U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

6-7 settembre 2014 Alpi Cozie  - monte Malamot
 

 


 


 

                              - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO: 1° giorno - Da Plan des Fontanettes  al forte Roncia e salita  lago Chiaro.
2° giorno - Dalla diga del Moncenisio - per strada militare sino al Forte Malamot - discesa al Lac Blanc e ritorno ad anello verso la diga. 
 
PARTECIPANTI:  10 - escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)
 

 
TEMPI DI PERCORRENZA
2,30 h per il Lac Clair
5,00 h  Per Forte Malamot e ritorno dal Lac Blanc
 


 
SENTIERI  PERCORSI :
Sentieri senza numerazione
   
 
ACQUA: al Colle del Moncenisio una sorgente lungo il percorso, fuori dalla strada militare.
 
PUNTI D'APPOGGIO :
Colle del Moncenisio
                               

PERIODO CONSIGLIATO: Periodo tarda primavera, estate. Nel periodo invernale solo per escursionisti esperi nell'uso di attrezzatura da neve/ghiaccio.

 

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Foto escursione

            

Eccoci all'escursione annuale che facciamo di due giorni, questa volta andiamo in territorio francese e precisamente al Colle del Moncenisio. Posto veramente spettacolare dell'alta Savoia.
Siamo in dieci e divisi su tre auto prendiamo la via per Susa e poi il valico del Moncenisio.
Raggiunta Susa, città romana ricca di storia (era la "Porta delle Alpi"),  si inizia subito a salire sulla SS25  con innumerevoli tornanti, inoltrandosi in Val Cenischia e toccando il ridente e soleggiato comune di Giaglione  con le sue innumerevoli frazioni.
Lungo la strada notiamo molte gallerie con cartelli che indicano la vecchia linea della ferrovia Fell. Nello stesso periodo in cui si realizzava il traforo e la ferrovia del Fréjus, venne inaugurata un’avveniristica linea ferroviaria di montagna che collegava Susa con Saint Michel de Maurienne, passando per il Colle del Moncenisio. Una strada ferrata “alternativa”, ad aderenza artificiale, dovuta alla straordinaria intuizione del ricercatore inglese J. B. Fell. I lavori di costruzione iniziarono il 1 maggio 1866 e la linea fu inaugurata il 15 giugno 1868, la lunghezza era di 77,8 Km. I tratti di maggiore pendenza erano armati di una terza rotaia centrale rialzata che permetteva di migliorare l'aderenza artificiale. La locomotiva costruita appositamente per questo impiego era di piccole dimensioni, come pure tutto il convoglio composto da non più di 3/4 vagoni.
Saliamo, incontriamo molti appassionati di ciclismo che si cimentano su questo tortuoso itinerario, giungiamo alla frontiera con la Francia dove c'è il vecchio edificio della dogana dismesso in seguito ai trattati di di Schengen.
Subito al di sopra un grande casermone impossibile da non vedersi è il nostro albergo, l'albergo Malamot.
Ci portiamo subito lì con la speranza di prendere le camere e darci una rinfrescata ma presentati ai gestori ci viene detto che sino al pomeriggio non possiamo prenderne possesso, le devono ancora preparare!
Visto che dobbiamo aspettare ci portiamo in riva al lago del Moncenisio al Piano delle Fontanette (
Plan des Fontainettes), il lago, in realtà, è una diga artificiale per la produzione dell’energia elettrica, questa diga, come spesso accade a ricoperto il vecchio ospizio che ospitava i pellegrini e molte fortificazioni della ultime guerre.
Dal Moncenisio si dice che ci sia passato Annibale con i suoi elefanti, lanciato nella sua spedizione contro Roma: di certo lo hanno attraversato per secoli  migliaia di mercanti, pellegrini e turisti. Il Moncenisio è il più antico e frequentato valico delle Alpi, cerniera tra l’Italia, la Francia e l’Europa del Nord. Un luogo di passaggio, certo, ma anche di forti suggestioni paesaggistiche, favorite da una natura forte e selvaggia, che unisce l’aspetto severo delle montagne ai mutevoli riflessi delle acque di uno stupendo lago alpino.
