L’itinerario di oggi è
posto nell’estremità occidentale del parco del Parco
Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano : completamente in
provincia di Parma si tratta di un'escursione d’eccezionale
valore naturalistico impreziosito dalla presenza del più
vasto lago naturale dell’Emilia: il Lago Santo Parmense.
Il settore di crinale appartenente alla provincia di Parma,
pur non presentando cime oltre i 2000 metri come avviene
invece nel Reggiano e nel Modenese, è comunque
un’ininterrotta sequenza di vette comprese tra 1700 e 1850
metri; il crinale mantiene inoltre inalterate le sue
caratteristiche di montagna aspra. L’escursione che siamo a
descrivervi tocca la montagna più nota del Parmense: il
Monte Marmagna, facile meta anche per escursionisti senza
molto allenamento. Non è comunque la cima più alta in
provincia di Parma che risulta invece essere Monte Sillara,
superiore di pochi metri.
Dopo questa prefazione
raccontiamo come sono andate effettivamente le cose.
Certo che le previsioni meteo non sono delle migliori e il
celo plumbeo fa desistere qualcuno dal venire all'appuntamento
davanti alla sede di Ripa, siamo comunque
in tredici e una
volta divisi su tre auto partiamo alla volta della località Lagdei.
Il parco si raggiunge dall'uscita di Berceto
dell'autostrada Parma-La Spezia (A15), attraversando il
Passo del Sillara e arrivando a Bosco di Corniglio. Per chi
proviene da La Spezia si consiglia l'uscita di Aulla che
consente di raggiungere Rigoso nel comune di Monchio delle
Corti. Altre strade che portano al parco sono la provinciale
numero 13 che da Pastorello arriva a Corniglio e la statale
665 che da Langhirano porta al passo del Lagastrello.
Una volta giunti rimaniamo subito delusi, per le nubi
basse, nubi che ci fanno capire che oggi di bei panorami
non ne godremo per niente e per la scarsità della neve.
Ma ormai siamo quì e
decidiamo di partire alla volta del Lago santo Parmense che
dista circa 45 minuti da quì.
Imbocchiamo il sentiero n°
727 sulla sinistra del rifugio, entriamo in una bella
abetaia, la neve, come detto è scarsa.
Proseguiamo su tornanti
immersi in faggeta, pensiamo che magari visto le previsioni
meteo alquanto sconfortatati potrebbe venire a
nevicare e forse domani potremmo fare anche una bella
ciaspolata.
Una forte
raffica di vento ci fa capire che abbiamo scollettato e non
siamo più riparati, le nuvole sono molto basse e tra la
nebbia si intravede la bandiera del rifugio Mariotti.
Breve storia del rifugio
(liberamente tratto da “I cento anni del rifugio G.Mariotti
al Lago Santo”, CAI Parma, 1982)
La prima
capanna-ricovero al Lago Santo fu compiuta nel 1882 e
solennemente inaugurata il 12 settembre di quell’anno con
accensione di falò sulle cime circostanti, illuminazione del
lago e “varo” delle due imbarcazione “Parma” e “Reggio” a
memoria delle due città che all’epoca costituivano la
proprietaria Sezione dell’Enza.
L’antica costruzione, in
muratura di pietrame tradizionale e copertura in lastre di
arenaria, è ancora chiaramente ravvisabile nell’edificio
odierno in corrispondenza dei locali prospicienti il lago
occupati dagli attuali stanza-bar e superiore camerata. Per
la sua costruzione fu parzialmente sfruttato un promontorio
di roccia che prospettava il lago ed una gettata di macigni
ben inferiore all’estensione dell’attuale cortile.
Già
nel 1891 la Sezione procedette ampliamento della
capanna-ricovero, prolungandone il lato nord con la
costruzione sempre in muratura di altri due locali. A questo
punto il rifugio era costituito di quattro stanze di cui due
(camerata e cucina) per i soci CAI e le altre due, con
stessa ripartizione, per gli altri escursionisti.
Con la
Grande Guerra il ricovero fu oggetto di devastazione e
spogliato di ogni suppellettile.
È nel 1924, il 14
giugno, che il rifugio fu reinaugurato alla presenza
dell’on. Giuseppe Micheli dopo le opere di ricostruzione cui
succedettero ulteriori ampliamenti nel retro dell’edificio
con la costruzione di due ulteriori locali (uno la piano
terra ed uno al superiore) che furono inaugurati dal sen.
Giovanni Mariotti nei giorni 2 e 3 febbraio 1929.
Ed a
questi, l’11 agosto 1935, pochi mesi dopo la sua morte, alla
presenza del Presidente Generale del CAI fu dedicato il
Ricovero del Lago Santo che, con scoperta la lapide che ne
ricorda la decennale presidenza della nostra Sezione, da
quel momento acquista il nome di Rifugio Giovanni Mariotti
al Lago Santo Parmense.
Da lì a poco, il rifugio conobbe
le devastazione della guerra. La sera del 18 marzo 1944 fu
oggetto di una aggressione fascista un gruppo di partigiani
asserragliati nel rifugio. La inevitabile battaglia,
ricordata anch’essa in una lapide eretta sul muro del
rifugio, si concluse due giorni dopo qualora i partigiani
assediati riuscirono a rompere l’accerchiamento e portarsi
verso il Monte Orsaro. Ai danni del combattimento si
aggiunsero le devastazioni provocate dalla immediata
rappresaglia dei tedeschi e fascisti.
Nel dopoguerra, con
non poche difficoltà, furono effettuati i lavori di
ripristino e riattamento del rifugio che fu reso interamente
funzionante nel 1950.
