Foto escursione
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1°
giorno:
-
Foce di Pianza (mt.1260 ca.)
- Giro del
versante nord del Sagro (via Foce del Fanaletto,
mt.1426)
- Foce del
Pollaro
- Foce di Vinca (mt.1333)
- Foce di
Navola (mt.1235)
-
Finestra del
Grondilice (mt.1773)
- Orto di Donna (mt.1500)
Gli appassionati di escursionismo nati tra
la Lunigiana la Garfagnana e la Versilia hanno un
sogno, un desiderio. Che è quello di attraversare in
tutta la sua grandezza l'arco delle Alpi Apuane. Così quest'anno
abbiamo deciso di inserirlo nel nostro calendario
escursionistico. Vogliamo e "dobbiamo"
provare l'emozione di essere immersi in quel
fantastico mondo naturale così vicino casa. Vogliamo
essere proiettati e trovarci in quel paradiso
terrestre che così meravigliosamente ci attrae. Chi conosce le nostre montagne sa perfettamente che
non sono proprio scampagnate sa che troverà salite
erte e discese impegnative. Sicuramente non troverà
ghiacciai e crepacci ma non mancheranno baratri e
passaggi vertiginosi su cui dover fare molta
attenzione. Ma noi ci sentiamo pronti ed anche se
il programma che ci siamo dati è impegnativo siamo
carichi al punto giusto per affrontare la nostra
lunga escursione. E' il giorno della partenza. Ci
troviamo al punto di ritrovo convenuto e servendoci
di un pullmino a noleggio ci rechiamo verso Campocecina sul versante Apuo-Carrarino e luogo da
dove prenderà il via la nostra camminata. Sono le
ore 08,00 del 16 Agosto e siamo ai piedi del monte
Sagro e dopo avere indossato zaini e scarponi
muoviamo i primi passi. Siamo già venuti parecchie
volte in questo luogo ed ogni volta, come se fosse
la prima, sentiamo come se il nostro cuore venisse
stretto in una morsa, sappiamo e ne siamo
consapevoli che il marmo è vita è pane ma vedere che
la montagna viene graffiata, offesa violentata da
farcela trovare ogni volta morfologicamente cambiata
ci fa stare male. La prima parte del tragitto che
costeggia il monte Sagro sul versante sud sud-ovest
è quasi interamente pianeggiante con solo alcuni
brevi tratti in salita fino a giungere sulla cresta
ovest praticamente la prima terrazza che si affaccia
sul versante nord nella valle di Vinca possiamo
ammirare la maestosità del monte Pizzo d'Uccello che
sovrasta il paese di Vinca. E più in lontananza i
monti dell'Appennino della zona del Passo del
Cerreto. Proseguendo sul versante nord dal monte
Sagro il sentiero se pur in discesa diventa un po'
più impegnativo ci sono comunque alcuni cavi in
acciaio per aiutarsi. Il tratto non è comunque molto
lungo e attraverso le vari foci,
Foce del
Pollaro, Foce di Vinca (mt.1333),Foce di
Navola (mt 1235 )
arriviamo quindi alla foce di Rasori dove
facciamo una breve sosta per affacciarci sul
versante ad Est direzione foce di Luccica e più in
lontananza e fuori dalla nostra visuale il paese di
Colonnata. Il tempo di tirare un po' il fiato e si
riparte. Il sentiero adesso è molto bello attraversa
un bosco di faggi poi di conifere ed in questi
tratti anche il nostro chiacchiericcio si fa più
sciolto ed intenso. Oltrepassiamo la foce di Navola
e ci accingiamo ad incontrare quello che sarà, uno,
se non il tratto più impegnativo della tappa odierna
il versante sud del Monte Grondilice, quello che ci
porterà alla passo omonimo per poi condurci in Val Serenaia. Qualche leggero dolore
colpa dello zaino, delle scarpe, del caldo forse del
pensiero di non essere troppo allenati ci mette un
po' in ansia, ma la compagnia è buona ed una frase,
una battuta al momento giusto serve ad alleviare
molti dolori e le fatiche. Ci incamminiamo di nuovo ed è
