( lac Cair).
Indossiamo gli scarponi e ci inerpichiamo per la facile salita, saliamo
e Piero e Erio danno sfoggio delle loro conoscenze floreali dicendoci
come si chiama quel fiore o l’altro e anche quali proprietà abbiano;
in breve siamo sul colle sulle pendici appunto del Monte Roncia, ci
dedichiamo alla visita del forte tra le grida di molti gracchi che
nidificano al suo interno.
Il Forte Roncia, nostra meta odierna fu costruito fra gli anni 1877
e 1880 ad una quota di 2294 m. dominando il lago e lo sbocco dei colli.
Si tratta di un'opera a torre in fossa, di pianta semicircolare a due
piani con due ordini di fuoco, al piano terra la fucileria e al primo
piano l'artiglieria.
Dal 1880 al 1894 l'armamento fu costituito da 6 pezzi d'artiglieria tipo
9 AR RET da 90mm, con una gittata di 6 chilometri, che nello stesso anno
furono sostituita da 2 pezzi tipo 15 GRC RET da 150 mm, e da tre pezzi
12 GRC RET da 120mm. Entrambi i tipi avevano una gittata di circa 7700
m.
Purtroppo il rapido evolversi delle artiglierie ai primi del 900 ne
decretò,assieme alle similari opere dell'epoca, la prematura fine. Il
forte venne infatti disarmato nel 1915 con l'ingresso dell'Italia nella
prima guerra mondiale.
Tornò a nuova vita nel 1934 quando con il nome di Casermetta ex Forte
Roncia venne ristrutturato per diventare una caserma destinata a
ospitare gli uomini delle molte opere ubicate nei pressi. Il presidio
era di circa 180 uomini. Il forte era totalmente circondato da un
fossato alto circa 6 metri e largo altrettanto, protetto da un
terrapieno che ne elevava il livello fino al primo piano, così che ne
sporgevano solo le artiglierie.
L'ingresso al forte avveniva tramite un ponte levatoio e ci si immetteva
subito nel piccolo cortile interno di forma circolare. Al piano terra
erano ubicate le postazioni per i fucilieri e tutti i servizi logistici,
cucine, camerate, depositi latrine ecc, mentre una rampa, che consentiva
il movimento dei pezzi d'artiglieria saliva dal piano terra al piano
primo dove erano posizionate le casematte per i cannoni.
Con la ristrutturazione del 1934 postazioni e casematte furono
trasformate in camerate, ma la struttura del forte non subì grandi
trasformazioni. Dei tre forti che costituivano lo sbarramento del
Moncenisio il forte Roncia non è solo il più piccolo e quello costruito
in posizione più elevata, grazie all'opera di un'associazione di
appassionati francesi che ne ha curato la conservazione e un discreto
restauro è sicuramente anche quello meglio conservato.
Essendo aperto al pubblico nei mesi estivi (sicuramente luglio e agosto)
e visto il buono stato di conservazione del medesimo è una visita che si
consiglia caldamente essendo alla portata di tutti ( Bibliografia: "Moncenisio
in guerra" di M. Minola Ed. Susalibri - "La montagna fortificata" di PG.
Corino e P.Gastaldo ed. Melli).
Il panorama si apre sull’anfiteatro del Moncenisio e sul lago
artificiale, sui ghiacciai della Vanoise e sull’impressionante barricata
rocciosa formata dal gruppo Roncia-Lamet.
Terminata la visita al forte decidiamo, almeno alcuni di noi, di
proseguire al lago Chiaro ( lac Clair) a quota 2785 mt.
Saliamo su un sentiero che procede a zig zag, abbastanza ripido,
tra le morene si giunge fino al Plan des Cavales, una prateria protetta
dal vento, disseminata di ruscelletti e menhir naturali.
Dopo circa mezz'ora perdiamo il sentiero e procediamo a vista, questa
deviazione ci porta su una costola completamente ricoperta di stelle
alpine, un vero spettacolo. Risaliamo verso degli sfasciumi dove
ritroviamo il sentiero che poco dopo è interrotto da un canale, per
fortuna asciutto in questa stagione.
