U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

ESCURSIONE SUL
GHIACCIAIO DEL BREITHORN

Venerdi 19 - Sabato 20 - Domenica 21 Luglio

Il Breithorn Occidentale con i suoi 4165 m, e la cima nevosa, è il punto culminante della catena del Breithorn. E’ uno dei "quattromila" di più facile accesso delle Alpi che oltre alla frequentata via normale offre ascensioni molto interessanti ed è la prima delle creste di confine tra Italia e Svizzera.
Per noi escursionisti il versante sud-sud-ovest, la via normale, offre un itinerario che si svolge sul grande ghiacciaio di Verra che solo negli anni di siccità e a tarda stagione lascia affiorare piccoli cordoni rocciosi. Solo la parte terminale è abbastanza ripida: 35°. Normalmente esiste una traccia, dalla Testa Grigia e dal Piccolo Cervino, che si unisce sul Plateau del Breithorn raggiungibile con facilità anche Plateau Rosa e quindi dal rifugio Teodulo. Abbiamo raggiunto Cervinia in pullman e da lì, in funivia, Plan Maison. Dopo una sosta abbiamo iniziato la salita che ci ha condotto al Colle del Teodulo ed all’omonimo rifugio dove abbiamo trascorso la notte per partire alle prime luci dell’alba. Ma procediamo con ordine. La bellezza dei luoghi, ricchi d’attrattive turistiche oltre che escursionistiche, nonché la possibilità di sciare sulle piste del versante svizzero, hanno suggerito l’idea di estendere la partecipazione anche ai turisti e sciatori. Iniziativa che ha visto la partecipazione di 23 escursionisti (11 della Sezione di Pietrasanta), 3 sciatori e 17 turisti. Siamo partiti da Ripa alle 6,30 con un pullman che aveva già provveduto a caricare i partecipanti di Pietrasanta. Viaggio molto tranquillo, sosta ad Ovada per una rapida colazione ed arrivo in Vallee alle 11,30. La giornata si presenta splendida con un bel cielo sereno e una temperatura di 15 ° resa frizzante dalla brezza che il caldo sole rende oltremodo piacevole. Il gruppo dei turisti ci ha lasciato per effettuare la loro prima visita che si è svolta al caratteristico paesino di Chamois raggiungibile solo in funivia. Il nostro viaggio in pullman è proseguito fino a Cervinia dove giungiamo alle 12,00 in punto.
Ci prepariamo per la salita che c’attende; un ultimo controllo dello zaino e ci apprestiamo a raggiungere Plan Maison (m.2548) in funivia. Qui complice un caldo sole e un cielo terso ci siamo goduti lo spettacolo che ci si poneva davanti agli occhi: la maestosità del Cervino che si mostrava completamente sgombro dal tradizionale cappello di nubi e il candore della neve del Plateau Rosa.
Comunque a questo punto dovevamo pensare anche ai bisogni alimentari: l'intero gruppo ha letteralmente preso d'assalto il piccolo bar tavola calda, chi un semplice panino e chi invece un più pesante piatto di lasagne ci siamo sfamati, ricaricandoci delle energie che ci sarebbero servite da li a poco. Alle 13,50, rifocillati e qualcuno anche un po’ appesantito, ci carichiamo nuovamente in spalla i voluminosi zaini che chissà perché sembrano sempre più pesanti. Il tracciato si snoda su strada di servizio per arrivare ai vari impianti di risalita (vera bruttura che deturpa l'ambiente, veramente troppi), per un po' si gode di bellissime fioriture, ogni piccolo lembo di terra presenta numerosissime specie di fiori. Ben presto, raggiunte altezze prossime ai 3000 m., sparisce ogni traccia di fiori ed erba e restano solo le rocce. Si prosegue passando sotto la Grande Muraglia, La Testa del Leone e il mitico Cervino. Intanto per la gioia di Arnaldo arrivano le prime macchie di neve che si fanno sempre più grandi e persistenti ( la frase più frequente d'Arnaldo è stata: " io odio quella robaccia bianca" ) mentre la salita e la quota si fanno sentire e il gruppo si allunga; qualcuno maledice di aver mangiato le lasagne. Comunque ad ogni buon fine si giunge al Rifugio del Teodulo (m.3317). La quota produce primi effetti con un cerchio alla testa che ci attanaglia e invalida un escursionista preso da conati di vomito che purtroppo proseguiranno per tutta la notte. Grazie all’aiuto dei compagni il gruppo al completo, anche se in un tempo assai più lungo del previsto, raggiunge la meta. Al rifugio, sono le 16,30 quando giungono le prime avanguardie, ci attendeva già Giorgio la guida che ci avrebbe accompagnato l’indomani. La stanchezza è molta, la quota fa il suo effetto, ma la vista del versante nord del Cervino (il versante che guarda Zermatt) è mozzafiato; solo i 4° di temperatura ci fanno distogliere lo sguardo dopo un po’. Una volta giunti tutti al rifugio ci sistemiamo nelle camere e ci concediamo un brevissimo riposo prima di ritrovarci tutti insieme per la cena. Il rifugio Teodulo è attualmente in via di ristrutturazione (solo la sala da pranzo e la cucina sono però restaurate) e le camere sono tuttora assai malconce; ma la vera grave carenza è la mancanza d’acqua e di servizi igienici. Un solo gabinetto per i circa sessanta ospiti ha costretto tutti ad una promiscuità fastidiosa e molti sono "emigrati" in Svizzera per … . La cena, al contrario, è stata veramente ottima; al termine la guida ci ha illustrato l’escursione del giorno successivo ed ha scrupolosamente controllato l’attrezzatura sulla terrazza del rifugio in un freddo reso pungente dal vento, la giacca a vento è davvero provvidenziale. Nel comunicarci l’ora della sveglia, le 4!!!, ci ha raccomandato di andare subito a nanna avvertendoci peraltro che sarebbe passato direttamente lui a svegliarci, l’indomani! Chi dormiva nel piano alto dei letti ha dovuto subito affrontare una prima scalata, infatti la distanza dal pavimento era un po' eccessiva e non c'era sorta di scaletta o sgabelli, ma si! sciogliamo i muscoli! Il tanto temuto bussare di Giorgio è giunto così presto che molti hanno impiegato lunghi minuti per capire dov’erano ed a scendere. Lunga fila davanti all’unico gabinetto e all’unico lavandino, lauta colazione (il cibo e la cortesia dei gestori sono davvero rimarchevoli) ed infine siamo pronti per uscire e scendere fino al colle del Teodulo dove ci saremmo legati.
Ridotti in 19 perché alcuni avevano dato forfait (mal di montagna e lasagne avevano colpito!) ed altri avevano, come da programma, optato per le splendide e gelate piste da sci. Alla luce delle frontali formiamo quattro cordate ed alle 5,40 c’incamminiamo da prima al ghiacciaio del Plateau Rosa passando davanti all'arrivo del terzo tronco della funivia da Cervinia e al rifugio delle Guide del Cervino.
Si prosegue sulle piste da sci passando sotto il Piccolo Cervino a sinistra e punte nord e sud di Ventina, prima di giungere al Piccolo Cervino.
Passando sotto un tunnel artificiale, si attraversa la pista da sci, che in quel momento era frequentata da spericolati sciatori addetti alla manutenzione, e si prende la pista che porta al Plateau del Breithorn. L’alba era magnifica, le prime luci inondavano le cime colorandole d’arancio e di giallo in un gioco straordinario di luci e d’ombre.
Una volta giunti il sole era oramai sorto e ci costringeva a inforcare gli occhiali da sole e purtroppo un nostro amico si accorgeva che ne era sprovvisto: "dove sono gli occhiali? Vuoi veder che li ho lasciati al rifugio! Maremma..

