Foto escursione
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La
Montagna. Per chi è appassionato, è il sentirsi vivi è
il ritrovare se stesso, la montagna è il disegno di un
grande pittore, la montagna è la parola di un soave
poeta. E' qualcosa di magico che è già dentro di te e
che ritrovi soltanto quando arrivi in quei luoghi
perenni che da sempre ti aspettano. La montagna è la
storia del mondo se l'ascolti ti sa raccontare storie di
vita vissuta di uomini e donne che hanno tracciato in
essa, come rughe che ti segnano il volto con lo scorrere
degli anni, i loro destini di guerre, di lavoro, di
morte. Ma anche di vita e d'amore per chi era disposto a
varcarle per portare i beni necessari da una valle
all'altra o per trovare la sua bella. La montagna che
spesso ancor oggi, forse più di un tempo, viene tradita
ed offesa da mani che cercano in essa il profitto ne
scavano i fianchi strappandole tutto quello che lei
generosa può offrire. E poi ci siamo noi, quelli che
per le erte strade antiche salgono lungo i pendii
rispettandola come si rispetta una madre. Ci siamo noi
gli escursionisti che spesso nel silenzio o nel rumore
del vento o del fiato affannoso ci inerpichiamo
accompagnati da una farfalla un insetto o un animale che
curioso ci osserva. Nel colore e nei profumi dell'erba e
dei fiori. Ci fermiamo ogni tanto ammirati da
panorami stupendi oppure anche inorriditi da quello che
può un nostro simile rovinare. Sinceramente spesso
umanamente cerchiamo una giustificazione si pensa allora
che la montagna è anche pane e proviamo a convincerci
che tutto questo sia giusto. Ogni tanto ce la facciamo
molte altre no. Sarebbe forse meglio cercare di
salvaguardare l'ambiente pensando all'interesse di tutti
invece che al guadagno di pochi ricordandoci che tutto
ciò che abbiamo trovato su questa terra l'abbiamo avuto
in prestito e quando ce ne andremo dovremmo restituirlo
perché altri possano gioire e godere delle meraviglie
della natura.
Questa nostra escursione ci porta
sul
monte Sagro, escursione ambientata nella più famosa
località delle Alpi Apuane di Massa Carrara da
dove si ha una veduta unica che abbraccia il golfo di La
Spezia, la valle del Magra, le Alpi Marittime fino al
Monviso e al di là del mare la Corsica e l'isola d'Elba.
Da quì si può anche apprezzare la vista del più grande
bacino marmifero del mondo. L'imponente massiccio del
Sagro domina l'estremità occidentale delle Apuane, sorge
in posizione isolata a lato della dorsale principale
della catena. E' un'acuminata punta a forma di
grossolana piramide triangolare, un fulcro roccioso da
cui si originano a raggiera tre distinte valli. Il
fianco nordorientale, rivolto verso la Lunigiana, chiude
a sud la Valle di Vinca, quello sudorientale costituisce
la testata del Canal Regollo, nel massese, mentre il
terzo guarda a sudovest, affacciandosi sui bacini
marmiferi di Carrara.
Durante la salita, priva di particolari difficoltà, si
ha modo di osservare lo stato di degrado causato
dall'estrazione del marmo effettuata sia lungo le
pendici del monte Sagro che alla base del versante
del monte Borla, a questo prospiciente. Gran parte delle
cave sono oramai abbandonate da tempo, purtroppo senza
che ne sia stato previsto nessun piano di ripristino
ambientale, e ora si sfruttano soprattutto gli antichi
ravaneti per produrre granulati. Il monte Borla,
seppure di più modesta altezza (m. 1469) presenta
notevoli ed interessanti caratteristiche ambientali e
panoramiche. Da ricordare la presenza di un endemismo
che vive solo in una ristretta area di questo monte: la
Centaurea montis-borlae di cui è nota una solo stazione
in prossimità del piazzale di Foce di Pianza.
L' itinerario trova il suo punto di partenza da Foce di
Pianza località a cui si perviene da Carrara: qui al
ponte sul Carrione si svolta a destra per Gragnana (m.
