U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

13/11/2016 Monte Piglione



Itinerario ad anello sopra il camaiorese, che attraversa scenari unici, caratterizzati da ampi crinali erbosi. Con inizio da Casoli lungo giro nelle Apuane meridionali, più esposte a sud dominate dal monte Matanna. Bellissimi panorami che spaziano dal mare agli appennini tosco/emiliani lasciando intravedere anche alcune delle più note vette Apuane

Da Camaiore facilmente raggiungibile da Viareggio e da Massa si seguono le indicazioni per Vado, Lòmbrici (2,5 km) e Càsoli (7 km). Si supera il paese per portarsi nei pressi del cimitero (7,4 km).

                                                                                            - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO: Casoli (430 m)–Focetta San Vincenzo (912 m)–Chiesa di Campo All'Orzo  (938 m)– Piglione (1233 m)- Foce del Termine (974m),
 
PARTECIPANTI:  20 escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)

 
TEMPI DI PERCORRENZA: 6,30h
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :  n.2 Casoli – Foce del Crocione - Pascoso
n.112
Casoli – Focetta di S.Vincenzo
n.103 Groppa – Prati del Piglione – loc. La Parte – Foce del Crocione, sentiero non numerato
n. 101 Foce Lucese – Miralbello – Focetta di S.Vincenzo – Campo all’Orzo – Foce del Crocione – Foce del Pallone – Alto Matanna 

                                                                                                

      

                                                                                                
   
 
ACQUA
Alla Baita Barsi e Baita Verde, facendo brevi deviazioni. Comunque lungo il percorso si incontrano diverse sorgenti che nei mesi asciutti non sempre assicurano la portata idrica.
 
PUNTI D'APPOGGIO :
Casoli, Baita Barsi e Baita Verde (se aperte)
 

 

PERIODO CONSIGLIATO Tutto l'anno

 

  Traccia escursione          Scarica traccia GPS

 
                                
 Lunghezza totale dell'anello km. 16,00, dislivello totale in salita m. 1140, altezza minima m.430, altezza massima raggiunta m.1233, percorribile in h.6/7, pendenze fino al 48%, difficoltà E

      

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione

            

Finalmente riusciamo a fare questa escursione dopo alcune domeniche  con tempo pessimo, no che oggi sia una giornata stupenda, comunque confidiamo nelle previsioni meteo che escludono pioggia.
All'appuntamento ci troviamo in venti, ci sono anche alcuni amici della sez. di Pietrasanta.
partiamo alla volta di Camaiore e poi raggiungiamo, infine, il paese di Casoli.

Il paese di Casoli si torva per la prima volta citato in un documento del X secolo.
L'origine del paese vecchio che sovrasta il tortuoso e suggestivo torrente Lombricese, si deve alla presenza della via di Lombardia che lo attraversava, spesso citata nelle cronache del XIV secolo, utile raccordo tra la Versilia e la Garfagnana per il trasporto di olio nelle località emiliane e lombarde.
Casoli fu protagonista negli scontri di confine che si verificarono agli inizi del cinquecento.
Per redimere le divergenze di confine fu necessario stipulare un patto di pace tra gli uomini delle comunità di Camaiore e Pietrasanta e con il consenso di Lucca e Firenze, al quale era sottoposto il territorio di Pietrasanta, Seravezza e Stazzema.
Nel 1700 alcuni abitanti casolini che assaltarono, per liberare i loro compaesani, le carceri di Pietrasanta, per poco non scatenano una guerra tra il granducato di Toscana e il piccolo stato Lucchese.
La guerra fu evitata grazie all'intervento epistolare, in difesa di Lucca, dei reali di Francia e di Spagna, la repubblica di Genova e di Venezia.
Il paese di Casoli si trova a 403 mt sul livello del mare, arroccato sulle propaggini del monte Matanna, diviso in due "borghi"  denominati " Mandria" e "Carubola". (Testo tratti dal sito Camaiore.it
)

