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L'orario era davvero inconsueto:
le otto del mattino! Ma era almeno un'ora che molti di noi scrutavano
perplessi il cielo che, birichino, sembrava ora rasserenarsi, ora ricoprirsi
quasi a voler rovinarci l'ultima escursione del 2002. Un'escursione
che inizialmente a molti era sembrata banale e assai poco interessante:
poco cammino lungo un torrentello sopra Cardoso, chissà cosa mai avrà
da dirci. Ma pian piano ci siamo accorti che la Cascata dell'Acqua Pendente
non era poi così banale, con un salto di decine di metri in un ambiente
rupestre che seppur gravemente modificato dall'alluvione mantiene tuttora
un aspetto selvaggio ed un fascino notevole. Insomma un ambiente rimarchevole,
a poca distanza da casa nostra, che pochi conoscono e ancora meno visitano.
Perciò, alle otto in punto, ci siamo ritrovati davanti alla Sezione,
più allegri e pimpanti che mai, forse perché qualcuno aveva avuto l'idea
di organizzare una spaghettata alla Fania. I preparativi, più che altro
volti ad un'equa distribuzione delle scorte alimentari che erano oramai
diventate spaghetti, salumi, dolcetti, vin santo e non (quest'ultimo
assai abbondante) perché non si sa mai se qualcuno scivolasse! Il viaggio,
data la brevità, è stato credete tranquillo? Certo che no, perché Erio
ha pensato bene di andare a Pruno mentre il resto del gruppo si recava
ad Orzale: il vero punto di partenza dell'escursione. Comunque, appena
arrivati, foto di gruppo e siamo subito partiti salvo, dopo aver percorso
alcune centinaia di metri, accorgerci che mancava qualcuno, dov'è Lucia?
è stata la domanda ,ovviamente nessuno ha pensato ad Erio che era in
auto con lei ed altri due amici, chissà come mai? Boh. Tentennamenti,
telefonate, corse verso il parcheggio per vedere se arrivavano e, infine,
la decisione di attenderli al "Ponte di Pruno" proprio mentre un Erio
sorridente compariva all'improvviso dietro a noi.
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Ora eravamo
davvero al completo, 15 in tutto più la mascotte Golia, accompagnati
quest'oggi da Gianfranco Giovannetti coadiuvato da Marco Meccheri.
Il sentiero è davvero bello, usato com'è anche dalla gente locale
per spostarsi a piedi tra Pruno ed Orzale e per raggiungere le piane
coltivate. In breve raggiungiamo il Ponte, una bellissima ed antica
costruzione che collega la sponda di Orzale con quella di Pruno
che è sormontato da un pregevole bassorilievo votivo. Ne approfittiamo
per scattare numerose foto e c'inoltriamo nel bosco lungo un sentiero
pulito ma piuttosto ripido. Lo spettacolo che avremmo goduto una
volta giunti alla cascata ci viene costantemente annunciato dagli
scorci di torrente che intravediamo e che lasciano intuire la presenza
di cascatelle. In prossimità di una vecchia costruzione si trova
il bivio, ben segnalato, che conduce alla nostra meta. |
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La cascata si mostra improvvisamente
alla vista preannunciata da un discreto scrosciare d'acqua. Lo spettacolo
è a dir poco mozzafiato, un salto d'acqua di molte decine di metri sembra
scaturire dal cielo e precipitare lungo una rupe di roccia levigata
creando affascinanti giochi tra le rocce e la vegetazione acquatica
che prospera lungo un tratto della cascata. A detta degli amici che
negli anni trascorsi avevano già visitato il luogo, l'ambiente è stato
gravemente modificato dall'alluvione, sono infatti scomparse (riempite
dai detriti) le profonde pozze dove era possibile tuffarsi.
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Ora ci sono solo piccole
conche ma la bellezza del luogo rimane assolutamente suggestiva
e tutti quanti restiamo meravigliati di fronte a tanta bellezza
a due passi da casa nostra che molti, troppi, ignorano.Ma forse
è meglio così perché se divenisse preda del turismo perderebbe inevitabilmente
gran parte del suo fascino; saremo inguaribili romantici ma a noi
le montagne piacciono incontaminate e inorridiamo quando vi troviamo
le tracce del turismo sotto forma di rifiuti abbandonati o ambienti
naturali modificati magari con assurdi manufatti. Ci fermiamo a
lungo prima di ripartire alla volta della Fania lasciando sul posto
i due fotografi ufficiali in attesa che il sole la illuminasse completamente.
Poco dopo Marco ci invita ad una piccola deviazione per ammirare
un esempio di come l'uomo sappia adattarsi alla natura senza violentarla,
quello che ci mostra è una vecchia casa pastorale semidiroccata
costruita attorno ad uno sperone roccioso che ne costituisce parte
del tetto e le pareti posteriore e laterale, siamo ammirati.
