U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

16 - 19 agosto Traversata Alpi Apuane

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Una vasta rete di sentieri copre il territorio del Parco delle Alpi Apuane, circa un centinaio sono quelli segnalati dal Club Alpino Italiano, a questi si aggiungono gli itinerari di lunga percorrenza realizzati dalle Comunità Montane, come il Garfagnana Trekking, l’Apuane Trekking, il Lunigiana Trekking o l’Alta Via delle Apuane.
Prima di affrontare ogni percorso si consiglia di dotarsi di carte dettagliate, di verificare l’agibilità delle stesso e le condizioni meteorologiche.

Da Carrara al ponte sul Carrione si svolta a destra per Gragnana (m. 219), si oltrepassa questo paese giungendo a Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che, appena prima del valico della Spolverina, quota 655, si prende decisamente a destra per la carrozzabile che porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della Gabellaccia, così detto perché qui esisteva una dogana di confine fra il Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio di Fivizzano (Granducato di Toscana) per pervenire al Colle dell' Uccelliera, m. 1230, dove è assolutamente obbligatorio fare una sosta nell'ampio piazzale: infatti a destra ci si può affacciare e abbracciare con lo sguardo il bacino marmifero di Carrara, uno spettacolo veramente impressionante che lascia senza fiato e senza parole.
Riprendiamo la strada per Foce di Pianza (m. 1279) dove giungiamo in breve tempo: davanti a noi il Sagro (m. 1749) con il bacino delle cave, sulla sinistra il monte Borla (m. 1469) e sulla destra i monti Maggiore (m. 1396) e Spallone (m. 1650).

                                                                                    - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO: Foce di Pianza(mt. 1279), Foce di Navola (mt.1.235), Foce Rasori(mt. 1320), Finestra del Grondilice(mt. 1750), Orto di Donna (mt.1500), Foce di Cardeto(mt.1670), Passo della Focolaccia (mt.1685), Monte Tambura(mt.1890), Passo Tambura (mt.1620) , Campaniletti (mt. 1434), Arnetola (mt. 900), Passo Sella (1500 mt.),
 
  PARTECIPANTI: 11  escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (EEA)

 
TEMPI DI PERCORRENZA
Complessivamente
circa 30 ore
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :
CAI Bianco rossa - 173 Capanna Garnerone-Foce di Monte Rasori-Foce di Navola-Foce di Vinca-Foce del Pollaro-Foce del Faneletto-Foce di Pianza-Retroborla-Campocecina-Rifugio Carrara
 186 
Capanna Garnerone-Foce di Monte Rasori-Finestra Grondilice-Rifugio Orto di Donna   179 Foce di Giovo-Rifugio Orto di Donna-Foce di Cardeto-Passo della Focolaccia-Bivacco Aronte
148
Passo della Tambura-Vetta Monte Tambura-Passo della Focolaccia 
35
Resceto-Casa del Fondo-Finestra Vandelli-Passo della Tambura-Arnetola
31 Azzano-Foce del Giardino-Cervaiole-Strada marmifera per le cave del Fondone-Arni-Strada Marmifera per il Passo Sella-Passo Sella-Arnetola

 

   
 


ACQUA: Ai rifugi Orto di Donna, Nello Conti, se fortunati sotto il passo Tambura e a Passo Sella appena scesi in direzione Arni
 
 
PUNTI D'APPOGGIO :
Rifugi Orto di Donna, Nello Conti ai Campaniletti, Rifugio Puliti, Punti di abbandono escursione: Vinca, Resceto, Arnetola - Vagli, Arni
 

PERIODO CONSIGLIATO:  primavera estate

 

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Foto escursione
              



1° giorno:

  • Foce di Pianza (mt.1260 ca.)
  • Giro del versante nord del Sagro (via Foce del Fanaletto, mt.1426)
  • Foce del Pollaro
  • Foce di Vinca (mt.1333)
  • Foce di Navola (mt.1235)
  • Finestra del Grondilice (mt.1773)
  • Orto di Donna (mt.1500)

