U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA

3 - 4 /08/2019 Dal tramonto all'alba sul monte Sagro
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Il Monte Sagro è un rilievo montuoso italiano appartenente alla catena delle Alpi Apuane. Si trova in alta Toscana e sovrasta e domina tutta la zona di Carrara.
La montagna si trova nella parte settentrionale della catena in posizione distaccata dallo spartiacque principale. La vetta, da più recenti misurazioni, è risultata avere un'altitudine di 1752,9 metri s.l.m., a differenza dei 1749 metri con cui è quotata storicamente. Costituito in prevalenza da marmo di pregiatissima qualità, ospita diverse cave alle le sue pendici. L'ascensione alla vetta avviene esclusivamente dal versante marittimo per la pendenza più dolce (contrapposta allo strapiombo che caratterizza la parete nord). I tempi di ascensione sono di circa 70-80 minuti partendo da Foce di Pianza e di circa 120 minuti partendo dal vicino Rifugio Carrara
nome stesso identifica un'antica area sacra per le popolazioni Liguri, collegata visivamente al Monte Beigua, altra montagna sacra posta quasi al centro dell'arco ligure. Insieme al Monte Bego, al confine tra Italia e Francia, il Beigua e il
Sagro erano i principali santuari della Liguria preistorica. A testimonianza di tale sacralità, le stele antropomorfe della Lunigiana, custodi dei valichi, diffuse nella zona delle Apuane, erano il simbolo che legava la terra al cielo.

Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

 

Accesso automobilistico: Da Carrara al ponte sul Carrione si svolta a destra per Gragnana (m. 219), si oltrepassa questo paese giungendo a Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che, appena prima del valico della Spolverina, quota 655, si prende decisamente a destra per la carrozzabile che porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della Gabellaccia, così detto perchè qui esisteva una dogana di confine fra il Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio di Fivizzano (Granducato di Toscana) per pervenire al Colle dell' Uccelliera, m. 1230, dove è assolutamente obbligatorio fare una sosta nell'ampio piazzale: infatti a destra ci si può affacciare e abbracciare con lo sguardo il bacino marmifero di Carrara, uno spettacolo veramente impressionante che lascia senza fiato.
Riprendiamo la strada per Foce di Pianza (m. 1279) dove giungiamo in breve tempo: davanti a noi il Sagro (m. 1749) con il bacino delle cave, sulla sinistra il monte Borla (m. 1469) e sulla destra i monti Maggiore (m. 1396) e Spallone (m. 1650).
                                                          

 
ITINERARIO:  Foce di Pianza (m. 1279) - Faggiola - Sagro (m. 1749)
 
  PARTECIPANTI: 19 escursionisti


 

 

DIFFICOLTA’  -  (E)

 
TEMPI DI PERCORRENZA
4h
 


 
SENTIERI CAI PERCORSI :
172   Foce Luccica – Foce della Faggiola – Foce di Pianza. Difficoltà EE.


 

   
 


