Foto escursione
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Il giorno 8 dicembre,
festa dell' Immacolata, è tradizionalmente dedicato alla
commemorazione dei Caduti della montagna alla Foce di Mosceta, organizzata dalla sezione CAI di Viareggio. E' una ricorrenza
molto sentita da tutti gli appassionati di montagna alla quale
partecipano anche le sezioni U.O.E.I. della Versilia.
Tradizionalmente questa escursione chiude anche le attività
sociali dell'anno in corso. Ci troviamo al solito
nostro punto di ritrovo a Ripa di Versilia davanti alla
nostra ex sede, ormai l'abitudine è questa. Ci contiamo e
non è che il gruppo sia così folto, la giornata è bella e
dovrebbe invogliare tanta gente a venire, per di più è
un'escursione facile giusta per tutti, probabilmente la
concomitanza con altre iniziative in zona hanno un po'
sparpagliato la gente in qua e in là!! Bè pazienza, siamo in
sei e partiamo alla volta di Mosceta per rendere il giusto omaggio a chi non è più con noi
su questa terra. Ci portiamo con le auto al di Pruno da dove parte il
sentiero n°122
Una piccola spiegazione a chi non conosce il paese di
Pruno,
qui di seguito alcune notizie: "è un antico e
caratteristico paese arroccato su un colle a 447 metri di quota. Al
turista, oltre pregevoli aspetti architettonici, offre ottima
accoglienza con ristoranti tipici, una locanda e un ostello per il
pernottamento. E' raggiungibile, dalla Versilia, seguendo le
indicazioni per Seravezza e successivamente quelle per Ponte
Stazzemese dove si dovrà svoltare a sinistra seguendo ora le
indicazioni per Cardoso." Al centro del paese di Cardoso, nella piazzetta
che ricorda i caduti, si svolta a sinistra imboccando la strada che
conduce a Pruno. Il sentiero (segnavia 122), che conduce a Mosceta,
inizia proprio dal parcheggio. Imbocchiamo il sentiero 122,
da principio passa tra le case del borgo poi diventa una
bella mulattiera ancora ben conservata e dopo circa venti
minuti raggiungiamo una strada, in questo punto asfaltata
che porta sino alla località Colle a Iapoli, volendo sempre
dal paese si potrebbe raggiungere il colle in auto su strada
in buona parte sterrata e in misura minore asfaltata,
percorriamo in salita l'asfalto sino alla prima curva dove
ritroviamo sulla destra il sentiero che in breve ci porta al
Colle a Iapoli, in prossimità di un serbatoio per incendi
boschivi. Già da qui abbiamo una splendida vista sulla Panai
della Croce. Seguiamo il sentiero e dopo poche
decine di minuti di cammino, incontriamo il bivio,
segnalato, per il rifugio U.O.E.I. "Alla Fania"; noi
proseguiamo dritto, tenendosi sulla sinistra, percorriamo
una prima rampa in forte salita, meno male che è breve,
sbuchiamo su un primo pianoro aperto verso il mare,
proseguiamo, passiamo la località Colle del Vento.
In circa mezz’ora raggiungiamo il Passo dell’Alpino, siamo ora sul
sentiero n° 9 che viene da Levigliani percorrendo le Voltoline, da dove
possiamo godere di un
invidiabile panorama sulle vallate del Cardoso e di Levigliani e volgendo lo sguardo
a 360° si spazia dalla riviera versiliese e scorgiamo anche alcune isole dell’ arcipelago
toscano e le 5 Terre, le Alpi Marittime, appena sopra di noi abbiamo
la maestosità delle Apuane con in primo piano il Corchia, il massiccio della
Pania, il Forato, il Procinto, un bel colpo d'occhio non c'è che dire!