subito salita non difficile ma abbastanza ripida il
fiato si fa un po' corto ma bisogna andare. L'erba a
breve lascia il posto alla roccia che sul monte
Grondilice non è buona e sgretolandosi si trasforma
in inerte più o meno grande da rendere ancora più
difficoltoso il cammino. Di tanto in tanto pochi
secondi per riprendere fiato e via. Eccoci così giunti al passo o finestra del
Grondilice. Lo spettacolo che vediamo è
indescrivibile da tanta grandiosità i monti Pisanino,
Cavallo, Contrario i Pizzi di Cardeto ecc. sono
qualcosa di talmente imponente e maestoso da
toglierti il fiato. Purtroppo sapevamo che anche
la Val Serenaia è zona che viene defraudata e come
già la mattina la sensazione che abbiamo avuto
nell'incontrare le cave è la stessa. Effettuata
la salita decidiamo he è arrivato il momento di rimettere carburante ed
allora qualche minuto di sosta per mangiare e bere
qualcosa è d'obbligo. Alcuni di noi, mai domi,
decidono di salire alla vetta del Gronilice. Salita
breve e facile il complicato avviene al momento di
ridiscendere in quanto questa è una montagna "
marcia"! Ricompattato il gruppo prendiamo
la discesa che in breve ci porta al rifugio Orto Di
Donna a Cava 27, appena sotto le propaggini del
Contrario, dalla nostra carissima amica e gestore
del rifugio stesso. Appena arriviamo ci accoglie
calorosamente e ci indica subito i nostri
alloggiamenti. Subito dopo è d'urgenza una bella
doccia per levarci di dosso il sudore e la polvere.
Attendiamo l'ora di cena ma per ingannare il tempo
ci concediamo una birra e qualche patatina e
noccioline. Ma ecco, veniamo invitati a prendere
posto nella sala
e ci accingiamo a cenare con pietanze di
vero gusto. Rimaniamo un po' a parlottare e
raccontarci varie esperienze ma
ben presto la stanchezza ci prende e un pò alla
spicciolata ci tuffiamo nelle braccia di Morfeo.
Buona Notte
2°
Giorno
-
Foce
di Cardeto(mt.1670)
-
Passo
della Focolaccia
(mt.1685)
-
Monte
Tambura(mt.1890)
-
Passo
Tambura (mt.1620)
- Campaniletti (mt.
1434)
La notte passa senza
traumi sonori, i russatori questa volta non ci sono
stati, tutta normale amministrazione! Operazione
di pulizia generale e una ricca colazione e siamo
pronti a ripartire. Salutiamo l'amica Stefania e
il suo staff e ben rifocillati e riposati continuiamo il nostro pellegrinaggio in direzione
foce di Cardeto sotto gli omonimi Pizzi ed il Monte
Cavallo il sentiero se pure abbastanza coperto
dall'erba è bello e facile. Ogni tanto piccole soste
per ammirare la Val Serenaia e il versante est del
Pizzo d'Uccello e di Foce a Giovo. Attraversato
il Passo Cardeto scendiamo verso la cava della
Foccolaccia ed anche qui purtroppo troviamo che
dall'ultima volta l'aspetto morfologico per causa
dell'uomo è cambiato. Una visita doverosa al Bivacco
Aronte (Rif. Più antico delle Apuane di proprietà
del C.A.I. Di Genova). Stiamo per affrontare la vetta che
faremo durante il monte
Tambura secondo ed ultimo tratto impegnativo della
giornata. La salita a questa vetta è necessaria
perché non vi sono altri sentieri per raggiungere il
Rifugio Nello Conti ai Campaniletti che è la nostra
meta di questo secondo giorno escursionistico.
Qualcuno immersi forse un po' nei propri pensieri
o ricordi allunghano inavvertitamente il passo ed
arriviamo in vetta con qualche minuto di anticipo
sul resto del gruppo. Il panorama che và dalla costa
Apuo-Versiliese e dall'Appennino fino alle vette più
vicine a casa nostra come il monte Corchia e i monte
Pania o l'Altissimo ci deliziano lo sguardo per non
parlare delle isole dell'arcipelago che oggi si
mostrano in bella evidenza. Farci
una foto di gruppo qui è quanto mai doveroso.
