U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

8-10 Marzo Monti Sibillini


  jj Come arrivare:
Seguire l’A1 in direzione di Perugia, Assisi e Spoleto e da qui imboccare la strada Spoleto-Norcia (km 45).
Da Spoleto è consigliato imboccare la galleria “Forca di cerro”. Si esce a Sant’Anatolia di Narco e si prosegue in direzione di Norcia e Cascia, lungo la statale 209 della Valnerina.
la strada tra Norcia e Castelluccio è aperta, percorribile (seppur con qualche accortezza) e soprattutto assolutamente sicura. La strada SP477 è aperta tutti i giorni, in alcuni tratti la viabilità è senso unico alternato e quindi regolamentata da semafori.
Per Raggiungere Balzo di Montegallo da Castelluccio prendere la SP477 e successivamente  SP89
INDICAZIONI STRADALI
 
  PARTECIPANTI: 12  escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)

 
TEMPI DI PERCORRENZA
5h cammino il giorno 9
4h di cammino il giorno 10
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :
22 Monte delle Rose / Forca di Giuda

 
19 A Coste Le Prata - Poggio di Croce

 

   
 


ACQUA:
Fonte Valle di Cantara

 
PUNTI D'APPOGGIO :
Castelluccio, presidio Esercito e Protezione civile
 

PERIODO CONSIGLIATO:  Tutto l'anno

 

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Municipio – Assessorato al Turismo
Piazza San Benedetto
Tel. 0743.824911
Fax 0743.824919
Email: info@comune.norcia.pg.it

Ufficio Turismo
via Solferino 22
Tel./Fax 0743.828173
(presto in Piazza San Benedetto)

Casa del Parco di Norcia
Via Solferino, 22
Tel./Fax 0743.817090
(presto in Piazza San Benedetto)
Informazioni, visite di interpretazione ambientale ed escursioni alla scoperta del Parco Nazionale dei Monti Sibillini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Foto escursione
              

Il programma escursionistico questa settimana ci porta in una terra bellissima e purtroppo violentata da   tremende scosse telluriche che si sono avute nel 2016, la Val Nerina in Umbria.
Il  Il 30 ottobre 2016, una scossa di magnitudo 6.5, alle 7.41 colpì Norcia e tutta la Valnerina umbra.  Un terremoto che, pur non facendo vittime, causò crolli, danni e migliaia di sfollati.
 
Non ha fatto vittime, ma ha causato decine di migliaia di sfollati e danni incalcolabili (soprattutto al patrimonio artistico). Già danneggiata dalle scosse del 24 agosto e del 26 ottobre, la città registrò nuovi e più pesanti crolli.
Partiamo di buon ora in direzione Norcia che raggiugiamo dopo circa quattro ore di viaggio, la sosta in questa città è dovuta per portare il nostro saluto e la solidarietà per tutte le persone colpite dal sisma. Già nel 2017 avevamo aderito ad una raccolta fondi che poi avevamo dato personalmente al sindaco della città. L'Ufficio del sindaco Nicola Alemanno e gli assessori ci hanno accolto con molta gratitudine specificandoci che per loro anche solo le testimonianze di affetto sono carburante per poter andare avanti e lottare per riportare alla normalità la vita delle persone.
Facciamo un giro in centro e ci appare una città molto silenziosa e anche se ferita indelebilmente la città non si è mai persa d'animo l’impatto con i danni del sisma è forte  percorrendo una realtà fatta di case puntellate, muri crollati.
Se piazza San Benedetto offre l’immagine forte di una città che il terremoto l’ha violentemente subito, non si può rimanere indifferenti  all’operosità e anche al buonumore dei Norcini. E se le ferite ci sono e ci vorrà del tempo a curarle e sanarle, la voglia di vivere, l’allegria e la disponibilità della città è l’immagine che in realtà ti rimane impressa della città.
Girovagando per le vie della città notiamo anche diverse testimonianze della storia di questo posto, uno in particolare è il “tempietto” un elegante porzione di casa a pianta quadrata con un affresco Trecentesco dedicato alla Madonna con bambino e Santi. Il Tempietto, anticamente chiamato “la màina” ovvero “l’immagine”, è uno degli edifici più originali e meglio conservati di Norcia. Poco fuori del centro abitato troviamo la nuova via commerciale dove le attività che hanno avuto la struttura inagibile sono ora ospitate in casette di legno.
Purtroppo la maggior parte delle chiese, a partire dalla basilica di San Benedetto, hanno subito ingenti danni e non sono visitabili. In piazza del Duomo possiamo vedere il massiccio l'edificio Cinquecentesco: la Castellina che ospita oggi il Museo Civico e Diocesano, la Collezione Massenzi e la Mostra Archeologica.
Naturalmente non possiamo venire a  Norcia e non assaggiare i prodotti tipici di norcineria.

