Oggi la
nostra sezione si cimenterà con la
prima escursione dell'anno veramente
impegnativa, andremo sulle Alpi
Apuane settentrionali e precisamente
sul bellissimo monte Cavallo.
Un
piccolo gruppo di nove persone
anticipa l'escursione al sabato per
andare a passare una bella serata al
rifugio Orto di Donna, e così
evitare anche la levataccia che
avremmo subire la domenica.
Giunti in
Val Serenaia ci accoglie un forte
temporale e rimaniamo ad aspettare
che cessi di piovere nel rifugio
omonimo dalla valle.
La Val Serenaia è una stretta
vallata racchiusa tra il Pisanino e
la cresta del Capradosso con, sul
fondo, la dorsale del Monte Cavallo
e della Foce di Cardeto.
In
corrispondenza dell’ultimo tornante,
prima del rifugio Donegani, in
prossimità del campeggio, c’è il
parcheggio dove abbiamo lasciato le
auto, (1100
m.)
Continua
a piovere ma ora molto meno,
volevamo percorrere il sentiero
n°180 che attraversa il versante
il boscoso porta direttamente al
rifugio ma tra quella che scende dal
celo e quella che sgronda dagli
alberi faremmo un bel bagno,
decidiamo quindi di percorrere la
marmifera che termina proprio
davanti al rifugio, questa strada
non è percorribile con mezzi privati
in quanto chiusa da una sbarra ad
uso esclusivo delle cave.
E' un
percorso monotono ma non ci sembrava
il caso di camminare su rocce
viscide e fogliame fradice.
Attraversiamo alcune cave di marmo
(che purtroppo e sempre più
estesamente violentano le Alpi
Apuane).
Finalmente giungiamo al Rifugio Orto
di Donna.
Qui
veniamo accolti dalla ottima
gestione affabile e cortese, il
rifugio è sobrio ma l'accoglienza è
davvero apprezzabile.
Dopo
esserci asciugati e anche un pò
scaldati ci accingiamo a cenare con
pietanze di vero gusto.
Rimaniamo
un po' a parlottare e raccontarci
varie esperienze, tra noi ci sono
persone che non sono mai saliti sul
Cavallo e le domande su cosa
troveremo denotano che nell'aria c'è
un pò di ansia, chi sa se stasera
tutti dormiranno serenamente??
La notte
passa senza traumi e a detta di
tutti è stata ben riposante.
Facciamo
colazione e salutato Stefania, la
gestore, partiamo alla volta della
Foce di Cardeto dove abbiamo
appuntamento con gli amici che
svegliandosi molto presto ci
raggiungeranno.
Sono
tutti impazienti di muovere le gambe,
non abbiate fretta che oggi ce ne
sarà ben d'onde per camminare!!
Prendiamo il sentiero n°179
dirigendoci verso est passando sotto
le pendici del Contrario iniziamo
subito dovendo oltrepassare un
ravaneto di grossi massi di marmo,
residui della lavorazione della cava
27 che qui era locata e ormai
fortunatamente abbandonata. Ci
inoltriamo nel bosco, sappiamo che
il tracciato è semplice e ben
segnato e quasi pianeggiante ma
subito ci accorgiamo che non sarà
così facile. Pur essendo maggio
inoltrato e il caldo che ha fatto
negli ultimi periodi, ci troviamo
molti pendii ancora innevati che ci
rallentano il passo.
Oltrepassiamo il vecchio bivacco K2,
lo abbiamo sulla nostra sinistra tra
i faggi, il bivacco è
Proprietà sezione C.A.I. di Carrara
a cui vanno chieste le chiavi, ha 6
posti letto, a poche decine di metri
è presente una fonte di acqua
potabile, che tuttavia può rimanere
a secco nei mesi estivi.
Con
molta cautela continuiamo a
camminare e percorriamo un ultimo
tratto un pò ripido e con la
presenza della neve ci fa un po'
tribolare. Ma eccoci siamo giunti
alla Foce del Cardeto importante
crocevia a quota 1670 mt. per i
sentieri del trekking in generale
della catena apuana settentrionale,
siamo in perfetto orario, infatti in
breve sentiamo delle voci e a pochi
minuti scorgiamo gli amici che
stiamo aspettando.
Solo un
brevissima sosta per ricompattare il
gruppo e poi iniziamo la
salita verso la prima gobba del
Cavallo, Saliamo in diciassette, gli
altri tre hanno scelto l'itinerario
più facile che attraverso il passo
della Focolaccia li porterà sul
vicino monte La Tambura, sicuramente
più tranquillo ma non banale e dove
si ha una splendida vista sulla
catena apuana e il il litorale da
Spezia a Livorno.
Si sale a
destra, proprio sul Passo ma
purtroppo non ci sono segni, subito
bisogna scavalcare una roccia e poi
salire per canalini molto scoscesi e
ben presto siamo sulla cresta della
prima gobba.
Attraversiamo una
bocchetta abbastanza esposta e
c’inoltriamo lungo il pendio che ci
condurrà in vetta alla prima gobba;
il percorso è misto: paleo, la
tenace erba apuana, e roccia.
Raggiunta la cima settentrionale
(1889 m.) , il tempo di una foto di
gruppo, e subito veniamo rapiti dal
panorama unico che il monte ci
offre. Possiamo ammirare tutta la
maestosa imponenza del Pisanino, le
aspre pareti del Pizzo d’Uccello, la
Tambura, il Contrario e spaziare dai
laghi artificiali ma non per questo
meno suggestivi della Garfagnana,
alla Lunigiana, dalla costa
livornese alle Cinque Terre con ben
in vista le isole Palmaria e Tino.