Il colpo d’occhio è subito impressionante moltissime vette si rispecchiano nel Lago, i prati sono ricoperti di fiori di ogni genere.
E' ora di pranzo e siamo in Francia quindi una baguette ( pane della tradizione francese) con formaggio locale e prosciutto ( italiano).
Dobbiamo, poi, passare il tempo e decidiamo di fare un'escursione al vicino forte Roncia e poi al lago Chiaro ( lac Cair).
Indossiamo gli scarponi e ci inerpichiamo per la facile salita, saliamo e Piero e Erio danno sfoggio delle loro conoscenze floreali dicendoci come si chiama quel fiore o l’altro e anche quali proprietà  abbiano; in breve siamo sul colle sulle pendici appunto del Monte Roncia, ci dedichiamo alla visita del forte tra le grida di molti gracchi che nidificano al suo interno.
Il Forte Roncia, nostra meta odierna fu costruito fra gli anni 1877 e 1880 ad una quota di 2294 m. dominando il lago e lo sbocco dei colli. Si tratta di un'opera a torre in fossa, di pianta semicircolare a due piani con due ordini di fuoco, al piano terra la fucileria e al primo piano l'artiglieria.
Dal 1880 al 1894 l'armamento fu costituito da 6 pezzi d'artiglieria tipo 9 AR RET da 90mm, con una gittata di 6 chilometri, che nello stesso anno furono sostituita da 2 pezzi tipo 15 GRC RET da 150 mm, e da tre pezzi 12 GRC RET da 120mm. Entrambi i tipi avevano una gittata di circa 7700 m.
Purtroppo il rapido evolversi delle artiglierie ai primi del 900 ne decretò,assieme alle similari opere dell'epoca, la prematura fine. Il forte venne infatti disarmato nel 1915 con l'ingresso dell'Italia nella prima guerra mondiale.
Tornò a nuova vita nel 1934 quando con il nome di Casermetta ex Forte Roncia venne ristrutturato per diventare una caserma destinata a ospitare gli uomini delle molte opere ubicate nei pressi. Il presidio era di circa 180 uomini. Il forte era totalmente circondato da un fossato alto circa 6 metri e largo altrettanto, protetto da un terrapieno che ne elevava il livello fino al primo piano, così che ne sporgevano solo le artiglierie.
L'ingresso al forte avveniva tramite un ponte levatoio e ci si immetteva subito nel piccolo cortile interno di forma circolare. Al piano terra erano ubicate le postazioni per i fucilieri e tutti i servizi logistici, cucine, camerate, depositi latrine ecc, mentre una rampa, che consentiva il movimento dei pezzi d'artiglieria saliva dal piano terra al piano primo dove erano posizionate le casematte per i cannoni.
Con la ristrutturazione del 1934 postazioni e casematte furono trasformate in camerate, ma la struttura del forte non subì grandi trasformazioni. Dei tre forti che costituivano lo sbarramento del Moncenisio il forte Roncia non è solo il più piccolo e quello costruito in posizione più elevata, grazie all'opera di un'associazione di appassionati francesi che ne ha curato la conservazione e un discreto restauro è sicuramente anche quello meglio conservato.
Essendo aperto al pubblico nei mesi estivi (sicuramente luglio e agosto) e visto il buono stato di conservazione del medesimo è una visita che si consiglia caldamente essendo alla portata di tutti ( Bibliografia: "Moncenisio in guerra" di M. Minola Ed. Susalibri - "La montagna fortificata" di PG. Corino e P.Gastaldo ed. Melli).
Il panorama si apre sull’anfiteatro del Moncenisio e sul lago artificiale, sui ghiacciai della Vanoise e sull’impressionante barricata rocciosa formata dal gruppo Roncia-Lamet.