Scendiamo la cresta della Tambura ed arriviamo
all'omonimo passo da lì in pochi minuti sul versante
massese arriviamo al rifugio che si trova ai piedi
sul versante sud del Monte Sella. E' vero che nei
rifugi di montagna forse bisogna accontentarsi ma,
secondo me, l'accoglienza dovrebbe essere credo
gradevole ed il vitto un po' abbondante dato che
presumibilmente chi arriva ha fatto fatica ed ha
consumato molte calorie Cose che sono mancate in
questo rifugio come per l'alloggio e la pulizia
anche queste molto carenti. Ma la cosa che più ci ha
infastidito è come avviene la gestione, in modo
assai bizzarro per non dire altro. Ci siamo consolati comunque con una bella
serata di stelle ed ammirando il panorama delle luci
della costa. Dopo una ricostituente dormita
siamo a fare colazione nella sala del rifugio. Non
ci siamo alzati troppo presto in quanto aspettiamo
tre nuovi amici, che questi si hanno fatto una
levataccia, che si uniranno a noi. Infatti
eccoli, li vediamo arrivare, li facciamo riposare un
po' ma poi via si riparte, ce ancora tanta strada da
fare prima di ritrovare un giaciglio!
3° giorno
-
Rifugio Nello Conti
-
Arnetola (mt. 900)
-
Passo Sella (1500 mt.)
-
Rifugio Puliti
La nostra terza tappa avrà come punto di arrivo
il Rifugio Puliti del CAI di Pietrasanta. Eccoci
quindi di nuovo in marcia risalendo il sentiero che
ci ricondurrà a passo Tambura, una volta raggiunto
il passo non ci resta che scendere dalla parte
opposta percorrendo la " Via Vandelli",
segnavia n° 35, antica via che partendo da Massa arrivava a Modena,
sino alla località Arnetola per poi
risalire verso Passo Sella. La parte del versante
marino è stata restaurata sino alla località "
Finestra Vandelli" dove a breve distanza c'è il
rifugio Nello Conti che ci ha appena ospitati per la
notte, mentre nel versante interno la via è messa
peggio ma comunque ben percorribile, tanto che
abbiamo incrociato anche un Biker che con la sua MTB
saliva verso il passo........un pò spingendo ma
l'intenzione l'aveva! Arrivati ad un bivio sopra la località Arnetola in
prossimità di una cava, cava Formignatola, svoltiamo per Passo Sella,
imboccando il sentiero n° 31, questa
antica mulattiera fu fatto allargare e sistemare
durante la seconda guerra mondiale dai tedeschi per
facilitare l’accesso al Passo di Sella e per questo
è chiamato anche sentiero della Todt.
Questo lungo sentiero non è più percorribile per
intero causa l'interruzione alla cava delle
Cervaiole. Comunque può essere percorso nei suoi
tratti accessibili con escursioni molto interessanti
e variate per gli ambienti e per i panorami. Esso
univa l'Alta Versilia con la Garfagnana (valle dell'Edron).
La
strada che percorriamo anche se in salita abbastanza
dura è all'interno di un bel bosco e la temperatura
godibile ci attenua la fatica. Incontriamo un
grosso tubo per l’acqua e pochi minuti dopo una
radura che ci permette di vedere bene la zona del
Sella. Siamo nella zona di Ripanaia, ricca di
fenomeni carsici. Percorriamo il sentiero, che
ora si presenta ancora in ottime condizioni,
eprosegue in ampi tornati. Giungiamo infine al
Passo Sella spartiacque tra la valle dei paesi di Arni
e quello di Vagli,
un passo erboso, dall’aspetto appenninico, tra le
valli di Arni e quella di Arnetola, situato a 1500
metri. Pensiamo sia il caso di tirare un
po' il fiato e magari mangiare qualcosa, nel
frattempo prendiamo la decisione di quale via
prendere per raggiungere il rifugio Puliti. Siamo
davanti a due alternative, ce ne sarebbero altre ma
noi prendiamo in considerazione queste due: scendere
verso Arni dalla via Marmifera attraversando le cave
oppure prendere il sentiero per il Passo del Vestito
e scendere poi al rifugio, quest'ultima molto più
lunga e impegnativa; la decisione presa
all'unanimità.........la marmifera. La strada
come si può immaginare è lunga e polverosa, dalle
cave Ronchieri al Passo Sella porta sino al paese di
Arni, come detto è lunga ma soprattutto
polverosissima. Appena fatte due curve sulla destra
c'è una bellissima sorgente con una freschissima
acqua, quì dobbiamo ringraziare l'amico e socio CAI
e UOEI Piero Angelini che ultimamente con molta
fatica e sacrificio è riuscito a riportare alla luce
l'antica fonte che ormai si era interrata.