Alle costanti cure e miglioramenti
che si succedettero negli anni, di particolare rilevanza
furono i lavori che impegnarono tutta la Sezione sotto la
direzione del presidente Romano Sarti che dal 1977 al 1980
rese attuale la costruzione dell’edificio.
Una
volta raggiunto entriamo e ci presentiamo, ci viene subito
detto dove alloggiare e ci affrettiamo a prendere posto
nella sala da pranzo, la fame a quest'ora si fa sentire!!
Fame che viene placata da polenta formaggio e salsicce o
tagliatelle ai funghi, taglieri di affettati e un buon
vinello.
Preso anche il caffè e naturalmente il dolce,
decidiamo per una passeggiata lungo il lago dove è possibile
fare un giro ad anello lungo le sponde.
Partiamo e per la
poca neve possiamo andare senza ciaspole, si parte dal
rifugio e raggiungiamo "le peschiere" e subito dopo una
maestà con un bel Crocifisso.
Inizia a nevicare, da
principio debolmente ma poi sempre più insistentemente. Ne
siamo felici se continua così si può ciaspolare e con un po'
di fortuna si potrebbe andare sul Marmagna.
Continuando
si raggiunge la località " Lago Santo Emissario" e dobbiamo
guadare il torrente che esce appunto dal lago, seguiamo
ancora le sponde e infine giungiamo alla località "Lago
Santo - Morena" e da qui chiudiamo il cerchio ritornando al
rifugio Mariotti.
Rientriamo ed è ancora presto, ci
ritroviamo tutti dentro il bar e ci mettiamo lì parlottare
del più e del meno.
Intanto arrivano un bel gruppo di,
rumorosi, ragazzi che sono qui per un corso di
accompagnatore escursionistico, finiamo per socializzare
anche con loro e la bella e spensierata compagnia ci fa
passare il tempo in fretta e quindi di nuovo a cena.
Un
pò di chiacchere al bar e poi tutti a letto.
Al mattino a
smesso di nevicare ma per terra ci sono almeno 40/50 cm di
neve fresca è sempre nuvoloso ma la visibilità è buona, vai!
si può ciaspolare.
Dopo un'abbondante colazione ci
consultiamo se è il caso di tentare la vetta.
La decisione è stata quella
di portarci sino alla Sella del Marmagna e poi si vedrà!
Prendiamo subito il sentiero che è sulla sponda opposta
mantenendo il tracciato che disegna fedelmente il bordo del
lago.
Diamo un'occhiata alle nostre spalle in direzione
del rifugio, ciò che non vediamo è il bellissimo spettacolo
che si può veder in condizioni meteo più favorevoli: il
rifugio sulle rive del lago ghiacciato che creerebbe un'
immagine idilliaca, una vera immagine da cartolina.
Passiamo presso una fonte quindi, poco oltre, abbandoniamo
Lago Santo per seguire il sentiero in moderata salita nel
bosco. Passiamo a destra poi procediamo nella faggeta, ora
frammista ad alcuni abeti, sino al bivio (m 1577) con il
sentiero 729 che conduce sulla destra alla Bocchetta dell’Orsaro.
Ignoriamo questa possibilità mantenendo la sinistra per
un breve tratto sino ad un ulteriore biforcazione: a
sinistra il segnavia 719 condurrebbe verso Monte Aquila, la
nostra escursione prevede però il proseguimento sulla
traccia a destra (segnavia 723) in direzione della Sella del
Marmagna.
Scegliamo questo sentiero e siamo in breve
definitivamente all’aperto, fuori dal bosco in quella che in
estate è una densa prateria a mirtillo che riveste i settori
più elevati del crinale.
Proseguiamo faticosamente per
la neve alta e anche con le ciaspole aprire una pista è una
vera fatica, ma il paesaggio è bellissimo con gli alberi
ricoperti di neve e il manto immacolato e intonso.
Prendiamo di mira la sella ma man mano che saliamo le nuvole
si abbassano sempre di più e la visibilità diventa molto
scarsa, invece di seguire il sentiero decidiamo di prendere
sulla destra salendo sulle pendici del Marmagna.
Saliamo
tra roccette che spuntano dalla neve, si alza anche il
vento, diamo uno sguardo verso il lago Santo e notiamo che
stanno arrivando anche da quella parte nuvoloni neri e
prendiamo la decisione di ritornare sui nostri passi.
Appena ci siamo rigirati inizia a venir giù una fitta
nevicata accompagnata da raffiche di vento, vento che pian
piano si placa man mano che scendiamo più in basso.
Siamo di
nuovo sulle rive del lago ma invece di tornare verso il
rifugio percorriamo le rive del lago stesso verso est sino
ad incontrare l'immissario del Lago Santo a quota 1508mt. Da
qui parte il sentiero panoramico, quando la visibilità lo
permette, N° 723A che in 45 minuti ci riporta al Lagdei,
almeno è il tempo indicato sulla freccia CAI ma con la neve
ci vuole un pò di più!
Il
sentiero si snoda tra faggete e splendide abetaie di abete
rosso, veramente molto belle.
Eccoci siamo di nuovo al
parcheggio del Lagdei, ci mettiamo abiti asciutti e scarpe
più comode e poi,
naturalmente, la decisione non può essere che quella di
pranzare al rifugio.
Una bella polenta con cinghiale e
fughi ci toglie l'umidità di dosso e un buon bicchiere di
vino ci riscalda. Una buona torta e un caldo caffè
concludono il nostro pranzo ed è anche l'ora di riprendere
il cammino verso casa.
Non siamo riusciti a completare
l'escursione come era stata pensata, pazienza! L'importante
è stato come sempre quello di stare in buona compagnia e di
goderne della reciproca amicizia.