U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
CASCATA DELL'ACQUA PENDENTE
Domenica 10 Novembre

L'orario era davvero inconsueto: le otto del mattino! Ma era almeno un'ora che molti di noi scrutavano perplessi il cielo che, birichino, sembrava ora rasserenarsi, ora ricoprirsi quasi a voler rovinarci l'ultima escursione del 2002. Un'escursione che inizialmente a molti era sembrata banale e assai poco interessante: poco cammino lungo un torrentello sopra Cardoso, chissà cosa mai avrà da dirci. Ma pian piano ci siamo accorti che la Cascata dell'Acqua Pendente non era poi così banale, con un salto di decine di metri in un ambiente rupestre che seppur gravemente modificato dall'alluvione mantiene tuttora un aspetto selvaggio ed un fascino notevole. Insomma un ambiente rimarchevole, a poca distanza da casa nostra, che pochi conoscono e ancora meno visitano. Perciò, alle otto in punto, ci siamo ritrovati davanti alla Sezione, più allegri e pimpanti che mai, forse perché qualcuno aveva avuto l'idea di organizzare una spaghettata alla Fania. I preparativi, più che altro volti ad un'equa distribuzione delle scorte alimentari che erano oramai diventate spaghetti, salumi, dolcetti, vin santo e non (quest'ultimo assai abbondante) perché non si sa mai se qualcuno scivolasse! Il viaggio, data la brevità, è stato credete tranquillo? Certo che no, perché Erio ha pensato bene di andare a Pruno mentre il resto del gruppo si recava ad Orzale: il vero punto di partenza dell'escursione. Comunque, appena arrivati, foto di gruppo e siamo subito partiti salvo, dopo aver percorso alcune centinaia di metri, accorgerci che mancava qualcuno, dov'è Lucia? è stata la domanda ,ovviamente nessuno ha pensato ad Erio che era in auto con lei ed altri due amici, chissà come mai? Boh. Tentennamenti, telefonate, corse verso il parcheggio per vedere se arrivavano e, infine, la decisione di attenderli al "Ponte di Pruno" proprio mentre un Erio sorridente compariva all'improvviso dietro a noi.

Ora eravamo davvero al completo, 15 in tutto più la mascotte Golia, accompagnati quest'oggi da Gianfranco Giovannetti coadiuvato da Marco Meccheri. Il sentiero è davvero bello, usato com'è anche dalla gente locale per spostarsi a piedi tra Pruno ed Orzale e per raggiungere le piane coltivate. In breve raggiungiamo il Ponte, una bellissima ed antica costruzione che collega la sponda di Orzale con quella di Pruno che è sormontato da un pregevole bassorilievo votivo. Ne approfittiamo per scattare numerose foto e c'inoltriamo nel bosco lungo un sentiero pulito ma piuttosto ripido. Lo spettacolo che avremmo goduto una volta giunti alla cascata ci viene costantemente annunciato dagli scorci di torrente che intravediamo e che lasciano intuire la presenza di cascatelle. In prossimità di una vecchia costruzione si trova il bivio, ben segnalato, che conduce alla nostra meta.

La cascata si mostra improvvisamente alla vista preannunciata da un discreto scrosciare d'acqua. Lo spettacolo è a dir poco mozzafiato, un salto d'acqua di molte decine di metri sembra scaturire dal cielo e precipitare lungo una rupe di roccia levigata creando affascinanti giochi tra le rocce e la vegetazione acquatica che prospera lungo un tratto della cascata. A detta degli amici che negli anni trascorsi avevano già visitato il luogo, l'ambiente è stato gravemente modificato dall'alluvione, sono infatti scomparse (riempite dai detriti) le profonde pozze dove era possibile tuffarsi.

Ora ci sono solo piccole conche ma la bellezza del luogo rimane assolutamente suggestiva e tutti quanti restiamo meravigliati di fronte a tanta bellezza a due passi da casa nostra che molti, troppi, ignorano.Ma forse è meglio così perché se divenisse preda del turismo perderebbe inevitabilmente gran parte del suo fascino; saremo inguaribili romantici ma a noi le montagne piacciono incontaminate e inorridiamo quando vi troviamo le tracce del turismo sotto forma di rifiuti abbandonati o ambienti naturali modificati magari con assurdi manufatti. Ci fermiamo a lungo prima di ripartire alla volta della Fania lasciando sul posto i due fotografi ufficiali in attesa che il sole la illuminasse completamente. Poco dopo Marco ci invita ad una piccola deviazione per ammirare un esempio di come l'uomo sappia adattarsi alla natura senza violentarla, quello che ci mostra è una vecchia casa pastorale semidiroccata costruita attorno ad uno sperone roccioso che ne costituisce parte del tetto e le pareti posteriore e laterale, siamo ammirati.

