Assisi sasso piano

L'escursione in programma questa settimana ci porta lontano dalle nostre care Apuane in un paesaggio totalmente diverso ma non per questo meno spettacolare.
Siamo in Umbria, il polmone verde del centro Italia, regione tra le più boschive in assoluto del nostro paese. Terra appenninica se ce n’è una, dominata dai rilievi, dalle altitudini intermedie a metà strada tra la collina e la montagna.
Regione di pellegrinaggi, di tradizione contadina e di commercio di artigiani, che hanno tracciato vie millenarie tra il Monte Vettore, la “cima Coppi” dell’Appennino Umbro-Marchigiano, e il lago Trasimeno.
La nostra gita prevedeva due alternative: una turistica nella città di Assisi e una escursionistica sul monte Subasio.
Il monte Subasio è un rilievo che raggiunge altitudini da Prealpi e sfiora i 1300 m di altezza, in un’area protetta di oltre settemila ettari di boschi di latifoglie, un monte che ospita piccole verdissime vallate, splendidi canyon fluviali, e alcuni dei borghi più belli dell’Umbria, connessi da sentieri e strade di campagna immerse nella natura e nel silenzio.
Partiamo presto, alle 6,30 alla volta di Assisi e ci impieghiamo ben quattro ore per raggiungere la città del Patrono d'Italia.
Una prima sosta al santuario di Santa Maria degli Angeli da dove i turisti iniziano la loro visita.
Poi subito alla volta di Assisi ad uno dei parcheggi per i pullman.
Ci compattiamo, prendiamo qualche informazione come raggiungere La Porta dei cappuccini da dove parte il sentiero n° 50 che ci porterà all'Eremo delle Carceri.
Per raggiungere la Porta dei Cappuccini dobbiamo percorrere circa un kilometro su una strada tortuosa, in salita e assolata che subito fiacca qualcuno.
Comunque raggiungiamo la porta dei Cappuccini, parte integrante delle difese cittadine realizzate nel 1316, subito prima di essa sulla sinistra parte il sentiero n° 50, indicazioni su albero e cartello del parco.
Il sentiero, che in realtà è una strada sterrata affiancata da cipressi e che percorre le vecchie mura medievali.
Subito inizia un'interminabile salita, raggiungiamo una torre di avvistamento delle mura, dove c'è anche un'area picnic con fontana.
la vegetazione adesso diventa boschiva e troviamo prevalentemente roverelle, lecci e pini, bellissime le fioriture, tra queste spicca il giallo carico delle ginestre.
Il percorso per arrivare all'Eremo delle Carceri è di circa due kilometri ma sembra interminabile, la salita è costante e abbastanza ripida, la temperatura è caldissima e la fatica in molti si fa sentire.
Arriviamo ad un bivio con il sentiero 53 sulla nostra sinistra e lo ignoriamo continuando dritti.
continuando sempre in salita troviamo uno spiazzo all'ombra in località Montarone a 797 mt.
Ricompattiamo il gruppo e ne approfittiamo per rifrescarci e bere un po' d'acqua.
Riprendiamo il cammino, qui il sentiero spiana e in breve ci troviamo ad un'area attrezzata con tavoli e panche e subito dopo siamo sulla strada provinciale 251 del Monte Subasio.
La percorriamo in discesa per circa un kilometro e iungiamo alla Fonte di san Rufino e subito nelle vicinanze l'Eremo delle Carceri.
L'eremo sorge intorno a una grotta in cui Francesco inizia a rifugiarsi tra gli anni 1205/1206 per pregare.
Il nome “Eremo delle Carceri” si riferisce al significato della parola “Carcere”: sacro ritiro. I fitti boschi e le grotte nascoste creano, infatti, per Francesco e i suoi compagni (Bernardo di Quintavalle, frate Egidio, Silvestro, Andrea da Spello e Antonio da Stroncone), l'ambiente ideale per ritirarsi in penitenza e in contemplazione.
All'interno la suggestiva grotta di San Francesco. Ambiente unico, ora diviso in due vani, uno con il letto e l'altro con l'angolo della meditazione, la grotta presenta sull'altare un crocefisso che si ritiene quello che il "Poverello" portò sul petto durante la sua opera di evangelizzazione.
Ora che siamo nel fresco del bosco di lecci ci compattiamo e un numero consistente del gruppo, fortemente provato dalla lunga salita, decide che l'escursione finisce qui e decidono di visitare l'Eremo e poi tornare ad Assisi per la visita della Città.
Il resto decide di continuare l'escursione.
