U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
          

8 dicembre 2018 Mosceta commemorazione Caduti in montagna

Signore delle cime

Dio del cielo, Signore delle cime
un nostro amico hai chiesto alla montagna
Ma ti preghiamo su nel paradiso
Su nel paradiso lascialo andare
per le Tue montagne

Santa Maria, signora della neve
copri col bianco soffice mantello
il nostro amico il nostro fratello
Su nel paradiso lascialo andare
per le Tue montagne


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ITINERARIO: Da Pruno a Colle a Iapoli, Passo dell'Alpino, Foce di Mosceta, La Fania, Pruno
 
PARTECIPANTI:  6 - escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)
 

 
TEMPI DI PERCORRENZA: tra andata e ritorno 4 h
 
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI : Segnaletica: CAI Bianco rossa -
122
 Pruno – Le Caselle – P.so dell’Alpino
124
 Foce di Mosceta – La Fania – Collemezzana – Foce di Petrosciana 
 Levignani – Le Voltoline – Passo dell’Alpino – Foce di Mosceta – Col di Favilla – Isola Santa.

   Cardoso – Collemezzana – Foce di Valli – Passo degli Uomini della Neve – Foce del Puntone – Rifugio Enrico Rossi alla Pania – Piglionico.
   
 
ACQUA: Al rifugio Del Freo e al rifugio la Fania
 
PUNTI D'APPOGGIO :
Rifugio del Freo, Rifugio UOEI Pietrasanta La Fania
( quest'ultimo non sempre aperto)
                               

PERIODO CONSIGLIATO: Tutto l'anno

 

                                     Cartina sentieri  

      

                 





 


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione

            

