U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

8/02/2015 Sui sentieri dell'alta Versilia SAV
Perché gli uomini vogliono salire in alto, sulle montagne, che cosa li attira, cosa li spinge a cercare lassù, a volte pericoli e morte? La Montagna infatti anche questo richiede. L'alpinismo costa lotta e fatica, è vero, ma quelli che lo fanno cercano questa competizione . E' la passione che li porta in alto, l'amore del vero, del bello, che porta fin lassù a guardare dell'opera del Creato, fino a sentire vicina la voce dell'Eterno.
E' un desiderio di infinito, un fascino che attrae fino a non potervici sottrarre, un avvicinarsi alle stelle, un fuggire dal basso della materia. 

Il poter dire: "ecco, sono arrivato quassù" ripaga gli uomini più nobili di tante fatiche


Il monte Prana da San Rocchino
 

COME ARRIVARE: Dall' uscita autostradale Versilia (A12) tenere direzione prima per Forte dei Marmi, poi per Querceta. Qui, alla rotatoria prima del raccordo con la SS1 Aurelia, prendere a sinistra in direzione Ripa/Seravezza.
Proseguire a destra al primo incrocio e passare il cavalcavia sull'Aurelia. Seguire le indicazioni per Seravezza, oltrepassarla e proseguire sulla solita strada SP9, finché, oltrepassata Ruosina, si prende la deviazione a destra (SP42) in direzione Stazzema.
Si oltrepassa Ponte Stazzemese e si prende per Stazzema, dopo poche centinaia di metri, sulla sinistra parte l'evidente sentiero costeggiato da una palizzata, spazio per parcheggiare l'auto.

                                                                                         - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO: Ponte Stazzemese - Santuario Madonna del Piastraio ( Stazzema ) - Pomezzana - Foce di San Rocchino - Farnocchia - Calcaferro -  Mulina
 
PARTECIPANTI: 19escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)
 

 
TEMPI DI PERCORRENZA
6,30 h
 


 
SENTIERI  PERCORSI :  SAV Sentiero Alta Versilia 9b Var. Stazzema - Pomezzana - Le Mulina
9 Stazzema - Le Mulina - Farnocchia

106
Tre Scolli – Foce di S.Rocchino – Pomezzana – Rif. Forte dei Marmi
 
3 Capezzano Monte – Le Foci – Casa Zuffone – Foce di S.Anna – Farnocchia – Foce del Pallone

Traccia Google Hearthscarica traccia GPS
     
                                                                                                                                                                                                          

 

 

 

   
 
ACQUA
Ai paesi di Stazzema, Pomezzana, Farnocchia e varie fonti lungo il percorso
 
PUNTI D'APPOGGIO : Ai paesi di Stazzema, Pomezzana, Farnocchia, alla foce di San Rocchino agriturismo Il Paesaggio sul sentiero n 3 verso il monte Matanna
 

PERIODO CONSIGLIATO Tutto l'anno

 

 

 

 
                                
 

      

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione

            

Eccoci alla vera prima lunga escursione dell'anno, per qualcuno le gambe saranno un pò arrugginite ma comunque davanti alla ex sede della sezione a Ripa ci troviamo in 19 non male per essere la prima!
partiamo alla volta di Ponte Stazzemese e la nostra prima meta sarà il Santuario del Piastraio.
Una volta giunti a Ponte Stazzemese prendiamo la strada che conduce a Stazzema ma percorsi poche centinaia di metri, sulla sinistra, parte ben evidente un nuovo sentiero con tanto di corrimano in legno, o per  meglio dire il vecchio sentiero recuperato dal comune di Stazzema e dall'Unione dei Comuni.
Iniziamo il percorso caratterizzato anche dalle stazioni della Via Crucis che ci porta a delle vecchie cave ormai abbandonate, l'estrazione veniva effettuata in
galleria e naturalmente curiosi come siamo vi entriamo  notando le varie tecniche di escavazione.
Riprendiamo il cammino e oltrepassata la cava il tracciato si sviluppa su una bella e
antica mulattiera ancora ben conservata.
In circa mezz'ora siamo sulla rampa finale che ci porta davanti al bell'edificio del
santuario, un vero piccolo gioiello.
Il suggestivo santuario della Madonna del Piastraio, detta anche Madonna del Bell’Amore, si trova a poca distanza dalla Chiesa di Strazzema e rappresenta una delle più importanti strutture religiose della zona risalente al XVII secolo. Il santuario sorge nascosto tra i boschi.

