L'escursione
di oggi ci porterà sulle Apuane; Apuane segrete!
Nell’ambito apuano tutti conoscono la cresta Garnerone che,
con il suo accidentato profilo, collega la Foce a Giovo con
il Monte Grondilice, altro discorso è per la cengia.
Se si
osserva, per esempio dal Monte Sagro, l’articolato versante
occidentale della Cresta Garnerone, si nota a circa metà
altezza una sorta di grande cengia che collega il vallone
sottostante la Foce del Gobbo con il sent. n° 186, poco
sotto la Foce del Grondilice.
Probabilmente è poco conosciuta
perché non è un percorso alpinistico, corre sull’ideale
linea di giunzione fra paleo e roccia, attraversando da
spalla a spalla i canali che si aprono alla base dei
torrioni e delle guglie della sovrastante cresta.
Non è molto esposta, si sviluppa
sul lato Massese, sopra la Capanna Garnerone, nel tratto fra
il canale della Foce del Gobbo e la Finestra del Grondilice,
attraversa la Vaccareccia, passando sopra le Torri Mozza e
Tita in una zona aspra, con panorami mozzafiato.
È
un percorso escursionistico da affrontarsi con prudenza e
pratica su tracce poco frequente, già in avvicinamento (sul
sentiero 37) ci sono tratti accidentati su cui è necessaria
esperienza.
Ci troviamo a Ripa di Versilia davanti alla nostra ex sede e
con piacere siamo in 22, un bel gruppo!
Partiamo;
imbocchiamo l'autostrada e ci dirigiamo al paese di Vinca in
Lunigiana
Giunti al paese non vi entriamo e continuiamo
dritto sino a che la strada non si restringe ed evidente che
ormai questa strada che serviva per le cave è stata
abbandonata e in pessimo stato, dopo circa due kilometri,
troviamo uno spiazzo
presso il Fosso
di Nebbieto (925 m)dove
poter parcheggiare e subito davanti a noi parte il sentiero
n° 153.
Imbocchiamo questo sentiero che conduce a
Capanna Garnerone, entriamo in bellissimo bosco di castagni
secolari davvero imponenti, testimonianza dell’antica
cultura del castagno molto diffusa anche in questa zona
della Lunigiana.
Il sentiero sale ripido a sinistra, in direzione NO, e dopo
pochi minuti la pendenza si attenua, si esce dal bosco in
corrispondenza dei ruderi della Casa Farfareto (995 m) siamo
anche fortunati le diverse piante di ciliegio sono in fiore
ed è un bello spettacolo davvero.
Saliamo e ci troviamo
su una strada sterrata che corrisponde al sentiero n° 38, la
così detta Strada dei Tedeschi.
Il panorama si apre sulla
sinistra sul pizzo d’Uccello, sulla foce di Giovo, sulla
cresta Garnerone ed i sottostanti pendii erbosi e rocciosi,
a destra in basso c’è il paese di Vinca ed in alto la mole
imponente del Sagro.
Proseguendo sempre sul n° 38
giungiamo ad un bivio tra il nostro 38 e il 153 che parte
sulla sinistra, è quest'ultimo che ci condurrà a Capanna
Garnerone.
Il sentiero è immerso nel bosco e nella giusta
stagione, come oggi, si può far incetta di lamponi.
Giungiamo, poi, ad un altro grosso rudere a circa 1100 mt.
ci troviamo per un breve tratto all'aperto ma subito dopo ci
si inoltra in un fittissimo bosco di pini, in breve
giungiamo alla Capanna Garnerone ( 1280m.)
Rifugio non
gestito e recentemente ricostruito, devo dire bel lavoro.
Era una capanna di lamiera come quelle che si usano nei
canteri edili per ammassare i materiali. Una visione
disarmonica nella radura della valle di Vinca in mezzo ai
boschi di pino, ma un rifugio ormai amato e conosciuto da
tutti gli alpinisti e i rocciatori dal 1963, quando fu
costruita. La sezione CAI di Carrara, ha trasformato la
vecchia capanna di lamiera in un vero e proprio rifugio di
montagna in grado di ospitare 18 persone, con una struttura
in legno che si staglia perfetta nel panorama boschivo.
facciamo una piccola sosta per rinfrescarci alla bella fonte
della Vaccareccia, che oggi, con questa insistente siccità,
butta veramente poco.