Senza entrare nel complesso ci dirigiamo verso i bagni e sulla loro sinistra prendiamo il sentiero che percorre il Fosso delle Carceri ne fresco della lecceta,(questo fosso, che è quasi sempre asciutto, secondo la tradizione locale si “mette a tirare” quando qualche calamità incombe su Assisi), si percorre agevolmente, superiamo le grotte di Frate Rufino e Frate Masseo, poi si scende per superare il fosso e poi la conseguente salita sino a trovare un albero caduto e il cartello con la scritta fine sentiero, ignoriamo il tutto e continuiamo sul sentiero che subito dopo sfocia su strada asfaltata.
Qui apprendiamo, da frecce CAI che per arrivare solo a Sasso Piano ci vuole ancora un0ora e dieci, il gruppo si assottiglia ancora, infatti la maggioranza pensa che non c'è più tempo per poi tornare indietro ad Assisi per le ore 17,30.
Rimaniamo solo in quattro decidiamo di arrivare almeno a Sasso piano e partiamo con passo deciso.
Percorriamo poche centinaia di metri troviamo sulla sinistra il sentiero n° 60 alla località Rimboschimento, poco prima vi sono sulla destra tavoli da picnic.
il sentiero si snoda in una pineta e l'odore di resina è molto forte, dopo una decina di minuti la pineta si sta diradando e voltandoci indietro abbiamo una bellissima vista su Assisi, continuando ancora per circa venti minuti il bosco finisce e ci troviamo su un bellissimo tappeto erboso colorato da molti colori delle centinaia di tipi fiori che vi sono: bocche di leone, viole a ciocche, giunchiglie, non-ti-scordar-di-me, orchidee sambucina, orchidee maschia, viola d’Eugenia e cespugli di ginestre . La vista sulla valle è già stupenda.
Infine giungiamo al Sasso Piano (1100 mt.)in quaranta minuti a dispetto dell'ora e dieci che è riportata nella freccia CAI.
L’ambiente si trasforma in un tipico paesaggio montano e sembra quasi di essere su una vetta alpina.
Da qui si gode di una spettacolare vista su tutta la valle umbra, il luogo è caratterizzato dalla tipica pietra rosa con cui sono state costruite gli edifici di Assisi.
Ci fermiamo per il nostro frugale pranzo ma la vista che ci si pone davanti ci ripaga di tutto, sopra di noi "stormi" di parapendii volteggiano nel cielo terso.
Riprendiamo il cammino vi sono delle indicazioni ma le frecce sono sparse per terra e non sappiamo bene che direzione prendere e ci regoliamo orientandoci verso Assisi e prendiamo quello che crediamo il sentiero n° 50.
Inizialmente è una traccia ben evidente ma poi si perde tra i prati, ci orientiamo a vista, Assisi è in basso sulla nostra sinistra.
A tratti appare e poi scompare, raggiungiamo una recinzione e qui troviamo finalmente un'indicazione sbiadita per l'Eremo delle Carceri.
Subito dopo entriamo di nuovo nel bosco e percorriamo un tortuoso sentiero senza numerazione e ben presto torniamo sulla strada asfaltata sopra l'Eremo delle Carceri.
Facciamo il percorso a ritroso e giungiamo all'eremo dove questa volta ci fermiamo anche noi per una visita.
"L’Eremo delle Carceri. «Quelli che vogliono vivere la vita evangelica degli eremi, siano tre o al massimo quattro. Due di loro facciano da madri ed abbiano due, o almeno un religioso, quali figli…"
Così pensava San Francesco della regola di vita eremitica e quello delle Carceri sembrò il luogo ideale per esercitarla.
Entriamo nel complesso molto più ampio dei tempi del " Poverello", quel gruppetto di frati aveva a disposizione una misera cappella e buie grotte servivano da rifugio. Gli ampiamenti furono fatti dai seguaci di San Bernardino, in particolare, che vi edificò nel XV sec. il convento - e non compromisero l’armonia del complesso, tuttora definito un «prezioso hospitale dello spirito».
ll percorso di visita segue gli stretti cunicoli e le scalette che accedono ai vari corridoi dove Francesco e i suoi seguaci si ritiravano in lunghe meditazioni. Toccante e suggestiva la Chiesa primitiva, una grotta adattata a cappella, come pura la grotta di San Francesco con il letto di pietra e il masso su cui il santo sedeva. Ma numerosi sono gli altri vari luoghi di devozione, situati sia nell’eremo che nella circostante lecceta, dove si compirono alcuni dei conosciuti episodi della vita di San Francesco. Basti rammentare quello degli uccelli. In primavera, nidificando su un leccio vicino all’eremo, disturbavano con i loro cinguettii il raccoglimento dei frati. Dietro esortazione del santo, essi si chetano spostandosi in un altra parte del bosco. L'albero in questione si trova sotto il ponte che porta nel bosco, si tratta di un leccio alquanto malandato e tenuto su con corde e staffe.
Secondo la tradizione questo è l'albero di leccio che vide appunto San Francesco benedire gli uccelli nel 1212 e quindi oggi l'albero dovrebbe avere la veneranda età di circa 800 anni!