La sua costruzione risale agli anni dell’800 nello stesso sito in cui si trovava un edificio di culto più antico. Numerosi sono gli ex voto che ricoprono le pareti del santuario che stanno a testimoniare la sentita devozione dei fedeli di queste zone per la Madonna del Piastraio.
Purtroppo il santuario è chiuso e non possiamo visitarlo all'ora facciamo una
foto di gruppo e riprendiamo il cammino portandoci alla vicina
Chiesa di Santa Maria Assunta di Stazzema.
Menzionata per la prima volta nel IX secolo, la chiesa di Santa Maria Assunta, antica pieve, sorge poco lontano dal paese. Ampliata numerose volte durante i secoli, si contraddistingue per la facciata in marmo bardiglio, con il rosone quattrocentesco decorato da archetti pensili e mensole lavorate con figure di vario tipo.
Il porticato venne aggiunto nel XVII secolo per riparare il passaggio dalla canonica alla chiesa. Allo stesso periodo risale il soffitto a cassettoni dell'interno, diviso in tre navate da colonne con capitelli decorati. Tra le opere d'arte  la pala d'altare del XVII secolo, forse opera del Rosselli, che ritrae l'Assunzione della Vergine e l'organo settecentesco sopra il portale centrale.
Dopo una breve sosta per rifocillarci riprendiamo il cammino alla volta di Pomezzana. Per raggiungere questo paese dobbiamo raggiungere il sentiero SAV che parte fuori dal paese e pertanto dobbiamo prendere la strada che conduce a Ponte Stazzemese e percorrerla per circa un Km. troviamo la deviazione per il rifugio Forte dei Marmi prendiamo questa per circa un centinaio di metri e sulla destra troviamo
l'indicazione per Pomezzana ( variante 9b).
Imbocchiamo il sentiero in discesa, si tratta di una mulattiera che univa i due paesi, attraversiamo un primo canale che forma una
bella cascata  poi con vari saliscendi raggiungiamo un altro canale dov'era il ponte di Filuchia, purtroppo questo antico ponte è stato spazzato via dall'alluvione del 1996. Di esso, sul versante di sinistra, è restato, come uno spettro grigio, soltanto il muro d’appoggio ed un accenno al magnifico arco in pietra.
Adesso il sentiero è più ampio e si snoda in boschi di castagni, peccato che ogni tanto si trovano alberi caduti che ci obbligano a passarci sotto tra
intrichi di rami o a scavalcarli, ogni tanto la vista si apre sulle montagne circostanti una su tutte spicca: la regina delle Apuane, la Pania della Croce.
Ormai siamo vicini al paese di Pomezzana, sentiamo i rintocchi delle campane, in breve usciamo dal bosco, costeggiamo qualche piccolo orto e sbuchiamo su uno stradello lastricato sotto la chiesa di
San Sisto col suo grande campanile.
Il luogo è panoramico su Farnocchia, Stazzema e il Monte Lieto e il Gabberi.
Bernardino del Castelletto dipinse, per questa chiesa,  nel 1490 una Madonna col Bambino tra i santi Sisto e Pietro, ora al Museo nazionale di Villa Guinigi di Lucca. Inoltre quì è ancora conservata la collezione di argenterie e parati liturgici che comprende diversi oggetti di gran pregio, tra cui una croce astile in argento databile tra la fine del XIII e l'inizio del XIV secolo Il nuovo altare in legno e le stazioni della via crucis sono opera recente dello scultore Piero Milani. Il campanile risale al 1914 e nel 1918, ricostruito dopo un forte terremoto, vi furono trasportate tre grandi campane: la maggiore che dà sul sagrato, la mediana è opposta al cimitero e la più piccola si affaccia sul paese di Farnocchia. Furono inserite successivamente altre due piccole campane, che sono state poste nel finestrone che dà sull'abside.
Riprendiamo il cammino passando
nell'interno del bel paese con belle case ben recuperate e nel tragitto incontriamo un'altra piccola chiesa: l'Oratorio di Santa Maria delle Grazie.
La chiesa di Santa Maria delle Grazie è menzionata nell’Archiepiscopale di Lucca già nel 1377. Il soffitto ligneo è datato 1783 e fu decorato dal pittore stazzemese Guglielmo di Tommaso Tommasi. Lo stesso Tommasi adornò anche il piccolo
organo proveniente dal Monastero delle Monache di S. Lorenzo di Pietrasanta, donato dalla casa ecclesiastica di Pisa. Nel 1972 il pittore Dino Domenici restaurò il soffitto, a grandi cassettoni, e l’intero Oratorio.
Riprendiamo il cammino e attraversato il paese giungiamo in località Mezzana
presso uno spiazzo dove c’è un bivio, numerosi cartelli di agriturismo e una fonte, qui parte il sentiero n. 106. Proseguiamo ancora per strada asfaltata, incontriamo l'officina Milani, famosi per la lavorazione artigianale del ferro.
L’officina  nata nel 1945 per volere di Giacomo Milani che insieme ai figli diede vita ad una piccola fabbrica scavata dentro la roccia a ridosso del Procinto.
La particolarità di tale officina risiede nel fatto che lavorazione del ferro, già documentata intorno all’anno mille, è stata nel passato un’attività fondamentale per la crescita del paese.
All’interno dell’officina viene lavorato l’acciaio e trasformato in ingegnosi strumenti da utilizzare nei laboratori di marmo, come raspe, subbie, mazzuoli e compassi. Sono inoltre fabbricati anche coltelli, forbici e utensili per uso sanitario.
Nelle adiacenze vi è una bella
cascata, per lo meno in periodi di piogge intense c'è!
Percorsi pochi metri in discesa giungiamo sullo stradino che subito diventa sterrato, si supera un
un piccolo ponte in pietra e si continua a salire, passando presso un’edicola votiva nella località “le Pietrelle”, man mano che saliamo inizia a comparire la neve ma per fortuna di poco spessore e quindi possiamo proseguire tranquillamente.
Infine giungiamo sul ripiano dove c’è l'
Oratorio di San Rocco all'incrocio dei sentieri  n.3 per Farnocchia, il 106 per Trescolli e il 107 per il Gabberi.
La data precisa della costruzione di questo santuario è sconosciuta, ma, a giudicare dalle due monofore poste a lato dell’altare, si può dedurre che fu edificato nel medioevo. Da un documento del 1642 si rileva che Simone di Domenici di Pomezzana restaurò l’Oratorio ormai fatiscente. Il 16 agosto è giorno di festa nella piccola chiesina, con un forte afflusso di fedeli che raggiungono l’oratorio in processione.
E' ora di pranzo e ci portiamo sui prati vicino all'agriturismo il Pesaggio in quanto sono al sole! E inoltre abbiamo una spettacolare vista sul monte Prana interamente innevato e inoltre abbiamo il mare davanti a noi: davvero un bel quadro.
Troviamo un prato asciutto e ci accomodiamo consumando i
nostri panini.
Dopo la rilassante sosta torniamo sui nostri passi e riportandoci all'Oratorio imbochiamo il sentiero segnavia 3 per Farnocchia. Seguendo, sempre in discesa, il sentiero si toccano alcuni casolari e si raggiunge in circa un'ora  l'abitato di