L’arte della norcineria, ossia quella di realizzare i salumi nacque proprio a Norcia città da cui prese anche il nome.
Riprendiamo il viaggio e ci dirigiamo verso Castelluccio di Norcia.
La strada tra Norcia e Castelluccio, SP477, è aperta, percorribile (seppur con qualche accortezza) e soprattutto assolutamente sicura è aperta tutti i giorni, in alcuni tratti la viabilità è senso unico alternato e quindi regolamentata da semafori.
La porta più bella a questo sistema di eccezionale bellezza, dominato dalla prateria appenninica, è senz’altro quella cui si accede una volta superato il Rifugio Perugia dopo aver percorso una strada fatta di tornanti che sembrano non finire più, si rimane a bocca aperta: perché il piano - con il paese di Castelluccio di Norcia laggiù in fondo, quasi a fargli da guardia. Guadagnamo una sella e una vista che lascia sbalorditi: i 2448 metri della Cima del Redentore precipitano con un arido versante sopra i 1300 dello “sterminato” Pian Grande, formato da più di 1000 ettari di campi, prati falciabili e praterie, solcato dal Fosso dei Mergani, enormi e misteriosi inghiottitoi e punteggiato da doline e pozze temporanee.
Naturalmente in questa stagione non ammiriamo la spettacolare fioritura delle famose lenticchie di Castelluccio e le varie fioriture di papaveri, fiordalisi, ranuncoli e mille altri fiori selvatici  il pieno della spettacolare fioritura avviene tra giugno e luglio. Comunque è una meraviglia anche adesso con tutti i vari appezzamenti che iniziano ad essere arati.
Scendiamo verso il Piano e ci dirigiamo verso Castelluccio. Prima di raggiungere il borgo che domina la valle sulla nostra sinistra un boschetto caratteristico è stato sagomato a formare l'Italia isole comprese.  A questo punto la curiosità prende il sopravvento e cerchiamo di capire  il perché questo piccolo bosco presenta questa particolare forma.
Sapremo poi che
nel 1961 si tenne a Castelluccio la Festa della Montagna per volontà del ministro Mariano Rumor, titolare all’epoca del Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali. La festa, che venne organizzata dal Corpo Forestale dello Stato, si tenne sul Pian Grande. A ridosso di Poggio di Croce, proprio sulla Piana, venne costruita una piccola cappella e sulle pendici della montagna furono piantate le conifere disegnando il profilo dell’Italia, in ricordo del primo centenario dell’unità della Nazione
.
Saliamo la ripida salita che ci porta al paese e subito rimaniamo scioccati dalla distruzione di questo caratteristico luogo, il 70% degli edifici è stato abbattuto e il restante necessita di interventi di ricostruzione ingenti.
Castelluccio è probabilmente la più famosa tra le frazioni di Norcia.
Purtroppo il borgo antico, come detto, non esiste più ma la splendida fioritura del Pian Grande, la maestosità del Monte Vettore e la bontà di alcuni prodotti tipici locali, come la lenticchia che ancora viene coltivata con grande tenacia dei produttori, ne fanno un luogo tra i più belli dell’Umbria, meta privilegiata per gli amanti della natura e del buon cibo.
I Piani di Castelluccio, ( i Piani sono tre e coprono una superficie di 15 km²: il Pian Grande e Pian Piccolo (provincia di Perugia), e il Pian Perduto (provincia di Macerata).).
Insieme al Vettore e gli altri rilievi circostanti si possono considerare il gioiello paesaggistico e naturalistico dell'Umbria.
 