.....Finalmente, compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e diede loro licenza di partirsi; et allora tutti quelli uccelli in schiera si levarono in aria con meravigliosi canti; e poi, secondo la croce che avea fatto loro santo Francesco, si divisono in quattro parti; l’una parte volò verso l’oriente, l’altra verso l’occidente, la terza verso il meriggio, la quarta verso l’aquilone, e ciascuna schiera andava cantando meravigliosamente; in questo significando che, come da santo Francesco gonfaloniere della croce di Cristo era istato a loro predicato, e sopra loro fatto il segno della croce, secondo il quale egli si dividevano cantando in quattro parti del mondo; così la predicazione della croce di Cristo rinnovata per santo Francesco si dovea per lui e per li suoi frati portare per tutto il mondo; i quali frati, a modo che uccelli, non possedendo alcuna cosa propria in questo mondo, alla sola provvidenza di Dio commettono la lor vita.
A laude di Cristo, amen.

dai Fioretti di San Francesco

Terminata la visita all'eremo riprendiamo la via già percorsa al mattino e ci portiamo ad Assisi.
Abbiamo ancora un pò di tempo e andiamo, un pò di corsa a visitare i vari monumenti della città, almeno alcuni come: La chiesa di San Rufino, già dall'esterno, entrando dalla piazza si rimane estasiati a guardare i particolari del grande rosone posto sull'ingresso e le stesse porte intarsiate.
Sulla sinistra dell'entrata si colloca poi il luogo di nascita di Santa Chiara che viene evidenziato da un cartello informativo.
Appena entrati si viene accolti da una grande statua in marmo raffigurante proprio San Rufino, primo vescovo e martire di Assisi. La chiesa contiene molti spunti artistici e anche la fonte battesimale dove furono battezzati San Francesco e Santa Chiara.
Poi il Museo e Foro Romano che purtroppo lo abbiamo visto solo dall'esterno ma ci hanno colpito molto, questo fondersi di stili architettonici suggestivi e da ammirare veramente.
E infine come mancare la basilica di san Francesco?
Meta obbligata per chi viene in visita ad Assisi, tutto all'interno ed all'esterno ti conquista, dalle opere d'arte alla spiritualità che si percepisce benissimo.
Non si può che restare a bocca aperta dalla maestria degli affreschi di Giotto e dei suoi collaboratori, di Cimabue e di tutti gli altri che hanno affrescato le Basiliche. Non sono un intenditore di arte ma mi lascio conquistare da ciò che vedo e ciò che ho visto pensando soprattutto a come è stato fatto...bè, è straordinario! La vita di San Francesco è raccontata minuziosamente...In modo ordinato le persone seguono i percorsi indicati. Il silenzio dove riposa il Santo ti aiuta a restare in preghiera. La semplicità che ha la Basilica fuori è compensata dalla ricchezza delle opere d'arte all'interno.
La facciata della Basilica di S. Francesco. Iniziata nel 1228 e consacrata nel 1253, la Basilica è un grandioso monumento concepito per l'esaltazione del messaggio francescano nella chiesa rinnovata e rappresenta ad oggi uno dei più famosi santuari cristiani del mondo. La costruzione fu promossa e progettata da frate Elia, eletto da San Francesco vicario dell'ordine.
La Basilica è disposta su più livelli. La Chiesa superiore è di stile gotico con influssi francesi.
All' interno si trova il celebre ciclo di affreschi, raffiguranti in 28 riquadri episodi della vita di S. Francesco, che Giotto e i suoi allievi cominciarono a dipingere nel 1296. Qui la celebre predica agli uccelli.
Nella Chiesa inferiore ha sede la cripta con il sepolcro di S.Francesco (1818). Dietro l'altare, protetta da una grata in ferro, c'è l'urna in pietra che custodisce le spoglie del santo.
Purtroppo il tempo è finito e dobbiamo raggiungere il luogo di ritrovo per il pullman, raggiuntolo vediamo che è proprio nelle vicinanze della chiesa di Santa Chiara eretta nel periodo 1257-65, presenta una sobria facciata in pietra locale a bande bianche e rosa del Subasio, con un unico portale a tutto sesto e rosone centrale..
Ne approfittiamo per una rapida visita, vi sono molte cose da vedere degne di nota ma le più importanti, credo, sono la cripta, costruita nel 1850-72, ristrutturata nel 1935 in forme neogotiche dove si conserva il sarcofago con il corpo di S. Chiara, ritrovato nel 1850 e la cappella di San Giorgio dove viene conservato il Crocifisso che a S. Damiano che parlò a S. Francesco, ordinandogli di “riparare” la Chiesa.
Bè! ora è proprio tempo di andare ci rechiamo al parcheggio, il nostro pullman è già lì che ci aspetta saliamo dando un ultimo sguardo a questa bellissima città e via si riprende la via di casa pensando già alla nuova avventura.

Pax et Bonum a tutti