    Gli appassionati di escursionismo nati tra la Lunigiana la Garfagnana e la Versilia hanno un sogno, un desiderio. Che è quello di attraversare in tutta la sua grandezza l'arco delle Alpi Apuane.
    Così quest'anno abbiamo deciso di inserirlo nel nostro calendario escursionistico.
    Vogliamo e "dobbiamo" provare l'emozione di essere immersi in quel fantastico mondo naturale così vicino casa. Vogliamo essere proiettati e trovarci in quel paradiso terrestre che così meravigliosamente ci attrae.
    Chi conosce le nostre montagne sa perfettamente che non sono proprio scampagnate sa che troverà salite erte e discese impegnative. Sicuramente non troverà ghiacciai e crepacci ma non mancheranno baratri e passaggi vertiginosi su cui dover fare molta attenzione.
    Ma noi ci sentiamo pronti ed anche se il programma che ci siamo dati è impegnativo siamo carichi al punto giusto per affrontare la nostra lunga escursione.
    E' il giorno della partenza. Ci troviamo al punto di ritrovo convenuto e servendoci di un pullmino a noleggio ci rechiamo verso Campocecina sul versante Apuo-Carrarino e luogo da dove prenderà il via la nostra camminata.
    Sono le ore 08,00 del 16 Agosto e siamo ai piedi del monte Sagro e dopo avere indossato zaini e scarponi muoviamo i primi passi. Siamo già venuti parecchie volte in questo luogo ed ogni volta, come se fosse la prima, sentiamo come se il nostro cuore venisse stretto in una morsa, sappiamo e ne siamo consapevoli che il marmo è vita è pane ma vedere che la montagna viene graffiata, offesa violentata da farcela trovare ogni volta morfologicamente cambiata ci fa stare male.
    La prima parte del tragitto che costeggia il monte Sagro sul versante sud sud-ovest è quasi interamente pianeggiante con solo alcuni brevi tratti in salita fino a giungere sulla cresta ovest praticamente la prima terrazza che si affaccia sul versante nord nella valle di Vinca possiamo ammirare la maestosità del monte Pizzo d'Uccello che sovrasta il paese di Vinca. E più in lontananza i monti dell'Appennino della zona del Passo del Cerreto.
    Proseguendo sul versante nord dal monte Sagro il sentiero se pur in discesa diventa un po' più impegnativo ci sono comunque alcuni cavi in acciaio per aiutarsi. Il tratto non è comunque molto lungo e attraverso le vari foci,
    Foce del Pollaro, Foce di Vinca (mt.1333),Foce di Navola (mt 1235 )
    arriviamo quindi alla foce di Rasori dove facciamo una breve sosta per affacciarci sul versante ad Est direzione foce di Luccica e più in lontananza e fuori dalla nostra visuale il paese di Colonnata. Il tempo di tirare un po' il fiato e si riparte. Il sentiero adesso è molto bello attraversa un bosco di faggi poi di conifere ed in questi tratti anche il nostro chiacchiericcio si fa più sciolto ed intenso. Oltrepassiamo la foce di Navola e ci accingiamo ad incontrare quello che sarà, uno, se non il tratto più impegnativo della tappa odierna il versante sud del Monte Grondilice, quello che ci porterà alla passo omonimo per poi condurci in Val Serenaia.
    Qualche leggero dolore colpa dello zaino, delle scarpe, del caldo forse del pensiero di non essere troppo allenati ci mette un po' in ansia, ma la compagnia è buona ed una frase, una battuta al momento giusto serve ad alleviare molti dolori e le fatiche.
    Ci incamminiamo di nuovo ed è subito salita non difficile ma abbastanza ripida il fiato si fa un po' corto ma bisogna andare. L'erba a breve lascia il posto alla roccia che sul monte Grondilice non è buona e sgretolandosi si trasforma in inerte più o meno grande da rendere ancora più difficoltoso il cammino. Di tanto in tanto pochi secondi per riprendere fiato e via.
    Eccoci così giunti al passo o finestra del Grondilice. Lo spettacolo che vediamo è indescrivibile da tanta grandiosità i monti Pisanino, Cavallo, Contrario i Pizzi di Cardeto ecc. sono qualcosa di talmente imponente e maestoso da toglierti il fiato.
    Purtroppo sapevamo che anche la Val Serenaia è zona che viene defraudata e come già la mattina la sensazione che abbiamo avuto nell'incontrare le cave è la stessa.
    Effettuata la salita decidiamo he è arrivato il momento di rimettere carburante ed allora qualche minuto di sosta per mangiare e bere qualcosa è d'obbligo.
    Alcuni di noi, mai domi, decidono di salire alla vetta del Gronilice. Salita breve e facile il complicato avviene al momento di ridiscendere in quanto questa è una montagna " marcia"!
    Ricompattato il gruppo  prendiamo la discesa che in breve ci porta al rifugio Orto Di Donna a Cava 27, appena sotto le propaggini del Contrario, dalla nostra carissima amica e gestore del rifugio stesso.
    Appena arriviamo ci accoglie calorosamente e ci indica subito i nostri alloggiamenti. Subito dopo è d'urgenza una bella doccia per levarci di dosso il sudore e la polvere.
    Attendiamo l'ora di cena ma per ingannare il tempo ci concediamo una birra e qualche patatina e noccioline.
    Ma ecco, veniamo invitati a prendere posto nella sala e ci accingiamo a cenare con pietanze di vero gusto.
    Rimaniamo un po' a parlottare e raccontarci varie esperienze
    ma ben presto la stanchezza ci prende e un pò alla spicciolata ci tuffiamo nelle braccia di Morfeo.
    Buona Notte


