Foto escursione
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Finalmente riusciamo
a fare questa escursione dopo alcune domeniche con
tempo pessimo, no che oggi sia una giornata stupenda,
comunque confidiamo nelle previsioni meteo che escludono
pioggia. All'appuntamento ci troviamo in venti, ci
sono anche alcuni amici della sez. di Pietrasanta.
partiamo alla volta di Camaiore e poi raggiungiamo,
infine, il paese di Casoli.
Il
paese di Casoli si torva
per la prima volta citato in un documento del X secolo.
L'origine del paese vecchio che sovrasta il tortuoso e
suggestivo torrente Lombricese, si deve alla presenza
della via di Lombardia che lo attraversava, spesso
citata nelle cronache del XIV secolo, utile raccordo tra
la Versilia e la Garfagnana per il trasporto di olio
nelle località emiliane e lombarde. Casoli fu
protagonista negli scontri di confine che si
verificarono agli inizi del cinquecento. Per redimere
le divergenze di confine fu necessario stipulare un
patto di pace tra gli uomini delle comunità di Camaiore
e Pietrasanta e con il consenso di Lucca e Firenze, al
quale era sottoposto il territorio di Pietrasanta,
Seravezza e Stazzema. Nel 1700 alcuni abitanti
casolini che assaltarono, per liberare i loro
compaesani, le carceri di Pietrasanta, per poco non
scatenano una guerra tra il granducato di Toscana e il
piccolo stato Lucchese. La guerra fu evitata grazie
all'intervento epistolare, in difesa di Lucca, dei reali
di Francia e di Spagna, la repubblica di Genova e di
Venezia. Il paese di Casoli si trova a 403 mt sul
livello del mare, arroccato sulle propaggini del monte
Matanna, diviso in due "borghi" denominati " Mandria" e
"Carubola". (Testo tratti dal sito Camaiore.it
)
Proseguendo per la strada e superati alcuni box
di lamiera in prossimità di un palo della corrente(?),
dove parte la strada in discesa per il cimitero,
lasciamo le auto. A indicarci la strada da prendere
sono i segnavia, sul palo della luce, 2 e 112 che
per il primissimo tratto proseguono assieme Seguiamo
la strada asfaltata che porta al cimitero, decisamente
in discesa, ma ben presto la lasciamo seguendo il
sentiero ben evidente. Passiamo sotto una grossa
abitazione, dove si possono notare antichi bassorilievi
datati 1885 e 1934 la prima dedicata a S.
Domenico del Rosario e la seconda a S. Giovanni. Lo
stradello prosegue in piano ma ben presto l'illusione
che la camminata sarà tranquilla ci lascerà per la
concretezza della ripidità del sentiero! Infatti
subito il sentiero si impenna per salire ad una
marginetta di recente restaurata dedicata a San Rocco.
I due sentieri, il 112 e il 2 che proseguivano paralleli
adesso si dividono il 2 sale a sinistra e l'altro sulla
destra: noi prendiamo quest'ultimo, dal 2 scenderemo al
ritorno. Camminiamo nel bel bosco su una mulattiera
ancora ben conservata, il nostro vociare man mano che si
sale scema ad ogni tornante sino a non sentire più
nessuno,
solo l'ansimare. Costeggiamo il
Rio Lombricese che dopo le abbondanti piogge recenti è
gonfio d'acqua che scende nelle marmitte scavate nella
roccia o formando pozze di acqua fresca e cristallina.
Giungiamo ad un ponte cementato e la vista sul rio è
bellissima e a sinistra l'acqua è calma e forma un
piccolo laghetto ma sulla destra si getta in una serie
tumultuosa di salti e marmitte. Il sentiero continua
a salire incessantemente, talmente erto che qualcuno di
noi lo battezza la " Scala Santa " il gruppo si
sgrana e ogni tanto ci dobbiamo ricompattare, in un
agita sociale è normale che non tutti siano atleti.
Transitiamo sul ponte del fosso del Boschetto, la salita
continua in una serie interminabile di tornanti ma poi
la salita diventa meno ripida. Poco più
avanti il ruscello scorre sotto un tipico riparo di
roccia che in queste zone è facile a trovarsi e ci piace
pensare che in passato potesse
essere rifugio per gli uomini preistorici, chi sà! Superiamo
il ruscello e saliamo verso destra, ne troviamo, poi, un
altro sulla nostra sinistra e lo superiamo.