Terminata la visita al forte decidiamo, almeno alcuni di noi, di proseguire al lago Chiaro ( lac Clair) a quota 2785 mt.
Saliamo su un sentiero che procede a zig zag, abbastanza ripido, tra le morene si giunge fino al Plan des Cavales, una prateria protetta dal vento, disseminata di ruscelletti e menhir naturali.
Dopo circa mezz'ora perdiamo il sentiero e procediamo a vista, questa deviazione ci porta su una costola completamente ricoperta di stelle alpine, un vero spettacolo. Risaliamo verso degli sfasciumi dove ritroviamo il sentiero che poco dopo è interrotto da un canale, per fortuna asciutto in questa stagione.
Continuiamo ancora su sfasciumi ma ormai siamo vicini al piccolo e bellissimo laghetto.
Anche quì troviamo dei ruderi di postazioni militari e su uno di questi vi è una targa che
commemora un evento accaduto nel marzo 1945: un soldato tedesco, appassionato di alpinismo, era salito alla Punta Roncia, intercettato da una pattuglia francese, piuttosto di arrendersi si è buttato dal Pas du Chapeau (m 3283), precipitando per 300 metri. Il tedesco se la cavò con un braccio spezzato.
Se è vero che fortuna!!
Il lago che ha un ampiezza massima di circa 60/70 m e profondo un paio di metri, rimane incastonato sotto le severe pendici della Roncia ed il ghiacciaio del Lamet.
Dopo un pò di sosta in questo ameno luogo decidiamo di riprendere il cammino del ritorno ma fantasticando di proseguire per la Punta Lamet, il sentiero parte dalla parte alta del lago, ma noi per questa volta ci accontentiamo e torniamo sui nostri passi e ci riportiamo al
Piano delle Fontanette, dove ci ricongiungiamo al resto del gruppo e poi ci dirigiamo al'hotel dove finalmente, speriamo di avere le nostre camere.
Così è, ci vengono date le chiavi e così possiamo farci una bella doccia.
Prima di cena andiamo a dare un'occhiata al paese fantasma della Gran Croce ( La Gran Croix).
Fino al 1947 era frazione di Venaus in provincia di Torino poi in seguito al trattato di Parigi del 1947 è stata annessa alla Francia pur trovandosi nel versante sud delle Alpi, la frazione è stata abbandonata in seguito alla costruzione della nuova diga del lago del Moncenisio nel 1968 e diviene definitivamente disabitata nel 1986. Il posto di guardia francese che è stato chiuso in seguito agli Accordi di Schengen nel 1997, tuttora solo un piccolo museo ospitato nella chiesa della frazione aperto d'estate è l'unica attività presente nella frazione abbandonata. Peccato che questo piccolo nucleo venga lasciato a se stesso, secondo noi andrebbe preservato.
Bè la baguette era buona ma adesso la fame si fà sentire e dobbiamo fare una cena vera. Ci viene servito una cena alla francese a base di carne da cuocere su piastre calde direttamente sul tavolo e poi la raclette, formaggio fuso da mangiare con la carne, ancora patate lesse e anche  con formaggio e in forno, affettati e formaggi freschi, dolce e vino; bella cena! Ma ora a letto!
La sveglia puntuale  e anche impietosamente ci ricorda che dobbiamo alzarci, sono le sette e tra mezz'ora ci verrà servita la colazione; colazione abbondante a  self service di tipo continentale, ci rimpinziamo bene i previsione della lunga camminata.
Successivamente, salutati i proprietari dell'hotel, ci portiamo di nuovo in località Piano delle Fontanette (Plan des Fontainettes) dove ci facciamo fare dei panini e poi via iniziamo la nostra escursione. Attraversiamo la diga, si può transitare con le auto proprio sul muraglione di contenimento e una volta dall'altra parte parcheggiamo e iniziamo a percorrere la lunga strada militare che portava al forte Malamot.