     2° Giorno
  • Foce di Cardeto(mt.1670)
  •  Passo della Focolaccia (mt.1685)
  •  Monte Tambura(mt.1890)
  •  Passo Tambura (mt.1620)
  •  Campaniletti (mt. 1434)

    La notte passa senza traumi sonori, i russatori questa volta non ci sono stati, tutta normale amministrazione!
    Operazione di pulizia generale e una ricca colazione e siamo pronti a ripartire.
    Salutiamo l'amica Stefania e il suo staff e ben rifocillati e riposati  continuiamo il nostro pellegrinaggio in direzione foce di Cardeto sotto gli omonimi Pizzi ed il Monte Cavallo il sentiero se pure abbastanza coperto dall'erba è bello e facile. Ogni tanto piccole soste per ammirare la Val Serenaia e il versante est del Pizzo d'Uccello e di Foce a Giovo.
    Attraversato il Passo Cardeto scendiamo verso la cava della Foccolaccia ed anche qui purtroppo troviamo che dall'ultima volta l'aspetto morfologico per causa dell'uomo è cambiato. Una visita doverosa al Bivacco Aronte (Rif. Più antico delle Apuane di proprietà del C.A.I. Di Genova).
    Stiamo per affrontare la vetta che faremo durante  il monte Tambura secondo ed ultimo tratto impegnativo della giornata. La salita a questa vetta è necessaria perché non vi sono altri sentieri per raggiungere il Rifugio Nello Conti ai Campaniletti che è la nostra meta di questo secondo giorno escursionistico. Qualcuno immersi forse un po' nei propri pensieri o ricordi allunghano inavvertitamente il passo ed arriviamo in vetta con qualche minuto di anticipo sul resto del gruppo.
     Il panorama che và dalla costa Apuo-Versiliese e dall'Appennino fino alle vette più vicine a casa nostra come il monte Corchia e i monte Pania o l'Altissimo ci deliziano lo sguardo per non parlare delle isole dell'arcipelago che oggi si mostrano in bella evidenza.
    Farci una foto di gruppo qui è quanto mai doveroso.
    Scendiamo la cresta della Tambura ed arriviamo all'omonimo passo da lì in pochi minuti sul versante massese arriviamo al rifugio che si trova ai piedi sul versante sud del Monte Sella.
    E' vero che nei rifugi di montagna forse bisogna accontentarsi ma, secondo me, l'accoglienza dovrebbe essere credo gradevole ed il vitto un po' abbondante dato che presumibilmente chi arriva ha fatto fatica ed ha consumato molte calorie Cose che sono mancate in questo rifugio come per  l'alloggio e la pulizia anche queste molto carenti. Ma la cosa che più ci ha infastidito è come avviene la gestione, in modo assai bizzarro per non dire altro.
     Ci siamo consolati comunque con una bella serata di stelle ed ammirando il panorama delle luci della costa.
    Dopo una ricostituente dormita  siamo a fare colazione nella sala del rifugio. Non ci siamo alzati troppo presto in quanto aspettiamo tre nuovi amici, che questi si hanno fatto una levataccia, che si uniranno a noi.
    Infatti eccoli, li vediamo arrivare, li facciamo riposare un po' ma poi via si riparte, ce ancora tanta strada da fare prima di ritrovare un giaciglio!