Il sentiero prosegue e giungiamo al Passo dell'Alpino a quota 953 mt. ci
fermiamo in raccoglimento nella marginetta dove una lapide esorta a
fermarsi e ringraziare il Creatore del mondo. Ripartiamo e infine giungiamo in un’abetina frutto di
rimboschimento che sfocia alla Foce di Mosceta (1170 m.) Giunti alla
Foce, dov’è ubicata un'altra marginetta, raggiungiamo il Rifugio Del Freo
in pochissimi minuti.
Giunti al rifugio
Del Freo a Mosceta abbiamo la bella sorpresa di notare che
molti altri amanti della montagna hanno già raggiunto la località, non ci sorprende perché questa giornata è vissuta da ognuno in
modo diverso. La commemorazione è infatti anche occasione per incontrare
amici di altre associazioni.
Prima della celebrazione della Messa abbiamo il tempo per una colazione
a base di panini con lardo del Cardoso o con il biroldo e per un bicchiere di vino.
La messa è celebrata, come al solito, negli spazi antistanti il rifugio.
Il sacerdote in modo molto efficace è riuscito a toccare tutti i
punti nevralgici delle nostre coscienze e a farci, in parte, capire che
la scomparsa dei nostri cari e amici non deve essere presa come una
perdita definitiva, le sue parole più o meno suonavano, in sintesi così:
“Da sempre la Chiesa ha esortato a pregare per i defunti. Essa invita i
credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola
sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna. E' nostra
convinzione che chi è morto non sia mai più con noi, ma al contrario,
vedendo con gli occhi del vero cristiano possiamo ritrovarli in noi
stessi e nelle persone che ci circondano." Un altro
passaggio che mi ha colpito è stato quello che ha
sottolineato la fragilità e lo scempio che viene fatto su
queste montagne: " Non sento il bisogno di avere un
crocifisso apposta per la celebrazione di questa messa... E
voi? Guardiamoci intorno, siamo tra montagne "martiri",
crocifisse tra chi le vuole ridurre a polvere di carbonato
di calcio e chi le vuole imbalsamare per usarle come
giardino di casa... E ricordiamo quelli che vi hanno
lasciato la vita durante un'escursione e in incidenti sul
lavoro nelle cave aperte. Il pane e il vino hanno ragione
di essere nella dimensione della condivisione. Di vita.
Perché siamo una cosa sola, in un solo corpo..." Bè per me è molto difficile riportare questi principi ma posso
assicurarvi che sono arrivati a bersaglio, nel pieno dei nostri
sentimenti. Anche se comunque resta forte la convinzione
che certe perdite rimangono
come autentiche mutilazioni del tuo essere: ci si adatta a vivere con
esse, ma ci si rende conto che la vita non potrà più essere uguale a
quella che era prima. La celebrazione è stata arricchita dai canti
del del
coro Versilia che l'ha resa più suggestiva.
Mangiamo un piatto di tordelli presso il rifugio, ma
poi decidiamo di scendere sino al rifugio la Fania degli
amici UOEI di Pietrasanta sperando in un bel caffè caldo e
magari qualche altra cosina ci scappa! Dalla Foce imbocchiamo il sentiero segnavia 124 che conduce direttamente
alla Fania. Il sentiero è in decisa che impone di fare molta
attenzione badando di non mettere i piedi nelle frequenti buche scavate
dal ruscellamento dell'acqua. In circa venti minuti raggiungiamo il
rifugio e........ amara sorpresa, non c'è nessuno!! Ma come
il rifugio è chiuso, non c'è nessuno? Proprio strano in
questa giornata era sempre o quasi sempre stata tradizione
ritrovarci per il proseguo della giornata in piacevole
compagnia di amici di lunga data. Bè pazienza, peccato solo
per il mancato caffè. Ma aspetta un attimo, poco sotto il
rifugio c'è il nostro amico Pacì, il pastore della Pania,
una persona che ha fatto una scelta di libertà venendo a d
abitare in pianta stabile tra queste montagne con le sue
pecore, le galline, i conigli e quella testarda della
ciuchina Nellina. Scendiamo dal 124 e in pochi minuti
raggiungiamo la sua casa e naturalmente veniamo accolti
dall'asinella che curiosa com'è ci ha controllati tutti.