219), si oltrepassa questo paese giungendo a
Castelpoggio (m. 547) e quindi si prosegue fino a che,
appena prima del valico della Spolverina, quota 655, si
prende decisamente a destra per la carrozzabile che
porta a Campo Cecina. Si oltrepassa il valico della
Gabellaccia, così detto perchè qui esisteva una dogana
di confine fra il Ducato di Massa-Carrara (estense) e il
territorio di Fivizzano (Granducato di Toscana) per
pervenire al Colle dell' Uccelliera, m. 1230, dove è
assolutamente obbligatorio fare una sosta nell'ampio
piazzale: infatti a destra ci si può affacciare e
abbracciare con lo sguardo il bacino marmifero di
Carrara, uno spettacolo veramente impressionante che
lascia senza fiato e turba per lo scempio perpetuato per
la selvaggia depredazione di queste montagne.
Riprendiamo la strada per Foce di Pianza (m. 1279) dove
giungiamo in breve tempo: davanti a noi il Sagro (m.
1749) con il bacino delle cave, sulla sinistra il monte
Borla (m. 1469) e sulla destra i monti Maggiore (m.
1396) e Spallone (m. 1650). Qui lasciamo la machina e
ci prepariamo per l'escursione.
Prendiamo il sentiero che vediamo segnato proprio vicino
al parcheggio e ci dirigiamo verso Sud Est; sotto
di noi ,su entrambi i versanti si aprono delle
impressionanti cave e in particolare volgendo lo sguardo
verso il mare si vede l’enorme bacino marmifero di Campo
Cecina. Giungiamo in breve a un bivio abbiamo
lasciato a sinistra il segnavia 173 che prenderebbe il
sentiero per la " direttissima" al Sagro e foce del
Fanaletto, si segue il 172, che continua a salire lungo
la cresta dove vi sono dei passaggi su roccette non
pericolosi ma da affrontare con la dovuta attenzione;
raggiungiamo poi un boschetto di faggi e poi la
Foce della Faggiola (1464 m), in questo punto numerose
sono le presenze di trincee e ricoveri che ci ricordano
quel triste evento che fu l’ultimo conflitto mondiale
dove vedeva attestate su queste montagne le truppe
tedesche a difesa della “ Linea Gotica “.
Qui qualche indomito affrontano l'aerea cresta
dello Spallone per poi raggiungere la vetta da questa.
Il grosso del gruppo prosegue per il sentiero normale
per la vetta gli altri affrontano la cresta dello
Spallone. Il sentiero per la via normale è
comodissimo e senza nessun problema se non la salita,
attraversiamo dei bellissimi prati e poi il sentiero
sale ancora sù inesorabilmente sino alla vetta della
montagna (1749 m; 2 h da Pianza). Dalla vetta del
Sagro (m. 1749) il panorama di cui godiamo è talmente
affascinante che solo chi sia salito su questa vetta ne
può dare testimonianza perché nessuna immagine
televisiva o fotografica lo può descrivere: a sud la
città di Carrara e il Mar Tirreno con lo sguardo che
abbraccia tutta la Versilia e (foschia permettendo e
nuvole come oggi) le isole di Capraia, Elba e Corsica.
Mentre a nord il Pizzo d’Uccello e il Grondilice, con il
Pisanino che sbuca dietro quest’ultimo; a est il
Contrario, il Cavallo, la Tambura e le altre cime delle
Apuane fino alla Pania e all’Uomo Morto; a ovest tutta
la Lunigiana: uno spettacolo da mozzare il fiato. Per
un pò tutto questo spettacolo si apre davanti ai nostri
occhi tranne che sul mare perché una coltre di nuvole si
sta addensando e sembra che vengano su verso di noi.
Per un pò restiamo a goderci il panorama riposandoci e
aspettando gli amici della cresta, non li scorgiamo e un
pò d'apprensione è preda di noi, sul crinale si scorgono
solo capre. Ma eccoli li vediamo spuntare e ci
sbracciamo per salutarli. In breve il gruppo è
ricomposto ormai il sole si stà abbassando
sull'orizzonte e ammiriamo la magia del tramonto. lo
spettacolo è veramente impagabile, addirittura
commovente nella sua bellezza, il momento culminante di
questa magia viene raggiunto diversi minuti dopo il
tramonto, quando ci si avvicina al crepuscolo e la luce
si diffonde anche sulle splendide cime delle Apuane
Settentrionali interne, come il Pizzo d’Uccello lo
spettacolo lascia a bocca aperta, l’Alta Versilia,
Carrara e lo spezzino sono ai nostri piedi. Sono
momenti che stimolano la meditazione. Apprezzare la
magia che la natura e la montagna in particolare sanno
offrire porta nell’animo dell’escursionista un
sentimento difficile da descrivere, a volte si sente il
bisogno di ringraziare qualcuno per tutto ciò che è a
nostra disposizione e che ci fa sentire vivi. Piano
piano la luce si affievolisce e lascia spazio
all'oscurità falsata dalle molteplici luci che rivelano
tutta la costa da Livorno a Spezia, un inquinamento
luminoso di certo ma un bellissimo spettacolo. Luna che
anche se nel suo primo quarto riesce ad illuminare la
catena apuana settentrionale. Ci concediamo una
frugale cena e poi visto anche la temperatura abbastanza
fredda ci infiliamo nei nostri sacchi a pelo aspettando
l'alba. Dormire è un'utopia, almeno per la maggioranza,
la mancanza di sonno però viene ricompensata da un celo
stellato stupendo con moltissime stelle cadenti verso le
4 la magia della via lattea proprio sopra le nostre
teste.