Proseguendo per la strada e superati alcuni box di lamiera in prossimità di un palo della corrente(?), dove parte la strada in discesa per il cimitero, lasciamo le auto.
A indicarci la strada da prendere sono i segnavia, sul palo della luce,  2 e 112 che per il primissimo tratto proseguono assieme
Seguiamo la strada asfaltata che porta al cimitero, decisamente in discesa, ma ben presto la lasciamo seguendo il sentiero ben evidente.
Passiamo sotto una grossa abitazione, dove si possono notare antichi bassorilievi datati 1885 e 1934 la prima dedicata  a S. Domenico del Rosario e la seconda a S. Giovanni.
Lo stradello prosegue in piano ma ben presto l'illusione che la camminata sarà tranquilla ci lascerà per la concretezza della ripidità del sentiero!
Infatti subito il sentiero si impenna per salire ad una marginetta di recente restaurata dedicata a San Rocco.
I due sentieri, il 112 e il 2 che proseguivano paralleli adesso si dividono il 2 sale a sinistra e l'altro sulla destra: noi prendiamo quest'ultimo, dal 2 scenderemo al ritorno.
Camminiamo nel bel bosco su una mulattiera ancora ben conservata, il nostro vociare man mano che si sale scema ad ogni tornante sino a non sentire più nessuno,
solo l'ansimare.
Costeggiamo il Rio Lombricese che dopo le abbondanti piogge recenti è gonfio d'acqua che scende nelle marmitte scavate nella roccia o formando pozze di acqua fresca e cristallina.
Giungiamo ad un ponte cementato e la vista sul rio è bellissima e a sinistra l'acqua è calma e forma un piccolo laghetto ma sulla destra si getta in una serie tumultuosa di salti e marmitte.
Il sentiero continua a salire incessantemente, talmente erto che qualcuno di noi lo battezza la " Scala Santa "
il gruppo si sgrana e ogni tanto ci dobbiamo ricompattare, in un agita sociale è normale che non tutti siano atleti.
Transitiamo sul ponte del fosso del Boschetto, la salita continua in una serie interminabile di tornanti ma poi la salita diventa meno ripida.
Poco più avanti il ruscello scorre sotto un tipico riparo di roccia che in queste zone è facile a trovarsi e ci piace pensare che in passato potesse essere rifugio per gli uomini preistorici, chi sà!
 Superiamo il ruscello e saliamo verso destra, ne troviamo, poi, un altro sulla nostra sinistra e lo superiamo.
Procediamo e attraverso i rami si comincia a vedere il rudere della chiesa di Campo All'Orzo ma è ancora abbastanza distante, notiamo  anche delle case più distante si tratta delle Case Borelle.
Attraversiamo l'ennesimo ruscello e continuiamo la lunga salita, man mano che saliamo il bosco si dirada e e il panorama si apre sulla costa, su Gabberi, Lieto, Matanna e, lontano, sulla cresta Carchio - Focoraccia.
Giungiamo infine alla Focetta di San Vincenzo, crocevia di molti sentieri, qui arrivano i 112, che abbiamo appena percorso, il 101 dal Passo del Lucese e il 104 che arriva dal paese di Metato. Poco lontano ci sono la Baita Barsi degli amici della Montagna, sul sentiero 101, prendendo a sinistra e tralasciando il 101 si può seguire una traccia ben evidente che conduce alla Baita Verde.
Facciamo un po' di sosta alla Focetta,  poi, siamo pronti a riprendere il cammino, l'itinerario prevedrebbe di andare direttamente a Campo All'Orzo ma c'è sempre chi vuol fare come gli pare e i buoni propositi si vanno a far benedire, convince quasi tutto il gruppo ad andare alla Baita Verde per prendere un caffè, inutile raccomandarsi che la strada è ancora lunga e non è il  caso di perdere tempo, come il pifferaio magico tutti seguono il promotore della tappa alla baita, non ci resta che adeguarsi.
Per dispetto la troviamo chiusa e il sospirato caffè salta, meno male altrimenti prima che avessero fatto 20 caffè chi sa quanto tempo avremmo perso!!
Invece di tornare indietro prendiamo il sentiero 102
che giunge da S.Giuseppe in Trebbio e Piè Lucese che  porta appunto a Campo All'Orzo, in pratica percorriamo un semicerchio.
A Campo All'Orzo vi si trova il rudere di una bella chiesa alpestre, la chiesa di San Rocco e ogni volta che la vediamo ci domandiamo del perché non venga recuperata, effettivamente ci sono voci di un suo eventuale recupero ma ancora ad oggi non se ne è fatto niente, peccato!
 Qui ri intercettiamo il 101 per la Foce del Termine, adesso abbiamo la visuale libera e possiamo ammirare le montagne circostanti come il Prana, Il Matanna e sul Piglione, nostra ultima meta, più a ovest il Gabberi e in fondo la costa.
Riprendiamo il cammino sul sentiero 101 ma all'inizio della cresta che porta alla Foce del Termine seguiamo un sentiero non segnato che ci porta alle case sottostanti con i loro caratteristici covoni.
In breve seguendo il sentiero le raggiungiamo.
Qui vive o almeno viveva, e gli auguro vivamente che lo sia, Eva Domenici, per tutti “Eva del Campallorzo”, impegnata a portare avanti una vita dedicata al lavoro della terra e all’allevamento degli animali con la stessa passione di un tempo, grazie anche ad un’energia e ad una vitalità fuori dal comune. Penultima di cinque figli e instancabile lavoratrice, fino al 2008 ha convissuto nella sua casa assieme al fratello Ivo che, una volta scomparso, ha lasciato nelle sue mani terre ed animali, oggi, quindi, è la sola residente di una località che in passato ha contato una comunità di circa duecento persone.

