U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

25-26/02/2016 Lago Santo Parmense - monte Marmagna
Senza dubbio la salita al Marmagna è la più classica escursione dell’intera Val Parma. Sempre piacevole e appagante, permette di raggiungere i 1852 metri della vetta senza troppe difficoltà e con un sentiero accessibile ai più.



 

COME ARRIVARE:

Con l’autostrada  A15 Parma-La Spezia si esce a Berceto e si seguono le indicazioni per Lagdei e il lago Santo passando attraverso il passo Silara e i paesi di Marra e Bosco. Parcheggiamo sul bivio in località Cancelli dove a destra prosegue l’asfaltata oltre delle sbarre fino al parcheggio di Lagdei, mentre a sinistra inizia una larga carrozzabile per il rifugio Lagoni.
( 26,7 km dal casello autostradale circa ).


                                                                                         - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO: Lagdei (m.1260) - Lago Santo P. (1507 mt.) - Sella del Marmagna (1725 mt.) - Vetta Marmagna /1852 mt.)
 
PARTECIPANTI:  21 escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (EEA)
 

 
TEMPI DI PERCORRENZA
4,30 h
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :   sentiero 727, sentiero 723

CARTOGRAFIA: Carta Escursionistica delle valli del Cedra e del Parma 1:25.000 – Parco Regionale dei Cento Laghi

   
 
ACQUA
Lagdei e Rifugio - Rifugio G.Mariotti - Fonte al Lago Santo
 
PUNTI D'APPOGGIO :
Rifugio Lagdei  - R e c a p i t i:
Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano
Località Lagdei
43021 Bosco di Corniglio (PR)
Italia
Tel  0521 889353
Cell  333 2443053
Mail: info@rifugiolagdei.it

Rifugio G.Mariotti
Comune di Corniglio (Parma)
m.s.l.m. 1507
Tel. 0521.889334
Posti n° 42
Acqua calda
Apertura: estiva, da dicembre a maggio nei fine settimana e festivi, Natale e Pasqua. Chiuso ottobre e novembre

 

 

PERIODO CONSIGLIATO (invernale): da Dicembre a marzo  - aprile
 

 

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Foto escursione

            

L’itinerario di oggi è posto nell’estremità occidentale del parco del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano : completamente in provincia di Parma si tratta di un'escursione d’eccezionale valore naturalistico impreziosito dalla presenza del più vasto lago naturale dell’Emilia: il Lago Santo Parmense.
Il settore di crinale appartenente alla provincia di Parma, pur non presentando cime oltre i 2000 metri come avviene invece nel Reggiano e nel Modenese, è comunque un’ininterrotta sequenza di vette comprese tra 1700 e 1850 metri; il crinale mantiene inoltre inalterate le sue caratteristiche di montagna aspra. L’escursione che siamo a descrivervi tocca la montagna più nota del Parmense: il Monte Marmagna, facile meta anche per escursionisti senza molto allenamento. Non è comunque la cima più alta in provincia di Parma che risulta invece essere Monte Sillara, superiore di pochi metri.

