
Foto escursione
|
Questa settimana ci cimentiamo su una via molto
impegnativa, al di fuori delle escursioni semplici sulle
Apuane. Ci abbiamo pensato molto se inserirla nel
calendario delle escursioni della sezione. Le molte
richieste dei soci e la partecipazione numerosa ci hanno
convinto di effettuarla; anche perché nei mesi passati
abbiamo avuto modo di vedere il migliorarsi dei nostri
soci, almeno quelli intenzionati a fare escursioni del
genere. Ci troviamo
al rifugio Val
Serenaia a quota 1060 mt. Alcuni di noi,
in verità, sono saliti dalla ferrata del
Contrario già dal giorno prima dormendo al rifugio,
tanto per non farsi mancare nulla. Guardando lo
scenario che ci circonda siamo già appagati volgendo lo
sguardo a 360 gradi siamo circondati dalle cime più
maestose e famose delle Apuane, Pizzo d’Uccello,
Pisanino, Cavallo, Contrario e Grondilice sorvegliano
pazientemente il luogo e sono i silenti testimoni della
devastazione ambientale delle molte cave che
caratterizza questa bella e sventurata valla.
Partiamo dal parcheggio del rifugio, diamo
un'occhiata alla cima e di
fronte ai nostri occhi si dipana tutto il nostro
itinerario lungo la ripidissima costola ovest della
Bagola. Da qui Re Pisanino appare una montagna severa e
compatta e ci mette un pò di soggezione; con il dovuto
rispetto iniziamo a salire. Suggeriamo
a tutti di rifornirsi di acqua alla partenza perché
durante tutto il tragitto non se ne trova più. Siamo in
21 partecipanti, un gruppo forse troppo numeroso per
un'escursione di questa difficoltà, dovremo stare molto
attenti.
Attraversiamo il letto
di un torrente in secca inoltrandosi sul pendio erboso
con una traccia spesso poco evidente ogni tanto si
possono scorgere vecchissimi segni rossi ormai sbiaditi.
Inizialmente è possibile scegliere tra due itinerari,
quello sulla sinistra è più evidente. Il secondo procede
invece sostanzialmente dritto; partendo sempre dal
parcheggio procede su una traccia meno evidente che a
tratti si perde nell'erba. Dobbiamo, comunque, tenere a
vista la cresta che vediamo a sinistra, quindi
percorriamo da inizio un impluvio e poi giriamo verso
destra. Oggi forse siamo anche fortunati per trovare la
traccia giusta, probabilmente nei giorni scorsi c'è
stato un bel via vai e l'erba è schiacciata rendendo
visibile il percorso. La Bagola Bianca è
un imponente anfiteatro di roccia ed erba culminante con
una cresta affilata contornata da scivoli rocciosi.
Come detto procediamo su una traccia appena accennata che scompare
per lunghi tratti nascosta dall'erba che quest'anno è
particolarmente folta e alta. Qui non c'è il pericolo
dei sassi ma il paleo è un nemico ancora più subdolo,
nasconde le sconnessioni del terreno ed è scivoloso.