Farnocchia  mt 650.
Situata  in mezzo ad ampie vallate di castagneti, è molto apprezzata da turisti e villeggianti per l'aria fresca e pulita che è possibile respirare. Permette di vedere e ammirare stupendi panorami ed i monti più belli delle Apuane: Matanna, Procinto, Forato, Pania Secca, Pania della Croce, Corchia, posti a Nord ed Est, mentre a Sud,  può essere raggiunto il Monte Gabberi da dove è possibile vedere, la fascia costiera compresa tra il Golfo della Spezia e Livorno e in presenza di bel tempo anche l'isola Gorgona.
A Farnocchia, è presente la chiesa, intitolata a S. Michele Arcangelo, la cui struttura originaria risale a prima del Mille.Nell'interno possono essere ammirati un grazioso fonte battesimale, un monumentale organo,  l'altare del Rosario, con le stupende formelle in bassorilievo raffiguranti le 15 poste del rosario, l'Ultima Cena, ed altro ancora. Durante l'estate vengono organizzate diverse sagre gastronomiche e manifestazioni.
Ripartiamo alla volta delle Mulina ma non prima di aver preso un bel caffè.
Dalla piazzetta della chiesa del Carmine, dove c'è anche il monumento ai caduti, parte il
sentiero SAV per Le Mulina; scendiamo per una scalinata e poi prendiamo la via che percorre la parte bassa del paese sino a giungere alla strada asfaltata, attraversata, questa, inizia il sentiero vero e proprio che scende sino alle Mulina, una bella e ben mantenuta mulattiera.
Ci  inoltrandoci nel bosco la mulattiera, come già detto, è ben conservata e mentre proseguiamo ci viene da riflettere su queste vie di comunicazione dove oggi noi veniamo per diletto quanta gente ha sudato per avere un pò di pane per il pasto. La vita vi si doveva svolgere monotona e pesante per la fatica quotidiana, ma serena, e confortata dagli effetti e dalla soddisfazione unica e impagabile di vivere dei prodotti del proprio lavoro e sulla propria terra; molte sono ancora le testimonianze di quel tempo passato. Comunque noi fortunatamente siamo qui per proprio gaudio e quindi godiamo di tutto quello che ci si paventa davanti, in questo bosco spoglio e di un colore smorto, visto la stagione invernale, splendidi agrifogli che in questa stagione portano ancora sui rami bellissime bacche rosse che danno una nota di allegria, il bosco poi che in questo tratto è ben curato e ripulito con  sembra che ci abbracci proteggendoci da tutte le preoccupazioni e affanni giornalieri, ci sentiamo veramente in armonia con ciò che ci circonda.
Scendiamo numerosi tornanti sino a trovare le indicazioni per la località Calcaferro, l'indicazione indica di continuare a scendere per il sentiero principale ma non troviamo nessuna segnalazione di bivio, comunque con un pò di orientamento lo troviamo che si inoltra nel bosco sulla destra.