Dopo questa prefazione raccontiamo come sono andate effettivamente le cose.
Per l'ennesima volta abbiamo messo il monte Marmagna in calendario escursionistico e le buone condizioni meteo per il week and fanno davvero ben sperare.
Ci troviamo all'appuntamento, davanti alla ex sede a Ripa in quindici  una volta divisi su tre auto partiamo alla volta della località Lagdei.
Il parco si raggiunge dall'uscita di Berceto dell'autostrada Parma-La Spezia (A15), attraversando il Passo del Sillara e arrivando a Bosco di Corniglio. Per chi proviene da La Spezia si consiglia l'uscita di Aulla che consente di raggiungere Rigoso nel comune di Monchio delle Corti. Altre strade che portano al parco sono la provinciale numero 13 che da Pastorello arriva a Corniglio e la statale 665 che da Langhirano porta al passo del Lagastrello.
Una volta giunti rimaniamo subito delusi, anche se lo sospettavamo, della mancanza assoluta di neve.
Ma ormai siamo quì e decidiamo di partire alla volta del Lago santo Parmense che dista circa 45 minuti da quì.
Imbocchiamo il sentiero n° 727 sulla sinistra del rifugio, entriamo in una bella abetaia, la neve, come detto è inesistente.
Proseguiamo su tornanti immersi in faggeta, mentre saliamo però si fa presente il ghiaccio di quelli " vetrati " che ci obbliga a indossare i ramponi.
La giornata è tersa ma questo è dovuto a un forte e freddo vento di tramontana.
Attraversata la ex pista da sci troviamo il tratto più ghiacciato ma con i ramponi ai piedi è semplicissimo passare; scollettiamo e tra gli alberi notiamo la bandiera del rifugio Mariotti posto sulle sponde del lago che è  sempre un bello spettacolo.
Breve storia del rifugio
(liberamente tratto da “I cento anni del rifugio G. Mariotti al Lago Santo”, CAI Parma, 1982)
La prima capanna-ricovero al Lago Santo fu compiuta nel 1882 e solennemente inaugurata il 12 settembre di quell’anno con accensione di falò sulle cime circostanti, illuminazione del lago e “varo” delle due imbarcazione “Parma” e “Reggio” a memoria delle due città che all’epoca costituivano la proprietaria Sezione dell’Enza.
L’antica costruzione, in muratura di pietrame tradizionale e copertura in lastre di arenaria, è ancora chiaramente ravvisabile nell’edificio odierno in corrispondenza dei locali prospicienti il lago occupati dagli attuali stanza-bar e superiore camerata. Per la sua costruzione fu parzialmente sfruttato un promontorio di roccia che prospettava il lago ed una gettata di macigni ben inferiore all’estensione dell’attuale cortile.
Già nel 1891 la Sezione procedette ampliamento della capanna-ricovero, prolungandone il lato nord con la costruzione sempre in muratura di altri due locali. A questo punto il rifugio era costituito di quattro stanze di cui due (camerata e cucina) per i soci CAI e le altre due, con stessa ripartizione, per gli altri escursionisti.
Con la Grande Guerra il ricovero fu oggetto di devastazione e spogliato di ogni suppellettile.
È nel 1924, il 14 giugno, che il rifugio fu reinaugurato alla presenza dell’on. Giuseppe Micheli dopo le opere di ricostruzione cui succedettero ulteriori ampliamenti nel retro dell’edificio con la costruzione di due ulteriori locali (uno la piano terra ed uno al superiore) che furono inaugurati dal sen. Giovanni Mariotti nei giorni 2 e 3 febbraio 1929.
Ed a questi, l’11 agosto 1935, pochi mesi dopo la sua morte, alla presenza del Presidente Generale del CAI fu dedicato il Ricovero del Lago Santo che, con scoperta la lapide che ne ricorda la decennale presidenza della nostra Sezione, da quel momento acquista il nome di Rifugio Giovanni Mariotti al Lago Santo Parmense.
Da lì a poco, il rifugio conobbe le devastazione della guerra. La sera del 18 marzo 1944 fu oggetto di una aggressione fascista un gruppo di partigiani asserragliati nel rifugio. La inevitabile battaglia, ricordata anch’essa in una lapide eretta sul muro del rifugio, si concluse due giorni dopo qualora i partigiani assediati riuscirono a rompere l’accerchiamento e portarsi verso il Monte Orsaro. Ai danni del combattimento si aggiunsero le devastazioni provocate dalla immediata rappresaglia dei tedeschi e fascisti.
Nel dopoguerra, con non poche difficoltà, furono effettuati i lavori di ripristino e riattamento del rifugio che fu reso interamente funzionante nel 1950.
Alle costanti cure e miglioramenti che si succedettero negli anni, di particolare rilevanza furono i lavori che impegnarono tutta la Sezione sotto la direzione del presidente Romano Sarti che dal 1977 al 1980 rese attuale la costruzione dell’edificio.
Una volta raggiunto entriamo e ci presentiamo, ci viene subito detto dove alloggiare. restiamo un pò fuori ad ammirare il lago ma poi, al calare del sole le temperature si abbassano troppo e ci rifugiamo nel bar per qualche bevanda calda e una partitina a carte nell'attesa dell'ora di cena.
Cena che ci viene servita puntualmente alle ore 19:00 e devo dire sempre ottima cucina.
Dopo cena pò di chiacchere al bar e poi tutti a letto.
La nottata passa senza troppi traumi e la  mattinata si presenta splendida e soprattutto con scarso vento.
Dopo un'abbondante colazione ci prepariamo per la nostra escursione sembra che quest'anno non ci saranno intoppi per raggiungere la vetta. E via, ramponi ai piedi, si parte!
 Prendiamo prendendo a destra del rifugio imbocchiamo il sentiero n 727  mantenendo il tracciato che disegna fedelmente il bordo del lago
 
fino ad una vecchia peschiera di cui si riconoscono i muretti che delimitano un rettangolo d'acqua presso le rive, diamo un'occhiata alle nostre spalle in direzione del rifugio, ciò che vediamo è un bellissimo spettacolo, il rifugio sulle rive del lago ghiacciato che creea  un' immagine idilliaca, una vera immagine da cartolina. 
Superata una fonte delle frecce indicatrici ci segnalano la direzione giusta, prendiamo il 723 che naturalmente ci indicano per il monte Marmagna.
Questo è il GEA ( Grande Escursione Appenninica) che percorre il crinale tosco romagnolo.