Entriamo in quel che resta del paese, praticamente niente se non un ammasso di detriti e qualche muro che ha resistito, comunque nella piazza le attività commerciali sono state sistemate in prefabbricati sul perimetro della piazzetta.
Ci fermiamo un pò per capire qualcosa ma quì non c'è niente da capire, è stata una vera catastrofe!
Contribuiamo per quel che si può a far girare un pò l'economia e facciamo acquisti di prodotto vari di norcineria, formaggi e le famose lenticchie. Un caffè o chi birretta al bar e poi prendiamo la strada per la nostra meta Balzo di Montegallo a circa una trentina di Km da Castelluccio.
Torniamo sui nostri passi e prendiamo la prima strada sulla nostra sinistra la SP477 e attraverso il passo di Forca di Presta, un valico appenninico, situato a 1.550 m. sui Monti Sibillini ai piedi del monte Vettore, che divide il territorio della provincia di Ascoli Piceno da quello della provincia di Perugia.
Successivamente imbocchiamo la SP89 che con numerosi tornanti ci conduce alla nostra destinazione.
Giungiamo a Balzo di Montegallo e cerchiamo, con qualche difficoltà, il nostro B&B: "La casa del Monte Vettore".
Veniamo accolti molto affabilmente dal proprietario che ci spiega il funzionamento di quello che sarà per noi la nostra casa per due giorni.
Prendiamo possesso delle nostre camere, più che dignitose, con bagno in camera...o quasi.
E' un pò presto per cena e andiamo un pò alla scoperta del luogo. Il paese è un piangere, nel senso che è ormai un paese fantasma; macerie non ce ne sono tantissime ma le case sono tutte tenute in piedi con puntelli e tenute insieme con grosse centine in acciaio e grossi cavi.
Tutte le attività commerciali sono state trasferite nell'ex campo di calcio assieme alla farmacia, un laboratorio analisi(?), la scuola e gli uffici comunali, è triste ma è così!
Noi da parte nostra contribuiamo con un bell'aperitivo al bar.
La serata segue con la cena e poi ben presto, chi prima e chi dopo, tutti ci ritiriamo nelle nostre camere, a questo punto siamo un pò stanchi!
La notte passa tranquillamente senza traumi o poca cosa, al mattino dopo una bella colazione attendiamo la nostra guida Ambientale Escursionistica Gessica Ribichini, persona che non si fa' attendere e infatti prima dell'ora convenuta arriva al nostro B&B. Successivamente ci accompagna a quella che è l'escursione che ha pensato di proporci: un giro ad anello da Castelluccio per la Val Canatra e per il Poggio di Monte di Croce.
Ci portiamo, dunque, di nuovo a Castelluccio e da qui, dopo esserci preparati di tutto punto partiamo.
Lasciamo la piazza di Castelluccio e procediamo su quella che sarebbe la sp 474, adesso chiusa a causa dell'evento sismico, e con ancora molta neve, in direzione di Visso, dopo circa una cinquantina di metri svoltiamo a sinistra su per una stradina sterrata, oggi ricoperta di neve, che percorriamo in falsopiano.
Dopo un paio di km giungiamo in una grande spianata dove è presente la fonte della Valle di Canatra 1367 m, antico abbeveratoio per le greggi che qui venivano condotte.
Siam sovrastati da due delle vette più alte dei Monti Sibillini, il monte Porche 2.233 m. ed il Monte Argentella 2.200 m. alle nostre spalle il Vettore con con i suoi 2.476 metri di altezza è il più alto è il rilievo montuoso più alto del massiccio dei Sibillini.
Giunti in prossimità della fonte proseguiamo lungo l'evidentissima traccia, in estate strada, verso destra che segue l'andamento naturale della Val Canatra tra il Monte Veletta ed il Monte Lieto. Il sentiero non è segnalato con le consuete bandierine rosse e bianche, anzi, proprio non ne abbiamo nemmeno una ma ogni tanto ci sono degli evidenti bolli gialli.
Comunque il percorso è evidente e  non ci si può confondere.
Successivamente pieghiamo leggermente a sinistra su quella che pensiamo sia una mulattiera e ci inoltriamo in un bellissimo bosco di faggi proseguendo in slaita.
La nostra guida ci dice che in questi boschi vivono molti animali, i veri "padroni di casa" tra questi  lupi, gatti selvatici, lepri, caprioli e da pochi anni anche cervi.
Inutile sperare di vederne qualcuno caciaroni come siamo!! Traccie comunque si.
Usciamo dal bosco e ci si presenta ancora un tratto in salita sulla nostra sinistra un faggio enorme, maestoso.
Qualcuno inizia a lamentarsi per la fame ma la guida ci sprona a salire sino alla terrazza naturale di Poggio della Croce, che raggiungiamo in pochi minuti.
Ci troviamo su un bellissimo belvedere con uno scenario mozzafiato davanti a noi i monti della Laga, alla nostra sinistra lo sguardo arriva sino al Gran Sasso e numerosissime montagne che chi sa come si chiamano.
Guardando in direzione del Monte Vettore si coglie una spaccatura orizzontale lungo il fianco della montagna: “la via delle fate”, così chiamata perché, dopo aver trascorso la notte a ballare con i giovani del paese, le fate dovevano percorrerla di corsa per tornare prima dell’alba alla Grotta per non essere escluse della Sibilla.
Da qui possiamo vedere sulla nostra destra il Monte delle Rose ed il Monte Patino che sarebbero raggiungibili percorrendo la cresta del monte in circa 1 ora di cammino, siamo tentati ma non tutti abbiamo i ramponi e alla fine desistiamo con un pò d'amaro in bocca.
Riprendiamo il cammino verso Castelluccio, prendiamo una sterrata sulla sinistra, la neve essendo rivolti a sud è scomparsa e ci troviamo a camminare su una sterrata dove  a tratti presenta chiazze di neve. La strada costeggia il versante sud-est del M.te Veletta per circa 2 km, passiamo sopra " l'Italia" formata dagli alberi e davanti a noi si pone ciò che resta di Castelluccio, un mucchio di macerie, chi sa se un giorno verrà ricostruito? Ne dubitiamo!
Arrivati nella piazzetta con piacere e un pò di stupore vediamo che molte persone sono venute qui e stanno contribuendo all'economia dei negozi, tuto fa!
Anche noi facciamo la nostra parte consumando al bar o comperando prodotti locali.
Riprendiamo le auto e ci riportiamo a Balzo di Montegallo al nostro B&B. Una doccia, una visitina ai nostri amici del bar per l'aperitivo, una bella cenetta e un po' di chiacchere e ben presto morfeo ci accoglie nelle sue braccia.
Domenica mattina è giorno di rientro ma al mattino ci prendiamo tempo per effettuare un'altra breve escursione. La nostra guida il giorno prima ci ha suggerito da Colle, frazione di Montegallo, sino ad Altino nel comune di Montemonaco sotto  Monte Zampa e Monte Sibilla.
Già all'arrivo a Colle vediamo la potenza del sisma quanti danni ha prodotto anche qui lasciando interi paesi deserti.
L'escursione si sviluppa in un contesto naturalistico di altissimo pregio ripercorrendo la vecchia strada che veniva utilizzata dai contadini che emigravano dalle valli verso la montagna seguendo i cicli di maturazione del grano
, parte del GAS; grande Anello dei Sibillini.