    3° giorno
  • Rifugio Nello Conti

  • Arnetola (mt. 900)

  • Passo Sella (1500 mt.)

  • Rifugio Puliti

    La nostra terza tappa avrà come punto di arrivo il Rifugio Puliti del CAI di Pietrasanta.
    Eccoci quindi di nuovo in marcia risalendo il sentiero che ci ricondurrà a passo Tambura, una volta raggiunto il passo non ci resta che scendere dalla parte opposta  percorrendo la " Via Vandelli", segnavia n° 35, antica via che partendo da Massa arrivava a Modena, sino alla località Arnetola per poi risalire verso Passo Sella.
    La parte del versante marino è stata restaurata sino alla località " Finestra Vandelli" dove a breve distanza c'è il rifugio Nello Conti che ci ha appena ospitati per la notte, mentre nel versante interno la via è messa peggio ma comunque ben percorribile, tanto che abbiamo incrociato anche un Biker che con la sua MTB saliva verso il passo........un pò spingendo ma l'intenzione l'aveva!
     Arrivati ad un bivio sopra la località Arnetola in prossimità di una cava, cava Formignatola, svoltiamo per Passo Sella, imboccando il sentiero n° 31,  questa antica mulattiera fu fatto allargare e sistemare durante la seconda guerra mondiale dai tedeschi per facilitare l’accesso al Passo di Sella e per questo è chiamato anche sentiero della Todt.
    Questo lungo sentiero non è più percorribile per intero causa l'interruzione alla cava delle Cervaiole. Comunque può essere percorso nei suoi tratti accessibili con escursioni molto interessanti e variate per gli ambienti e per i panorami. Esso univa l'Alta Versilia con la Garfagnana (valle dell'Edron). 
    La strada che percorriamo anche se in salita abbastanza dura è all'interno di un bel bosco e la temperatura godibile ci attenua la fatica.
    Incontriamo un grosso tubo per l’acqua e pochi minuti dopo una radura che ci permette di vedere bene la zona del Sella.
    Siamo nella zona di Ripanaia, ricca di fenomeni carsici.
    Percorriamo il sentiero, che ora si presenta ancora in ottime condizioni, eprosegue in ampi tornati.
    Giungiamo infine al Passo
    Sella spartiacque tra la valle dei paesi di Arni e quello di Vagli,  un passo erboso, dall’aspetto appenninico, tra le valli di Arni e quella di Arnetola, situato a 1500 metri.
    Pensiamo sia il caso di tirare un po' il fiato e magari mangiare qualcosa, nel frattempo prendiamo la decisione di quale via prendere per raggiungere il rifugio Puliti.
    Siamo davanti a due alternative, ce ne sarebbero altre ma noi prendiamo in considerazione queste due: scendere verso Arni dalla via Marmifera attraversando le cave oppure prendere il sentiero per il Passo del Vestito e scendere poi al rifugio, quest'ultima molto più lunga e impegnativa; la decisione presa all'unanimità.........la marmifera.
    La strada come si può immaginare è lunga e polverosa, dalle cave Ronchieri al Passo Sella porta sino al paese di Arni, come detto è lunga ma soprattutto polverosissima. Appena fatte due curve sulla destra c'è una bellissima sorgente con una freschissima acqua, quì dobbiamo ringraziare l'amico e socio CAI e UOEI Piero Angelini che ultimamente con molta fatica e sacrificio è riuscito a riportare alla luce l'antica fonte che ormai si era interrata. Naturalmente facciamo scorta di questa buonissima acqua fresca.
    Poi tornante dopo tornante ci avviciniamo sempre di più al paese di Arni sino a che su una curva sulla nostra destra scorgiamo partire il sentiero n° 31A che in breve ci porta al rifugio Puliti. Quì veniamo accolti calorosamente dai gestori Virginia e Ettore, amici prima che gestori.
    Ci aggiunge, nel frattempo un'amica, Angela che ci fa' la gradita sorpresa di aver portato lo spritz con stuzzichini annessi.
    E' piacevolissimo stare nei tavoli all'esterno, e tra una chiacchiera e l'altra ben presto arriva l'ora di cena, che ci viene servita subito, antipasto di fichi e prosciutto, anche questi portati dalla Angela, Grigia con zucchini e pancetta, grigliata mista, buon vino, dolce, caffè e ammazzacaffè.
    Ci voleva una cena così sostanziosa!!
    Ora le solite quattro amenità e anche stasera giunge l'eco di morfeo che ci invita a recuperare le forze per il giorno seguente per un'ultima tappa molto più impegnativa delle altre.
     

