Eccoci ad nuova avventura,
questa volta andiamo lontano, molto
lontano dalle nostre amate Apuane,
esattamente sulle Dolomiti del
Brenta, una parte delle Alpi
Retiche meridionali, nella provincia
autonoma di Trento.
Unico gruppo
dolomitico ad ergersi ad ovest del
fiume Adige.
Siamo un bel
gruppetto, ben 14 persone, ci
ritroviamo puntuale nel luogo di
appuntamento e subito senza indugi,
anche perché il viaggio è abbastanza
lungo, partiamo alla volta di
Madonna di Campiglio.
Dopo
cinque lunghe ore giungiamo a
destinazione, o quasi, infatti da
Madonna di Campiglio dobbiamo
raggiungere la località Vallesinella,
valle scenografica famosa per le sue
cascate. Interessante dal punto di
vista naturalistico e facilmente
accessibile, vi nasce uno dei rami
del fiume Sarca.
Da Madonna
di Campiglio (1514 m) si raggiunge,
appunto, Vallesinella seguendo la
strada (di circa 3 chilometri)
che corre lungo il versante
occidentale del Monte Spinale fino
al rifugio Vallesinella, dove vi è
un ampio parcheggio. Vi si può
arrivare anche percorrendo l’antico
sentiero che parte all’altezza della
stazione della telecabina dello
Spinale e taglia il versante
occidentale del Monte Spinale con
percorso pianeggiante, chiamato
“Sentiero dell’orso”.
Noi ci
portiamo al parcheggio con le auto,
la sosta è a pagamento, noi per due
giorni abbiamo pagato 10€.
Si può anche raggiungere il luogo
con bus navetta con partenza da
Madonna di Campiglio, uno ogni
quarto d'ora.
Appena scesi l'aria fine di montagna piena di profumi di
abete e larici ci rinvigorisce,
boschi unici, La natura qui è da
cartolina, quasi disegnata
appositamente per regalare purezza e
tranquillità.
e una volta
pronti ci incamminiamo verso la
nostra prossima meta: il rifugio
Maria e Alberto ai Brentei.
Oltrepassiamo
un portale in legno, da dove
inizia il sentiero n° 317, che
ufficializza l'ingresso nel parco
naturale Adamello-Brenta, prendiamo
per il rifugio Casinei.
Un
sentiero tenuto molto bene, agevole
anche per chi vuol fare una semplice
passeggiata
piacevole da percorrere; la
salita viene agevolata per la
maggiore da gradini, crediamo che
questo è il motivo del perchè
troviamo molte famiglie che
passeggiano nel bosco. Difatti tutto
il percorso fino al rifugio Casinei
è all'interno di un bellissimo e
fresco bosco di larici e abeti. Il
sentiero sale spesso zigzagando nel
fitto bosco.
Dopo circa quaranta minuti
raggiungiamo il rifugio Casinei, situato in un
bellissimo e panoramico spiazzo
erboso da dove si ammira il versante
Trentino dell'Adamello e la
Presanella. Da qui dopo aver preso
fiato proseguiamo a sinistra fino ad
incontrare un bivio dove proseguendo
lungo il sentiero 317 si va diretti
per il Rifugio Tuckett, mentre
seguendo quello di destra
contrassegnato con il numero 318 si
va per i rifugi Brentei e Alimonta.
Naturalmente noi prendiamo
quest'ultimo.
Il sentiero sale
moderatamente e si apre sulla valle
del Brenta
piuttosto panoramico sulla nostra
destra pur restando inizialmente
sempre nel bosco.
Mano a mano
che si sale la vista si apre a 180°
verso il gruppo del Brenta di fronte
a noi, mentre alle nostre spalle
rimane il gruppo della Presanella e
l'Adamello a fare da sfondo.
