U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

08/07/2018 Monte Ventasso 1727 mt.

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Con la sua forma piramidale, il monte Ventasso segna lo spartiacque fra i bacini del torrente Enza e del fiume Secchia. La montagna rientra nel territorio dell'ex Parco del Gigante, ora parte del Parco nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano. La zona è stata designata come sito di interesse comunitario e zona di protezione speciale Sul fianco nord-ovest della montagna è situato il lago Calamone e la stazione sciistica di Ventasso Laghi.
Notevole anello che permette di gustare entrambi i versanti (Lonza/Secchia) di questa importante montagna dell’Alto Appennino reggiano. Il percorso si svolge per sentieri molto evidenti e ottimamente segnati in un contesto ambientale bellissimo.

Dalla Toscana e dalla Liguria percorrere la A15 fino ad Aulla; imboccarre la SS 63 e dopo il Passo del Cerreto svoltare a sinistra in direzione Collagna. Da qui seguire le indicazioni per Pradizzano

                                                                                               - INDICAZIONI STRADALI -

 

 
ITINERARIO: Passo di Pratizzano-Lago Calamone (1,00 h) ; Lago Calamone-Monte Ventasso (1,00 h) ; Monte Ventasso-Monte Pastorale-Passo di Pratizzano-Passo di Pratizzano (1,45 h)
 
  PARTECIPANTI: 15  escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)

 
TEMPI DI PERCORRENZA:
6 h cammino
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :
 N°661 
da Busana a lago Calamone

667
Cervarezza a Passo Scalucchia + va
riante A Lago-Borra Scura
 

 

   
 


ACQUA: A
l Rifugio Pratizzano - Rifugio Vetusta
 
 
PUNTI D'APPOGGIO : Rifugio Pratizzano - Rifugio Vetusta
 

PERIODO CONSIGLIATO:  Primavera - estate, in inverno prevedono escursioni con attrezzatura da neve ( Sci, Ramponi o ciaspole)

 

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Foto escursione
              

 
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Questa escursione ci porta sull'Appennino, quello Tosco Emiliano.
Dopo circa due ore di viaggio giungiamo alla bella località di Pratizzano,  località del comune di Ramiseto, sorge, appunto, all'interno del Parco Nazionale dell'Appennino Tosco-Emiliano, tra il Monte Ventasso e l'Alpe di Succiso, in una prateria naturale circondata da boschi di faggeti. Su questo ricco pascolo estivo durante la stagione invernale si snodano 18 km di piste su tre circuiti.
Lasciamo le auto vicino al Rifugio Pratizzano a pochi metri dalla strada.
Ci dirigiamo verso il Passo e sulla sinistra imbocchiamo uno sterrato in lieve salita contrassegnata dal segna via 667a. In breve ci ritroviamo sull'asfaltata che proviene da Montemiscoso. Sbucati sulla strada siamo un pò disorientati ma un sguardo al gps capiamo che dobbiamo scendere costeggiando la
torbiera Borra Scura. Proseguendo troviamo un bivio con indicazioni per il Lago di Calamone, sentiero 665.
Procediamo in moderata pendenza con alcuni ripidi strappi, alternando tratti all’interno del bosco a radure. Più avanti la traccia contorna un’area disboscata e dopo una svolta a destra guadagniamo quota in ripida salita.
Il sentiero piega poi a sinistra conducendoci in una splendida radura che  attraversiamo interamente. Dopo un ulteriore tratto all’interno del bosco raggiungiamo  un prima pista da sci, dove svoltiamo a destra e poi a sinistra.
Attraversiamo un’altra pista da sci per poi continuare su un'ampia traccia sbucando appena dopo in ampi e magnifici pascoli dove ci si pone davanti a noi la mole del Monte Ventasso.