ACQUA:
A Campo Cecina e rifugio Carrara
 
 
PUNTI D'APPOGGIO :
Rifugio Carrara
 

PERIODO CONSIGLIATO:  Giugno - Ottobre

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Foto escursione
              

 La Montagna. Per chi è appassionato, è il sentirsi vivi è il ritrovare se stesso, la montagna è il disegno di un grande pittore, la montagna è la parola di un soave poeta.
E' qualcosa di magico che è già dentro di te e che ritrovi soltanto quando arrivi in quei luoghi perenni che da sempre ti aspettano.
La montagna è la storia del mondo se l'ascolti ti sa raccontare storie di vita vissuta di uomini e donne che hanno tracciato in essa, come rughe che ti segnano il volto con lo scorrere degli anni, i loro destini di guerre, di lavoro, di morte. Ma anche di vita e d'amore per chi era disposto a varcarle per portare i beni necessari da una valle all'altra o per trovare la sua bella.
La montagna che spesso ancor oggi, forse più di un tempo, viene tradita ed offesa da mani che cercano in essa il profitto ne scavano i fianchi strappandole tutto quello che lei generosa può offrire.
E poi ci siamo noi, quelli che per le erte strade antiche salgono lungo i pendii rispettandola come si rispetta una madre. Ci siamo noi gli escursionisti che spesso nel silenzio o nel rumore del vento o del fiato affannoso ci inerpichiamo accompagnati da una farfalla un insetto o un animale che curioso ci osserva. Nel colore e nei profumi dell'erba e dei fiori.
Ci fermiamo ogni tanto ammirati da panorami stupendi oppure anche inorriditi da quello che può un nostro simile rovinare. Sinceramente spesso umanamente cerchiamo una giustificazione si pensa allora che la montagna è anche pane e proviamo a convincerci che tutto questo sia giusto. Ogni tanto ce la facciamo molte altre no. Sarebbe forse meglio cercare di salvaguardare l'ambiente pensando all'interesse di tutti invece che al guadagno di pochi ricordandoci che tutto ciò che abbiamo trovato su questa terra l'abbiamo avuto in prestito e quando ce ne andremo dovremmo restituirlo perché altri possano gioire e godere delle meraviglie della natura.