Già
dalla quota 2000 ca. il bosco si
dirada, la vegetazione cambia e
diventa tipica delle quote di medio
alta montagna, con bellissimi pini
mughi, erba più bassa e bellissimi
fiori e si apre lo spettacolare
paesaggio del Brenta, con le sue
pietraie selvagge, i canaloni, le
torri.
Il panorama descritto
esiste davvero e salendo verso il
Brentei
la nostra vista potrebbe essere
rapita dal Crozzon di Brenta che
precipita verso la Val Brenta
ma noi ne possiamo ammirare solo a
sprazzi perché neri nuvoloni si
stanno addensando sopra di noi e
infatti ben presto inizia a piovere,
a tratti anche copiosamente!
Mano
alle mantelle o giacche, il copri
zaino e via si riparte, testa bassa
e via andare.
A quota 2000mt,
circa, troviamo un ulteriore
bivio dove deviando a sinistra si
procederebbe nuovamente per il
rifugio Tuckett e splendida
vista sul Castelletto di Brenta,
ancora visibile solo con la
fantasia,
continuando invece per il nostro
sentiero, oltre ad ammirare, quando
c'è il sole, alle
nostre spalle gran parte del gruppo
Adamello (Carè Alto-Presanella).
Il sentiero in qualche tratto può
sembrare leggermente esposto e nei
punti un po' più delicati sono state
messi dei cavi per maggior sicurezza
degli escursionisti inesperti.
Giungiamo in una sorta di piccola
gola e poi una galleria, la galleria
Bogani, scavata nella prima guerra
mondiale.
Usciti dalla galleria
ritroviamo un tratto in discesa con
cavo d'acciaio al termine della
discesa attraversiamo un canale
ancora innevato senza nessuna
difficoltà.
ancora qualche curva
e il rifugio Brentei è a vista.
Dopo circa due ore lo abbiamo
raggiunto, il rifugio Alberto e
Maria ai Brentei si trova nella
parte alta della Val Brenta su di un
ampio terrazzo erboso proprio di
fronte alla imponente parete nord
del Crozzon con il nevaio dello
strettissimo Canalone Neri.
E'
una struttura molto frequentata in
virtù della facilità di accesso e
della posizione centrale e
strategica per molte ascensioni e
ferrate. Per moltissimi anni è stato
gestito dalla famosa guida Bruno
Detassis.
Siamo bagnati e infreddoliti
e la stufa accesa nel rifugio ci fa
un enorme piacere, il gestore ci
accoglie con calore e simpatia e ci
mostra le nostre camere. Dopo aver
preso possesso dei nostri giacigli,
una lavata e indossato indumenti
asciutti ci ritroviamo tutti
all'esterno del rifugio, nel
frattempo è smesso di piovere, e
qualche sprazzo di sereno ci
consente di vedere qualcosa.
Esploriamo un pò l'area circostante
senza allontanarci troppo. Intanto
arriva l'ora di cena e ci
affrettiamo ad accomodarci nella
sala dove troviamo personale molto
preparato e cordiale con ottimo menù
tipico: canederli, crauti passati di verdure ecc ecc.
Rimaniamo un pò a chiacchierare ma ben presto ci
dirigiamo nelle nostre camere, a
questo punto la stanchezza della
giornata si fa sentire.
Ci
addormentiamo subito con il pensiero
per il giorno dopo che prevede la
ferrata delle Bocchette centrali.
Speriamo bene nel meteo.
Buona
notte!
Ci alziamo dopo una serena nottata, ma durante la notte
ha fatto un bel temporale, dando
un'occhiata all'esterno il celo non
è dei migliori ma qualche sprazzo di
celo azzurro c'è. Ci troviamo a
colazione e facciamo il punto della
situazione; oggi le previsioni non
sono ottime e danno pioggia nel
pomeriggio, mentre per domani è
previsto tempo migliore, quindi
decidiamo che le bocchette centrali
le lasciamo al giorno successivo,
per oggi, sentendo il consiglio del
gestore, proviamo a fare il sentiero
SOSAT,
il famoso sentiero attrezzato che
collega il rifugio Tuckett al
rifugio Brentei od eventualmente al
rifugio Alimonta,
si tratta
di una via ferrata, che fa parte
della famosa Via delle Bocchette.
