Il programma
escursionistico questa settimana ci porta in una terra
bellissima e purtroppo violentata da
tremende scosse
telluriche che si
sono avute nel 2016, la Val Nerina in Umbria.
Il
Il
30 ottobre 2016,
una scossa di magnitudo 6.5, alle 7.41 colpì Norcia
e tutta la Valnerina
umbra.
Un terremoto che, pur non
facendo vittime, causò crolli, danni e migliaia di
sfollati.
Non ha fatto vittime, ma ha causato decine di migliaia
di sfollati e danni incalcolabili (soprattutto al
patrimonio artistico). Già danneggiata dalle scosse del
24 agosto e del 26
ottobre, la città registrò nuovi e più pesanti
crolli.
Partiamo di buon ora in direzione Norcia che
raggiugiamo dopo circa quattro ore di viaggio, la sosta
in questa città è dovuta per portare il nostro saluto e
la solidarietà per tutte le persone colpite dal sisma.
Già nel 2017 avevamo aderito ad una raccolta fondi che
poi avevamo dato personalmente al sindaco della città.
L'Ufficio del sindaco Nicola Alemanno e gli assessori ci
hanno accolto con molta gratitudine specificandoci che
per loro anche solo le testimonianze di affetto sono
carburante per poter andare avanti e lottare per
riportare alla normalità la vita delle persone.
Facciamo un giro in centro e ci appare una città molto
silenziosa e anche se ferita indelebilmente la città non
si è mai persa d'animo
l’impatto con i danni del sisma è forte
percorrendo una realtà fatta di case puntellate, muri
crollati.
Se piazza San Benedetto offre l’immagine forte di una
città che il terremoto l’ha violentemente subito, non si
può rimanere indifferenti all’operosità e anche al
buonumore dei Norcini. E se le ferite ci sono e ci vorrà
del tempo a curarle e sanarle, la voglia di vivere,
l’allegria e la disponibilità della città è l’immagine
che in realtà ti rimane impressa della città.
Girovagando per le vie della città notiamo anche diverse
testimonianze della storia di questo posto, uno in
particolare è il “tempietto” un elegante porzione di
casa a pianta quadrata con un affresco Trecentesco
dedicato alla Madonna con bambino e Santi. Il Tempietto,
anticamente chiamato “la màina” ovvero “l’immagine”, è
uno degli edifici più originali e meglio conservati di
Norcia.
Poco fuori del centro abitato troviamo la nuova via
commerciale dove le attività che hanno avuto la
struttura inagibile sono ora ospitate in casette di
legno.
Purtroppo la maggior parte delle chiese, a partire dalla
basilica di San Benedetto, hanno subito ingenti danni e
non sono visitabili. In piazza del Duomo possiamo vedere
il massiccio l'edificio Cinquecentesco: la Castellina
che ospita oggi il Museo Civico e Diocesano, la
Collezione Massenzi e la Mostra Archeologica.
Naturalmente
non possiamo venire a Norcia e non assaggiare i
prodotti tipici di norcineria.
L’arte della norcineria, ossia quella di realizzare i
salumi nacque proprio a Norcia città da cui prese anche
il nome.
Riprendiamo il viaggio e ci dirigiamo verso
Castelluccio di Norcia.
La
strada tra Norcia e Castelluccio,
SP477,
è aperta, percorribile (seppur con qualche accortezza) e
soprattutto assolutamente sicura è aperta tutti i
giorni, in alcuni tratti la viabilità
è senso unico alternato e quindi regolamentata da
semafori.
La porta più bella
a questo sistema di eccezionale bellezza, dominato dalla
prateria appenninica, è senz’altro quella cui si accede
una volta superato il Rifugio Perugia
dopo aver percorso una strada fatta di tornanti che
sembrano non finire più, si rimane a bocca aperta:
perché il piano - con il paese di Castelluccio di Norcia
laggiù in fondo, quasi a fargli da guardia.