Procediamo e attraverso i rami si comincia a vedere il
rudere della chiesa di Campo All'Orzo ma è ancora
abbastanza distante, notiamo anche delle case più
distante si tratta delle Case Borelle. Attraversiamo
l'ennesimo ruscello e continuiamo la lunga salita, man
mano che saliamo il bosco si dirada e e il panorama si
apre sulla costa, su Gabberi, Lieto, Matanna e, lontano, sulla
cresta Carchio - Focoraccia. Giungiamo infine alla
Focetta di San Vincenzo, crocevia di molti sentieri, qui
arrivano i 112, che abbiamo appena percorso, il 101 dal
Passo del Lucese e il 104 che arriva dal paese di
Metato. Poco lontano ci sono la Baita Barsi degli amici
della Montagna, sul sentiero 101, prendendo a sinistra e
tralasciando il 101 si può seguire una traccia ben
evidente che conduce alla Baita Verde. Facciamo un
po'
di sosta alla Focetta, poi, siamo pronti a
riprendere il cammino, l'itinerario prevedrebbe di
andare direttamente a Campo All'Orzo ma c'è sempre chi
vuol fare come gli pare e i buoni propositi si vanno a
far benedire, convince quasi tutto il gruppo
ad andare alla Baita Verde per prendere un caffè,
inutile raccomandarsi che la strada è ancora lunga e non
è il caso di perdere tempo, come il pifferaio
magico tutti seguono il promotore della tappa alla
baita, non ci resta che adeguarsi. Per dispetto la
troviamo chiusa e il sospirato caffè salta, meno male
altrimenti prima che avessero fatto 20 caffè chi sa
quanto tempo avremmo perso!! Invece di tornare
indietro prendiamo il sentiero 102
che giunge da S.Giuseppe in Trebbio e Piè Lucese che
porta appunto a Campo All'Orzo, in pratica percorriamo
un semicerchio. A
Campo All'Orzo
vi si trova il rudere di una bella chiesa alpestre, la
chiesa di San Rocco e ogni volta che la vediamo ci
domandiamo del perché non venga recuperata,
effettivamente ci sono voci di un suo eventuale recupero
ma ancora ad oggi non se ne è fatto niente, peccato!
Qui ri intercettiamo il 101 per la Foce del
Termine, adesso abbiamo la visuale libera e possiamo
ammirare le montagne circostanti come il Prana, Il
Matanna e sul Piglione, nostra ultima meta, più a ovest
il Gabberi e in fondo la costa. Riprendiamo il
cammino sul sentiero 101 ma all'inizio della cresta che
porta alla Foce del Termine seguiamo un sentiero non
segnato che ci porta alle case sottostanti con i loro
caratteristici covoni. In breve seguendo il sentiero
le raggiungiamo. Qui vive o almeno viveva, e gli
auguro vivamente che lo sia, Eva Domenici, per tutti
“Eva del Campallorzo”,
impegnata a portare avanti una vita dedicata al lavoro
della terra e all’allevamento degli animali con la
stessa passione di un tempo, grazie anche ad un’energia
e ad una vitalità fuori dal comune. Penultima di cinque
figli e instancabile lavoratrice, fino al 2008 ha
convissuto nella sua casa assieme al fratello Ivo che,
una volta scomparso, ha lasciato nelle sue mani terre ed
animali, oggi, quindi, è la sola residente di una
località che in passato ha contato una comunità di circa
duecento persone.
Oltrepassiamo le case e
seguiamo la traccia che inizia a salire ma non troppo;
questo tracciato ci evita di salire alla Foce del
Termine per poi ridiscendere, inoltre accorciamo un pò.
Il sentiero è poco ripido e a tratti anche pianeggiante
salvo giunti ad un rudere iniziare a salire e incrociare
un largo sentiero non segnato, noi lo prendiamo andando
verso sinistra sino ad una pineta in località la
Parte dove troviamo l'indicazione per il Monte Piglione.
Seguendo l'indicazione entriamo nella pineta e troviamo
scarsi e sbiaditi segni azzurri, ben presto usciamo allo
scoperto e proseguiamo un ripido pendio erboso in cui il
sentiero è ben evidente. Sulla nostra destra abbiamo
le località di Ritrogoli e Rianchiani, antichi borghi
una volta dediti alla pastorizia. Ormai siamo sotto
la direttrice della vetta ai piedi del monte, in altre
occasioni siamo saliti anche direttamente alla cima in
una più che ripidissima salita tra rocce e paleo, questa
volta preferiamo fare il sentiero classico....che è
meglio. Seguiamo il sentiero che a tratti non è ben
visibile nascosto dalla folta erba, si procede a
mezza costa e salendo progressivamente ci fa arrivare in
breve sulla panoramica cresta. Ci dirigiamo verso la
vetta principale, il monte Piglione ha due vette una a
quota 1188, verso destra, si affaccia sulla piana di
Lucca e quella di Pisa, riconoscibile dalla croce che è
sulla sua vetta e la seconda quella più alta verso nord
a quota 1233. Percorriamo la cresta verso
quest'ultima e ben presto la raggiungiamo. Sulla vetta
troviamo anche glia amici UOEI di Pietrasanta che
formano un numeroso e vociante gruppo formato
prevalentemente da giovanissimi e qualche genitore oltre
che agli instancabili accompagnatori. Formiamo un
unico gruppo e a questo punto abbiamo occupato tutta la
vetta, l'ora è tarda, lo stomaco brontola e quindi ci
dedichiamo alla sempre benvenuta operazione del pranzo.
