Foto escursione
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Eccoci ad un'altra
nuova escursione, il calendario oggi prevede una
classica ascensione apuana: escursione sul monte Forato.
Una
delle montagne più suggestive delle Apuane: il Forato
1223mt. bifida vetta rocciosa (la cima settentrionale è
quotata 1209 m.), caratteristica e famosa per un grande
arco naturale aperto nella cresta tra le due punte.
Il foro è largo 32 m. e alto 26, lo spessore minimo
dell'arco è di 8 m.; il valico al di sotto è detto del
Monte forato. L'una e l'altra delle due cime gemelle
sono raggiungibili in breve e facilmente dal passo
suddetto e pure facile è il percorso sulla sommità del
grande ponte. La montagna presenta belle pareti calcaree
sul versante di Cardoso, dove, alla base di balze
rocciose intersecate da bosco, corre il segn. 124 tra la
Foce di Petrosciana e Collemezzana. Sul lato della
Garfagnana corre il segn. 131 tra la Foce di Petrosciana
e la Foce di Valli. A Ripa di Versilia, luogo
d'appuntamento, ci troviamo in gran numero alla conta
siamo in 32 escursionisti, era tanto tempo che non
facevamo un bel gruppo così. La giornata si presenta
buona e la temperatura di primo mattino è già abbastanza
calda. Partiamo ci inerpichiamo sul sentiero chiamato
delle Scalette per i vari balzi che si sono formatosi
con lo scorrere dell'acqua segno CAI 5bis. Adesso siamo sul sentiero n°6, siamo su una vecchia
mulattiera ancora ben conservata, mulattiera che
collegava le valli della Versilia con la Garfagnana, se
si scende leggermente c'è una bella fonte utile nelle
calde giornate estive. Attraversiamo la strada che
porta al bed and breakfast della casa
Giorgini e con qualche curva sale ad un'altra casa
La Montanina
(casa a suo tempo abitata ed affrescata dal pittore
Filadelfo Simi). Tra i rami, che iniziano a mettere le
prime tenere e fresche foglie, ammiriamo
lo spettacolare panorama sulla Pania e il Corchia.
Proseguiamo e siamo proprio sotto il Procinto, ora
immersi in una splendida faggeta, in breve siamo alla
fonte del Moscoso, non sentiamo ancora il richiamo della
fresca acqua ma in estate è meta obbligatoria per
riempire le borracce, quindi proseguiamo, ora
costeggiamo per un tratto il monte Nona. Camminiamo
spensieratamente seguiti dal continuo chiacchericcio
della Giuseppina, non si zittisce mai!! Giungiamo
alla
marginetta in memoria dei fratelli Meccheri.
Seguiamo il sentiero verso destra che ci porta con poche
curve alla foce di Petrosciana a 960 mt. Dalla foce si
ha una splendida veduta sulla costa e spicca in primo
piano il
monte Procinto sulla sinistra. Prendiamo sulla
sinistra il sentiero n° 110
salendo la
ripida e rocciosa cresta sud del Forato, è un sentiero
abbastanza facile a condizione di non soffrire di
vertigini, presenta un tratto abbastanza esposto dove si
prosegue con l'aiuto di cavo metallico, se non si
intende percorrere questo sentiero si può optare per
un'alternativa più tranquilla: dalla foce di Petrosciana
si prende
il sentiero 131, una variante che costeggia il versante
orientale garfagnino del monte con vista sul versante
sud della Pania Secca ed in falsopiano raggiungiamo
prima una grotta e poi Casa del Monte trovando il
sentiero n°12 da dove, in leggera salita si raggiunge
il m.Forato (non prendere nell’ultimo tratto il sentiero
130 che, scendendo, ci porterebbe a Fornovolasco).
Noi saliamo senza problemi sino a raggiungere la
deviazione per la
ferrata Renato Salvatori e quì ci dividiamo, il
grosso del gruppo si dirige per sentiero
raggiungeranno la
vetta dal sentiero inoltrandosi nella faggeta sul
versante Garfagnino e seguendo il sentiero appena sotto
la cresta dove si sviluppa la ferrata e a tratti si
aprono degli squarci nella montagna con vertiginose
vedute sulla valle sottostante. All'improvviso a quota 1160 mt. si
troverranno davanti al maestoso " Foro" un vero
spettacolo della natura. Mentre in dieci ci dirigiamo
verso la ferrata, che una volta raggiunta,
ci prepariamo indossando il kit
completo da ferrata poi iniziamo la salita lungo un
aperto diedrino verso sinistra con un passaggio delicato
ma non difficile, quindi proseguiamo per divertenti
paretine fino a raggiungere un ballatoio dal quale una
scaletta di circa 5 metri ci consente di sormontare il
risalto sovrastante; risaliamo ancora per belle paretine
fino a traversare verso sinistra per riprendere la
cresta; proseguiamo quasi sempre sul filo, usufruendo
come assicurazione nei punti più affilati del cavo
mantenuto a circa un metro da terra da paletti
saldamente conficcati nel terreno; proseguiamo per
saliscendi, talvolta entrando nella faggeta, fino alla
cima sud (1223mt). Da qui si può osservare bene
dall’alto il sottostante arco, sul versante occidentale.
Si potrebbe scegliere di scendere direttamente al Passo
del Monte Forato dalla cima sud ma noi optiamo
nell'attraversare l'arco. Sopra non c'è nessuna
assicurazione e va percorso con molta attenzione ma
comunque non presenta particolari difficoltà, l'arco ha
uno spessore minimo di 6 metri.