Il giorno 8 dicembre, festa dell' Immacolata, è tradizionalmente dedicato alla commemorazione dei Caduti della montagna alla Foce di Mosceta, organizzata dalla sezione CAI di Viareggio. E' una ricorrenza molto sentita da tutti gli appassionati di montagna alla quale partecipano anche le sezioni U.O.E.I. della Versilia.
Tradizionalmente questa escursione chiude anche le attività sociali dell'anno in corso.
 Ci troviamo al solito nostro punto di ritrovo a Ripa di Versilia davanti alla nostra ex sede, ormai l'abitudine è questa. Ci contiamo e non è che il gruppo sia così folto, la giornata è bella e dovrebbe invogliare tanta gente a venire, per di più è un'escursione facile giusta per tutti, probabilmente la concomitanza con altre iniziative in zona hanno un po' sparpagliato la gente in qua e in là!! Bè pazienza, siamo in sei e partiamo alla volta di Mosceta per   rendere il giusto omaggio a chi non è più con noi su questa terra.
Ci portiamo con le auto al di Pruno da dove parte il sentiero n°122
Una piccola spiegazione a chi  non conosce il paese di Pruno,
qui di seguito alcune notizie:
"è un antico e caratteristico paese arroccato su un colle a 447 metri di quota. Al turista, oltre pregevoli aspetti architettonici, offre ottima accoglienza con ristoranti tipici, una locanda e un ostello per il pernottamento. E' raggiungibile, dalla Versilia, seguendo le indicazioni per Seravezza e successivamente quelle per Ponte Stazzemese dove si dovrà svoltare a sinistra seguendo ora le indicazioni per Cardoso."  Al centro del paese di Cardoso, nella piazzetta che ricorda i caduti, si svolta a sinistra imboccando la strada che conduce a Pruno. Il sentiero (segnavia 122), che conduce a Mosceta, inizia proprio dal parcheggio. 
Imbocchiamo il sentiero 122, da principio passa tra le case del borgo poi diventa una bella mulattiera ancora ben conservata e dopo circa venti minuti raggiungiamo una strada, in questo punto asfaltata che porta sino alla località Colle a Iapoli, volendo sempre dal paese si potrebbe raggiungere il colle in auto su strada in buona parte sterrata e in misura minore asfaltata, percorriamo in salita l'asfalto sino alla prima curva dove ritroviamo sulla destra il sentiero che in breve ci porta al Colle a Iapoli, in prossimità di un serbatoio per incendi boschivi. Già da qui abbiamo una splendida vista sulla Panai della Croce.
Seguiamo il sentiero  e dopo poche decine di minuti di cammino, incontriamo il bivio, segnalato, per il rifugio U.O.E.I. "Alla Fania"; noi proseguiamo dritto, tenendosi sulla sinistra, percorriamo una prima rampa in forte salita, meno male che è breve, sbuchiamo su un primo pianoro aperto verso il mare, proseguiamo, passiamo la località Colle del Vento.
 In circa mezz’ora  raggiungiamo il  Passo dell’Alpino, siamo ora sul sentiero n° 9 che viene da Levigliani percorrendo le Voltoline, da dove possiamo godere di un invidiabile panorama sulle vallate del Cardoso e di Levigliani e volgendo lo sguardo a 360° si spazia dalla riviera versiliese e scorgiamo anche alcune isole dell’ arcipelago toscano e le 5 Terre, le Alpi Marittime, appena sopra di noi abbiamo la maestosità delle Apuane con in primo piano il Corchia, il massiccio della Pania, il Forato, il Procinto, un bel colpo d'occhio non c'è che dire!
Il sentiero prosegue e giungiamo al Passo dell'Alpino a quota 953 mt. ci fermiamo in raccoglimento nella marginetta dove una lapide esorta a fermarsi e ringraziare il Creatore del mondo. Ripartiamo e infine giungiamo in un’abetina frutto di rimboschimento che sfocia alla Foce di Mosceta (1170 m.) Giunti alla Foce, dov’è ubicata un'altra marginetta, raggiungiamo il Rifugio Del Freo in pochissimi minuti.
Giunti al rifugio Del Freo a Mosceta abbiamo la bella sorpresa di notare che molti altri amanti della montagna  hanno già  raggiunto  la località, non ci sorprende perché questa giornata è vissuta da ognuno in modo diverso. La commemorazione è infatti anche occasione per incontrare  amici di altre associazioni.
Prima della celebrazione della Messa abbiamo il tempo per una colazione a base di panini con lardo del Cardoso o con il biroldo e per un bicchiere di vino.
La messa è celebrata, come al solito, negli spazi antistanti il rifugio.
Il sacerdote in modo  molto efficace è riuscito a toccare tutti i punti nevralgici delle nostre coscienze e a farci, in parte, capire che la scomparsa dei nostri cari e amici non deve essere presa come una perdita definitiva, le sue parole più o meno suonavano, in sintesi così:
“Da sempre la Chiesa ha esortato a pregare per i defunti. Essa invita i credenti a guardare al mistero della morte non come all'ultima parola sulla sorte umana, ma come al passaggio verso la vita eterna. E' nostra convinzione che chi è morto non sia mai più con noi, ma al contrario, vedendo con gli occhi del vero cristiano possiamo ritrovarli in noi stessi e nelle persone che ci circondano." 
Un altro passaggio che mi ha colpito è stato quello che ha sottolineato la fragilità e lo scempio che viene fatto su queste montagne:
" Non sento il bisogno di avere un crocifisso apposta per la celebrazione di questa messa... E voi? Guardiamoci intorno, siamo tra montagne "martiri", crocifisse tra chi le vuole ridurre a polvere di carbonato di calcio e chi le vuole imbalsamare per usarle come giardino di casa... E ricordiamo quelli che vi hanno lasciato la vita durante un'escursione e in incidenti sul lavoro nelle cave aperte.
Il pane e il vino hanno ragione di essere nella dimensione della condivisione. Di vita.
Perché siamo una cosa sola, in un solo corpo..."
Bè per me è molto difficile riportare questi principi ma posso assicurarvi che sono arrivati a bersaglio, nel pieno dei nostri sentimenti. Anche se comunque resta forte la convinzione
che certe perdite rimangono come autentiche mutilazioni del tuo essere: ci si adatta a vivere con esse, ma ci si rende conto che la vita non potrà più essere uguale a quella che era prima.
La celebrazione è stata arricchita dai canti del  del coro Versilia che l'ha resa  più suggestiva
.