La prima parte del percorso si sviluppa all’interno del bosco per poi scollettiamo e godere della magnifica veduta sul Vettore. Raggiungiamo la Fonte Santa ubicata proprio sotto la Chiesa di Santa Maria in Pantano (IX°sec.) detta anche Santa Maria delle Sibille, una delle più antiche del territorio Montegallese, al suo interno affreschi raffiguranti le Sibille a testimoniare l’antica e frequente usanza di unire riti cristiani e pagani.
Facciamo una brevissima deviazione e andiamo a visitarla ma anche qui tanta distruzione e purtroppo essendo, giustamente, recintata non possiamo visitarla, anche perché come già detto la distruzione è tanta.
Ora il bosco  lascia il posto alle vaste distese di pascoli fioriti
da molti crochi, immaginiamo che in primavera sia un tripudio di colori. Superiamo la lunga e ampia prateria e poi rientriamo nel bosco di castagni e faggi, proseguiamo in continuo saliscendi attraversando diversi canali giungiamo ad una strada sterrata che in breve ci porta alle porte dell'abitato di Altino.
di Montemonaco, è una piccola frazione situata alle pendici del Monte Banditello, conta pochissime case e il rifugio Altino, quest'ultimo ci appare per primo, sembra che vi sia scoppiata ina bomba tanta è a distruzione come lo stesso la vicina chiesa. Qui alcune case sono agibili e qualche persona lo abita ancora, una speranza la danno numerosi e chiassosi ragazzi che festeggiano i cento giorni alla fine della scuola
. Sono chiassosi ma spensierati e danno un tono di gaiezza in questo posto altrimenti molto tristi.
Ci fermiamo un po' a parlare con persone che hanno le proprietà qui  e ci raccontano dei disagi che devono sopportare dal giorno del sisma.
Dobbiamo tornare indietro e ripercorriamo a ritroso il percorso già fatto all'andata e ci sembra più veloce e presto torniamo a Colle di Montegallo dove siamo partiti e presa l'auto torniamo a Balzo dove pranziamo, ci congediamo e prendiamo la via per casa, un lungo viaggio ci attende.
Bei posti che anche se deturpati dal sisma e con la tristezza nel cuore ma anche la bellezza dei posti negli occhi.
Ciao, alla prossima!

 

 

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