Oltrepassiamo le case e seguiamo la traccia che inizia a salire ma non troppo; questo tracciato ci evita di salire alla Foce del Termine per poi ridiscendere, inoltre accorciamo un pò.
Il sentiero è poco ripido e a tratti anche pianeggiante salvo giunti ad un rudere iniziare a salire e incrociare un largo sentiero non segnato, noi lo prendiamo andando verso sinistra sino ad una pineta in località  la Parte dove troviamo l'indicazione per il Monte Piglione.
Seguendo l'indicazione entriamo nella pineta e troviamo scarsi e sbiaditi segni azzurri, ben presto usciamo allo scoperto e proseguiamo un ripido pendio erboso in cui il sentiero è ben evidente.
Sulla nostra destra abbiamo le località di Ritrogoli e Rianchiani, antichi borghi una volta dediti alla pastorizia.
Ormai siamo sotto la direttrice della vetta ai piedi del monte, in altre occasioni siamo saliti anche direttamente alla cima in una più che ripidissima salita tra rocce e paleo, questa volta preferiamo fare il sentiero classico....che è meglio.
Seguiamo il sentiero che a tratti non è ben visibile nascosto dalla folta erba,  si procede a mezza costa e salendo progressivamente ci fa arrivare in breve sulla panoramica cresta.
Ci dirigiamo verso la vetta principale, il monte Piglione ha due vette una a quota 1188, verso destra, si affaccia sulla piana di Lucca e quella di Pisa, riconoscibile dalla croce che è sulla sua vetta e la seconda quella più alta verso nord a quota 1233.
Percorriamo la cresta verso quest'ultima e ben presto la raggiungiamo. Sulla vetta troviamo anche glia amici UOEI di Pietrasanta che formano un numeroso e vociante gruppo formato prevalentemente da giovanissimi e qualche genitore oltre che agli instancabili accompagnatori.
Formiamo un unico gruppo e a questo punto abbiamo occupato tutta la vetta, l'ora è tarda, lo stomaco brontola e quindi ci dedichiamo alla sempre benvenuta operazione del pranzo.
Questoperò non ci distoglie dall'ammirare anche quello che oggi viene reso possibile vedere: dalle vicine Panie, su tutte le Apuane meridionali, ma spazia anche su quelle settentrionali, oltre che sul mare e sull’Appennino già innevato, naturalmente per apprezzare il panorama la giornata deve essere serena, oggi non lo è, pazienza!
Firmiamo il libro di vetta e facciamo l'immancabile foto di vetta ma poi visto anche la temperatura assai rigida e un vento teso decidiamo di riprendere il cammino.
Ridiscesi all'innesto del sentiero per ridiscendere era nostra intenzione giungere sino alla vetta sud ma vista l'ora abbiamo preferito scendere subito, purtroppo le giornate di questi tempi sono molto corte, e meno male che il caffè non si è preso. sarà per la prossima volta!