Naturalmente facciamo scorta di questa buonissima
acqua fresca. Poi tornante dopo tornante ci
avviciniamo sempre di più al paese di Arni sino a
che su una curva sulla nostra destra scorgiamo
partire il sentiero n° 31A che in breve ci porta al
rifugio Puliti. Quì veniamo accolti calorosamente
dai gestori Virginia e Ettore, amici prima che
gestori. Ci aggiunge, nel frattempo un'amica,
Angela che ci fa' la gradita sorpresa di aver
portato lo spritz con stuzzichini annessi. E'
piacevolissimo stare nei tavoli all'esterno, e tra
una chiacchiera e l'altra ben presto arriva l'ora di
cena, che ci viene servita subito, antipasto di
fichi e prosciutto, anche questi portati dalla
Angela, Grigia con zucchini e pancetta, grigliata
mista, buon vino, dolce, caffè e ammazzacaffè. Ci
voleva una cena così sostanziosa!! Ora le solite
quattro amenità e anche stasera giunge l'eco di
morfeo che ci invita a recuperare le forze per il
giorno seguente per un'ultima tappa molto più
impegnativa delle altre.
4° giorno
-
Rifugio Puliti ( mt 930 )
-
Le Gobbie
(mt.
1037)
-
Passo degli
Uncini (mt.1366)
-
Vetta Altissimo (mt.1589 )
-
Passo dell'Orso o dell'Onda (mt. 1460)
-
Cava della Tela
-
Cava Colonnoni
-
strada marmifera dell'Altissimo
-
Azzano ( mt. 452 )
-
Desiata
-
Seravezza (mt.50)
-
Per qualcuno
facoltativamente, mai domo, Pietrasanta
(mt.14)
Eccoci ad affrontare
la nostra quarta e ultima tappa, a mio parere la più
lunga e complicata, ma ormai siamo in ballo e noi
balliamo. Partiamo subito appena fatto
colazione ed essere pronti con l'affardellamento
degli zaini, salutiamo i gestori che sembra non
vogliano lasciarci andare e via prendiamo il
sentiero n° 33 per la località le Gobbie. Siamo
ancora un po' tutti assonnati e forse la fatica
inizia a sentirsi, proseguiamo in silenzio
ognuno sprofondato nei suoi pensieri.....che ci sarà
da pensare poi? Bho!!! Saliamo qualche scalino
sulla sinistra del rifugio e imbocchiamo il sentiero
tra prati ben tenuti e in pochi minuti siamo alla
Madonna del Cavatore, grande statua della Vergine
che domina sull'abitato di Arni. Proseguiamo ancora
tra prati sino ad entrare in una faggeta e tra
roccette giungiamo con questo comodo sentiero alla
località le Gobbie. ( Ex Casa Henraux). Abbiamo
fatto un'abbondante colazione ma ci manca qualcosa e
quel qualcosa è un buon caffè espresso, quindi una
sosta è d'obbligo. Riprendiamo il cammino
portandoci sulla strada asfaltata e l'attraversiamo,
da qui inizia il sentieri 33 e 41 per questo tratto
proseguono assieme, zona carsica con molte cavità,
tra queste, forse la più conosciuta è la grotta
Giancona. Camminiamo su una bella mulattiera ben
conservata nel folto di una faggeta, questa
mulattiera è relativamente recente i quanto fu fatta
fare dai tedeschi durante l'ultima guerra per
approvvigionare le postazioni sul crinale della
Linea Gotica. Superiamo un piano inclinato di una
lizza, si può ancora ammirare la maestria di come
venivano costruiti in quanto ancora in buono stato.
