Foto escursione
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Il
nostro calendario escursionistico per questo fine settimana
ci propone una tre giorni in Corsica, "Ile de beauté",
così la chiamano i francesi, "isola della bellezza" e
trovare una definizione migliore non è facile.
Un Isola splendida, selvaggia e ricca di paesaggi solenni e
di una Natura varia ed intrigante! Così è la Corsica che
esploreremo in questo viaggio dedicato in parte al suo
immenso “cuore” roccioso e montagnoso, con solitudini e
paesaggi degni di grandi continenti, e in parte alle sue
coste Occidentali con le loro scogliere impressionanti e la
loro lontananza dal turismo di massa. Picchi, foreste
secolari, laghi glaciali, saranno i gioielli che ammireremo
nelle gite in montagna mentre scendendo verso il mare ci
accoglieranno canyon granitici e torrenti verdissimi, e
infine aerei belvedere su infinite distese di mare blu
profondo.
Venerdì 22 Settembre La sveglia questa
mattina è suonata alle 04:30 ma non è stato traumatico, ci
siamo svegliati di buon grado sapendo che andremmo in n dei
posti più belli del mediterraneo. Alle 06,00 ci troviamo
tutti all'entrata dell'autostrada per recarci al porto di
Livorno, da dove imbarcati sulla Corsica Ferries ci
dirigeremo a Bastia. La nave è partita puntuale e adesso
nono dobbiamo far altro che aspettare le quattro ore che ci
separano dalla nostra meta. Comunque il viaggio non è
monotono perchè la buona compagnia c'è, tra una battuta e
l'altra il tempo passa velocemente; inoltre non mancano
anche le belle visuali di alcune isole dell'arcipelago
toscano: la prima che ci si pone sulla nostra destra è la
Gorgona, poi, è il turno della Caparia e dell'Elba,
splendide isole che abbiamo già avuto modo di visitare più
volte. A mezzogiorno in punto attracchiamo in porto come
da orario ma le operazioni di sbarco ritardano un pò. Una
volta sbarcati prendiamo subito la strada in direzione Col
di Vergio, sono circa 90 KM ma in gran parte su strade di
montagna, tra il traffico, le curve e ponticelli stretti che
ci obbligano a procedere a alternandoci con chi viene dalla
parte opposta e maiali allo stato brado che ci attraversano
la strada, ci abbiamo messo due ore e mezzo. Il fatto di
per se non è un problema ma c'è l'inconveniente che dobbiamo
essere al rifugio per le 18,30 altrimenti, si dice, che non
ci diano la cena.
Il tracciato ufficiale passa per il
Col de Verghio
(in corso Bocca di Verghju 1.477 m) è un passo che si
trova al confine tra Corsica settentrionale e Corsica del
Sud tra i comuni di Albertacce e Evisa. È il passo più alto
della Corsica e si trova sullo spartiacque tra la valle del
Golo e quella dell'Altone. È attraversato dalla strada D 84.
Si può abbreviare l’avvicinamento
partendo dal tornante Le Fer à Cheval (m 1329,
indicazioni per la Bergerie di Radule), dove noi
infatti parcheggiamo
le auto. Parcheggiate le auto scendiamo con l'intento di
indossare gli scarponi e gli zaini ma prima dobbiamo subire
l'attacco di voraci maiali che si tuffano letteralmente nel
cofano di una delle auto rubando una busta di mele, poi
minacciosi perlustrano tutte le altre auto. Comunque sia
riusciamo a partire per la nostra meta che è appunto
il rifugio Ciottulu di i Mori che si trova sulle
pendici della Paglia Orba e che raggiungeremo
tramite il GR20. Il sentiero entra subito in un bosco
di betulle e pino laricio, talora invaso da floride
felci, e con una breve risalita si innesta a destra
sul tracciato del GR20.