Questo sentiero attrezzato fu
costruito con un finanziamento della
Sosat (Sezione operaia della Sat)
nel 1960 ed inaugurato nel 1961. Il
sentiero è denominato “Bocchette
basse”, poichè successivamente sono
stati realizzati altri
sentieri attrezzati che
collegano gli stessi rifugi, che
percorrono molto più in alto e
sfiorando le vette, la zona centrale
del Gruppo Brenta.
Dal
rifugio Brentei prendiamo il
sentiero 323 che sale per il rifugio
Alimonta, dopo quaranta minuti
giungiamo ad un bivio, nel bel mezzo
del detritico Vallone dei Brentei,
Un'indicazione ci indica, sulla
sinistra il sentiero 305b. Appena
imboccato troviamo la targa che
avvisa dell'inizio della ferrata e
qui indossiamo il kit da ferrata.
Senza indugi iniziamo a salire
tramite due scale, una dietro
l'altra, ci sembra abbastanza
facile, almeno questo tratto, bene,
continuiamo.
Ci troviamo a
superare delle roccette senza
difficoltà. Da queste cenge vediamo
proprio sotto di noi il rifugio
Brente. Proseguiamo seguendo una
lunghissima e comoda cengia, in un
tratto, però, dobbiamo passare sotto
un basso " tetto" che ci obbliga a
camminare a quattro zampe, in questo
tratto troviamo delle belle stelle
alpine e raponzoli delle Rocce,
fiore di rara bellezza ,
presente sulle Alpi, non
facile da
trovare, non si presenta in grandi colonie o
fioriture e cresce su pareti
rocciose, pianta perenne è
solitaria.
La cengia curva
verso destra e il cavo si getta giù
in un profondissimo canale, da dove
siamo noi non si riesce a vedere per
quanto scende, si vedono solo alcune
staffe per scendere, vicino, più
avanti, ci sarebbe una scala ma
senza il cavo è stato tolto, quindi
deduciamo che non più in uso. Quì
abbiamo preso la decisione di
interrompere questo percorso, non
per timore della discesa ma perché
ha iniziato a piovere.
Inizialmente
poche gocce ma poi sempre più
insistente, siamo abbastanza nella
parte iniziale della ferrata e
perciò decidiamo, saggiamente di
abbandonare. Questa decisione ci ha
lasciato l'amaro in bocca ma, come
si dice, la prudenza non è mai
troppa, pazienza, speriamo in
domani.
Ritorniamo sui nostri
passi facendo attenzione ad non
scivolare sulle rocce bagnate,
mentre chi ha indossato le mantelle
si rende conto che non è l'indumento
migliore da indossare su una
ferrata. Torniamo al bivio iniziale
e decidiamo di imboccare il sentiero
che sale sulla sinistra al rifugio
Alimonta. Iniziamo a salire
infagottati nelle giacche a vento o
le fastidiose mantelle, in questo
tratto tra tutta quelle rocce
spiccano molti ciuffi di fioriture
di papaveri gialli, una bella nota
di colore in questa giornata grigia.
Giungiamo a quota 2580 nella Conca
degli Sfulmini
dove
è posto il rifugio Alimonta
,
è l’anfiteatro più bello delle Dolomiti del Brenta e uno
degli scorci più suggestivi delle
intere
Dolomiti. Peccato non vedere niente, ci si trova
in un ambiente inconsueto e lunare,
composto da una selva di campanili
dolomitici tutt’attorno.
