U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

12/06/2016 Dovevamo arrivare sulla Tambura ma la pioggia c'è stata nemica



“Aronte è quei ...
che ne’ monti di Luni, dove ronca
lo carrarese, che di sotto alberga,
ebbe tra bianchi marmi la spelonca
per sua dimora: onde a guardar le stelle
e ‘l mar non gli era la veduta tronca”. (Dante, Inferno, XX).

Come arrivare:
da Sud:
raggiungere il centro di Massa e proseguire in direzione Carrara. Prima di raggiungere il fiume Frigido, si troverà, a destra la deviazione per Forno e Resceto.
La strada costeggia la sinistra orografica del Frigido: non resta che seguire le indicazioni per Resceto, dove bisogna lasciare la vettura nella piazza in fondo al paese.

Da Ovest:
Seguire la via Aurelia in direzione Massa. Prima di raggiungerne il centro, appena oltrepassato il ponte sul fiume Frigido, deviare a sinistra seguendo le indicazioni per Forno e Resceto.
Raggiunta Resceto bisogna lasciare la vettura nella piazza in fondo al paese. ( www.escursioniapuane.com )

                                                                                         - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO:Resceto ( 485 mt.),  Casa del Fondo  (627m)  - sentiero 166 - Bivio 166/166 A - via di lizza Pellini/Silvi -  Passo della Vettolina, (1.059 mt)
 
PARTECIPANTI:  16 escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (EA)
 

 
TEMPI DI PERCORRENZA
3h
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :
35: Resceto – Casa del Fondo – Via Vandelli – Finestra Vandelli (collegamento per il Rif. N.Conti) – P.so Tambura
166: Resceto – Casa del Fondo – Lizza delle Cave Magnani o Silvia – Canal Pianone – Cave Magnani – innesto sent.36
166A (166bis): Casa del Fondo – Lizza Pellini, dell’Argia o del Padulello – innesto sent.36
36: Biforco – Canal Cerignano – Cava Bore Cerignano – Foce della Vettolina – innesto sent.166A – Il Piastrone – Cava di Piastra Marina – Bivacco Aronte – P.so della Focolaccia
170: Resceto – Foce della Vettolina – Case Carpano
   
 
ACQUA
Solo a Resceto
 
PUNTI D'APPOGGIO : In questa escursione interrotta, purtroppo nessuno.
 

 

PERIODO CONSIGLIATO: tarda primavera sino ad ottobre, fattibile anche in presenza di neve o ghiaccio dove sono necessarie competenze di progressione su terreni innevati e dell'attrezzatura da ghiaccio 

 

  Traccia escursione           Scarica traccia GPS

 
                                
 

      

                 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione

            

Abbiamo sperato sin all'ultimo che le previsioni meteo fossero sbagliate e puntualmente ci troviamo all'appuntamento fiduciosi che ce la faremo a fare questa bella escursione che ci dovrebbe vedere sulla seconda vetta, per altezza, delle Apuane: il monte Tambura 1895 mt.
Siamo in sedici e ci dirigiamo alla volta di massa e da quì seguiamo le indicazioni che portano verso Forno e Resceto, la nostra destinazione. Ci arriviamo in circa trenta minuti e parcheggiamo nella piccola piazzetta al termine della strada.
Siamo pronti per partire, nella piazzetta c'è una fontana in caso di mancanza d'acqua è bene fare rifornimento perché di acqua non ne troveremo, l'unica fonte fruibile è al lontano rifugio Conti ai Campaniletti.
 Imbocchiamo la via appena sopra la piazzetta, da prima asfaltata ma che diventa subito sterrata; da qui comincia la famosa Via Vandelli, ardita opera di ingegneria stradale nata per mettere in comunicazione Modena con Massa, valicando l'Appennino e le Apuane. La strada, iniziata nel 1738 e terminata nel 1751, prende il nome proprio dal suo progettista, l'ingegnere Domenico Vandelli.
La via Vandelli è numerata CAI con segna via 35 e in questo tratto prosegue in comune al 166 che da casa Fondo ci condurrà alla lizza Silvia.
Ma abbiamo una prima avvisaglia meteo un breve scroscio d'acqua ci investe e niente neanche questo ci fa desistere dai nostri propositi.
Sulla nostra destra vediamo distintamente il lungo serpenteggiare della Vandelli.
Continuiamo allegramente e il nostro vociare riempie la valle, lungo il percorso notiamo dei fori, infatti  vi sono conservati alla perfezione i numerosissimi grandi fori tondi e ottagonali praticati dai lizzatori nella viva roccia di marmo bianco per ospitare i “piri”, cioè i grandi pioli di legno - talvolta anche di marmo - intorno ai quali venivano avvolte le funi con le quali i “mollatori” governavano la discesa della “carica” di marmo. Dal bordo di ciascuno di questi fori si diparte tangenzialmente verso il basso la scanalatura scavata nel marmo da quelle funi ( se vi interessa approfondire la conoscenza delle vie di lizza vi rimando al sito http://www.pralymania.com/Lizzatura_IT.html ).
Proseguendo superiamo il bivio per la Foce della Vettolina che tralasciamo e continuiamo sino ad incontrare la casa del Fondo ( 627mt.)per imboccare la lizza dovremmo svoltare a sinistra
ma qui praticamente il tracciato è praticamente scomparso. continuiamo sempre sulla Vandelli sino ad un masso stele che ci indica per Passo Focolaccia o per Passo Tambura, noi seguiamo per Focolaccia.
Prendiamo sulla sinistra seguendo i segna via 166 e 166bis.
Abbiamo ancora una bella vista sulla Vandelli che si inerpica a destra e sul ponte metallico che permette di superare il canal Pianone.
Saliamo tra paleo raggiungendo una cresta e da qui ci dirigiamo verso il canale del Padulello, qui è  evidente la massicciata; finalmente ci siamo, la lizza si apre davanti a noi in tutta la sua bellezza! Subito inizia a salire molto, ma molto ripidamente raggiungendo pendenze dell' 80/90% e con il progredire il vociare si fà meno ciarliero!