Guadagnamo una sella e una vista che lascia sbalorditi:
i 2448 metri della Cima del Redentore precipitano con un
arido versante sopra i 1300 dello “sterminato” Pian
Grande, formato da più di 1000 ettari di campi, prati
falciabili e praterie, solcato dal Fosso dei Mergani,
enormi e misteriosi inghiottitoi e punteggiato da doline
e pozze temporanee.
Naturalmente in questa stagione
non ammiriamo la spettacolare fioritura delle famose
lenticchie di Castelluccio e le varie fioriture di
papaveri, fiordalisi, ranuncoli e mille altri fiori
selvatici il pieno della spettacolare fioritura
avviene tra giugno e luglio. Comunque è una meraviglia
anche adesso con tutti i vari appezzamenti che iniziano
ad essere arati.
Scendiamo verso il Piano e ci
dirigiamo verso Castelluccio. Prima di raggiungere il
borgo che domina la valle sulla nostra sinistra un
boschetto caratteristico è stato sagomato a formare
l'Italia isole comprese.
A questo punto la curiosità prende il sopravvento e
cerchiamo di capire il perché questo piccolo bosco
presenta questa particolare forma.
Sapremo poi che
nel 1961 si tenne a Castelluccio la Festa della Montagna
per volontà del ministro Mariano Rumor, titolare
all’epoca del Ministero delle politiche agricole
alimentari e forestali. La festa, che venne organizzata
dal Corpo Forestale dello Stato, si tenne sul Pian
Grande. A ridosso di Poggio di Croce, proprio sulla
Piana, venne costruita una piccola cappella e sulle
pendici della montagna furono piantate le conifere
disegnando il profilo dell’Italia, in ricordo del primo
centenario dell’unità della Nazione.
Saliamo la ripida salita che
ci porta al paese e subito rimaniamo scioccati dalla
distruzione di questo caratteristico luogo, il 70% degli
edifici è stato abbattuto e il restante necessita di
interventi di ricostruzione ingenti.
Castelluccio è probabilmente la più
famosa tra le frazioni di Norcia.
Purtroppo il borgo antico,
come detto, non esiste più ma la
splendida fioritura del Pian Grande, la maestosità del Monte Vettore e
la bontà di alcuni prodotti tipici locali, come la
lenticchia che ancora viene coltivata con grande tenacia
dei produttori, ne fanno un luogo tra i più belli
dell’Umbria, meta privilegiata per gli amanti della
natura e del buon cibo.
I Piani di Castelluccio, ( i
Piani sono tre e coprono una superficie di 15 km²: il
Pian Grande
e Pian Piccolo
(provincia di Perugia), e il Pian Perduto (provincia di
Macerata).).
Insieme
al Vettore e gli altri rilievi circostanti si possono
considerare il gioiello paesaggistico e naturalistico
dell'Umbria.
Entriamo in quel che resta del paese, praticamente
niente se non un ammasso di detriti e qualche muro che
ha resistito, comunque nella piazza le attività
commerciali sono state sistemate in prefabbricati sul
perimetro della piazzetta.
Ci fermiamo un pò per
capire qualcosa ma quì non c'è niente da capire, è stata
una vera catastrofe!
Contribuiamo per quel che si può
a far girare un pò l'economia e facciamo acquisti di
prodotto vari di norcineria, formaggi e le famose
lenticchie. Un caffè o chi birretta al bar e poi
prendiamo la strada per la nostra meta Balzo di
Montegallo a circa una trentina di Km da Castelluccio.
Torniamo sui nostri passi e prendiamo la prima
strada sulla nostra sinistra la
SP477 e attraverso il passo di Forca di
Presta,
un valico appenninico, situato a 1.550 m. sui Monti
Sibillini ai piedi del monte Vettore, che divide il
territorio della provincia di Ascoli Piceno da quello
della provincia di Perugia.
Successivamente imbocchiamo
la SP89 che con numerosi tornanti ci conduce alla nostra
destinazione.
Giungiamo a Balzo di Montegallo e
cerchiamo, con qualche difficoltà, il nostro B&B: "La
casa del Monte Vettore".