Continuiamo ancora su sfasciumi ma ormai siamo vicini al piccolo e
bellissimo laghetto.
Anche quì troviamo dei ruderi di postazioni militari e su uno di questi
vi è una targa che
commemora un evento accaduto nel marzo 1945: un soldato
tedesco, appassionato di alpinismo, era salito alla Punta Roncia, intercettato da una pattuglia francese, piuttosto di
arrendersi si è buttato dal Pas du Chapeau (m 3283), precipitando per
300 metri. Il tedesco se la cavò con un braccio spezzato.
Se è vero che fortuna!!
Il lago che ha un ampiezza massima di circa 60/70 m e
profondo un paio di metri, rimane incastonato sotto le severe pendici
della Roncia ed il ghiacciaio del Lamet.
Dopo un pò di sosta in questo ameno luogo decidiamo di riprendere il
cammino del ritorno ma fantasticando di proseguire per la Punta Lamet,
il sentiero parte dalla parte alta del lago, ma noi per questa volta ci
accontentiamo e torniamo sui nostri passi e ci riportiamo al
Piano delle Fontanette, dove ci ricongiungiamo al resto
del gruppo e poi ci dirigiamo al'hotel dove finalmente, speriamo di
avere le nostre camere.
Così è, ci vengono date le chiavi e così possiamo farci una bella
doccia.
Prima di cena andiamo a dare un'occhiata al paese fantasma della Gran
Croce ( La Gran Croix).
Fino al 1947 era
frazione di
Venaus in
provincia di Torino poi in seguito al
trattato di Parigi del 1947 è stata annessa alla
Francia
pur trovandosi nel versante sud delle
Alpi, la
frazione è stata abbandonata in seguito alla costruzione della nuova
diga del
lago del Moncenisio nel
1968 e
diviene definitivamente disabitata nel 1986. Il
posto di guardia francese che è stato chiuso in seguito agli
Accordi di Schengen nel
1997,
tuttora solo un piccolo museo ospitato nella chiesa della frazione
aperto d'estate è l'unica attività presente nella frazione abbandonata.
Peccato che questo piccolo nucleo venga lasciato a se stesso, secondo
noi andrebbe preservato.
Bè la baguette era buona ma adesso la fame si fà sentire e dobbiamo fare
una cena vera. Ci viene servito una cena alla francese a base di carne
da cuocere su piastre calde direttamente sul tavolo e poi la raclette,
formaggio fuso da mangiare con la carne, ancora patate lesse e anche con formaggio e in forno, affettati e formaggi freschi, dolce e
vino; bella cena! Ma ora a letto!
La sveglia puntuale e anche impietosamente ci ricorda che dobbiamo
alzarci, sono le sette e tra mezz'ora ci verrà servita la colazione;
colazione abbondante a self service di tipo continentale, ci
rimpinziamo bene i previsione della lunga camminata.
Successivamente, salutati i proprietari dell'hotel, ci portiamo di nuovo
in località
Piano delle Fontanette (Plan des Fontainettes)
dove ci facciamo fare dei panini e poi via iniziamo la nostra
escursione. Attraversiamo la diga, si può transitare con le auto proprio
sul muraglione di contenimento e una volta dall'altra parte parcheggiamo
e iniziamo a percorrere la lunga strada militare che portava al forte
Malamot.
La Storia
Grandi e profondi sono i segni lasciati dalle Guerre Mondiali
sulle pendici montuose dell'importantissimo valico del Moncenisio,
la cui storia risale certamente sino all'epoca pre-romanica; su
entrambi i margini del lago artificiale, occupante una grossa
porzione di superficie del valico stesso, si possono notare,
infatti, parecchie fortificazioni e baraccamenti militari risalenti
soprattutto al periodo immediatamente antecedente il Secondo
Conflitto Mondiale, dal bel "forte Varisello" posto in posizione
dominante sulla conca del Moncenisio, al più piccolo e defilato
"forte Roncia" posto sull'opposto versante.