Intanto abbiamo raggiunto la Bergerie di Radule (m
1300), piccolo punto di ristoro che offre anche
servizio di mezza pensione, qui troviamo
inaspettatamente la Sabrina, la nostra fornitrice di
attrezzatura da montagna e suo marito, il mondo è proprio
piccolo!. Guadato un torrente, si
passa dietro le stalle perdendo un poco di quota per
raggiungere finalmente il solco della valle del
Golo. Arriviamo al torrente Golo e dobbiamo
attraversarlo ma ci troviamo di fronte ad un ponticello che
le piene del torrente hanno fatto crollare, dobbiamo trovare
un punto per guadare, lo troviamo facilmente e chi è già
passato è subito pronto con le macchine fotografiche per
immortalare un eventuale bagno nelle acque gelide, ma
fortunatamente niente di questo è successo: pieghiamo,
poi, a sinistra lungo
una marcata traccia: è il Sentiero della
Transumanza come recita il cartello, questo sentiero
collega il Falasorma alla regione del Niolu. Da qui in
poi ci guiderà nella risalita della valle assieme al
GR20. Ci troviamo ora in ambiente aperto e roccioso,
disseminato di bassi ginepri e qualche pino laricio
isolato. Intorno a quota 1500 un ponticello ci
riporta sull'altro lato della valle mentre il
sentiero si accosta al letto del torrente,
costituito in questo tratto da grandi placche lisce
che formano scivoli, pozze e piccoli salti d’acqua.
Mentre saliamo una piccola carovana di muli,
accompagnata da un mulattiere, probabilmente incaricate di
rifornire i rifugi in quota. E' quasi una scena di altri
tempi: il conducente con cappello da cowboy guida con
perizia gli animali gridando per incitarli. Veramente
grida anche a noi che con le onnipresenti macchine
fotografiche a portata di mano stiamo per fargli delle foto
ma molto molto esplicitamente ci fa capire che non vuol
essere ripreso, chiediamo scusa e rimettiamo a posto le
macchine. Proseguiamo e ci si
addentra lungamente nella valle poi,
intorno a quota 1700, i segnavia bianco rossi
piegano a sinistra per iniziare a rimontare il
pendio soprastante. Con qualche svolta, tra sassi
affioranti e prati fioriti, arriviamo in cresta
presso una larga sella (m 1881) dove la visuale si
apre verso la costa occidentale. Ci teniamo sul
filo del crinale, e raggiungiamo un dosso affacciato
sul pendio che precede il rifugio. Non ci resta che
l'ultimo breve rettilineo e siamo arrivati al rifugio Ciottulu di i Mori (m 1991),
dove troveremo ristoro e pernotteremo. Il
rifugio Ciottulu di i Mori 1991 mt. in posizione esposta si
presenta con la solita struttura semplice in muratura e
all’interno è suddiviso in tre locali , uno del gestore, uno
per mangiare e l’ultimo con i letti in batteria. Con locali
a parte c’è doccia fredda, WC e una fonte d’acqua in
posizione decisamente scomoda per tutti gli usi. Per
fortuna al rifugio siamo arrivati alle 18,30 e ad attenderci
c'era una nostra amica che era venuta un giorno prima e
teneva buono il gestore che ci appare un pò burbero, non
farti beccare con gli scarponi! Appena arrivati ci siamo
subito accomodati al tavolo del refettorio,
per la cena ci ritroviamo con un menù costituito da 2 primi
una zuppa molto saporita e una pasta con sugo all’italiana,
scopriamo poi che il gestore è di origine calabrese forse
per questo che condisce la pasta con sugo con funghi e pancetta ma secondo noi ha
perso la mano e la pasta è alquanto scotta; ma va bene lo
stesso la fame è tanta e ci accontentiamo di tutto,
chiudiamo con del buon formaggio di capra, un pò di vino
corso, due chiacchiere e via a letto domani mattina ci
riaspetta una levataccia, siamo stanchi e poi, comunque,
alle 21,00 spegne le luci!! La colazione è prevista per
le 07,00, sul tavolo troviamo un pò di fette di pan carrè,
un burrino e marmellatina gusto solo albicocca, un caffè
inguardabile o tè, un pò frugale ma che ci vuoi fare?
Visto che per la colazione non perdiamo molto tempo ben
presto siamo pronti per la nostra salita alla Paglia Orba.
Uno dei monti più famosi della Corsica: è un massiccio
isolato, e domina la costa ovest dell'isola; viene
soprannominato il « Cervino corso » o anche la « Regina
delle montagne corse ». Dal rifugio seguiamo il sentiero
in direzione Col des Maures, a quota 2130 mt si deve
svoltare a destra, l'individuazione del tracciato, perchè
non si può chiamare certo sentiero, non è molto evidente e
ci vuole un pò per cercare i vari "ometti". Proseguiamo su
terreno detritico, sembra quasi un paesaggio lunare, anzi
visto il colore rossiccio del porfido sembra più marziano.