Questa nostra escursione ci porta sul
monte Sagro, escursione ambientata nella più famosa località delle Alpi Apuane di Massa Carrara da dove si ha una veduta unica che abbraccia il golfo di La Spezia, la valle del Magra, le Alpi Marittime fino al Monviso e al di là del mare la Corsica e l'isola d'Elba.
Da quì si può anche apprezzare la vista del più grande bacino marmifero del mondo. L'imponente massiccio del Sagro domina l'estremità occidentale delle Apuane, sorge in posizione isolata a lato della dorsale principale della catena. E' un'acuminata punta a forma di grossolana piramide triangolare, un fulcro roccioso da cui si originano a raggiera tre distinte valli. Il fianco nordorientale, rivolto verso la Lunigiana, chiude a sud la Valle di Vinca, quello sudorientale costituisce la testata del Canal Regollo, nel massese, mentre il terzo guarda a sudovest, affacciandosi sui bacini marmiferi di Carrara.
Durante la salita, priva di particolari difficoltà, si ha modo di osservare lo stato di degrado causato dall'estrazione del marmo effettuata sia lungo le pendici del monte Sagro che alla base del versante  del monte Borla, a questo prospiciente. Gran parte delle cave sono oramai abbandonate da tempo, purtroppo senza che ne sia stato previsto nessun piano di ripristino ambientale, e ora si sfruttano soprattutto gli antichi ravaneti per produrre granulati. Il  monte Borla, seppure di più modesta altezza (m. 1469) presenta notevoli ed interessanti caratteristiche ambientali e panoramiche. Da ricordare la presenza di un endemismo che vive solo in una ristretta area di questo monte: la Centaurea montis-borlae di cui è nota una solo stazione in prossimità del piazzale di Foce di Pianza.
L' itinerario trova il suo punto di partenza da Foce di Pianza località a cui si perviene da Carrara: qui al ponte sul Carrione si svolta a destra per Gragnana (m. 219), si oltrepassa questo paese giungendo a Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che, appena prima del valico della Spolverina, quota 655, si prende decisamente a destra per la carrozzabile che porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della Gabellaccia, così detto perchè qui esisteva una dogana di confine fra il Ducato di Massa-Carrara (estense) e il territorio di Fivizzano (Granducato di Toscana) per pervenire al Colle dell' Uccelliera, m. 1230, dove è assolutamente obbligatorio fare una sosta nell'ampio piazzale: infatti a destra ci si può affacciare e abbracciare con lo sguardo il bacino marmifero di Carrara, uno spettacolo veramente impressionante che lascia senza fiato e turba per lo scempio perpetuato per la selvaggia depredazione di queste montagne.
Riprendiamo la strada per Foce di Pianza (m. 1279) dove giungiamo in breve tempo: davanti a noi il Sagro (m. 1749) con il bacino delle cave, sulla sinistra il monte Borla (m. 1469) e sulla destra i monti Maggiore (m. 1396) e Spallone (m. 1650).
Qui lasciamo la machina e ci prepariamo per l'escursione.
Prendiamo il sentiero che vediamo segnato proprio vicino al parcheggio e ci  dirigiamo verso Sud Est; sotto di noi ,su entrambi i versanti si aprono delle impressionanti cave e in particolare volgendo lo sguardo verso il mare si vede l’enorme bacino marmifero di Campo Cecina.
Giungiamo in breve a un bivio abbiamo lasciato a sinistra il segnavia 173 che prenderebbe il sentiero per la " direttissima" al Sagro e foce del Fanaletto, si segue il 172, che continua a salire lungo la cresta dove vi sono dei passaggi su roccette non pericolosi ma da affrontare con la dovuta attenzione;   raggiungiamo poi  un boschetto di faggi e poi la Foce della Faggiola (1464 m), in questo punto numerose  sono le presenze di trincee e ricoveri che ci ricordano quel triste evento che fu l’ultimo conflitto mondiale dove vedeva attestate su queste montagne le truppe tedesche a difesa della “ Linea Gotica “. 
Qui  qualche indomito affrontano l'aerea cresta dello Spallone per poi raggiungere la vetta da questa.
Il grosso del gruppo prosegue per il sentiero normale per la vetta gli altri affrontano la cresta dello Spallone.
Il sentiero per la via normale è comodissimo e senza nessun problema se non la salita, attraversiamo dei bellissimi prati e poi il sentiero sale ancora sù inesorabilmente sino alla vetta della montagna (1749 m; 2 h da Pianza).
Dalla vetta del Sagro (m. 1749) il panorama di cui godiamo è talmente affascinante che solo chi sia salito su questa vetta ne può dare testimonianza perché nessuna immagine televisiva o fotografica lo può descrivere: a sud la città di Carrara e il Mar Tirreno con lo sguardo che abbraccia tutta la Versilia e (foschia permettendo e nuvole come oggi) le isole di Capraia, Elba e Corsica. Mentre a nord il Pizzo d’Uccello e il Grondilice, con il Pisanino che sbuca dietro quest’ultimo; a est il Contrario, il Cavallo, la Tambura e le altre cime delle Apuane fino alla Pania e all’Uomo Morto; a ovest tutta la Lunigiana: uno spettacolo da mozzare il fiato.
Per un pò tutto questo spettacolo si apre davanti ai nostri occhi tranne che sul mare perché una coltre di nuvole si sta addensando e sembra che vengano su verso di noi.