Giungiamo alla lizza, che troviamo a destra, e
davanti a noi il bivio tra il 33 e il 41. Noi
prendiamo il n° 33 proseguendo verso sinistra sulla
strada marmifera, dopo pochi metri troviamo il
sentiero sulla destra. Sentiero che prosegue nel
bosco da prima non molto in salita ma ben presto lo
diventa, anche qui la presenza di grotte o pozzi è
evidente, proprio uno lo notiamo di fainco al
sentiero. Il sentiero si apre e abbiamo una bella
vista sulle
Apuane, dal Sagro fino alla Tambura e, in primo
piano, sul vicino monte Pelato. Rientriamo nel
bosco e in breve giungiamo al Passo degli Uncini (
1390 mt.), il versante meridionale appare
alquanto spoglio con pareti vertiginose a
strapiombo e ardite guglie guizzano verso il cielo
(Roberta
hai notato). Ci
riposiamo un pò e facciamo il punto della
situazione, dobbiamo prendere una decisione su che
via prendere per scendere, qui ce ne sono molte e
quali più, quali meno tutte impegnative. Le opzioni
erano un po' contrastanti ma con un po' di imperio
viene presa tra tutte quella che è la più
impegnativa e cioè dalla Vetta dell'Altissimo per
poi scendere dal sentiero della Tela......sentiero,
bhà! OK, decisione presa si parte, ci dividiamo
in due gruppi uno che segue il sentiero n° 143 e un
altro per il crinale, a mio parere meno impegnativo
anche se su una cresta a tratti esposta; io seguo
quello. Ora siamo sull'ultimo tratto di cresta
prima della vetta, non ci sono particolari
difficoltà ma a chi soffre di vertigini non è
consigliato, per i grandi strapiombi che si
inabissano verso sud. Dalla cresta si ha una
colpo d'occhio sul panorama; l'Altissimo non è tra
le più alte vette delle Apuane, ma è chiaro che il
nome gli è stato dato da chi vedeva questo imponente
monte dal basso della Versilia. E infatti svetta
isolato come balcone di prim'ordine sulla costa
carrarese, fino al golfo della Spezia con
Portovenere e le isole della Palmaria, Tino e
Tinello. Verso sud, invece, la costa versiliese con
il lago di Massaciuccoli. Nelle giornate limpide si
vede la Corsica e le isole dell'arcipelago toscano.
Poco sotto di noi, sempre verso sud/sud est,
l'impressionante cava delle Cervaiole e il Passo del
Vaso Tondo. E ancora, alle nostre spalle, le vette
delle Apuane: Sagro, Cavallo, Contrario, Tambura,
Sella, Fiocca, Sumbra, Pania della Croce, Corchia.
Continuiamo, la vetta ormai è vicina, saliamo un
ultimo breve tratto e giungiamo in vetta a quota
mt.1589. Arrivati ci concediamo una breve sosta
per rifocillarci un po' e goderci il
bellissimo panorama. Memori di nefaste soste
sulla vetta dell'Altissimo dove ci siamo riempiti di
"selvaggiume" , quella fastidiosissima, e
pruriginosa, irritazione cutanea causata da acari
che abitano abitualmente su animali selvatici
cerchiamo di sederci su rocce un pò sopraelevate e
sperando che le temperature eccessive di questi
ultimi tempi abbiano fatto scomparire questi
fastidiosissimi insetti. Ma tutte le cose belle
alla fine finiscono e dobbiamo riprendere il cammino
per il ritorno, abbiamo ancora molta molta strada da
fare. Per la discesa seguiamo sempre il sentiero
n° 143 in direzione sud est per il " Vaso Tondo"
guardati a vista da un bel branco di capre
selvatiche. La discesa non è
difficoltosa, mentre scendiamo si possono visitare
postazioni e trincee qui presenti, infatti questi
luoghi erano quelli della Linea Gotica. Proseguiamo
e di tanto intanto ci si affaccia sullo splendido
versante sud. Scendiamo ancora e prima di
arrivare al Passo del Vaso Tondo giungiamo alla Foce
dell'Orso o come altri la chiamano Passo dell'Onda.