Sui tornanti della Scala del Moncenisio è possibile vedere parte
di quel che resta della vecchia ferrovia Fell, la "Mont-Cenis
Railway" .
Per chi non lo sapesse anche sul fondo del lago stesso, oltre
alla precedente più piccola diga e al vecchio abitato di Mont Cenis,
si possono trovare i vecchi baraccamenti militari che fungevano da
punti di rifornimento per i ben più numerosi fortini, bunker ed
avamposti che costellano e proteggevano le vallate e conche
circostanti. Particolarmente nutrito di queste vecchie costruzioni
militari è il vallone perpendicolare alla val Cenischia che conduce
ad un delicato valico che permetteva di comunicare con il bellissimo
vallone delle Savine.
E' qui appunto che si eleva il monte Malamot, meta della nostra
salita, la cui vetta è un vero punto privilegiato di osservazione
sulla conca del Moncenisio e sulle vicine vallate francesi... motivo
per il quale un tempo si decise di edificare proprio lassù
un'importante presidio, la Caserma Malamot di cui oggi si possono
ben vedere i ruderi dell'osservatorio e del baraccamento vero e
proprio, punto strategicamente talmente importante da essere
presidiato in tutte le stagioni, inverno compreso, nonostante la sua
già rilevante quota di 2.900 m.
Al fine di poter più agevolmente procedere alla sua costruzione e
successivamente alla sua manutenzione e rifornimento, fu collegata
alla conca del Moncenisio con una larga carrozzabile, che si
sviluppa ancor oggi in discreto strato di conservazione, passante
accanto al soprastante forte Varisello. Tale carrozzabile è in gran
parte la via che ancor oggi si percorre nella stagione estiva per
giungere in vetta al Malamot.
Altre info dettagliate sulle fortificazioni del Moncenisio si
possono trovare sul sito:
http://www.moncenisio.com/ bellissima raccolta di fotografie.
Come detto iniziamo la nostra camminata sulla strada militare
che porta al forte, la sua lunghezza è di 10 km che si sviluppano in
lunghi tornanti, per fortuna il paesaggio è spettacolare ed ad ogni
tornante che affrontiamo si apre sempre di più su porzioni di
panorama altrimenti il percorso in se sarebbe alquanto monotono.
Iniziamo dal piazzale sotto il forte Varisello. Partiamo in salita
verso sinistra
ignorando la deviazione per
il Forte Varisello, che si può raggiungere in 15', e
quindi ad un secondo bivio si tralascia la strada di destra che
costeggia tutta la diga del Moncenisio.
Proseguiamo sempre in salita verso sinistra fino ad incontra una
sbarra che vieta il transito ai veicoli. Qui inizia la strada
militare che conduce in cima al Forte Malamot. Per la salita
decidiamo di percorrere integralmente la strada ma si potrebbe,
attraverso dei sentieri ben marcati e con qualche segnavia bianco
rosso, evitare di percorrere molti dei lunghissimi tornanti.
Dopo circa due ore raggiungiamo un grande pianoro a quota 2600 mt.
con i ruderi delle caserme del Malamot.
Si tralascia la stradina che prosegue a sinistra e porta al Lago
Bianco, per riprendere la salita a destra, quasi interamente sul
percorso della strada senza possibilità di scorciatoie, sino ad un
colletto erboso nei pressi di alcune postazioni militari. Qui si
piega a sinistra, poi proseguendo lungo l'ultimo rettilineo che conduce
all'ingresso del Forte Malamot, ancora parzialmente visitabile con
cautela.
La cima del Malamot sarebbe più verso ovest a circa un centinaio di
metri e per raggiungerla si sale la scalinata sopra il forte
entrando nella torretta, la si attraversa, e si prosegue sul facile crestone di detriti, sino all'allungata cima,
caratterizzata da diversi grossi ometti di pietra.
