Questa
bellissima escursione non era programmata ma visto
che per l'appunto gli impegni associativi ci
lasciano liberi, parlando nell'ambito della riunione
settimanale, viene fuori la proposta del bellissimo
e impegnativo monte Cavallo
sulle Alpi Apuane settentrionali.
Non siamo in molti, forse per le alte temperature di
questi giorni, abbiamo comunque la fortuna di avere
nuovi amici che si uniscono a noi. Siamo in sette.
Marcello, Pierino, Alessandro, Lorenzo, Christian e
ultime ma non le ultime Laura e Roberta.
Imbocchiamo l’autostrada al
casello Versilia e raggiungiamo Aulla, da dove,
seguendo la statale per la Garfagnana, abbiamo
raggiunto Minucciano e la Val Serenaia. Qui bisogna
fare attenzione perché subito al termine della
galleria che separa la Lunigiana dalla Garfagnana,
si deve svoltare a destra e non proseguire diritto. Superata
Foce Rifogliola, (810m.), si prosegue lungo la
strada marmifera asfaltata, prestando molta
attenzione, se di giorno feriale, ai camion carichi
di blocchi di marmo provenienti dalle numerose cave
della Val Serenaia.
La Val Serenaia è una stretta vallata racchiusa tra
il Pisanino e la cresta del Capradosso con, sul
fondo, la dorsale del Monte Cavallo e della Foce di
Cardeto.
In corrispondenza dell’ultimo tornante,
prima del
rifugio Donegani, in prossimità del campeggio,
c’è il parcheggio dove abbiamo lasciato le auto, (1100
m.)
Subito ci mettiamo in cammino,
imbocchiamo il sentiero (segnavia 178).
Sono le 8.40
quando iniziamo la salita che ci avrebbe condotto
alla Foce di Cardeto; l'aria è già calda e anche se
siamo all'ombra in un bellissimo bosco di
faggi si suda! E si che siamo venuti con la speranza
di trovare un pò di refrigerio.
Usciamo dal bosco e ora siamo sotto le pareti degli
Zucchi di Cardeto dove enormi blocchi perfettamente
squadrati
caratterizzati da stratificazioni molto interessanti,
saliamo l'ultima erta e in perfetto orario con
l'indicazione del segna via, un'ora e mezza,
giungiamo alla Foce di Cardeto, quota (1670 m.)
Solo un brevissima sosta per ricompattare il gruppo
e poi iniziamo la salita verso la prima gobba
del Cavallo.
Si sale a destra, proprio sul Passo ma purtroppo
non ci sono segni, subito bisogna scavalcare una
roccia e poi salire per canalini molto scoscesi e
ben presto siamo sulla cresta della prima gobba.
Attraversiamo una bocchetta abbastanza esposta e
c’inoltriamo lungo il pendio che ci condurrà in
vetta alla prima gobba; il percorso è misto: paleo e
roccia. Raggiunta la cima settentrionale (1889 m.), subito veniamo
rapiti dal panorama unico che il monte ci offre.
Possiamo ammirare tutta la maestosa imponenza del Pisanino, le aspre pareti del Pizzo d’Uccello, la
Tambura, il Contrario e spaziare dai laghi
artificiali ma non per questo meno suggestivi della
Garfagnana, alla Lunigiana, dalla costa livornese
alle Cinque Terre con ben in vista le isole Palmaria
e Tino.
Proseguiamo la "cavalcata" scendendo
verso la sella che separa la cima settentrionale
dalla vetta, qui dobbiamo attraversare un costone
roccioso , detto " La Piastra o Vela, si tratta di
una parete molto scoscesa, qui dobbiamo stare molto
attenti, la roccia mutevole è sempre diversa ogni
volta che ci veniamo, comunque la salita viene
facilitata da un cavetto d'acciaio che vi è stato
posto di recente,
Comunque osservando
attentamente si può notare che scendendo
lievemente si può risalire in obliquo attraverso un
canalino abbastanza agevole.
Oltrepassato questo
passaggio siamo tutti più tranquilli e proseguiamo
la salita sul filo di cresta. Seguendo ancora il
percorso di cresta, attraversando tratti di erba e
rocce raggiungiamo, un po’ affaticati, la vetta
(1895 m.). L’emozione, e la soddisfazione, è tanta
(alcuni salivano per la prima volta sul Monte
Cavallo) e tra strette di mano e complimenti vari
c’immortaliamo a vicenda, la vista si si ripete
come dalle altre" Gobbe".
Riprendiamo
il cammino verso la discesa.
Superata una
gobba secondaria si scende alla quota più bassa
della montagna (1851 m.) passando per la "coda del
cavallo"
e scendendo tra il paleo, a naso più che
seguendo una traccia. Si raggiunge la Forcella di
Porta (1747 m.) e da lì il Passo della Focolaccia
(1650m.) dov’è situato il bivacco Aronte,
il più alto rifugio
della Apuane e il più antico, essendo stato
inaugurato il 18 maggio 1902 dalla sezione Ligure
del CAI, è attualmente proprietà del CAI di Massa.
Costruito in muratura, a volta in un unico vano.
La vista, è
ampissima sugli scoscesi valloni che degradano al
Frigido e giù fino alla marina di Massa ed è
allietata dalla graziosa cuspide della Punta Carina;
a questa fa seguito la rocciosa cresta che sale alla
Forcella di Porta e al Cavallo, peccato il
degrado sempre più invadente delle cave.
Al
bivacco, adesso,
possiamo allentare la tensione che ci ha tenuto sul
chi va là sino ad adesso, ora siamo tranquilli
seduti intorno ad un tavolo e allora via alle
cibarie.
Rimaniamo per circa un'ora e poi
riprendiamo la via di ritorno, verso la Foce di
Cardeto, ripartiamo
ma non prima di aver dato uno sguardo ammirato alla
vallata di Resceto ed alle guglie rocciose che
incorniciano il bivacco.
Raggiungiamo e
attraversiamo le cave di marmo, sempre più
devastanti, e seguiamo la strada marmifera fino
ad incontrare il sentiero (segnavia 179) che
imbocchiamo.
Percorriamo il sentiero costeggiando
le pareti del Cavallo, passiamo sotto il famoso
Canal Cambron luogo di impegnative salite invernali,
dopo aver incontrato il bivio con il sentiero n° 178
per L'acqua bianca il sentiero riprende la ripida
salita.
oltrepassiamo il
sentiero che porta al Pisanino dal Pizzo d'Altare e
Canale delle Rose,
con un'ultima salita giungiamo alla Foce di Cardeto.
Facciamo un'ultima sosta e ci dirigiamo verso al Val
Serenaia per il sentiero, lungo e abbastanza
monotono, già percorso al mattino.
Eccoci giunti,
nei pressi del campeggio c'è una fontana e ne
approfittiamo per toglierci un po' di sudore di
dosso, ci cambiamo e intanto ci scambiamo le nostre
impressioni e facciamo progetti per nuove avventure.
Si riprende la strada di casa ma l'escursione va
terminata con un qualcosa di speciale e una volta
arrivati ad Aulla non possiamo che fermarci alla
gelateria preferita per un freschissimo e
gustosissimo gelato.
Tirando le somme si può dire che la giornata è stata
una di quelle che non si scordano: bel tempo,
splendidi scenari, bella compagnia: che cosa
chiedere di più?
Bravissime Laura e Roberta che
pur non avendo grandi esperienze hanno affrontato
questa escursione con bravura, Complimenti!!!