Il
rifugio è situato su un breve
risalto roccioso; uno straordinario
terrazzo panoramico circondato da
immense e slanciate guglie
dolomitiche quali la Torre di
Brenta, Gli Sfulmini, Torre Molveno,
Cima Brenta, Cima Mandron, Punte di
Campiglio. Davvero un colpo d’occhio
imperdibile in giornate migliori di
questa, bisognerà tornarci!
Entriamo nel rifugio, molto bello e accogliente,
con un gestore simpatico, estroverso
e accogliente con il suo carattere
alla mano ideale per un rifugio.
Ci invita subito a usare la stanza,
apposita,
riscaldata per far asciugare gli
indumenti,
cosa assai gradita. Visto che
è ora di pranzo decidiamo di
usufruire della cucina
del rifugio. Subito ci viene proposto un ricco menù
di piatti tipici. Innaffiamo con
ottima birra.

Nel frattempo al pioggia vien giù
abbondantemente e quindi rimaniamo a
chiacchierare nel piacevole tepore
del rifugio. Qualcuno ne approfitta
anche per fare un sonnellino.
Sembra che la pioggia stia calando e
ci decidiamo a riprendere il cammino
riportandoci al rifugio Brentei.
Un'oretta e mezzo e lo raggiungiamo.
Non ci resta che aspettare l'ora di
cena e inganniamo l'attesa stando a
chiacchierare e scambiarci qualche
impressione sorseggiando una birra o
qualcosa di caldo, io sono per la
birra!
La serata passa allegramente
e cenando con ottimi piatti tipici.
Ben, presto, però,
alla chetichella ci dirigiamo verso
i nostri giacigli sperando che
l'indomani sia più propizio per la
nostra attività.
Eccoci alla domenica mattina,
un bel sonno ristoratore e per prima
cosa un'occhiata al
celo.......evviva è sereno, speriamo
che duri, da queste parti non è raro
che un minuto prima sia il sole e
subito dopo piova copiosamente.
Facciamo colazione subito, senza
indugio ci prepariamo per la
partenza della nostra escursione,
quella per cui ci siamo fatti così
tanti km di strada, vogliamo a tutti
i costi percorrere la ferrata delle
Bocchette , più esattamente delle
Bocchette Centrali.
Tra i più belli e panoramici
sentieri attrezzati dolomitici si
estende, nel cuore del Brenta al
cospetto delle cime più alte e più
famose, tra la Bocca di Brenta e la
Bocca degli Armi con scorci
mozzafiato sul Campanile Basso e sul
Crozzon di Brenta.
Dal Rifugio
imbocchiamo il sentiero n° 318
prendendo verso destra superiamo
la chiesetta alle spalle del rifugio
ed in circa 30' di sentiero a mezza
costa abbastanza piano con solo
qualche sali-scendi raggiungiamo la
base del nevaio di Bocca di Brenta
Comunque sia il canale innevato in
gran parte lo si evita poiché
l'attacco della via è sulla sinistra
molto prima del termine di questi.
Individuiamo l'inizio della ferrata
e subito indossiamo tutto
l'occorrente per effettuare la
nostra ferrata: imbrago, caschetto,
dissipatore. OK c'è tutto, possiamo
andare.
Imbocchiamo un breve
cengia e subito troviamo una prima
scala che sale per una decina di
metri, la si sale agevolmente e ci
troviamo su una abbastanza larga
cengia, a tratti manca il cavo di
sicurezza tanto è larga, troviamo
una piccola cannella che butta
acqua, una sorgente qui non me la
sarei aspettata.
Continuiamo e
se prima, la cengia, era abbastanza
larga ora diventa esigua e sono
state messe alcune passerelle di
legno per agevolare il passaggio,
stiamo passando sotto cima di Brenta
montagna di 2690 mt. Il celo si sta'
mantenendo azzurro e il panorama ci
ammalia nella sua interezza.
, un luogo così
selvaggio raramente lo avevo visto!