Veniamo accolti molto
affabilmente dal proprietario che ci spiega il
funzionamento di quello che sarà per noi la nostra casa
per due giorni.
Prendiamo possesso delle nostre
camere, più che dignitose, con bagno in camera...o
quasi.
E' un pò presto per cena e andiamo un pò alla
scoperta del luogo. Il paese è un piangere, nel senso
che è ormai un paese fantasma; macerie non ce ne sono
tantissime ma le case sono tutte tenute in piedi con
puntelli e tenute insieme con grosse centine in acciaio
e grossi cavi.
Tutte le attività commerciali sono
state trasferite nell'ex campo di calcio assieme alla
farmacia, un laboratorio analisi(?), la scuola e gli
uffici comunali, è triste ma è così!
Noi da parte
nostra contribuiamo con un bell'aperitivo al bar.
La
serata segue con la cena e poi ben presto, chi prima e
chi dopo, tutti ci ritiriamo nelle nostre camere, a
questo punto siamo un pò stanchi!
La notte passa
tranquillamente senza traumi o poca cosa, al mattino
dopo una bella colazione attendiamo la nostra guida
Ambientale Escursionistica Gessica Ribichini, persona
che non si fa' attendere e infatti prima dell'ora
convenuta arriva al nostro B&B. Successivamente ci
accompagna a quella che è l'escursione che ha pensato di
proporci: un giro ad anello da Castelluccio per la Val
Canatra e per il Poggio di Monte di Croce.
Ci
portiamo, dunque, di nuovo a Castelluccio e da qui, dopo
esserci preparati di tutto punto partiamo.
Lasciamo la piazza di
Castelluccio e procediamo su quella che sarebbe la sp 474,
adesso chiusa a causa dell'evento sismico, e con ancora
molta neve, in direzione di
Visso, dopo circa una cinquantina di metri svoltiamo a sinistra su per una
stradina sterrata, oggi ricoperta di neve, che
percorriamo in falsopiano.
Dopo un paio di km
giungiamo in una grande spianata dove è presente la fonte della Valle di Canatra
1367 m, antico abbeveratoio per le greggi che qui
venivano condotte.
Siam sovrastati da due delle vette
più alte dei Monti Sibillini, il monte Porche 2.233 m. ed il Monte Argentella
2.200 m. alle nostre spalle il Vettore con con i suoi
2.476 metri di altezza è il più alto è il rilievo
montuoso più alto del massiccio dei Sibillini.
Giunti in prossimità della fonte proseguiamo
lungo l'evidentissima traccia, in estate strada, verso destra che segue
l'andamento naturale della Val Canatra tra il
Monte Veletta ed il Monte Lieto. Il
sentiero non è segnalato con le consuete bandierine
rosse e bianche, anzi, proprio non ne abbiamo nemmeno
una ma ogni tanto ci sono degli evidenti bolli gialli.
Comunque il percorso è evidente e non
ci si può confondere.
Successivamente pieghiamo
leggermente a sinistra su quella che pensiamo sia una
mulattiera e ci inoltriamo in un bellissimo bosco di
faggi proseguendo in slaita.
La nostra guida ci dice
che in questi boschi vivono molti animali, i veri
"padroni di casa" tra questi
lupi,
gatti selvatici, lepri, caprioli e da pochi anni anche
cervi.
Inutile sperare di vederne qualcuno caciaroni
come siamo!! Traccie comunque si.
Usciamo dal bosco e
ci si presenta ancora un tratto in salita sulla nostra
sinistra un faggio enorme, maestoso.
Qualcuno inizia
a lamentarsi per la fame ma la guida ci sprona a salire
sino alla terrazza naturale di Poggio della Croce, che
raggiungiamo in pochi minuti.
Ci troviamo su un
bellissimo belvedere con uno scenario mozzafiato davanti
a noi i monti della Laga, alla nostra sinistra lo
sguardo arriva sino al Gran Sasso e numerosissime
montagne che chi sa come si chiamano.