Ma ci accontentiamo di esser giunti sin quà e ci accomodiamo con il
sole in faccia rivolti verso il lago Bianco, è un'ottimo posto per
pranzare. Mettiamo mano al panino che ci ha preparato la signora
francese al bar e capiamo il perchè ci ha messo una vita a
prepararli e perchè erano belli caldi; dopo averli preparati con
prosciutto e formaggio li ha messi in un fornetto a far fondere
quest'ultimo, un bel mattone da mettere nello stomaco!
Pazienza questo ci abbiamo e questo mangiamo.....chi si e chi no!
Ci godiamo la vista che da quassù e stupenda, soprattutto sulle sottostanti vallate, dal vallon de
Savine con il bellissimo Lac de Savine all'intera conca del
Moncenisio con l'altrettanto pittoresco seppur artificioso lago;
poi il massiccio del Giusalet a sud e la
lunga cresta che dal Rocciamelone corre ad oltre 3.000 metri di
quota verso nord sino alla Punta Roncia e Signal du Grand MontCenis.
Dai ruderi della vetta osserviamo benissimo la conca del
Moncenisio con l'onnipresente lago e sullo sfondo a destra
ben visibile la Punta Roncia, il massiccio del Giusalet verso
sud, sotto il colle che
permette di raggiungere il vallon de Savine, sulla destra il vallon de Savine il bellissimo, sullo sfondo appare solitaria la
regolare forma del Monviso.
Verso sud ovest invece spiccano i rocciosi Denti d'Ambin; sulla
sinistra la tondeggiante vetta della Rocca d'Ambin, punto più
elevato del Massiccio. Sulla destra, staccata la Rognosa d'Etiache.
Verso nord ovest appaiono le
cime francesi sopra il colle del Petit Mont-Cenis.
A sud, dalla conca che divide le due cime del monte Malamot, si
vede benissimo il Monviso come sempre maestoso ed imponente su tutte
le cime satellite che lo circondano. Bellissima prospettiva sul
Gruppo d'Ambin ed in particolare sui prospicienti Denti d'Ambin, ben
evidenti a sud ovest.
Più lontano verso ovest, ben marcata, è l'oscura e
perfetta piramide rocciosa del Pierre Menue con sfondo sulle lontane
cime della valle Etroite e dell'Alto Delfinato. A nord osserviamo,
oltre la valletta che sbocca sul colle del Piccolo Moncenisio,
l'aguzza forma del Signal du Petit MontCenis e, ancora oltre, il
tondeggiante ghiacciaio del Roc Noir. A nord est ben evidenti le Levanne e
l'imponente Pointe du Charbonnelle nella Vanoise.
Ho studiato!!!
Dobbiamo riprendere il cammino e ci dividiamo in due
gruppi: il primo decide di ripercorrere la lunga strada e il secondo
di scendere dalla parte opposta verso il lago Bianco.
La discesa al lago Bianco non è molto agevole e si sviluppa su
terreno friabile e molto scosceso, inoltre bisogna fare attenzione a
non rimanere impigliati nelle numerosissime matasse di filo spinato.
Giunti quasi al lago il terreno si trasforma in grandi roccioni ben
levigati e il percorso viene fatto a vista senza nessun segno o
traccia di sentiero, noi imitiamo un gran bello stambecco e saltiamo
di roccia in roccia sino a raggiungere le acque cristalline del lago
Bianco. Da quì riprendiamo una strada che ci riporterà al bivio, nei
pressi di un grande traliccio della corrente, dove riprendiamo la
strada che abbiamo percorso in salita, ma questa volta non ci
facciamo ingannare dalla strada e percorriamo ogni traccia di
sentiero che ci possa far tagliare gli innumerevoli tornanti. In
pratica di strada ne facciamo ben poca e in circa un'ora e mezza dal
forte raggiungiamo di nuovo il parcheggio sotto il forte Valvarello
e così terminiamo l'escursione. Dobbiamo solo aspettare l'altro
gruppo che arriverà un bel pò dopo di noi, poi, con questi
splendidi scenari negli occhi riprendiamo la via di casa, un lungo
viaggio ci attende ancora!
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