Le Alpi Lepontine
si estendono dal passo del Sempione (est, 2005
metri), al Passo dello Spluga (ovest, 2115
metri). La più alta cima delle alpi
Lepontine è il Monte Leone (3553 m), che domina
il parco naturale Alpe Veglia ed il Sempione sul
versante svizzero. Il nome Lepontine trae
origine dai "Leponti" (Leponzi), antica
popolazione celtica che visse in questa area
alpina.
Siamo
all'annuale gita estiva di tre giorni per
turisti ed escursionisti. I turisti
visteranno Verbania, sul Lago Maggiore, le isole
Borromee,
ricche di splendide ville e giardini, per
chiudere con una crociera sul lago da Stresa a
Locarno (Svizzera), con pranzo a bordo della
motonave e il viaggio di rientro a Domodossola
lo effettueranno con il panoramico “Treno delle
Cento Valli”, ma questa è un'altra storia.
Dicevo: noi escursionisti con il pullman ci
portiamo a San Domenico. San Domenico è la
base ideale per le escursioni al Parco Naturale
dell'Alpe Veglia e Devero situato a 1750 m
s.l.m. nei pressi del confine con la Svizzera, e
alla conca dell'Alpe Ciamporino. La località,
una delle frazioni del comune di Varzo, è spesso
definita come un piccolo gioiello, in quanto
immersa in un paesaggio splendido e in gran
parte incontaminato a soltanto un'ora e mezza di
macchina da Milano.
Raggiunto San Domenico si hanno due
possibilità: imboccare una corta discesa
asfaltata che termina al parcheggio e
proseguire a piedi lungo la strada sterrata
(circa due ore di salita), oppure prendere la
seggiovia che porta all'Alpe Ciamporino
(raggiungibile anche a piedi su una strada
sterrata), per poi attraversare fino all'Alpe
Veglia lungo un sentiero panoramico (circa 2
ore tra seggiovia e camminata). Noi
abbiamo scelto quest'ultima!! Dal piazzale di San Domenico (dove c'è la
fontana) scendiamo per circa 50 metri lungo la
strada asfaltata, fino ad incontrare subito
sulla destra la casetta in legno della scuola di
sci. Giriamo a destra e dopo una breve salita
si raggiunge la partenza del primo tratto di
seggiovia.
Arrivati all'Alpe Ciamporino si
possono effettuare escursioni e passeggiate,
fare tappa al Rifugio 2000 oppure proseguire per
l'Alpe Veglia, nostra meta con il comodo ed ampio sentiero
panoramico
segnavia
F50. Dal punto di arrivo del secondo
tronco della seggiovia giriamo subito a sinistra
(indicazioni
segnavia
F50) ed iniziamo a scendere per prati,
passando alla sinistra della partenza di uno
skilift. Seguendo il sentiero si oltrepassa un
piccolo avvallamento e si proseguiamo poi in piano
fra prati e radi larici. Superato un passaggio accidentato protetto da
alcune catene, continuiamo in discesa fino ad
attraversare il Rio Croso a quota m 1850 slm. Alle spalle si vede ancora l'Alpe Ciamporino. La
salita riprende: con erti gradoni e arriviamo ad
una sella, e con un altro tratto di salita si
raggiunge prima la piccola cappella di San
Silvestro, e poco più avanti un ampio spiazzo
erboso contraddistinto da una
croce ed un altare
in pietra. Da qui si gode un'ottima vista sulla
parete NE del
Monte Leone.
Laltare e la croce vennero eretti nel 1990 dal Gruppo Alpini
di Varzo e Trasquera, e si trova a circa metà
strada fra l'Alpe Ciamporino e l'Alpe Veglia,
proprio sotto le Torri di Veglia. Nei pressi
della cappellina, fra erba e pietre, sgorga una
fresca sorgente da un canalino in legno. Si
continua in lenta discesa e, facendo attenzione
a non seguire le tracce di sentiero che si
diramano a destra, si raggiunge un promontorio
erboso con il cartello che segna l'inizio del
parco naturale Alpe Veglia Devero. Finalmente si
vede la piana dell'Alpe Veglia, ed in
particolare l'abitato di
Cianciàvero. In basso è
possibile invece osservare il tratto della
strada mulattiera che dalla Cappella del
Groppallo arriva all'Alpe Veglia costeggiando la
montagna. Il sentiero perde rapidamente
quota per irti prati, e dopo aver passato un
piccolo muro a secco entra nell'area
dell'Alpe Veglia. Segue un tratto in discesa
attraverso un rado bosco di larici che porta
alle sottostanti baite dell'alpeggio
La Balma.
Attraversiamo l'abitato in direzione N/O
portandoci nei pressi di un grosso
masso
erratico, alla cui sommità spicca un croce (Il
masso viene utilizzato come palestra di roccia).