    4° giorno

  • Rifugio Puliti ( mt 930 )

  • Le Gobbie  (mt. 1037)

  • Passo degli Uncini (mt.1366)

  • Vetta Altissimo (mt.1589 )

  • Passo dell'Orso o dell'Onda (mt. 1460)

  • Cava della Tela

  • Cava Colonnoni

  • strada marmifera dell'Altissimo

  • Azzano ( mt. 452 )

  • Desiata

  • Seravezza (mt.50)

  • Per qualcuno facoltativamente, mai domo, Pietrasanta (mt.14)

    Eccoci ad affrontare la nostra quarta e ultima tappa, a mio parere la più lunga e complicata, ma ormai siamo in ballo e noi balliamo.
     Partiamo subito appena fatto colazione ed essere pronti con l'affardellamento degli zaini, salutiamo i gestori che sembra non vogliano lasciarci andare e via prendiamo il sentiero n° 33 per la località le Gobbie.
    Siamo ancora un po' tutti assonnati e forse la fatica inizia a sentirsi, proseguiamo in silenzio

    ognuno sprofondato nei suoi pensieri.....che ci sarà da pensare poi? Bho!!!
    Saliamo qualche scalino sulla sinistra del rifugio e imbocchiamo il sentiero tra prati ben tenuti e in pochi minuti siamo alla Madonna del Cavatore, grande statua della Vergine che domina sull'abitato di Arni. Proseguiamo ancora tra prati sino ad entrare in una faggeta e tra roccette giungiamo con questo comodo sentiero alla località le Gobbie. ( Ex Casa Henraux).
    Abbiamo fatto un'abbondante colazione ma ci manca qualcosa e quel qualcosa è un buon caffè espresso, quindi una sosta è d'obbligo.
    Riprendiamo il cammino portandoci sulla strada asfaltata e l'attraversiamo, da qui inizia il sentieri 33 e 41 per questo tratto proseguono assieme, zona carsica con molte cavità, tra queste, forse la più conosciuta è la grotta Giancona.
    Camminiamo su una bella mulattiera ben conservata nel folto di una faggeta, questa mulattiera è relativamente recente i quanto fu fatta fare dai tedeschi durante l'ultima guerra per approvvigionare le postazioni sul crinale della Linea Gotica.
    Superiamo un piano inclinato di una lizza, si può ancora ammirare la maestria di come venivano costruiti in quanto ancora in buono stato.
    Giungiamo alla lizza, che troviamo a destra, e davanti a noi il bivio tra il 33 e il 41. Noi prendiamo il n° 33 proseguendo verso sinistra sulla strada marmifera, dopo pochi metri troviamo il sentiero sulla destra.
    Sentiero che prosegue nel bosco da prima non molto in salita ma ben presto lo diventa, anche qui la presenza di grotte o pozzi è evidente, proprio uno lo notiamo di fainco al sentiero.
    Il sentiero si apre e abbiamo una bella vista sulle Apuane, dal Sagro fino alla Tambura e, in primo piano, sul vicino monte Pelato.
    Rientriamo nel bosco e in breve giungiamo al Passo degli Uncini ( 1390 mt.), il versante meridionale appare alquanto spoglio con pareti vertiginose a strapiombo  e ardite guglie guizzano verso il cielo (
    Roberta hai notato).
    Ci riposiamo un pò e facciamo il punto della situazione, dobbiamo prendere una decisione su che via prendere per scendere, qui ce ne sono molte e quali più, quali meno tutte impegnative. Le opzioni erano un po' contrastanti ma con un po' di imperio viene presa tra tutte quella che è la più impegnativa e cioè dalla Vetta dell'Altissimo per poi scendere dal sentiero della Tela......sentiero, bhà!