Per un pò restiamo a goderci il panorama riposandoci e aspettando gli amici della cresta, non li scorgiamo e un pò d'apprensione è preda di noi, sul crinale si scorgono solo capre. Ma eccoli li vediamo spuntare e ci sbracciamo per salutarli. In breve il gruppo è ricomposto ormai il sole si stà abbassando sull'orizzonte e ammiriamo la magia del tramonto.
lo spettacolo è veramente impagabile, addirittura commovente nella sua bellezza, il momento culminante di questa magia viene raggiunto diversi minuti dopo il tramonto, quando ci si avvicina al crepuscolo e la luce si diffonde anche sulle splendide cime delle Apuane Settentrionali interne, come il Pizzo d’Uccello lo spettacolo lascia a bocca aperta, l’Alta Versilia, Carrara e lo spezzino sono ai nostri piedi.
Sono momenti che stimolano la meditazione. Apprezzare la magia che la natura e la montagna in particolare sanno offrire porta nell’animo dell’escursionista un sentimento difficile da descrivere, a volte si sente il bisogno di ringraziare qualcuno per tutto ciò che è a nostra disposizione e che ci fa sentire vivi.
Piano piano la luce si affievolisce e lascia spazio all'oscurità falsata dalle molteplici luci che rivelano tutta la costa da Livorno a Spezia, un inquinamento luminoso di certo ma un bellissimo spettacolo. Luna che anche se nel suo primo quarto riesce ad illuminare la catena apuana settentrionale.
Ci concediamo una frugale cena e poi visto anche la temperatura abbastanza fredda ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo aspettando l'alba. Dormire è un'utopia, almeno per la maggioranza, la mancanza di sonno però viene ricompensata da un celo stellato stupendo con moltissime stelle cadenti verso le 4 la magia della via lattea proprio sopra le nostre teste.
Come se avessimo messo la sveglia ci destiamo quasi all'unisono, sono le cinque e trenta l'orizzonte si stà già tingendo di rosso e man mano che il tempo passa  si alternano miriadi di tonalità dal rosso carico al bianco il giallo.
Non so se vi è mai capitato di aspettare l’alba sulla vetta di una montagna, ha sempre un sapore speciale, sei lì al buio, immerso nella speranza, infagottato nei sacchi, con l'aria fredda che ti batte in faccia.
E’ ancora notte, il cielo è tutto stellato. Un’infinità di luci che lo riempiono, come piccole gocce cadute da chissà dove.  Poi inizia qualcosa. Qualcosa di sempre nuovo e diverso. Che nasce ogni mattina senza che ce ne rendiamo conto. Poco a poco laggiù si vede una strisciolina di luce, che tinge il cielo di varie sfumature. Si fa sempre più spessa, e aggiunge nuovi colori.
A volte c’è un istante in cui ti accorgi che è giorno, notte e giorno non sono più buio e luce, ma sono due luci diverse. Due mondi paralleli. E c’è un attimo in cui questi due mondi si incontrano. Senti dentro di te che quella luce è un bianco diverso, un bianco più chiaro. E’ il bianco del giorno. Qualcosa è cambiato.
E dopo iniziano i colori. Le punte più alte si colorano di rosa, poi di arancio e di giallo. E poi il sole spunta e scalda il mondo.
 Ti senti partecipe di un piccolo miracolo, perché stai perdendo del tempo per ammirarlo. E sei lì a bocca aperta senza sapere neanche cosa pensare, ti senti travolto da tutta questa bellezza. "Una bellezza che per un attimo ti fa sentire eterno".
Poi il giorno ti riporta al mondo di sempre, quello che sei abituato a conoscere.
La magia a poco a poco svanisce ma ti rimane nel cuore e ti aiuta a regalare un sorriso alle persone che incontri. Quel giorno ti sembra più lungo degli altri, più completo. Ti senti un po’ diverso, un po’ più pieno. 
E senti dentro di te la voglia di raccontare la magia di questo attimo in cui la speranza si è trasformata in bellezza.
Bè ora termino questa parentesi poetica ma veramente quando sei lassù anche " l'orso più orso diventa un agnellino!"
Facciamo centinaia di foto nell'inutile speranza di avere lo scatto perfetto che possa testimoniare quanto noi proviamo, intanto il monte forma un'ombra a piramide inclinata che si propende sino verso il mare, ogni foto se pur bellissima non potrà mai eguagliare ciò che gli occhi vedono diretttamente.
Ormai è giorno pieno e una volta fatta colazione riprendiamo la via per ridiscendere sino alle auto ripercorrendo la via di salita, avremmo potuto scendere dalla cresta nord ovest che non presenta particolari difficoltà ma molto ripido e con molte zone in sfasciumi, questa via prosegue sino a raggiungere il sentiero 173
e da qui la Foce di Pianza.

Foce che noi, come detto, raggiungiamo in circa 2 ore da sentiero 172, volevamo andare al rifugio Carrarra passando per il monte Borla, facile sentiero ma un pò ripido, almeno per la prima metà.
La maggioranza del gruppo ha preferito andarci in macchina e allora, rispettosi della maggioranza ci adeguiamo tutti quanti. Arrivati alla vicina località di Campo Cecina raggiungiamo a piedi in circa dieci minuti il bel rifugio CAI di Carrara dove ci concediamo un caffè o per i più golosi una ricca colazione.
Alla prossima!

 


 

 

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