Lasciato il masso sulla sinistra raggiungiamo,
in lieve salita, una sella erbosa. Qui ,
attraverso, un
sentiero scendiamo nel bosco e
attraversiamo il
Rio Frua,
continuiamo nel bosco di larici e iniziamo a
vedere l'ampia Valle Veglia. Giungiamo in
località Cornù e poco più avanti arriviamo,
finalmente, al
rifugio CAI Città di Arona.
Alpe Veglia
La circostante
Alpe Veglia
è una magnifica
conca erbosa solcata da corsi d'acqua, in cui
sorgono sei gruppi di baite un tempo adibiti ad
alpeggi estivi dai pastori della zona. Anche se
per la maggior parte queste costruzioni sono
state riadattate a residenze estive, permangono
alcune abitazioni di pastori dove è possibile comprare
formaggio. Tutt'intorno si estendono boschi di
larici con
sottobosco di rododendri e mirtilli, popolati da
galli forcelli, volpi, tassi e pernici, che con
gli
stambecchi, i camosci e le marmotte che si
possono incontrare in alta quota, rappresentano
la principale attrattiva di quest'area protetta.
Dal rifugio, situato nel cuore della piana dell'Alpe
Veglia, si
può godere di una magnifica vista sul Monte
Leone, che con i sui 3553 m di altezza
rappresenta la cima più alta delle Alpi
Lepontine.
Ci
sistemiamo nelle camere e poi ci dedichiamo
all'esplorazione del posto, tutta la valle è uno
spettacolo ma oltre che ad ammirare il monte
Leone ci attira anche la vicina
cascata,
naturalmente molto fotografati. Dopo cena
siamo stanchi e alla spicciolata andiamo a letto
per un sonno ristoratore. Al mattino dopo una
buona colazione riprendiamo il cammino in
direzione Pian du Scricc. ripartiamo dal sentiero, che
parte proprio alle spalle del Rifugio. Ignorata
subito la deviazione per il lago Bianco
costeggio dall’alto il Rio della Frua
raggiungendo un vasto pianoro chiamato Pian dul
Scricc (m. 1933) con una grossa baita ancora
utilizzata dai pastori dell’Alpe.
Attraversiamo il torrente e saliamo nel
bosco di larici sbucando al Pian Sass Mor (m.
2070). La vegetazione scompare, solo praterie
d’alta quota. Prendiamo per una valletta cosparsa di
grossi massi e nevai ed iniziamo la ripida salita, che si addolcisce però nel finale,fino al
Passo di Valtendra (m. 2431). Scendiamo a
sinistra sconfinando in alta Val Bondolero, perdendo circa duecento metri di
quota lungo un sentiero assai scosceso e al
quanto franoso,
sentiero
che ci impiegna molto. Risaliamo fino ad una
valletta con un
laghetto a quota m. 2352. Costeggiamo il
laghetto sino a poter attraversare e risalire
dalla sponda opposta un’ultima salita in
diagonale su detriti rocciosi e poi arriviamo a
Scatta
D’Orogna (m. 2461).punto più alto del
percorso. Facciamo quì la nostra sosta pranzo.
Riprendiamo il cammino scendo per pietraie e pascoli
in direzione della Val Buscagna,
dove
l’occhio si perde scrutando le innumerevoli
meraviglie offerte dalla natura: il torrente
che serpeggia tra le recenti fioriture di
rododendri, le giovani marmotte impegnate a
giocare tra loro con i genitori che fanno da
sentinella, le imponenti ed estetiche linee
rocciose del Cornera, i numerosi ruscelli
generati dalla fusione della neve che
scendono dal severo versante del Cervandone,
solamente la presenza di alcuni
escursionisti con direzione opposta alla
nostra distraggono la nostra contemplazione,
ma non dobbiamo essere egoisti, tutti hanno
il diritto di potere assistere a questo
spettacolo. Raggiunto il
pianoro lo percorro interamente dall’Alpe
Superiore a quella Inferiore iniziando quindi la
ripida e lunga discesa verso Devero.
Abbassandoci passiamo a fianco alla cascata del
Rio Buscagna e finalmente giungiamo alle
Baite di
Piedimonte e
infine a Devero. Ma la nostra escursione non
termina quì, infatti dobbiamo raggiungere la
località Crampiolo. Ripartiamo dalla piana di
Devero e si seguiamo la carrareccia che,
costeggia il ruscello e ciconduce alla
località Canton. Nei pressi del ponticello
che porta al rifugio CAI Castiglioni deviamo a
destra, salendo in leggera diagonale sugli ampi
prati che si alzano verso il bosco.