Ripercorrendo a ritroso il sentiero già fatto usciamo dalla pientina e seguendo il sentiero 103 raggiungiamo la foce del Crocione importante valico tra il Camaiorese  e la Garfagnana, da cui passava l’importante strada Lombarda (via dell’olivo). Essa è conosciuta come Foce del Termine perché rappresenta il punto di confine tra i comuni di Camaiore, Stazzema e Pescaglia. Oggi si trovano tutti nella provincia di Lucca, ma prima del 1847 (quando lo stato di Lucca passò alla Toscana) Stazzema era enclave del Granducato di Toscana, mentre sia Camaiore che Pescaglia appartenevano al Ducato di Lucca. Di conseguenza qua passava un confine di stato. Oggi qua transita il sentiero 2 che appunto ricalca l’antica via Lombarda, da Casoli per Pascoso (che in parte percorreremo al ritorno), poi il 103 per la Groppa, con deviazione alla vetta del Piglione, il 101 che abbiamo percorso e che continua per la Foce del Pallone.  ( Fonte sito Escursioni Apuane).
Diamo un'ultima vista al versante interno, verso gli Appennini, poi, scendiamo nel versante ovest prendendo il sentiero n° 2 che nei primi metri coincide con il 101.
procediamo seguendo dei tornatini e costeggiamo il Fosso del Boschetto,  lo attraversiamo e lo superiamo una seconda volta in una zona molto umida e finalmente siamo sulla roccia per tratto a saliscendi che costeggia le ultime pendici del Matanna, mentre a sinistra abbiamo la valle del Fosso del Boschetto che ha scavato delle marmitte e supera con cascatelle alcuni salti. Questo tratto di sentiero è molto bello e selvaggio.
Proseguendo abbiamo un'ultima vista sul Prana ma poi entriamo nel fitto del bosco, solo più avanti ci sono delle ampie placche pianeggianti che formano un bel balcone, un belvedere da dove possiamo vedere il Matanna e il Prana ma più caratteristico si distingue bene quello che fu l'abitazione dell'uomo preistorico, la Grotta all'Onda.
Seguendo il sentiero in infiniti tornanti troviamo su una curva a destra con ometto che indica una deviazione per Grotta All'Onda, noi la tralasciamo e continuiamo su una lunghissima serie di ripidi e stretti tornanti, quando giungiamo nei pressi di un abbeveratoio sulla sinistra, a destra parte un sentiero, più precisamente una via pianeggiante e cementata che è la copertura di un acquedotto, da qui inizia il sentiero per Grotta All'Onda segnato con vernice gialla, nessun altra indicazione.
Procediamo e il gruppo si sgrana la stanchezza si fa sentire ma ancora dobbiamo di farne di strada. Troviamo ancora molti ruscellamenti   attraversiamo un ponte su un tributario del Fosso della Grotta all'Onda e poco più avanti scendiamo per ripidi tornantini.
sulla destra abbiamo i ruderi di una marginetta, il percorso si fa più dolce e sulla destra abbiamo il Fosso della Grotta all'Onda, ancora qualche tornante e poi ci sono i ruderi di un vecchio mulino e subito dopo un ponte sul Fosso.
Superiamo alcuni ruderi e affrontiamo infine gli ultimi tornanti per giungere alla marginetta di San Rocco e così chiudiamo l'anello, non ci resta che ripercorrere l'ultimo tratto di sentiero pianeggiante, e risalendo infine gli ultimi metri di asfaltata risiamo allo spiazzo dove abbiamo lasciato la macchina.

Bella escursione con tanti amici, di vecchia e nuova data, ringraziamo tutti i partecipanti e ci auguriamo di rivedere presto tutti quanti ai nostri prossimi appuntamenti!

Ciao alla prossima!!


 

 

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