La Storia
Grandi e profondi sono i segni lasciati dalle Guerre Mondiali sulle pendici montuose dell'importantissimo valico del Moncenisio, la cui storia risale certamente sino all'epoca pre-romanica; su entrambi i margini del lago artificiale, occupante una grossa porzione di superficie del valico stesso, si possono notare, infatti, parecchie fortificazioni e baraccamenti militari risalenti soprattutto al periodo immediatamente antecedente il Secondo Conflitto Mondiale, dal bel "forte Varisello" posto in posizione dominante sulla conca del Moncenisio, al più piccolo e defilato "forte Roncia" posto sull'opposto versante.

Sui tornanti della Scala del Moncenisio è possibile vedere parte di quel che resta della vecchia ferrovia Fell, la "Mont-Cenis Railway" .
Per chi non lo sapesse anche sul fondo del lago stesso, oltre alla precedente più piccola diga e al vecchio abitato di Mont Cenis, si possono trovare i vecchi baraccamenti militari che fungevano da punti di rifornimento per i ben più numerosi fortini, bunker ed avamposti che costellano e proteggevano le vallate e conche circostanti. Particolarmente nutrito di queste vecchie costruzioni militari è il vallone perpendicolare alla val Cenischia che conduce ad un delicato valico che permetteva di comunicare con il bellissimo vallone delle Savine.
E' qui appunto che si eleva il monte Malamot, meta della nostra salita, la cui vetta è un vero punto privilegiato di osservazione sulla conca del Moncenisio e sulle vicine vallate francesi... motivo per il quale un tempo si decise di edificare proprio lassù un'importante presidio, la Caserma Malamot di cui oggi si possono ben vedere i ruderi dell'osservatorio e del baraccamento vero e proprio, punto strategicamente talmente importante da essere presidiato in tutte le stagioni, inverno compreso, nonostante la sua già rilevante quota di 2.900 m.

Al fine di poter più agevolmente procedere alla sua costruzione e successivamente alla sua manutenzione e rifornimento, fu collegata alla conca del Moncenisio con una larga carrozzabile, che si sviluppa ancor oggi in discreto strato di conservazione, passante accanto al soprastante forte Varisello. Tale carrozzabile è in gran parte la via che ancor oggi si percorre nella stagione estiva per giungere in vetta al Malamot.
Altre info dettagliate sulle fortificazioni del Moncenisio si possono trovare sul sito: http://www.moncenisio.com/ bellissima raccolta di fotografie.