Ripartiamo, ma non proprio tutti;
in quattordici per il giro impegnativo per la cengia dei
Signori, gli altri la più tranquilla escursione alla
Finestra del Grondilice.
Prendiamo il sentiero 37, che
transita sopra il rifugio Capanna Garnerone, in direzione
Foce a Giovo, sentiero che non è che sia be percorribile
nascosto dall'alto paleo e buche insidiose.
Giungiamo ad
un masso
sulla sinistra con impresso il numero segnavia 37 e
contemporaneamente un segno azzurro con indicato C. G., che
sta' appunto per Cengia del Garnerone, sopra di esso anche
un ometto di pietre.
Iniziamo a salire decisamente in
direzione del "Gobbo" una delle tante punte che distinguono
la cresta Garnerone, ma più esattamente ci dirigiamo verso
la sua Foce.
Ci manteniamo alla destra del canale
principale e seguendo le rare tracce azzurre o ometti di
pietra proseguiamo tra sfasciumi, paleo e qualche roccetta.
Giunti a circa 1400 mt di quota, prendiamo sulla destra
attraversando un boschetto di faggi, poi percorriamo una
facile crestina che costeggia un ripido canalone.
Canalone che dobbiamo attraversare con un pò di prudenza per
via del terreno alquanto accidentato e scivoloso per via
dell'erba su terreno scosceso.
Superato questo primo
canale siamo sulla prima spalla a circa 1460 mt. Continuiamo
in leggera salita, poi scendiamo ad una sella che separa
il versante Ovest della Punta Nord del Garnerone dalle 3
Guglie della Vaccareccia: Torre Biforca, Torre Cartuccia,
Torre Torracca.
Risaliamo verso quella che
è la Cengia dei Signori, una cengia intagliata tra lastroni
che ci permette di non perdere quota, sembra quasi una
traccia ricavata artificialmente nella montagna.
Per
raggiungere la seconda spalla dobbiamo superare un canalone
con molti detriti e paleo, presenza di ometti e segni
azzurri. proseguendo alla nostra sinistra troviamo quello
che è chiamato il
Bivacco, una
grotta che può essere utile in condizioni di maltempo
improvviso.
Saliamo poi sulla terza spalla a circa 1550
mt., questa zona è denominata "
Lo Spiaggione"
per l'ampiezza e la zona pianeggiante, poco più avanti,
sulla sinistra, svetta l'elegante
Torre Tita; da
qui vediamo bene la parte finale del nostro percorso.
Ci troviamo ora a passare sotto Torre Calderone e
raggiungiamo la zona denominata " Orto Botanico " questa
zona prende questo nome per via che lungo le pareti della
montagna,
tra la
fine di Maggio e la prima metà di Giugno, la fioritura delle
bellissime Peonie, ricordatevi che non è mai bello recidere
i fiori in montagna, questa pianta per la sua rarità è una
di quelle che gode di protezione, quindi non toccatela,
fotografarla si! Che per di più in una fotografia non
appassisce mai!
Continuiamo e la cengia, da prima diventa
pendio ma continuando in prossimità di un costone ritorna
ben marcata, qui siamo al così detto "
Ombrellone
" una caratteristica roccia sporgente.
Ben presto
giungiamo al punto più caratteristico dell'escursione, una
bassa fenditura nella roccia ci obbliga a procedere carponi,
a quattro zampe come i gatti e da qui il nome "
Passo del Gatto
"
Superato questo proseguiamo per paleo sino a
raggiungere il costone dove finisce la traversata della
Cengia.
Ora si potrebbe scollettare il costone e scendere
verso il sentiero 186 che conduce per detriti e roccette in
un canalino ben gradinato e poi alla base del monte, dove la
traccia prosegue tra alte erbe fino alla piazzola
dell’elisoccorso ed alla Foce di M. Rasori.
Oppure la più
adrenalinica ascesa al Grondilice ma non per via normale ma
per canalino sino alla sella e poi per cresta sino in vetta.
Noi abbiamo scelto il canalino!
Dal costone ci dirigiamo sulla sinistra verso una
piccola cengia che gira poi dentro il canale, è presente un
ometto.
Attraversiamo la piccola cengia con attenzione in
quanto il terreno è molto rotto e instabile, giriamo subito
sulla destra e siamo nel canalino.
La salita per canale
non è difficile e presenta divertenti e semplici arrampicate
su rocce ma di molto infido sono i tratti ricoperti da
sfasciumi, che rendono difficoltosa la progressione e
inoltre dobbiamo fare moltissima attenzione affinché non
cada niente sulla testa di chi è dietro, utilissimo aver
portato i caschetti.