Mangiamo un piatto di tordelli presso il rifugio, ma poi decidiamo di scendere sino al rifugio la Fania degli amici UOEI di Pietrasanta sperando in un bel caffè caldo e magari qualche altra cosina ci scappa!
Dalla Foce imbocchiamo il sentiero segnavia 124 che conduce direttamente alla Fania. Il sentiero è in decisa  che impone di fare molta attenzione badando di non mettere i piedi nelle frequenti buche scavate dal ruscellamento dell'acqua.
In circa venti minuti raggiungiamo il rifugio e........ amara sorpresa, non c'è nessuno!! Ma come il rifugio è chiuso, non c'è nessuno? Proprio strano in questa giornata era sempre o quasi sempre stata tradizione ritrovarci per il proseguo della giornata in piacevole compagnia di amici di lunga data. Bè pazienza, peccato solo per il mancato caffè. Ma aspetta un attimo, poco sotto il rifugio c'è il nostro amico Pacì, il pastore della Pania, una persona che ha fatto una scelta di libertà venendo a d abitare in pianta stabile tra queste montagne con le sue pecore, le galline, i conigli e quella testarda della ciuchina Nellina.
Scendiamo dal 124 e in pochi minuti raggiungiamo la sua casa e naturalmente veniamo accolti dall'asinella che curiosa com'è ci ha controllati tutti.
Il Pacì è in casa, meno male! e ci fa piacere che c'è anche sua moglie, Siria, come loro abitudine ci fanno entrare e se fosse stato per loro non ci offrivano solo il caffè, noi ci siamo accontentati di quello e di un pò di nocino di sua produzione. Restiamo lì a parlare e a raccontarci tante cose ma purtroppo dobbiamo ripartire, le giornate ora sono molto corte.
Giungiamo in prossimità di una fonte con una grossa vasca e qui andiamo dritti invece di girare a destra, e ci portiamo alla vicina Colle Mezzana.
In questo piccolo gruppo di case c'è anche quella del “ Nonno delle Apuane “ al secolo Angiolo Bartolucci,  una persona di squisita ospitalità che, pur nella povertà della sua numerosa famiglia, aveva sempre da offrire un pò di latte, un pò di ristoro che chiunque fosse passato da quelle parti.
La sua casa diventò il primo rifugio per chi saliva alla Pania. Durante l'avanzata degli alleati, che si fronteggiavano lungo la Linea Gotica, in molti sia tra gli Americani che tra i Partigiani approfittarono della sua gentilezza e della sua esperienza per essere guidati su quelle montagne. Inoltre il Nonno era famoso per suonare il corno, ricavato in una conchiglia, avvertendo dei cambiamenti del tempo.
Dopo esserci soffermati a meditare su questo personaggio delle Apuane, riprendiamo la via imboccando il sentiero n° 7 per il Cardoso, tra folti boschi di castagno e noccioli giungiamo ad un bivio, in prossimità di una marginetta dove c'è il segnavia n° 7, ancora nelle vicinanze ci sono due casottini in legno (??), noi prendiamo il sentiero di destra che non è segnato, con questo ultimo sentiero giungiamo al Ponte di Pruno e poi successivamente entriamo nel paese.

Un ultimo sguardo alla magnifica Pania, che adesso illuminata da sole calante acquista un caldo color rossastro tipico delle Dolomiti, e un ultimo pensiero, ancoora, per chi non è più.
Questa giornata è trascorsa con attimi di vera commozione ma anche con spensieratezza, con momenti di gioia e allegria, ad un occhio poco attento sembrerebbe che questa ricorrenza sia solo una scusa per divertirci  e che tutto sommato non ci interessa niente di chi non c'è più!  Niente di più sbagliato, intanto quando c'è stata la messa siamo rimasti tutti in dovuta  attenzione pregando per tutti quelli che sono saliti a quote molto più alte, da queste immense altitudini sono tutti lì, i nostri amici, parenti conoscenti e anche sconosciuti che comunque condividevano lo stesso amore per la montagna che proviamo noi, si! Da lassù ci guardano e penso che gioiscano con noi nel vedere gruppi di persone che si ritrovano, fanno gruppo, condividono fatiche e anche momenti di gioia e ilarità sempre nello spirito della  montagna che unisce.
La montagna unisce idealmente giovani e meno giovani, esperti ed inesperti, italiani e stranieri, giovani con disabilità o disagi sociali o giovani più fortunati…tutto questo avviene perché in montagna la solidarietà e la condivisione sono elementi fondamentali.

Dicono
che ve ne siete andati
ma in verità
siamo stati noi
a non tenere
il vostro passo
Ora solcate sentieri
che non sappiamo
I nostri occhi velati
frugano il terreno
alla ricerca delle tracce
che avete lasciato per noi
(?)

 

Concludendo vorrei cogliere l'occasione per augurare a tutti gli escursionisti e turisti che hanno
preso parte alla nostra attività :

BUONE FESTE ED ARRIVEDERCI CON L'U.O.E.I  IL PROSSIMO ANNO
NE AVREMMO DELLE BELLE DA FARE!


 

 

 

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