Scendendo verso questa località troviamo dei bivi non segnalati e ci è un pò difficile trovare il sentiero giusto ma poi comunque ci orientiamo e troviamo la via, dopo diversi tornanti giungiamo in fondo alla gola dove scorre il torrente.
Ci troviamo al cospetto di edifici ormai ricoperti di vegetazione e in pessimo stato, sono i resti dei polverifici e dei miccifici legati all’intensa attività delle miniere della zona. Queste erano sfruttate già nel Medioevo, ma solo nell’Ottocento l’attività riprese fino a trovare il pieno sviluppo negli anni Venti del Novecento. La polvere da sparo era infatti richiesta per le battute di caccia, per estrarre il marmo dalle cave attraverso il sistema della varata e per caricare le armi durante la guerra. Anche le donne partecipavano alla produzione smistando i minerali e confezionando la polvere per poi commerciarla.
Diverse furono le ditte che operarono sul sito: la Società Anonima Miniere dell’Argentiera, la ditta dei Fratelli Pocai e la Edem.  Quest’ultima mantenne in vita il sito fino al 1968 continuando poi qualche attività di ricerca nella zona negli anni a seguire.
Il sito meriterebbe di essere valorizzato recuperando i manufatti presenti e l’Unione dei Comuni, ha inserito nel piano delle opere pubbliche il progetto di un parco versiliese che coinvolga Calcaferro,  Valdicastello, Corvaia e altri siti così da pianificare una serie di attività anche con altri parchi archeo -minerari italiani. Si sta inoltre sviluppando un progetto con il Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università di Pisa per incrementare le ricerche scientifiche nella zona.
La valorizzazione del territorio e la scoperta delle mete meno conosciute turisticamente sono il futuro per la creazione di circuiti alternativi che non possono che portare una ventata di sollievo nell’entroterra versiliese.
Scendendo verso il paese delle Mulina percorriamo una strada sterrata, sulla nostra destra il torrente viene attraversato da un bellissimo
ponte medievale, anche questo ricoperto da alberi e vegetazione, poi attraversiamo un tunnel scavato nella roccia e infine siamo in vista del Campanile del 1400 alle Mulina che in breve raggiungiamo.
Bellissima escursione, buon viatico inaugurale per le attività del 2015



 


 

 

 

  inizio pagina                                                                                                                                                                              indice abbiamo fatto