Continuiamo a salire il
morale è alto, il tempo regge e lo
spettacolo che abbiamo davanti è
unico, siamo una comitiva un pò
rumorosa ma è l'esternazione di ciò
che proviamo: tanta felicità!
Proseguiamo su ghiaioni pareti
attrezzate, il panorama si apre
maggiormente davanti a noi si
porgono la Busa degli Armi con tutta
la sua affascinante asprezza. Il
Campanile alto ed
il Campanile basso
si distinguono dalle altre vette per
maestosità e particolari.
Ora
però stanno addensandosi le nubi e a
tratti siamo nella nebbia, poco
male, l'unica cosa speriamo che non
piova.
Il sentiero continua su
un ghiaione abbastanza ripido e
senza cavo di sicurezza, poi ci
troviamo in uno dei punti più
belli di tutte le bocchette
centrali. A cavallo fra la Valle
brenta Alta e la busa delle
armi ci si sente proprio in
cima al mondo!
Siamo, ora base
degli Sfulmini e successivamente
alla Torre di Brenta.
E
fianlmente siamo nel tratto più
scenografico di tutta la ferrata: "
Il Ferro di Cavallo" dove
l'esposizione è massima, circa 500
mt di salto, comunque si procede
sempre in sicurezza
Si procede sempre su cengia
attrezzata esposta, che gli
alpinisti più esperti chiamano
ironicamente "alta pista
ciclabile",si incontrano un paio di
saliscendi su roccette superabili
anche grazie ad una scaletta e si
svolta a sinistra nuovamente su
cengia dando un ultimo sguardo al
Campanile Basso posto alle nostre
spalle.
Al termine della cengia
siamo al tratto finale della
ferrata, un'aerea crestina ci
conduce ad una prima scaletta, ne
seguiranno altre cinque.
Eccoci
arrivati, siamo a Bocca degli Armi e
il rifugio Alimonta ci appare a poca
distanza in fondo al canalone,
prendiamo subito nella sua direzione
anche perché il celo si sta' facendo
sempre più minaccioso.
Iniziamo
la discesa su nevaio, facendo
attenzione alle parti con ghiaccio
vivo, appena possibile ci portiamo
su ghiaione, sembrava più sicuro ma
invece sotto la ghiaia è in agguato
stari di ghiaccio vetrato e che
mette a dura prova il nostro
equilibrio. In circa mezz'ora siamo
al rifugio Alimonta. Appena in
tempo, al nostro arrivo inizia a
piovere copiosamente, pioggia
accompagnata da grandine.
Troviamo rifugio all'interno che
come il giorno precedente ci
accoglie magnificamente, visto che
aspettiamo che il tempo diventi più
clemente ne approfittiamo per
pranzare ed entusiasti ripercorriamo
con le nostre impressioni l'intera
ferrata.
La pioggia continua a
venir giù ma è meno battente, quindi
prendiamo il sentiero per il rifugio
Brentei.
Zig zaghiamo sul
sentiero facendo attenzione a non
scivolare, incrociamo il sentiero
SOSAT, quello tentato l giorno
prima, poi superiamo dei grossi
blocchi rocciosi, testimoni di come
queste montagne si stiano sfaldando.
Ben presto siamo al Rifugio Brentei.
Entriamo e recuperiamo quanto
lasciato al mattino, salutiamo e
ringraziamo e a malincuore prendiamo
la via per Vallesinella, la stessa
percorsa due giorni prima.
Raggiungiamo il parcheggio e ci
rendiamo conto che questi stupendi
giorni sono finiti. Purtroppo tutto
finisce e dobbiamo affrontare un
viaggio di cinque ore.
Anche questo
giro è terminato e comunque
di questa escursione ci resterà per
tanto tanto tempo l'emozione di aver
attraversato queste montagne, aver
goduto di splendidi paesaggi e preso
tanta pioggia, il tutto in compagnia
di splendidi amici
lasciandoci dentro una bella sensazione di
benessere.
Ciao, alla prossima!!!