Proseguiao su bellissimi parati con altrettanto belle fioriture, un segnavia sulla destra ci indica la direzione da seguire, attraversato un prato iniziamo a scendere verso il lago Calamone. Lago che raggiungiamo dopo un’ultima ripida discesa all’interno del bosco.
Il lago Calamone, a quota 1400 mt., denominato per secoli Lago del Ventasso, si cominciò alla fine del XIX° secolo a chiamarlo Calamone, forse con derivazione dal greco-bizantino “kalamòn” ovvero “canna palustre”. Con una profondità di circa 13 metri è un bacino d’origine glaciale anche se nel 1956 fu rialzato dalla Forestale di circa 2 metri, ampliandolo grazie ad un piccolo sbarramento artificiale posto ancora oggi sull’emissario.. 
Circondato e protetto da infinite distese di prati e boschi, è un lago misterioso e affascinante, sempre presente nelle leggende del posto: si pensava addirittura fosse senza fondo e collegato con gli abissi del mare; il mito fu sfatato nel 1762, quando venne attraversato in barca con un cavo piombato. Ogni stagione ci offre  paesaggi e colori differenti; questo specchio d’acqua è reso ancora più magico dalla statuetta della 33Madonna, situata al centro su un isolotto, e dal rustico rifugio Venusta, aperto nei mesi estivi;  è anche una zona di grande interesse botanico: è infatti possibile trovare diverse specie di orchidee rare, il trifoglio d’acqua e  a giugno è possibile ammirare il favoloso spettacolo della fioritura delle ninfee, siamo stati fortunati, anche se a luglio alcune piante le abbiamo trovate ancora fiorite.
Ci dirigiamo verso il vicino rifugio Venusta dove è presente una fonte all’esterno, aperto e gestito nel pieno della stagione estiva dove alcune panchine con tavolo in legno invitano alla sosta per ammirare la serena tranquillità del luogo. Le sponde del lago sono molto frequentate da escursionisti e famiglie, molti anche bikers con le MTB. Ci fermiamo per fare uno spuntino e rimanere ad ammirare il bellissimo paesaggio. Oggi è un pò caotico, ci troviamo sul percorso dell'Ecomaratona, arrivata alla sua sedicesima edizione, una gara trail che si sviluppa su 42 km con 2300 mt. di dislivello positivo con il punto più alto la vetta del monte Ventasso a  quota 1727mt.
Ripartiamo con l'intenzione di percorrere il sentiero 663 per raggiungere l’oratorio di Santa Maria Maddelana, costeggiamo il lago verso est sino all'intersezione con il sentiero 663 ma qui troviamo un cartello che ci avvisa la chiusura del sentiero a causa di una frana ancora attiva nel passaggio della sassaia, appena prima dell'oratorio.
Non ci resta che tornare verso il rifugio e seguire un altro percorso non meno bello, peccato perché questo ci fa' perdere un bellissimo giro ad anello e una visita ad un
antico romitorio femminile medievale, questo fu più volte restaurato o ricostruito, l'ultima volta dopo la distruzione operata dai tedeschi nel 1944, per eliminare un rifugio strategico alle formazioni partigiane.
Tornati sui nostri passi poco prima del rifugio Venusta, sulla sinistra parte il sentiero 661, òo imbocchiamo lasciando il lago alle nostre spalle per volgere in decisa salita nell’ombrosa faggeta. Faticosamente risaliamo il ripidissimo pendio superando il limite del bosco con panorama che si apre improvviso sia verso nord, in direzione della pianura, che a meridione, verso il crinale, bellissima vista  in direzione dell’Alpe di Succiso. Tra splendidi prati verdi punteggiati di moltissimi fiori multicolori, guadagniamo un importante bivio. Ignoriamo il segnavia 667 che si separa a destra mantenendo invece il 661 che rimonta le pendici occidentali del Ventasso.hh
Per raggiungere la vetta il sentiero ufficiale prosegue sulla destra attraversando in obliquo ma un altro sentiero sale diretto verso la cima. Noi proseguiamo su quello segnato sulla destra il percorso sebbene un pò più lungo, offre panoramiche di maggiore interesse e bellezza.
Procediamo in salita non troppo ripida sempre su splendidi splendidi prati con tutto il paesaggio davanti a noi, proseguiamo in direzione dello spartiacque appenninico. Il tracciato aggira un’isolata macchia di faggi sino a guadagnare l’ampia spalla sudoccidentale del Ventasso (m 1630). Ora ci appare ben visibile il tratto finale dell’ascensione.

Il sentiero prosegue verso sinistra lungo il crinale, il panorama si allarga permettendo l’osservazione delle più alte cime dell’Appennino Settentrionale: in lontananza notiamo l’inconfondibile piramide del Monte Cimone mentre più vicine appaiono le vette del Cusna e del mMonte Prado. Si tratta in tutti i casi di vette che raggiungono e superano i 2000 metri.
Rimontiamo l’ampia cresta in salita che pian piano si fa meno ripido e ben presto sull'ampia vetta a quota 1727mt.
Dalla cima possiamo apprezzare come la posizione isolata della montagna la renda un punto panoramico di prim’ordine.
Lo spartiacque appare continuo, come un lungo “muro” e con un’unica importante depressione in coincidenza del valico stradale del Passo del Cerrreto. L’occhio si sofferma tra le profonde valli intensamente boscate: solamente le cime più alte sono libere dalla fitta vegetazione.
Ci fermiamo in vetta per riposarci e pranzare, e dove farlo se non qui dove c'è questa splendida vista?
Dopo le foto di rito ripartiamo, questa volta percorrendo il sentiero, non segnato che scende diretto sino al bivio con il 661 e 667. ffImbocchiamo quest'ultimo che prosegue inizialmente su prati ma poi in un fitto bosco che ogni tanto si apre regalandoci ancora belle vedute sull'Appennino. Dopo circa un'ora e mezzo siamo nei pressi della strada che porta al Passo di Pratizzano, prima della strada asfaltata, sulla destra parte un sentiero con segnalazione per Pratizzano e invece che camminare sull'asfalto preferiamo quest'ultimo. Andiamo in salita per circa 15 minuti e sbuchiamo comunque su asfalto ma la distanza dal rifugio Pratizzano è a circa cinque minuti.
Eccoci siamo arrivati e naturalmente ci fermiamo per condividere le nostre impressioni positive e per una bella birra fresca. Bella escursione su una porzione di Appennino bellissima, con viste a 360° Grazie a tutti quelli che hanno partecipato alla nostra iniziativa, vi aspettiamo per altre innumerevoli avventure,

Ciao, alla prossima

 






 

 

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