Come se avessimo messo la sveglia ci destiamo quasi
all'unisono, sono le cinque e trenta l'orizzonte si stà
già tingendo di rosso e man mano che il tempo passa si
alternano miriadi di tonalità dal rosso carico al bianco
il giallo. Non so se vi è mai capitato di aspettare
l’alba sulla vetta di una montagna, ha sempre un sapore
speciale, sei lì al buio, immerso nella speranza,
infagottato nei sacchi, con l'aria fredda che ti batte
in faccia. E’ ancora notte, il cielo è tutto
stellato. Un’infinità di luci che lo riempiono, come
piccole gocce cadute da chissà dove. Poi inizia
qualcosa. Qualcosa di sempre nuovo e diverso. Che nasce
ogni mattina senza che ce ne rendiamo conto. Poco a poco
laggiù si vede una strisciolina di luce, che tinge il
cielo di varie sfumature. Si fa sempre più spessa, e
aggiunge nuovi colori. A volte c’è un istante in cui
ti accorgi che è giorno, notte e giorno non sono più
buio e luce, ma sono due luci diverse. Due mondi
paralleli. E c’è un attimo in cui questi due mondi si
incontrano. Senti dentro di te che quella luce è un
bianco diverso, un bianco più chiaro. E’ il bianco del
giorno. Qualcosa è cambiato. E dopo iniziano i
colori. Le punte più alte si colorano di rosa, poi di
arancio e di giallo. E poi il sole spunta e scalda il
mondo. Ti senti partecipe di un piccolo miracolo,
perché stai perdendo del tempo per ammirarlo. E sei lì a
bocca aperta senza sapere neanche cosa pensare, ti senti
travolto da tutta questa bellezza. "Una bellezza che per
un attimo ti fa sentire eterno". Poi il giorno ti
riporta al mondo di sempre, quello che sei abituato a
conoscere. La magia a poco a poco svanisce ma ti
rimane nel cuore e ti aiuta a regalare un sorriso alle
persone che incontri. Quel giorno ti sembra più lungo
degli altri, più completo. Ti senti un po’ diverso, un
po’ più pieno. E senti dentro di te la voglia di
raccontare la magia di questo attimo in cui la speranza
si è trasformata in bellezza. Bè ora termino questa
parentesi poetica ma veramente quando sei lassù anche "
l'orso più orso diventa un agnellino!" Facciamo
centinaia di foto nell'inutile speranza di avere lo
scatto perfetto che possa testimoniare quanto noi
proviamo, intanto il monte forma un'ombra a piramide
inclinata che si propende sino verso il mare, ogni foto
se pur bellissima non potrà mai eguagliare ciò che gli
occhi vedono diretttamente. Ormai è giorno pieno e
una volta fatta colazione riprendiamo la via per
ridiscendere sino alle auto ripercorrendo la via di
salita, avremmo potuto scendere dalla cresta nord ovest
che non presenta particolari difficoltà ma molto ripido
e con molte zone in sfasciumi, questa via prosegue sino
a raggiungere il sentiero 173
e da qui la Foce di Pianza.
Foce che noi, come detto, raggiungiamo in circa
2 ore da sentiero 172, volevamo andare al rifugio
Carrarra passando per il monte Borla, facile sentiero ma
un pò ripido, almeno per la prima metà. La
maggioranza del gruppo ha preferito andarci in macchina
e allora, rispettosi della maggioranza ci adeguiamo
tutti quanti. Arrivati alla vicina località di Campo
Cecina raggiungiamo a piedi in circa dieci minuti il bel
rifugio CAI di Carrara dove ci concediamo un caffè o per
i più golosi una ricca colazione. Alla prossima!
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