    OK, decisione presa si parte, ci dividiamo in due gruppi uno che segue il sentiero n° 143 e un altro per il crinale, a mio parere meno impegnativo anche se su una cresta a tratti esposta; io seguo quello.
    Ora siamo sull'ultimo tratto di cresta prima della vetta, non ci sono particolari difficoltà ma a chi soffre di vertigini non è consigliato, per i grandi strapiombi che si inabissano verso sud.
    Dalla cresta si ha una colpo d'occhio sul panorama; l'Altissimo non è  tra le più alte vette delle Apuane, ma è chiaro che il nome gli è stato dato da chi vedeva questo imponente monte dal basso della Versilia. E infatti svetta isolato come balcone di prim'ordine sulla costa carrarese, fino al golfo della Spezia con Portovenere e le isole della Palmaria, Tino e Tinello. Verso sud, invece, la costa versiliese con il lago di Massaciuccoli. Nelle giornate limpide si vede la Corsica e le isole dell'arcipelago toscano. Poco sotto di noi, sempre verso sud/sud est, l'impressionante cava delle Cervaiole e il Passo del Vaso Tondo. E ancora, alle nostre spalle, le vette delle Apuane:  Sagro, Cavallo, Contrario, Tambura, Sella, Fiocca, Sumbra, Pania della Croce, Corchia.
    Continuiamo, la vetta ormai è vicina, saliamo un ultimo breve tratto e giungiamo in vetta a quota mt.1589.
    Arrivati ci concediamo una breve sosta per rifocillarci un po' e  goderci il bellissimo panorama.
    Memori di nefaste soste sulla vetta dell'Altissimo dove ci siamo riempiti di "selvaggiume" , quella fastidiosissima, e pruriginosa, irritazione cutanea causata da acari che abitano abitualmente su animali selvatici cerchiamo di sederci su rocce un pò sopraelevate e sperando che le temperature eccessive di questi ultimi tempi abbiano fatto scomparire questi fastidiosissimi insetti. 
    Ma tutte le cose belle alla fine finiscono e dobbiamo riprendere il cammino per il ritorno, abbiamo ancora molta molta strada da fare.
    Per la discesa seguiamo sempre il sentiero n° 143 in direzione sud est per il " Vaso Tondo" guardati a vista da un bel branco di capre selvatiche.
    La discesa non è difficoltosa, mentre scendiamo si possono visitare postazioni e trincee qui presenti, infatti questi luoghi erano quelli della Linea Gotica. Proseguiamo e di tanto intanto ci si affaccia sullo splendido versante sud.
    Scendiamo ancora e prima di arrivare al Passo del Vaso Tondo giungiamo alla Foce dell'Orso o come altri la chiamano Passo dell'Onda. Questo sito non è facilmente identificabile in quanto non ci sono indicazioni, posso solo dire che nelle vicinanze c'è una postazione tedesca restaurata, se si sale leggermente sulla cresta si può notare il sentiero che nel primo tratto è lastricato.
    Appunto solo il primo tratto poi diventa un ripidissimo sentiero tra sfasciumi e terra smossa, la scivolata è sempre in agguato, per fortuna non è successo, infatti qui se scivoli non è che hai tante possibilità, prega di abbracciare qualche alberello o l'onnipresente tubo che portava acqua alle cave sottostanti.
    Comunque il sentiero è stato segnato con i colori CAI bianco rossi, non si è notato nessuna numerazione, alcuni di noi ipotizzavano che sia il proseguo ad anello della Via dei Pisani che parte dal Passo degli Uncini, troviamo anche un brevissimo tratto attrezzato con cavo d'acciaio.