Giungiamo ben presto a delle roccette e alle prime
difficoltà, ci troviamo ad affrontare una salita su una
parete a sinistra passando sotto una roccia ( 2°-3° grado).
Alla nostra sinistra
Capu
Tafunatu (m 2335) è una montagna straordinaria,
montagna che ci ricorda il nostro monte Forato. E'
infatti caratterizzata da un enorme buco (Trou) che
ne trapassa da parte a parte il cuore di porfido rosso. Il
nome le deriva proprio da questa particolarità: i tafoni
sono infatti i buchi (per lo più circolari e di misure molto
diverse) che caratterizzano la roccia di tante montagne
dell'isola. Un fatto così particolare non poteva che
dare origine ad una leggenda. Quella che parla di San
Martino e del Diavolo che "una volta", in Corsica, facevano
l'uno il pastore e l'altro il contadino. Arrabbiato contro
il Santo che l'aveva provocato, Satana scagliò il suo aratro
nell'aria: ricadendo questo aveva colpito la montagna,
causando il buco che da allora la caratterizza. Il "trou"
è davvero grande: misura 35 metri di larghezza e 10/12 metri
di altezza.
Seguendo gli onnipresenti ometti
raggiungiamo un canalone che risaliamo senza grosse
difficoltà, subito dopo ci cementiamo su un'altra parete con
passaggi di 2°, poi ci troviamo alla base di un salto
roccioso che
superiamo
sfruttando la parete a sinistra giungendo ancora in un
canalino che saliamo senza tante difficoltà in quanto ben
ammanigliato. Saliamo ora tra roccette e sfasciumi sino
ad un intaglio, poi giriamo a destra e affrontiamo un
muretto ( qui direi 3°). Finalmente a circa 2450mt. le
difficoltà terminano e vediamo la cima, sembra a due passi
ma invece dobbiamo scendere per una cinquantina di metri,
per fortuna ci sono moltissimi ometti che ci indicano la via
giusta da prendere. Risaliamo prendendo la larga dorsale
e in breve giungiamo alla croce sulla
vetta. Siamo tutti felici di essere giunti in vetta
e da quassù abbiamo un panorama a 360° con bellissimi
scorci sulla costa, e riusciamo a distinguere il monte
Cinto, 2706 mt.
davanti a noi verso nord, questa
montagna
è la più alta della Corsica,
ci si
affaccia sulla regione di Filosorma, con la valle del fiume
Fango e il Golfo di Galeria,
sotto di noi si allunga il Vallone di Tula, lungo cui passa
il sentiero che sale dal Colle Verghio. Al termine dei prati
si vede anche il nostro piccolo rifugio Ciottulu di i Mori.
Rimarremmo tutto il giorno ad ammirare il panorama e a
goderci la bellezza che ci circonda ma dobbiamo tornare
indietro e a nord si addensano delle nuvole che temiamo si
spostino verso sud, per non sbagliare riprendiamo la via del
ritorno già percorsa all'andata. La discesa risulta un pò
più difficoltosa e non sarebbe male avere una ventina di
metri di corda. Comunque giungiamo al sentiero che ci
riporterà al rifugio senza problemi, velocemente scendiamo
al rifugio e le nostre facce esprimono la felicità di aver
compiuto on successo la nostra ascesa alla vetta. Dopo
una meritata birra c'è chi si riposa e chi ancora non
contento effettua altre piccole escursioni, per quello che
mi riguarda con Mario decidiamo di salire a Punta di Tula di
2142mt.,
altra bella montagna con tre vette, salita facile ma di
tanto fascino. Giunta la sera ci ritroviamo a cena solito
menù, ad un tratto spunta una faccia conosciuta, il mondo è
proprio piccolo, si tratta di Ugo degli Amici della Montagna
di Camaiore sono in quattordici per una settimana di trek,
abbiamo riempito il rifugio di versiliesi! La notte passa
tranquilla e al mattino, dopo la solita colazione scarna,
dobbiamo prendere atto che è il giorno del rientro e infatti
fatti i bagagli ci congediamo dal nostro rifugista Nicola e
riprendiamo la via per tornare
a Le Fer à Cheval per recuperare
le nostre auto e successivamente torniamo a Bastia per
reimbarcarsi sulla nave per Livorno.
Alla prossima!!!
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