Giungiamo alla sella tra il
Garnerone e il Grondilice a quota 1707 mt. e da qui
obbligatoriamente prendiamo a destra verso l'antecima e poi
la cima del Grondilice.
Per raggiungere questa vetta
dobbiamo, come già detto prendere verso destra, sulla cresta
di nord/ovest, seguendone il filo, si tratta di un percorso
facile, con divertenti passaggi su roccia di I° grado,
qualcuno tra noi dice che sia uno o due gradi di più, ma a
me sembra esagerato.
In circa mezz'ora siamo sulla vetta
del Grondilce a quota 1805, come succede spesso in questo
periodo, la visuale non è perfetta e nebbie si alternano a
visuali bellissime, non godiamo di tutta la bellezza che si
può avere da quassù ma comunque spesso si aprono scorci
sulle varie cime delle Apuane, dal Pisanino alle Panie, ma
quello che colpisce soprattutto è la meravigliosa visione
del Cavallo e delle sue gobbe e della frastagliata Cresta
Garnerone.
Ci fermiamo per ammirare l'ammirabile e per
riprendere anche un pò d'energie ma poi decidiamo di
ridiscendere sino alla Finestra del Grondilice.
Per
raggiungerla seguiamo la via normale dal versante sud-ovest,
non difficile ma un po' esposta e con gran sfasciumi ed è
obbligatorio non far cadere pietre; sono presenti vecchi
segni abbastanza sbiaditi azzurri o tre bolli rossi; con
prudenza arriviamo alla Finestra, è un valico a quota 1750
metri tra la vetta del monte Grondilice e la sua antecima
Sud-Est, detta Forbice.
Non ci fermiamo e decidiamo
che per pranzare aspettiamo di raggiungere la Capanna
Garnerone e ricongiungerci al resto del gruppo.
Prendiamo
la via del ritorno attraverso il sentiero 186 per Foce
Rasori, subito il sentiero si presenta abbastanza
impegnativo visto la pendenza e gli sfasciumi che sono
presenti, dobbiamo proseguire con molta attenzione, lungo il
percorso sono presenti anche alcuni tratti attrezzati che
magari servono di più in inverno e comunque non ne vedo la
reale utilità, comunque ci sono e volendo.....
Man mano
che scendiamo il terreno diventa meno rotto e si scende più
facilmente.
Verso ovest la visuale è più ampia, le nuvole
lasciano ampi varchi e possiamo ammirare il monte Rasori e
il Sagro, voltandoci o guardandoci attorno vediamo i noti
pinnacoli che danno un fascino misterioso all'ambiente.
Ormai siamo vicini alla Foce Rasori non ci resta che
scendere per un canalino roccioso e infine siamo al sentiero
che costeggia l'abetaia e che conduce a Foce Rasori dove è
presente una piazzola per elicotteri.
camminiamo su un
sentiero all'apparenza banale ma solcato da una profonda
traccia causata dall'erosione dell'acqua e celata dal
rigoglioso paleo.
Scendiamo per un pò ma per accorciare,
senza arrivare alla Foce, usciamo dal sentiero e deviamo a
destra entrando nel bosco di pini e scavallando la cresta
scendiamo dal lato opposto sino ad intersecare il sentiero
n° 37 condividendo con il 173 il tratto fino alla Foce di
Navola che è comune ai due sentieri.
In breve
raggiungiamo il rifugio capanna Garnerone dove ci stanno
aspettando i nostri compagni che hanno optato per
l'escursione più facile.
Rimaniamo abbondantemente seduti
comodamente al grande tavolo che c'è fuori dal rifugio e ci
scambiamo le nostre, positive, impressioni. Non vorremmo
venire via ma è arrivata l'ora di riprendere il cammino per
il ritorno e ripercorrendo i sentieri già fatti al mattino
raggiungiamo il parcheggio delle auto.
Splendidi
panorami, splendida escursione e splendidi partecipanti,
giornata due volte bella: una naturalmente per l'ambente
meraviglioso delle nostre Apuane e l'altro per aver potuto
condividere l'esperienza con altre persone che come noi
amano profondamente questi monti.
Ora dobbiamo solo incamminarci
verso casa,
ma prima è d'obbligo una
fermata ad Aulla alla nostra gelateria preferita.