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Proseguendo incontriamo
quasi subito un gruppetto di case ed un amico che per la nostra felicità
c'invita a vedere il suo metato in funzione; per molti è un'assoluta
novità. Ci salutiamo e riprendiamo il cammino che si fa quasi subito
piuttosto faticoso per la costante salita del sentiero, il gruppo si
sgrana e costringe Marco a rallentare per seguire i ritardatari. Quando
giungiamo alla Marginetta di Santa Rita apprezziamo la panchina e i
ceppi che qualcuno ha sistemato lungo il sentiero, peccato però che
la fontanella non dia acqua.
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Dopo una breve pausa
riprendiamo il cammino, e questa volta la fatica comincia a farsi
veramente sentite tant'è che un gruppetto resta notevolmente attardato,
e il povero Golia deve essere ospitato nello zaino di Alessandro.
Altra pausa alla Fontana (questa volta l'acqua c'è ed è abbondante)
dove decidiamo di dividerci in due gruppi, quello dei più allenati
sarebbe andato avanti accompagnato da Gianfranco mentre Marco
avrebbe atteso ed accompagnato i ritardatari. Gli spaghetti, fino
ad ora distribuiti equamente nei vari zaini, vengono trasferiti,
insieme all'occorrente per il sugo, in quello di Luciano e si
riparte. Gianfranco dopo un po' decide di abbandonare il sentiero
e ci guida attraverso un suggestivo boschetto di noccioli, bello
ma ripido, accidenti!Ma bisogna arrivare in fretta perché giunge
notizia che l'acqua già bolle, così decisamente ansanti giungiamo
al rifugio mettendo subito due signore ai fornelli.
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Sorpresa!!
Volevamo preparare una bella Amatriciana ma…, ma la pancetta è nello
zaino di Erio che naturalmente da buon fotografo si è fermato alla cascata
in attesa della luce giusta! Per fortuna Giuseppina non si lascia scoraggiare
da così poco e riesce a rimediare un sugo eccellente. Man mano che arrivano
i partecipanti iniziano a comparire anche salsicce, dolcetti, vino e
un profumo invitante si diffonde in tutto il rifugio.
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Il tempo
adesso è veramente bello e fa anche un bel caldo così che il caminetto
acceso serve solo per preparare la brace per la grigliata, e per
i "ciacci" visto che sono spuntati anche i testi e dell'ottima farina
di castagne. Inganniamo l'attesa godendoci il bel sole e scambiandoci
ricordi e opinioni mentre arrivano anche Marco col suo gruppo e,
finalmente, anche Marcello ed Erio. E' quasi l'una quando veniamo
invitati a sederci a tavola, non ce lo facciamo certamente ripetere!
Gli spaghetti sono una delizia ma anche l'antipasto a base di salumi
e formaggi non è da meno, e che dire delle salsicce cotte al punto
giusto da Aldo! Dopo i primi minuti di silenzio e qualche bicchiere
di vino l'atmosfera si fa allegra e chiassosa, nel frattempo si
sono uniti a noi anche due visitatori occasionali che non hanno
potuto rifiutare il nostro invito. Scopriamo così che sono alpini
della sezione ANA di Viareggio, questo ci fa, se possibile, ancora
più piacere perché molti di noi hanno un passato da "penne nere".
Il vin santo, i cantuccini, e i ciacci completano l'abbuffata. L'ora
del rientro giunge anche troppo presto così, mentre gli amici di
Pietrasanta Alessandro e Giuseppina e una coppia di signori, Massimo
e Gabriella, assidui frequentatori del rifugio, s'incaricano di
ripulire e di portare a valle i rifiuti partiamo, questa volta in
un unico gruppo, verso il rientro. |
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Lungo la strada cogliamo
l'occasione per dare un'occhiata, purtroppo da lontano, alla Casa del
Nonno, l'abitazione dell'anziana guida che conduceva la gente in Pania
prima della costruzione del rifugio a Mosceta e che fungeva da bivacco.
Il nonno venne vigliaccamente ucciso dai nazi-fascisti proprio sulla
strada dell'amata Pania. Proseguiamo poi visitando anche un luogo detto
"il frigorifero del pastore" una buca ora chiusa da una muratura con
porticina, da cui fuoriesce una corrente d'aria freddissima usata dai
pastori per conservare il latte. In breve ritorniamo nella piazza di
Orzale dove ci salutiamo non prima d'esserci scambiati le impressioni
sulla giornata con la malcelata intenzione di ripetere l'esperienza.
L'ultimo sguardo non può che cadere sul Monte Forato illuminato dagli
ultimi raggi del sole, e non possiamo fare a meno di meravigliarci ancora
una volta della bellezza delle nostre Apuane.
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