    Con un po' di temenza e tanta prudenza giungiamo al piazzale della cava della Tela, tra qualche blocco ancora in inutile attesa che venga trasportato a valle inoltre vi sono ancora due grossi vasconi per la raccolta dell'acqua, interessante anche un edificio sotto roccia (casa d'Abrì), presso il quale si può scendere a una grotta con una vasca in marmo per la raccolta dell'acqua e molti detriti. La cosa più spettacolare è " l'Occhio dell'Altissimo " un'apertura nella montagna che si apre sul piazzale della Cava della Tacca Bianca e dal quale si gode un bel panorama sul Cavallino di Azzano e sulla costa. Questo intaglio, alto qualche decina di metri, è dovuto all'attività dell'uomo alla ricerca del famoso statuario della zona, tra l'altro le cave sottostanti a quella della Tacca Bianca (Fitta e Macchietta) si sviluppano proprio nel ventre della montagna. Un'altra cosa va segalata su cosa si scorge affacciandoci in basso sulla destra:  l'arrivo del Sentiero dei Tavoloni che un tempo univa la cava dei Colonnoni  e quella della Tacca Bianca  in quanto le due cave in linea d’aria sono vicine ed erano congiunte da una serie di passerelle dette " I Tavoloni " che sorrette da grossi pali di ferro conficcati nella roccia, sotto un vuoto veramente vertiginoso. Queste costruzioni furono fatte dai cavatori per risparmiare tempo e fatica, senza dovere riscendere al bivio e poi risalire il monte per altri 40 / 50 minuti.
    Ormai, purtroppo non resta niente solo i fittoni metallico che reggevano le tavole, sarebbe bello che qualche associazione, magari importante e amministrazioni decidessero di ripristinare tale percorso e magari sfruttare il sito di queste cave come testimonianza della cultura del marmo quando lo sfruttamento non era così invasivo come ai nostri giorni e non perdendo tali testimonianze quando l'incuria e il tempo non lasceranno più niente per ricordare alle generazioni future il sacrificio dei nostri antenati nel portare a casa il pane quotidiano rischiando ogni momento la propria vita. Ora che siamo un po' più risalassati ci concediamo una sosta per il pranzo. Male all'ombra che ci regala un po' di fresco non ci si starebbe ma dobbiamo proprio ripartire.
    Seguendo la via di lizza ci dirigiamo sulla sottostante cava Dei Colonnoni.
    Ci dirigiamo verso la sottostante cava dei Colonnoni. Scendiamo in ripidissima discesa e ci teniamo a sinistra dove sono presenti degli scalini.
    Vi sono molte testimonianze del duro lavoro che veniva svolto nelle cave la testimonianza più evidente sono i fori dove erano alloggiati i piri, attorno ai quali venivano avvolte le funi che trattenevano i blocchi di marmo, le così dette "Cariche", lungo la lizza troviamo ancora un dei piri di legno e uno molto bello di marmo con le scanalature prodotte dall'attrito delle corde.
     Scendiamo sulla ripidissima via, sfruttando, dove ci sono degli scalini scavati nella roccia che servivano per i cavatori per salire o scendere più agevolmente.
    La lizza è stata tagliata dalla strada marmifera che porta alla vicina cava Fitta e per forza di cose ci dobbiamo calare per circa cinque - sei metri, per fortuna qui è stata messa una corda fissa per permettere di salire o scendere facilmente.