Il sentiero inizia subito a salire con moderata pendenza nella fitta faggeta frammista ad alcuni abeti,
passiamo a destra poi procediamo nell'abetaia abeti, sino al bivio (m 1577) con il sentiero 729 che conduce sulla destra alla Bocchetta dell’Orsaro.
Ignoriamo questa possibilità mantenendo la sinistra per un breve tratto sino ad un ulteriore biforcazione: a sinistra il segnavia 719 condurrebbe verso Monte Aquila, la nostra escursione prevede però il proseguimento sulla traccia a destra (segnavia 723) in direzione della Sella del Marmagna.
Scegliamo questo sentiero e  siamo in breve definitivamente all’aperto, fuori dal bosco in quella che in estate è una densa prateria a mirtillo che riveste i settori più elevati del crinale.
Finché siamo stati all'ombra nel bosco la temperatura era abbastanza fresca ma ora all'aperto sotto il caldo sole è tutta un'altra cosa, parti ghiacciate si sostituiscono a zone fangose o con neve acquosa, ma noi prendiamo quel che viene e ci godiamo l'escursione.
Percorriamo fedelmente quello che è il sentiero e dopo molti tornanti e una salita mai troppo ripida siamo alla Sella del Marmagna ( 1725 mt.), appunto tra il Marmagna a destra e il monte Aquilotto a destra.
La giornata tersa ci offre una bellissima visione del mar Ligure con il promontorio di Porto Venere; ma la vista corre oltre, fino al profilo della Corsica, la Gorgona e l'Elba, sulla sinistra invece, bel colpo d'occhio di buona parte delle Alpi Apuane e ancora più spettacolare quasi tutto l'arco alpino da ovest a est, ben evidente l'inconfondibile Monviso e il monte Rosa.
Si riprende a salire sul crinale di destra tenendoci sul segnavia che percorre le pendici emiliane della vetta mantenendoci poco sotto la cresta. Ora sul versante emiliano è più abbondante e l'ambiente è magnifico, dietro di noi spicca il vicino monte Aquilotto, con sempre, le splendide Alpi Apuane più lontane, a sud-est.
Affrontiamo l'ultima parte più faticosa e ripida che precede l’arrivo sui prati sommitali mentre sotto di noi appare una stupenda vista su tutta la conca glaciale e il lago ghiacciato, ma ecco che infine vediamo la grande croce della vetta, ancora pochi passi e la raggiungiamo.
Da qui abbiamo un panorama ancora più vasto e suggestivo del precedente apprezzato in sella; da buona parte delle Alpi Apuane, alla costa ligure di levante, dalle lontanissime Elba e Corsica ai più vicini monti Braiola ed Orsaro.   

Ci saturiamo i sensi con questi magnifici paesaggi e questo grande senso di pace. Ci si trova nel punto più alto della zona e forte e gradevole è la sensazione di vedere tutto dall’alto.
Il bel sole caldo il celo terso e tutto lo spettacolo che ci stà davanti ci invita a restare ad ammirare il tutto ma tutte le cose, specialmente se belle terminano presto e quindi dobbiamo riprendere, a malincuore, il cammino del ritorno.
Questa volta seguiamo la cresta ma ben presto la abbandoniamo perché scarsamente innevata e non ci va di arare la terra, scendiamo sul versante emiliano e raggiungiamo il sentiero percorso in precedenza
sino alla Sella del Marmagna e e da qui al rifugio Mariotti.
Al rifugio troviamo degli altri amici che si sono uniti in mattinata e hanno fatto un'escursione intorno al lago, rimaniamo a parlare e poi approfittando dell'ospitalità del rifugio, per la verità oggi anche troppo affollato, per gustare le buone ricette che offre.
Ben rimpinzati riprendiamo il cammino e con i ramponi ai piedi seguiamo il percorso fatto il giorno prima e scendiamo sino al Lagdei.
 
La neve era scarsa, pazienza, l'importante è stato, come sempre, quello di stare in buona compagnia e di goderne della reciproca amicizia. 

 

 

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