Questoperò non ci distoglie dall'ammirare anche quello
che oggi viene reso possibile vedere: dalle vicine
Panie, su tutte le Apuane meridionali, ma spazia anche
su quelle settentrionali, oltre che sul mare e
sull’Appennino già innevato, naturalmente per apprezzare
il panorama la giornata deve essere serena, oggi non lo
è, pazienza! Firmiamo il libro di vetta e facciamo
l'immancabile foto di vetta ma poi visto anche la
temperatura assai rigida e un vento teso decidiamo di
riprendere il cammino. Ridiscesi all'innesto del
sentiero per ridiscendere era nostra intenzione giungere
sino alla vetta sud ma vista l'ora abbiamo preferito
scendere subito, purtroppo le giornate di questi tempi
sono molto corte, e meno male che il caffè non si è
preso. sarà per la prossima volta! Ripercorrendo a
ritroso il sentiero già fatto usciamo dalla pientina e
seguendo il sentiero 103 raggiungiamo la foce del
Crocione importante valico tra il Camaiorese e la
Garfagnana, da cui passava l’importante strada Lombarda
(via dell’olivo). Essa è conosciuta come Foce del
Termine perché rappresenta il punto di confine tra i
comuni di Camaiore, Stazzema e Pescaglia. Oggi si
trovano tutti nella provincia di Lucca, ma prima del
1847 (quando lo stato di Lucca passò alla Toscana)
Stazzema era enclave del Granducato di Toscana, mentre
sia Camaiore che Pescaglia appartenevano al Ducato di
Lucca. Di conseguenza qua passava un confine di stato. Oggi qua transita il sentiero 2
che appunto ricalca l’antica via Lombarda, da Casoli per
Pascoso (che in parte percorreremo al ritorno), poi il
103 per la Groppa, con deviazione alla vetta del Piglione, il 101 che abbiamo percorso e che continua per
la Foce del Pallone. ( Fonte sito Escursioni
Apuane). Diamo un'ultima vista al versante interno,
verso gli Appennini, poi, scendiamo nel versante ovest
prendendo il sentiero n° 2 che nei primi metri coincide
con il 101. procediamo seguendo dei tornatini e
costeggiamo il Fosso del Boschetto, lo
attraversiamo e lo superiamo una seconda volta in una
zona molto umida e finalmente siamo sulla roccia per
tratto a saliscendi che costeggia le ultime pendici del Matanna,
mentre a sinistra abbiamo la valle del Fosso del
Boschetto che ha scavato delle marmitte e supera con
cascatelle alcuni salti. Questo tratto di sentiero è
molto bello e selvaggio. Proseguendo abbiamo
un'ultima vista sul Prana ma poi entriamo nel fitto del
bosco, solo più avanti ci sono delle ampie placche
pianeggianti che formano un bel balcone, un belvedere da dove possiamo
vedere il Matanna e il Prana ma più
caratteristico si distingue bene quello che fu l'abitazione dell'uomo preistorico, la Grotta all'Onda.
Seguendo il sentiero in infiniti tornanti troviamo su
una curva a destra con ometto che indica una deviazione
per Grotta All'Onda, noi la tralasciamo e continuiamo su
una lunghissima serie di ripidi e stretti tornanti,
quando giungiamo nei pressi di un abbeveratoio sulla
sinistra, a destra parte un sentiero, più precisamente
una via pianeggiante e cementata che è la copertura di
un acquedotto, da qui inizia il sentiero per Grotta
All'Onda segnato con vernice gialla, nessun altra
indicazione. Procediamo e il gruppo si sgrana la
stanchezza si fa sentire ma ancora dobbiamo di farne di
strada. Troviamo ancora molti ruscellamenti
attraversiamo un ponte su un tributario del Fosso della
Grotta all'Onda e poco più avanti scendiamo per ripidi
tornantini. sulla destra abbiamo i ruderi di una
marginetta, il percorso si fa più dolce e sulla destra
abbiamo il Fosso della Grotta all'Onda, ancora qualche
tornante e poi ci sono i ruderi di un vecchio mulino e
subito dopo un ponte sul Fosso. Superiamo alcuni
ruderi e affrontiamo infine gli ultimi tornanti per
giungere alla marginetta di San Rocco e così chiudiamo
l'anello, non ci resta che ripercorrere l'ultimo tratto
di sentiero pianeggiante, e risalendo infine gli ultimi
metri di asfaltata risiamo allo spiazzo dove abbiamo
lasciato la macchina.
Bella escursione
con tanti amici, di vecchia e nuova data, ringraziamo
tutti i partecipanti e ci auguriamo di rivedere presto
tutti quanti ai nostri prossimi appuntamenti!
Ciao alla
prossima!!
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