Come detto iniziamo la nostra camminata sulla strada militare che porta al forte, la sua lunghezza è di 10 km che si sviluppano in lunghi tornanti, per fortuna il paesaggio è spettacolare ed ad ogni tornante che affrontiamo si apre sempre di più su porzioni di panorama altrimenti il percorso in se sarebbe alquanto monotono.
Iniziamo dal piazzale sotto il forte Varisello. Partiamo in salita verso sinistra ignorando la deviazione per il Forte Varisello, che si può raggiungere in 15', e quindi ad un secondo bivio si tralascia la strada di destra che costeggia tutta la diga del Moncenisio.
Proseguiamo sempre in salita verso sinistra fino ad incontra una sbarra che vieta il transito ai veicoli. Qui inizia la strada militare che conduce in cima al Forte Malamot. Per la salita decidiamo di percorrere integralmente la strada ma si potrebbe, attraverso dei sentieri ben marcati e con qualche segnavia bianco rosso, evitare di percorrere molti dei lunghissimi tornanti.
Dopo circa due ore raggiungiamo un grande pianoro a quota 2600 mt. con i ruderi delle caserme del Malamot.
Si tralascia la stradina che prosegue a sinistra e porta al Lago Bianco, per riprendere la salita a destra, quasi interamente sul percorso della strada senza possibilità di scorciatoie, sino ad un colletto erboso nei pressi di alcune postazioni militari. Qui si piega a sinistra,  poi proseguendo lungo l'ultimo rettilineo che conduce all'ingresso del Forte Malamot, ancora parzialmente visitabile con cautela.
La cima del Malamot sarebbe più verso ovest a circa un centinaio di metri e per raggiungerla si sale la scalinata sopra il forte entrando nella torretta, la si attraversa, e si prosegue sul facile crestone di detriti, sino all'allungata cima, caratterizzata da diversi grossi ometti di pietra.
Ma ci accontentiamo di esser giunti sin quà e ci accomodiamo con il sole in faccia rivolti verso il lago Bianco, è un'ottimo posto per pranzare. Mettiamo mano al panino che ci ha preparato la signora francese al  bar e capiamo il perchè ci ha messo una vita a prepararli e perchè erano belli caldi; dopo averli preparati con prosciutto e formaggio li ha messi in un fornetto a far fondere quest'ultimo, un bel mattone da mettere nello stomaco!  Pazienza questo ci abbiamo e questo mangiamo.....chi si e chi no!
Ci godiamo la vista che da quassù e stupenda, soprattutto sulle sottostanti vallate, dal vallon de Savine con il bellissimo Lac de Savine all'intera conca del Moncenisio con l'altrettanto pittoresco seppur artificioso lago; poi il massiccio del Giusalet a sud e la lunga cresta che dal Rocciamelone corre ad oltre 3.000 metri di quota verso nord sino alla Punta Roncia e Signal du Grand MontCenis.
Dai ruderi della vetta osserviamo benissimo la conca del Moncenisio con l'onnipresente lago e sullo sfondo a destra ben visibile la Punta Roncia, il massiccio del Giusalet verso sud, sotto il colle che permette di raggiungere il vallon de Savine, sulla destra il vallon de Savine il bellissimo, sullo sfondo appare solitaria la regolare forma del Monviso.
Verso sud ovest invece spiccano i rocciosi Denti d'Ambin; sulla sinistra la tondeggiante vetta della Rocca d'Ambin, punto più elevato del Massiccio. Sulla destra, staccata la Rognosa d'Etiache.
Verso nord ovest appaiono  le cime francesi sopra il colle del Petit Mont-Cenis.
A sud, dalla conca che divide le due cime del monte Malamot, si vede benissimo il Monviso come sempre maestoso ed imponente su tutte le cime satellite che lo circondano. Bellissima prospettiva sul Gruppo d'Ambin ed in particolare sui prospicienti Denti d'Ambin, ben evidenti a sud ovest.
Più lontano verso ovest, ben marcata, è l'oscura e perfetta piramide rocciosa del Pierre Menue con sfondo sulle lontane cime della valle Etroite e dell'Alto Delfinato. A nord osserviamo, oltre la valletta che sbocca sul colle del Piccolo Moncenisio, l'aguzza forma del Signal du Petit MontCenis e, ancora oltre, il tondeggiante ghiacciaio del Roc Noir. A nord est ben evidenti le Levanne e l'imponente Pointe du Charbonnelle nella Vanoise.
Ho studiato!!!

Dobbiamo riprendere il cammino e ci dividiamo in due gruppi: il primo decide di ripercorrere la lunga strada e il secondo di scendere dalla parte opposta verso il lago Bianco.
La discesa al lago Bianco non è molto agevole e si sviluppa su terreno friabile e molto scosceso, inoltre bisogna fare attenzione a non rimanere impigliati nelle numerosissime matasse di filo spinato. Giunti quasi al lago il terreno si trasforma in grandi roccioni ben levigati e il percorso viene fatto a vista senza nessun segno o traccia di sentiero, noi imitiamo un gran bello stambecco e saltiamo di roccia in roccia sino a raggiungere le acque cristalline del lago Bianco. Da quì riprendiamo una strada che ci riporterà al bivio, nei pressi di un grande traliccio della corrente, dove riprendiamo la strada che abbiamo percorso in salita, ma questa volta non ci facciamo ingannare dalla strada e percorriamo ogni traccia di sentiero che ci possa far tagliare gli innumerevoli tornanti. In pratica di strada ne facciamo ben poca e in circa un'ora e mezza dal forte raggiungiamo di nuovo il parcheggio sotto il forte Valvarello e così terminiamo l'escursione. Dobbiamo solo aspettare l'altro gruppo che arriverà un bel pò dopo di noi, poi, con questi splendidi scenari negli occhi riprendiamo la via di casa, un lungo viaggio ci attende ancora!


 

 

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