Proseguiamo la "cavalcata" scendendo
verso la sella che separa la cima
settentrionale dalla vetta, qui
dobbiamo attraversare un costone
roccioso , detto " " La Piastra o
Vela", si tratta di una parete molto
scoscesa, qui dobbiamo stare molto
attenti, la roccia mutevole è sempre
diversa ogni volta che ci veniamo,,
comunque la salita viene facilitata
da un cavetto d'acciaio che vi è
stato posto di recente. Osservando
attentamente si può notare che
scendendo lievemente si può risalire
in obliquo attraverso un canalino
abbastanza agevole.
Oltrepassato
questo passaggio siamo tutti
più tranquilli e proseguiamo la
salita sul filo di cresta. Seguendo
ancora il percorso di cresta,
attraversando tratti di erba e rocce
raggiungiamo, un po’ affaticati, la
vetta (1890 m.). L’emozione, e la
soddisfazione, è tanta (alcuni, come
detto, salivano per la prima volta
sul Monte Cavallo) e tra strette di
mano e complimenti vari
c’immortaliamo a vicenda, la vista
si si ripete, non vorremmo andarcene
ma riprendiamo il cammino verso la
discesa anche perché non
vogliamo farci sorprendere da
qualche temporale, tra l'altro
previsti nel pomeriggio, e
questo è l'ultima cosa che ci
auguriamo.
Superata una gobba secondaria si
scende alla quota più bassa della
montagna (1851 m.) passando per la
"coda del cavallo" e scendendo tra
il paleo, a naso più che seguendo
una traccia sino a raggiunge
il sentiero n° 167 che ci porta alla
Forcella di Porta (1747 m.) e da lì
il Passo della Focolaccia (1650m.)
dov’è situato il bivacco Aronte,
il più
alto rifugio della Apuane e il più
antico, essendo stato inaugurato il
18 maggio 1902 dalla sezione Ligure
del CAI, è attualmente proprietà del
CAI di Massa. Costruito in muratura,
a volta in un unico vano.
La
vista, è ampissima sugli scoscesi
valloni che degradano al Frigido e
giù fino alla marina di Massa ed è
allietata dalla graziosa cuspide
della Punta Carina; a questa fa
seguito la rocciosa cresta che sale
alla Forcella di Porta e al Cavallo,
peccato il degrado sempre più
invadente delle cave.
Al rifugio
troviamo gli amici che sono andati
sulla Tambura e assieme pranziamo.
Adesso possiamo allentare la
tensione che ci ha tenuto sul chi va
là sino ad adesso, ora siamo
tranquilli seduti intorno ad un
tavolo e allora via alle cibarie.
Rimaniamo per circa un'ora e poi
riprendiamo la via di ritorno verso
la Foce di Cardeto, anche perché le
nuvole iniziano ad accumularsi,
ripartiamo ma non prima di aver
dato uno sguardo ammirato alla
vallata di Resceto ed alle guglie
rocciose che incorniciano il
bivacco.
Raggiungiamo e
attraversiamo le cave di marmo,
sempre più devastanti, e seguiamo la
strada carrozzabile fino ad
incontrare il sentiero (segnavia
179) che imbocchiamo.
Percorriamo
il sentiero costeggiando le pareti
del Cavallo, passiamo sotto il
famoso Canal Cambron luogo di
impegnative salite invernali, dopo
aver incontrato il bivio con il
sentiero n° 178 per L'acqua bianca
il sentiero riprende la ripida
salita, sulla sinistra ritrovando
abbondanti chiazze di neve.
oltrepassiamo il sentiero che porta
al Pisanino dal Pizzo d'altare e con
un'ultima salita giungiamo alla Foce
di Cardeto.
Facciamo un'ultima
sosta e ci dirigiamo verso al Val
Serenaia per il sentiero, lungo e
abbastanza monotono, già percorso al
mattino, appena imboccato questo
sentiero, giunge quello che
speravamo che ritardasse un po' ma
puntualmente come previsioni
dicevano, alle 15,00 iniziano i
primi goccioloni, tra l'altro
dobbiamo anche affrontare una lunga
e ripida discesa innevata e qui
tanti scivoloni.
Superata la zona
dei grossi massi squadrati che
qualche ciclope si è divertito a
scagliare qua e là inizia davvero a
piovere e forti tuoni iniziano ad
essere minacciosi sopra di no,
inoltre vuoi che non grandinasse?
Non ci siamo fatti mancare niente!
Dopo circa un'ora e mezza e
moltissimi scivoloni senza nessuna
conseguenza giungiamo nei pressi del
campeggio dove abbiamo le auto.
Andiamo subito al vicino rifugio Val
Serenaia dove ci cambiamo mettendoci
qualcosa di asciutto e terminare la
bella giornata davanti a una bella
birra. Ci scambiamo le nostre
impressioni e facciamo progetti per
nuove avventure, la più bella cosa è
stata vedere la felicità negli occhi
di chi ha affrontato per la prima
volta questa impegnatissima
escursione, complimenti a tutti!
Alla fine giunge l'ora di salutarci
e riprendiamo la via di casa.
Tirando le somme si può dire che la
giornata è stata una di quelle che
non si scordano: bel tempo,
splendidi scenari, bella compagnia:
che cosa chiedere di più?