Questo sito non è facilmente identificabile in
quanto non ci sono indicazioni, posso solo dire che
nelle vicinanze c'è una postazione tedesca
restaurata, se si sale leggermente sulla cresta si
può notare il sentiero che nel primo tratto è
lastricato. Appunto solo il primo tratto poi
diventa un ripidissimo sentiero tra sfasciumi e
terra smossa, la scivolata è sempre in agguato, per
fortuna non è successo, infatti qui se scivoli non è
che hai tante possibilità, prega di abbracciare
qualche alberello o l'onnipresente tubo che portava
acqua alle cave sottostanti. Comunque il
sentiero è stato segnato con i colori CAI bianco
rossi, non si è notato nessuna numerazione, alcuni
di noi ipotizzavano che sia il proseguo ad anello
della Via dei Pisani che parte dal Passo degli
Uncini, troviamo anche un brevissimo tratto
attrezzato con cavo d'acciaio. Con un po' di
temenza e tanta prudenza giungiamo al piazzale della
cava della Tela, tra qualche blocco ancora in
inutile attesa che venga trasportato a valle
inoltre vi sono ancora due grossi vasconi per
la raccolta dell'acqua, interessante anche un
edificio sotto roccia (casa d'Abrì), presso il quale
si può scendere a una grotta con una vasca in marmo
per la raccolta dell'acqua e
molti detriti.
La cosa più spettacolare è
" l'Occhio dell'Altissimo " un'apertura nella
montagna che si apre sul piazzale della Cava della
Tacca Bianca e dal quale si gode un bel panorama sul
Cavallino di Azzano e sulla costa. Questo intaglio,
alto qualche decina di metri, è dovuto all'attività
dell'uomo alla ricerca del famoso statuario della
zona, tra l'altro le cave sottostanti a quella della
Tacca Bianca (Fitta e Macchietta) si sviluppano
proprio nel ventre della montagna. Un'altra cosa va
segalata su cosa si scorge affacciandoci in basso
sulla destra: l'arrivo del Sentiero dei Tavoloni
che un tempo univa la cava
dei Colonnoni e quella della Tacca Bianca in
quanto le due cave in linea d’aria sono vicine ed
erano congiunte da una serie di passerelle dette " I
Tavoloni " che sorrette da grossi pali di ferro
conficcati nella roccia, sotto un vuoto veramente
vertiginoso. Queste costruzioni furono fatte dai
cavatori per risparmiare tempo e fatica, senza
dovere riscendere al bivio e poi risalire il monte
per altri 40 / 50 minuti.
Ormai, purtroppo non resta niente solo i fittoni
metallico che reggevano le tavole, sarebbe bello che
qualche associazione, magari importante e
amministrazioni decidessero di ripristinare tale
percorso e magari sfruttare il sito di queste cave
come testimonianza della cultura del marmo quando lo
sfruttamento non era così invasivo come ai nostri
giorni e non perdendo tali testimonianze quando
l'incuria e il tempo non lasceranno più niente per
ricordare alle generazioni future il sacrificio dei
nostri antenati nel portare a casa il pane
quotidiano rischiando ogni momento la propria vita.
Ora che siamo un po' più risalassati ci
concediamo una sosta per il pranzo. Male all'ombra
che ci regala un po' di fresco non ci si starebbe ma
dobbiamo proprio ripartire. Seguendo la via di
lizza ci dirigiamo sulla sottostante cava Dei
Colonnoni.
Ci dirigiamo verso la sottostante cava dei Colonnoni.