Scivolare, o sfuggicare come si dice in versiliese,
potrebbe essere irrimediabile dato che l'elevata
pendenza renderebbe impossibile frenare la caduta. Qui è
difficile descrivere il tracciato, si deve procedere
fidandosi dell'esperienza scegliendo il percorso più
facile evitando al contempo di portarsi in situazioni
problematiche. Attraversato il pianoro che separa il
parcheggio dalla montagna si inizia subito a salire con
decisione, la traccia in un primo momento evidente
scompare tra l'erba alta rendendo ancora più faticosa
l'ascesa. Ci portiamo a ridosso di una crestina che
intendiamo salire incontrando dei segni rossi,
sbiaditissimi, su roccette a indicare il sentiero. Il gruppo
inevitabilmente si sgrana perché una forte pendenza sul
paleo è decisamente faticosa e pericolosa. Il paleo è
un'erba molto coriacea che con estrema prudenza può
essere usata come appiglio ma che forma un tappeto
sostanzialmente uniforme e scivoloso sotto le suole; chi
dovesse cadere probabilmente non avrebbe alcun modo di
fermarsi, con conseguenze immaginabili. Tra l'erba
spuntano a tratti delle rocce da superare arrampicando
che possono mettere in difficoltà in quanto sempre
esposte . Con molto buon senso riusciamo quasi sempre a
trovare un'alternativa lasciando spesso la traccia
segnalata che segue sostanzialmente la cresta. Dalla
cima della Bagola Bianca cominciano a spuntare i raggi
del sole che la inonderanno completamente quando noi
l'avremo oramai salita. Giungiamo
finalmente alla cima della
Bagola Bianca (m. 1807). E’ un momento di grande
soddisfazione: il Pisanino si para di fronte a noi alto
e slanciato, e sembra davvero impossibile poter arrivare
lassù. Sotto di noi appare Gorfigliano, oltre 1000 metri
più basso, mentre le creste della Forbice e della
Mirandola mostrano tutte le loro difficoltà. Ci concediamo una
sosta prima di affrontare un tratto ancora più
impegnativo lungo la cresta rocciosa che conduce in
vetta. Il paleo lascia il posto alla roccia che disegna
un sentiero ora ben evidente, sempre esposto in cima a
profondi precipizi. Il panorama è maestoso: la
Garfagnana punteggiata di laghi orlata dalle cime
dell'Appennino, la Lunigiana in tutta la sua vastità, la
costa tirrenica con le isole più vicine visibili
nonostante la foschia estiva, e in lontananza le Alpi
Marittime. Ma lo sguardo è costantemente rapito dalle
vette delle Apuane che possiamo ammirare nella loro
interezza. Le difficoltà ci impongono di concentraci
solo sul cammino; qui più che mai è vietato distrarsi,
una caduta sarebbe senza appello. Siamo in vetta alle
12,00, gli accompagnatori possono tirare un lieve
sospiro di sollievo anche se il bello deve ancora
venire. Per alcuni è la prima salita perciò ci
complimentiamo con loro, d'altronde è la vetta più alta
delle Apuane! Dopo una sosta e le classiche foto di
rito, ci accingiamo a scendere, percorrendo la via
normale. Transitiamo sull’elementare ma esposta cresta
sud della montagna (presenti segni blu) sino ad arrivare
allo sbocco del Canale delle Rose, il cui nome deriva da
una delicata leggenda. Il Canale delle Rose è
particolarmente rischioso perché in forte discesa e
pieno di sassi friabili e smossi. Raccomandiamo a tutti
la massima attenzione iniziando a scendere
compatti per evitare di far cadere sassi su chi è più in
basso. Dopo una lunga discesa nel Canale delle Rose
giungiamo alla Focetta dell'Altare da dove
si presentano due alternative, continuare a scendere
verso il fondo valle su un sentiero però particolarmente
brutto o aggirare gli Zucchi di Cardeto raggiungendo
infine la Foce di Cardato e da li la Val Serenaia. In
effetti ci sarebbe una terza alternativa: salire gli
Zucchi. Ma è per soli esperti e assolutamente no per un
gruppo. Decidiamo di aggirarli, lungo il sentiero
incontriamo due gruppi che stanno salendo. Il sole ora
picchia davvero forte, la temperatura non è
particolarmente elevata ma i raggi solari scottano la
pelle. Ci fermiamo proprio sulla
foce al riparo dal sole rinfrescati da una brezza
leggera. Ripartiamo il sentiero è ben segnalato
(segnavia 178) e la traccia evidente, ora si che gli
accompagnatori possono tirare un vero sospiro di
sollievo! Perché condurre un gruppo così numeroso sul
Pisanino non è da tutti. Lasciamo libero ognuno di
scendere col proprio ritmo, appuntamento nel fondo valle
al rifugio Val Serenaia. Da qui
la sagoma del Pisanino è impressionante, incute timore e
profondo rispetto. Ancora pochi passi e siamo sulla
carrozzabile e nella zona attrezzata per i pic-nic. Alle 15,40 siamo di nuovo al parcheggio,
sudati, stanchi ma immensamente soddisfatti per aver
salito la montagna più maestosa e difficile delle
Apuane. Una montagna da salire con la massima
attenzione, rispetto e consapevolezza dei rischi che
possono essere davvero molto seri. E' andato tutto
bene e allora via tutti a festeggiare davanti ad una
bella birra fresca
Ciao, alla prossima!!!
|
|