Adesso ci troviamo davanti ad un tratto franato e molto smosso, decidiamo di salire su questo "ravaneto" ma dobbiamo fare molta attenzione ad non far cadere sassi, superato questo tratto giungiamo ad una crestina che si innesta sul 166 bis siamo di nuovo sulla lizza e adesso è veramente ripida risalendo il canale del fondo ed in questo punto è ben visibile la massicciata che ne costituiva la base.
Mentre saliamo affannosamente il celo si fa' sempre più scuro e forti tuoni si avvicinano sempre di più non sappiamo bene cosa fare se rigirarci o tentare di arrivare alla cava del Padulello e cercare riparo in qualche vecchia costruzione o rigirarci, i più ottimisti o irriducibili convincono tutti a proseguire, ma ancora tuoni e celo nero come di notte!
Giungiamo all'innesto con il sentiero n° 36 proveniente dal Passo della Vettolina e facciamo ancora un altro punto della situazione ma non facciamo in tempo a domandarci cosa fare che si aprono le cataratte del celo e giù acqua a più non posso la scelta è una sola: tornare indietro.
Decidiamo di non fare la via dell'andata ma di imboccare il sentiero per il Passo della Vettolina, il 36.
Iniziamo subito la discesa in forte pendenza e l'erba alta e l'acqua scrosciante ci rendono il cammino difficile, lungo il percorso vi sono dei paletti verniciati di bianco e rosso che ci danno l'idea di dove dirigerci, purtroppo il tracciato è scavato dallo scorrere dell'acqua e siamo costretti a camminare in una trincea trasformata in torrente, inoltre adesso si è alzato un vento fortissimo che ci fa perdere l'equilibrio, tutti questi fattori ci portano ad essere spesso con le terga a terra.
Piove così forte che ormai non ci preoccupiamo neanche tanto di non bagnarci, d'altronde siamo zuppi come pulcini.
Il percorso diventa meno ripido e fiancheggiamo dei vecchi ruderi delle case carpano a 1047 mt. anche sotto questa fitta pioggia torrenziale non posso fare a meno di pensare
 a chi viveva qui nei periodi estivi portando con se le greggi al pascolo, ancora oggi un unico pastore resiste testimone di antiche memorie.
Ora il sentiero prosegue in leggera salita e come se non bastasse l'acqua e il vento adesso inizia anche a grandinare copiosamente, sembra che la natura voglia rifarsi su chi ha osato sfidarla.
Superato un boschetto giungiamo alla Foce della Vettolina (m.1.059) antico valico di pastori, in altri momenti più favorevoli avremmo avuto una bella vista sul panorama che spazierebbe dal golfo della Spezia a tutte le montagne delle Apuane settentrionali: il Sagro, il Grondilice, il Contrario e il Cavallo e sotto di noi la splendida valle degli Alberghi che sale dal paese di Forno; ma oggi non è giornata e l'unica cosa è camminare il più speditamente possibile per raggiungere il paese di Resceto.
Alla foce lasciamo il sentiero 36 e ci dirigiamo verso sud.
Il sentiero scende subito molto ripidamente e la difficoltà più grossa è dovuta comunque dalle numerose piante di ginestroni che con le loro spine ci rendono la vita difficile; in molti tratti inoltre il sentiero è di difficile individuazione per via di una folta vegetazione di felci e erba alta; comunque con attenzione si distinguono bene i segni posti di recente ma il terreno pregno d'acqua è molto scivoloso e quindi povero sedere!
Siamo in uno stato pietoso, bagnati sino alle midolla, graffiati e ammaccati ma dobbiamo continuare a scendere, finalmente come un miraggio giungiamo ad una vecchia cava abbandonata da dove parte un altrettanto vecchia strada, quel che ne resta, che ci permette di camminare speditamente sino a reimmetterci sulla via Vandelli, in pochi minuti siamo al parcheggio. E come a voler deriderci ha smesso di piovere e si aprono pina piano spazzi di celo sempre più ampi sin a venir fuori un caldo sole che per lo meno ci asciuga un pò.
L'escursione non è riuscita proprio come volevamo ma comunque è stato una esperienza lo stesso, io personalmente ne avrei fatto anche a meno ma anche da queste situazioni si può imparare qualcosa, chi sà se non ostante l'amore che abbiamo per la montagna non riusciamo a capire quando non è il caso di tentare cose così ardite? Bà io credo di no!
Ciao e alla prossima!!!

 

 

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