Scendiamo in ripidissima discesa e ci teniamo a
sinistra dove sono presenti degli scalini. Vi
sono molte testimonianze del duro lavoro che veniva
svolto nelle cave la testimonianza più evidente sono
i fori dove erano alloggiati i piri, attorno ai
quali venivano avvolte le funi che trattenevano i
blocchi di marmo, le così dette "Cariche", lungo la
lizza troviamo ancora un dei piri di legno e uno
molto bello di marmo con le scanalature prodotte
dall'attrito delle corde. Scendiamo sulla
ripidissima via, sfruttando, dove ci sono degli
scalini scavati nella roccia che servivano per i
cavatori per salire o scendere più agevolmente.
La lizza è stata tagliata dalla strada marmifera che
porta alla vicina cava Fitta e per forza di cose ci
dobbiamo calare per circa cinque - sei metri, per
fortuna qui è stata messa una corda fissa per
permettere di salire o scendere facilmente. La
calata sulla strada marmifera non ci crea problemi e
ben presto siamo tutti scesi. Prendiamo la marmifera
verso valle e dopo due tornanti sulla destra ci
sarebbe il sentiero dei Cavatori che conduce alla
Polla, sentiero lungo e ripido, all'unanimità viene
deciso di proseguire per marmifera, noiosa ma
comunque molto molto tranquilla. Dopo circa quaranta
minuti di questa strada giungiamo alla cappellina
della Madonna dei Cavatori nei pressi della vicina
Polla. Dove sorge la cappellina una volta c'era la
grande teleferica che portava materiali sino alla
cava della Tacca Bianca, infatti sotto il pavimento
coperta da una grande lastra di vetro c'è ancora la
grande ruota della teleferica. C'è un bel fresco
e ne approfittiamo per una breve sosta, ma ben
presto riprendiamo il sentiero, passiamo la casa
Enraux e infine giungiamo al cancello che chiude il
passaggio ai mezzi non autorizzati, appena prima del
cancello sulla sinistra c'è il sentiero SAV (
Sentiero Alta Versilia) per Azzano. anche qui due
gruppetti uno sul sentiero, uno per strada
asfaltata. Appuntamento tra i due gruppi al
ristorante bar " Il Michelangelo" arriviamo quasi in
contemporanea e brindiamo con una bella birra fresca
alla riuscita del bellissimo trekking che stiamo
quasi terminado. Riprendiamo il cammino e poco
dopo il Ristorante Michelangelo
scendiamo delle scale sulla sinistra fino ad
imboccare il facile sentiero a sinistra che ci
porterà sino alla località la Desiata sopra
Seravezza. Alla Desiata ci accoglie la cosiddetta
civiltà, qui scorre il fiume Serra e la particolare
bellezza delle sue pozze d'acqua cristallina
richiamano qui moltissime persone e così viene
subito qualcuno a fiutato affari, molte navette
portano la gente qui, non manca il porchettaro e
banchetti vari questi quattro giorni ci avevano
fatto quasi dimenticare tutto questo e
improvvisamente ci ritroviamo catapultati di nuovi
nella più brutale civiltà! Adesso il nostro
percorso continuerà per forza di cose su asfalto e
raggiungiamo le località di Malbacco e poi di Rio
Magno, ormai siamo alle porte di Seravezza e la
nostra escursione termina qui; per alcuni un piccolo
gruppetto denominato mai domi decidono di proseguire
Sino a Pietrasanta, sono altri 6Km circa ma dopo
tanti chilometri uno più uno meno non fa la
differenza. Io personalmente arrivo alle ore 19,00
in piazza del Duomo a Pietrasanta e per che mi
riguarda considero conclusa l'escursione. Abbiamo
passato quattro giorni in serena compagnia è stata
una bella prova siamo riusciti a stare assieme senza
aggredirci o avere screzi vari è stata una bella
prova. Nell'insieme escursione molto bella posti
da favola in parti delle Apuane che non tutti
frequentano, è stata impegnativa sia fisicamente ma
anche dal lato organizzativo ma la nostra
associazione è ben lieta di spendersi, anche a
livello personale, a organizzare queste escursioni
quando abbiamo un riscontro positivo dei nostri
soci, questo ci sprona a organizzare molte altre
iniziative. Grazie a tutti coloro che hanno
partecipato a questa e a tutti quelli che
partecipano a tutte le altre escursioni che la UOEI
Ripa di Versilia propone.
Alla prossima!
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