Oltrepassato saliamo sulla cima nord a quota 1209 mt.
dove ci ricongiungiamo al gruppo che era arrivato dal
sentiero. Dalla cima
godiamo di un vasto panorama che spazia dal mare, alle
vette delle Apuane (particolarmente affascinante la
veduta su Pania, Uomo Morto e Pania Secca), alla
Garfagnana e a tutta la catena dell'Appenino
tosco-emiliano ancora innevata. Un pò di foto, un
rapido spuntino e scendiamo sino ad arrivare davanti al foro che
geologicamente
si può dare una spiegazione di questo fenomeno con il
crollo di parte del materiale più friabile che
costituiva questa montagna ma a me garba credere alla
leggenda che aleggia su di esso e cioè: Un tempo San
Pellegrino viveva su quelle montagne dove adesso c'è il
santuario pregando e facendo penitenza. Mangiava
soltanto radici e bevevo acqua. Pregava e costruiva
delle grandi croci di faggio che innalzava qua e la per
la montagna. Il diavolo cercava spesso di tentarlo ma
non ce la faceva, stanco di sentirlo pregare tutto il
giorno pensò di andare a trovarlo di persona e
sistemarlo una volta per tutte. Arrivato sulla montagna
dette al povero santo uno schiaffo così potente che lo
fece cadere per terra tramortito. Il diavolo restò un
po' lì e se la rideva a vedere il santo a terra
tramortito. Ma San Pellegrino si alza e colpisce il
diavolo con uno schiaffo : forte, ma così forte che quel
povero diavolo prese la via attraversando tutta la valle
sbattendo la testa contro i monti dall'altra parte. E
passò di la, fece un foro nella montagna e cadde in
Versilia. Ecco il perché del Monte Forato, il foro che
c'è è quello che fece il diavolo quando San Pellegrino
gli dette quello schiaffo. Questo è quello che si
dice e quello che si crede sulle Apuane!!
Sotto l'arco lo
ammiriamo in tutta la sua imponenza e da qui si possono
osservare benissimo i tre paesi di Cardoso, Pruno e
Volegno giù in basso nella valle. la bella vista del
foro, la temperatura piacevole e le lamentele di molti
ci fanno decidere di pranzare qui, e dopo il solito e
buon caffè di bruno riprendiamo la via del ritorno
seguendo a ritroso la via percorsa al mattino ( sentiero
n° 110). Una volta raggiunto di nuovo il sentiero n°
6 lo percorriamo ma alla deviazione per il sentiero
n°124A lo imbocchiamo sulla nostra destra e ci dirigiamo
verso la vicina casa Colleoni. Appena prima di
arrivare alla casa, appena sotto il sentiero, troviamo
una fonte, poi raggiungiamo la località Colleoni.
Casa Colleoni si trova appunto sulle pendici del
Monte Forato ad un’altitudine di 780 mt. Si tratta di
un’antica e tipica abitazione delle Alpi Apuane, già
presente sulle cartine del 1764, il cui impianto ha
subito ampliamenti fra il 1826 e il 1938, anno in cui
l’edificio acquista l’attuale conformazione con anche il
forno adiacente alla casa. Nato come alpeggio del
paese di Cardoso, per un certo periodo è stato abitato
stabilmente grazie anche al suo orientamento fortunato
(soleggiato e al riparo da forti venti) e al fatto di
essere servito da una sorgente che non smette mai di
offrire acqua, seppur con variazioni di portata a
seconda delle stagioni. Parte dell’abitazione è ad
oggi adibita a “casa museo” dell’Alpeggio e
dell’Identità Apuana, di proprietà Pierotti
e Armanini. Lo storico Armnanini Michele ci
spiega esaurientemente il contesto storico dove gli
ambienti e gli oggetti (per la maggior parte da sempre
presenti nella casa e in parte reperiti fra familiari e
conoscenti) esposti all’interno, che concorrono ad
evocare la storia di vita della montagna apuana. Le
ambientazioni riguardano in particolar modo la cucina di
una volta, il ciclo del fieno, il ciclo
dell’allevamento, il ciclo del bosco, il ciclo del
lavoro dei campi, il castagneto, le ceste, l’angolo del
muratore, l’angolo del falegname, la filatura e il
“mondo del sogno”. La tradizione a cui fa
riferimento è quella di Versilia, Garfagnana e Lunigiana
storiche (province della Spezia, Massa Carrara e in
parte Lucca) in una parola la tradizione “apuana”. Si
tratta di un territorio molto omogeneo dal punto di
vista storico ed etnografico con usanze ben
differenziate da quelle tipicamente toscane della
Lucchesia, da quelle emiliane e da quelle genovesi del
Tigullio. Dopo la visita molto interessante la visita
è continuata con una merenda molto gustosa a base di
salumi (coppa-mortadella-lardo) - formaggio
(misto-pecorino) - pane (di due tipologie) - Barbotta (
piatto tipico della Lunigiana. Solitamente si prepara
con farina di mais e cipolle, ma una versione che è
anche molto diffusa è quella con i fiori di zucca. Un
piatto della tradizione povera, che assomiglia ad una
frittata) - Crostata - Acqua, vino, caffè. E'
molto piacevole rimanere in questo bel luogo ma orami si
è fatto tardi e dobbiamo riprendere la via del ritorno e
reimmettendoci sul sentiero appena percorso ritorniamo
sui nostri passi sino a tornare a dove abbiamo lasciato
le auto. Bellissima escursione con un bel numero di
escursionisti, su una delle montagne più suggestive
delle Apuane, cosa volere di più!!
Ciao alla
prossima!!
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