    La calata sulla strada marmifera non ci crea problemi e ben presto siamo tutti scesi. Prendiamo la marmifera verso valle e dopo due tornanti sulla destra ci sarebbe il sentiero dei Cavatori che conduce alla Polla, sentiero lungo e ripido, all'unanimità viene deciso di proseguire per marmifera, noiosa ma comunque molto molto tranquilla. Dopo circa quaranta minuti di questa strada giungiamo alla cappellina della Madonna dei Cavatori nei pressi della vicina Polla. Dove sorge la cappellina una volta c'era la grande teleferica che portava materiali sino alla cava della Tacca Bianca, infatti sotto il pavimento coperta da una grande lastra di vetro c'è ancora la grande ruota della teleferica.
    C'è un bel fresco  e ne approfittiamo per una breve sosta, ma ben presto riprendiamo il sentiero, passiamo la casa Enraux e infine giungiamo al cancello che chiude il passaggio ai mezzi non autorizzati, appena prima del cancello sulla sinistra c'è il sentiero SAV ( Sentiero Alta Versilia) per Azzano. anche qui due gruppetti uno sul sentiero, uno per strada asfaltata.
    Appuntamento tra i due gruppi al ristorante bar " Il Michelangelo" arriviamo quasi in contemporanea e brindiamo con una bella birra fresca alla riuscita del bellissimo trekking che stiamo quasi terminado.
    Riprendiamo il cammino e poco dopo il Ristorante Michelangelo   scendiamo delle scale sulla sinistra fino ad imboccare il facile sentiero a sinistra che ci porterà sino alla località la Desiata sopra Seravezza. Alla Desiata ci accoglie la cosiddetta civiltà, qui scorre il fiume Serra e la particolare bellezza delle sue pozze d'acqua cristallina richiamano qui moltissime persone e così viene subito qualcuno a fiutato affari, molte navette portano la gente qui, non manca il porchettaro e banchetti vari questi quattro giorni ci avevano fatto quasi dimenticare tutto questo e improvvisamente ci ritroviamo catapultati di nuovi nella più brutale civiltà!
    Adesso il nostro percorso continuerà per forza di cose su asfalto e raggiungiamo le località di Malbacco e poi di Rio Magno, ormai siamo alle porte di Seravezza e la nostra escursione termina qui; per alcuni un piccolo gruppetto denominato mai domi decidono di proseguire Sino a Pietrasanta, sono altri 6Km circa ma dopo tanti chilometri uno più uno meno non fa la differenza. Io personalmente arrivo alle ore 19,00 in piazza del Duomo a Pietrasanta e per che mi riguarda considero conclusa l'escursione.
    Abbiamo passato quattro giorni in serena compagnia è stata una bella prova siamo riusciti a stare assieme senza aggredirci o avere screzi vari è stata una bella prova.
    Nell'insieme escursione molto bella posti da favola in parti delle Apuane che non tutti frequentano, è stata impegnativa sia fisicamente ma anche dal lato organizzativo ma la nostra associazione è ben lieta di spendersi, anche a livello personale, a organizzare queste escursioni quando abbiamo un riscontro positivo dei nostri soci, questo ci sprona a organizzare molte altre iniziative.
    Grazie a tutti coloro che hanno partecipato a questa e a tutti quelli che partecipano a tutte le altre escursioni che la UOEI Ripa di Versilia propone.

    Alla prossima
    !

 

 

 

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