Il Pacì è in casa, meno male! e ci fa piacere che c'è anche
sua moglie, Siria, come loro abitudine ci fanno entrare e se
fosse stato per loro non ci offrivano solo il caffè, noi ci
siamo accontentati di quello e di un pò di nocino di sua
produzione. Restiamo lì a parlare e a raccontarci tante cose
ma purtroppo dobbiamo ripartire, le giornate ora sono molto
corte. Giungiamo in prossimità di una fonte
con una grossa vasca e qui andiamo dritti invece di girare a
destra, e ci portiamo alla vicina Colle Mezzana. In
questo piccolo gruppo di case c'è anche quella del “
Nonno delle Apuane “ al secolo Angiolo Bartolucci, una
persona di squisita ospitalità che, pur nella povertà della
sua numerosa famiglia, aveva sempre da offrire un pò di
latte, un pò di ristoro che chiunque fosse passato da quelle
parti. La sua casa diventò il primo rifugio per chi
saliva alla Pania. Durante l'avanzata degli alleati, che si
fronteggiavano lungo la Linea Gotica, in molti sia tra gli
Americani che tra i Partigiani approfittarono della sua
gentilezza e della sua esperienza per essere guidati su
quelle montagne. Inoltre il Nonno era famoso per suonare il
corno, ricavato in una conchiglia, avvertendo dei
cambiamenti del tempo. Dopo esserci soffermati a meditare
su questo personaggio delle Apuane, riprendiamo la via
imboccando il sentiero n° 7 per il Cardoso, tra folti boschi
di castagno e noccioli giungiamo ad un bivio, in prossimità
di una marginetta dove c'è il segnavia n° 7, ancora nelle
vicinanze ci sono due casottini in legno (??), noi prendiamo
il sentiero di destra che non è segnato, con questo ultimo
sentiero giungiamo al Ponte di Pruno e poi successivamente
entriamo nel paese.
Un ultimo sguardo alla magnifica Pania, che adesso
illuminata da sole calante acquista un caldo color rossastro
tipico delle Dolomiti, e un ultimo pensiero, ancoora, per
chi non è più. Questa giornata è trascorsa con attimi di vera commozione ma anche con spensieratezza, con momenti di gioia e
allegria, ad un occhio poco attento sembrerebbe che questa ricorrenza
sia solo una scusa per divertirci e che tutto sommato non ci
interessa
niente di chi non c'è più! Niente di più sbagliato, intanto quando c'è
stata la messa siamo rimasti tutti in dovuta attenzione pregando
per tutti quelli che sono saliti a quote molto più alte, da queste
immense altitudini sono tutti lì, i nostri amici, parenti conoscenti e
anche sconosciuti che comunque condividevano lo stesso amore per la
montagna che proviamo noi, si! Da lassù ci guardano e penso che
gioiscano con noi nel vedere gruppi di persone che si ritrovano, fanno
gruppo, condividono fatiche e anche momenti di gioia e ilarità sempre
nello spirito della montagna
che unisce.
La montagna unisce idealmente giovani e meno giovani, esperti ed
inesperti, italiani e stranieri, giovani con disabilità o disagi sociali
o giovani più fortunati…tutto questo avviene perché in montagna la
solidarietà e la condivisione sono elementi fondamentali.
Dicono
che ve ne siete andati
ma in verità
siamo stati noi
a non tenere
il vostro passo
Ora solcate sentieri
che non sappiamo
I nostri occhi velati
frugano il terreno
alla ricerca delle tracce
che avete lasciato per noi (?)
Concludendo vorrei
cogliere l'occasione per augurare a tutti gli escursionisti e turisti
che hanno
preso parte alla nostra attività :
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BUONE FESTE ED ARRIVEDERCI CON L'U.O.E.I
IL PROSSIMO ANNO NE AVREMMO DELLE BELLE DA FARE! |
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