Entrati nella
rada vegetazione si prosegue nella valletta
denominata il "Vallaro", alle pendici del P.zo
Stange. Con una breve deviazione,
piegando a sinistra, dopo aver passato due
rustici, uno dei quali recentemente
ristrutturato, si giunge ad una cava di calce
con una fornace, ormai in disuso. Si prosegue
costeggiando il ruscello e dopo aver superato
alcune baite, entriamo in una zona pianeggiante.
Invece di seguire il sentiero tracciato e
ormai ben stanchi da interessarci ad andare a
vedere il famoso lago delle Streghe, tagliamo
per prati sino a trovare la strada che giunge da
Devero e in breve ci conduce all'abitato di
Crampiolo, uno dei centri rurali dell'Alpe
Devero. Ci sistemiamo all'accogliente locanda
La Baita e dopo una buonissima cena ce ne
andiamo volentieri a letto, tanto più che adesso
sta venendo un bel temporale. Al mattino ci
svegliamo di buon ora e facciamo la nostra bella
colazione e poi.... Il gruppo si divide un
gruppo prosegue per la traversata dall’Alpe di Devero alla Val Formazza attraverso il passo
Scatta Minoia (2599) e successivamente il
Rifugio Margaroli (2196) per poi raggiungere
Valdo di Formazza. Mentre il secondo effettua
un'escursione più semplice ma comunque sempre di
quattro ore ai Laghi di Devero e di Piamboglio.
Io ho partecipato a quest'ultima perciò proverò
a raccontarla.
Partiamo dalla chiesa di Crampiolo si
proseguendo diritti, attraversiamo il torrente
Devero e si seguiamo la pista lastricata che
sale fino alla diga grande del Lago di Devero o
Codelago.
Il lago di Devero è uno splendido specchio
d’acqua in una conca a monte dell’alpe Devero, in direzione della punta d’Arbola; si
tratta di un lago naturale a valle del quale
furono costruiti attorno al 1910 modesti
sbarramenti (diga est e diga ovest) per
innalzarne il livello.
Oggi si presenta i come un grande bacino
lacustre circondato da vasti boschi di larici.
Dalla diga il sentiero
corre sempre a mezza costa tagliando ripidi
pendii detritici ai piedi del Pizzo Fizzi.
Il sentiero a metà
lago si abbassa passiamo in una bellissima
radura e raggiungiamo il ponte sul Rio di
Valdeserta.
Proseguiamo sempre a
mezza costa fino un pò esposto e protetto con
cordine d’acciaio.
Successivamente il
sentiero inizia a scendere ripido per riportarsi
sul bordo del lago, attraversata una lunga zona
detritica si raggiungiamo la fine del lago.
Da qui, seguendo le
indicazioni per il lago Pianboglio, risaliamo la
valletta solcata da un rumoroso torrente;
saliamo nei prati e tra le rocce con pendenza
costante e mai eccessiva, raggiungendo poi in
circa quindici minuti la conca in cui sorge il
bellissimo Lago di Pianboglio (1992m).
Il lago è localizzato, a ridosso della punta d’Arbola: di medie
dimensioni, fu in un passato ormai lontano
oggetto di un tentativo di ampliamento, con
costruzione di una diga in terra che avrebbe
dovuto sbarrare il suo lato meridionale per
determinare l’innalzamento del livello del lago
di pochi metri; l’eccessiva permeabilità del
suolo determinò il fallimento del progetto ed
oggi il lago è nella sua sede naturale mentre la
diga è parzialmente distrutta.
Prendiamo a destra, risalendo la
piccola murata della diga con l'aiuto di una
catena. Ecco quì terminiamo e torniamo
indietro sino alla testa del lago di Devero e
questa volta invece di percorrere la sponda nord
ovest prendiamo quella sud est. Seguendo i
cartelli “Giro del Lago” risaliamo per pochi
metri e prendiamo a destra attraversando
il Rio di Pianboglio su un ponticello di legno.
Il sentiero prosegue in piano costeggiando il
lago fino ad un altro ponticello sul Rio della
Satta poi in salita fino a
incrociare la pista d’alpeggio
Crampiolo – Alpe Forno.
Proseguiamo lungo la pista in direzione
Crampiolo, superiamo il Rio
della Valle e proseguiamo lungo la
pista. La strada prosegue fino alla dighetta
e poi scende ripida fino a
Crampiolo. Ci fermiamo per mangiare
qualcosa e poi prendiamo la strada che porta a
Devero da dove prendendo una navetta raggiugiamo
Baceno dove abbiamo appuntamento con il resto
del gruppo, poi raggiungiamo Domodossola per
ricongiungerci con il gruppo turistico.
Bellissima escursione in Val D'ossola, una zona
da noi poco conosciuta che si è rivelata una
vera area Wilderness.
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