Proseguendo incontriamo quasi subito un gruppetto di case ed un amico che per la nostra felicità c'invita a vedere il suo metato in funzione; per molti è un'assoluta novità. Ci salutiamo e riprendiamo il cammino che si fa quasi subito piuttosto faticoso per la costante salita del sentiero, il gruppo si sgrana e costringe Marco a rallentare per seguire i ritardatari. Quando giungiamo alla Marginetta di Santa Rita apprezziamo la panchina e i ceppi che qualcuno ha sistemato lungo il sentiero, peccato però che la fontanella non dia acqua.

Dopo una breve pausa riprendiamo il cammino, e questa volta la fatica comincia a farsi veramente sentite tant'è che un gruppetto resta notevolmente attardato, e il povero Golia deve essere ospitato nello zaino di Alessandro. Altra pausa alla Fontana (questa volta l'acqua c'è ed è abbondante) dove decidiamo di dividerci in due gruppi, quello dei più allenati sarebbe andato avanti accompagnato da Gianfranco mentre Marco avrebbe atteso ed accompagnato i ritardatari. Gli spaghetti, fino ad ora distribuiti equamente nei vari zaini, vengono trasferiti, insieme all'occorrente per il sugo, in quello di Luciano e si riparte. Gianfranco dopo un po' decide di abbandonare il sentiero e ci guida attraverso un suggestivo boschetto di noccioli, bello ma ripido, accidenti!Ma bisogna arrivare in fretta perché giunge notizia che l'acqua già bolle, così decisamente ansanti giungiamo al rifugio mettendo subito due signore ai fornelli.

Sorpresa!!
Volevamo preparare una bella Amatriciana ma…, ma la pancetta è nello zaino di Erio che naturalmente da buon fotografo si è fermato alla cascata in attesa della luce giusta! Per fortuna Giuseppina non si lascia scoraggiare da così poco e riesce a rimediare un sugo eccellente. Man mano che arrivano i partecipanti iniziano a comparire anche salsicce, dolcetti, vino e un profumo invitante si diffonde in tutto il rifugio.

Il tempo adesso è veramente bello e fa anche un bel caldo così che il caminetto acceso serve solo per preparare la brace per la grigliata, e per i "ciacci" visto che sono spuntati anche i testi e dell'ottima farina di castagne. Inganniamo l'attesa godendoci il bel sole e scambiandoci ricordi e opinioni mentre arrivano anche Marco col suo gruppo e, finalmente, anche Marcello ed Erio. E' quasi l'una quando veniamo invitati a sederci a tavola, non ce lo facciamo certamente ripetere! Gli spaghetti sono una delizia ma anche l'antipasto a base di salumi e formaggi non è da meno, e che dire delle salsicce cotte al punto giusto da Aldo! Dopo i primi minuti di silenzio e qualche bicchiere di vino l'atmosfera si fa allegra e chiassosa, nel frattempo si sono uniti a noi anche due visitatori occasionali che non hanno potuto rifiutare il nostro invito. Scopriamo così che sono alpini della sezione ANA di Viareggio, questo ci fa, se possibile, ancora più piacere perché molti di noi hanno un passato da "penne nere". Il vin santo, i cantuccini, e i ciacci completano l'abbuffata. L'ora del rientro giunge anche troppo presto così, mentre gli amici di Pietrasanta Alessandro e Giuseppina e una coppia di signori, Massimo e Gabriella, assidui frequentatori del rifugio, s'incaricano di ripulire e di portare a valle i rifiuti partiamo, questa volta in un unico gruppo, verso il rientro.

Lungo la strada cogliamo l'occasione per dare un'occhiata, purtroppo da lontano, alla Casa del Nonno, l'abitazione dell'anziana guida che conduceva la gente in Pania prima della costruzione del rifugio a Mosceta e che fungeva da bivacco. Il nonno venne vigliaccamente ucciso dai nazi-fascisti proprio sulla strada dell'amata Pania. Proseguiamo poi visitando anche un luogo detto "il frigorifero del pastore" una buca ora chiusa da una muratura con porticina, da cui fuoriesce una corrente d'aria freddissima usata dai pastori per conservare il latte. In breve ritorniamo nella piazza di Orzale dove ci salutiamo non prima d'esserci scambiati le impressioni sulla giornata con la malcelata intenzione di ripetere l'esperienza. L'ultimo sguardo non può che cadere sul Monte Forato illuminato dagli ultimi raggi del sole, e non possiamo fare a meno di meravigliarci ancora una volta della bellezza delle nostre Apuane.

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