" l'unica soluzione era quella di tornare indietro pena una grossa congiuntivite se avesse continuato; il numero si assottiglia. Sul Plateau del Breithorn, il vasto pianoro sul quale si trova il Colle del Breithorn a quota 3831 m,
la vista è impressionante, guardando verso est si notano nitidamente il Castore, il Polluce i due Schilder (?) e davanti a noi il Breithorn.
Ci affrettiamo, la meta la vediamo vicina; delle raffiche di vento ci colpiscono con violenza costringendoci a ripararci al meglio nella giacca a vento per proteggerci dai cristalli di neve che ci feriscono quei pochi centimetri di viso che teniamo scoperti. La meta la vediamo vicina ma il pianoro è talmente vasto che sembranon finire mai e la stanchezza comincia ad affiorare in qualcuno.
L’altitudine ma soprattutto il vento mettono alla prova anche i più "temprati". La pazienza di Giorgio, la guida, è davvero encomiabile e difficile da trovare in uomini esperti ed avvezzi a quelle situazioni, così quando giungiamo all’inizio dell’ascesa alla vetta del Breithorn (punto in cui avevamo deciso fin da subito di interrompere l’escursione dei meno esperti) ci comunica che ha deciso di portare tutto il gruppo in vetta. Ci fermiamo per calzare i ramponi sotto lo sguardo vigile di Giorgio e le varie cordate, la sua in testa, iniziano l’ascesa. La salita è molto ripida e le raffiche si fanno più forti, si piega verso nord, il fiato si fa corto, i piccoli granelli di ghiaccio sono come spilli ti bucano anche attraverso i pantaloni, il vento non ti fa respirare. Si supera la crepaccia terminale e si arriva sul nevoso pendio meridionale e qui succede un qualcosa di strano, chi era davanti a noi si rigira e dice che è pericoloso per il forte vento; ma la guida continua, continuano la cordata della guida, quella di Franco, Luciano, Piero e quella di Pietrasanta. Le prime due vanno avanti mentre quella degli amici di Pietrasanta decide di tornare indietro, erano a cento metri lineari dalla vetta!
Le due cordate giungono comunque in vetta dove imperversa un vento fortissimo che alza nuvole di nevischio che rende difficile respirare. Una volta sistemati in modo da contrastare al meglio la forza del vento, grazie anche a piccozze e bastoncini, possiamo finalmente godere del panorama. La vista del Monte Rosa è incantevole e riusciamo facilmente a distinguere il tetto della Capanna Margherita.
Ma il vento è davvero troppo forte e Giorgio ci lascia ancora solo il tempo di una foto e ci invita a scendere; siamo galvanizzati, i 4165 m. della vetta non rientravano nei programmi di tutti. La discesa anche se resa impegnativa dal vento veniva affrontata in tutta tranquillità ed alle 10,30 ci ritrovavamo tutti quanti sul pianoro dove sostavamo per togliere i ramponi e per consumare il meritato spuntino cercando di rincuorare alcuni di coloro che avevano, loro malgrado, rinunciato alla vetta e ora erano particolarmente abbacchiati. Inutilmente, la risposta di Paolo C. è stata questa: " La cima è in cima non a pochi passi!! Domani ci torno! ".
Dopo le foto di rito (tenendo ben tesa la corda di Giorgio che minacciava di fuggire con la decina di macchine fotografiche che gli avevamo appeso al collo) e lo scambio di saluti ed impressioni con alcuni escursionisti, c’incamminiamo sull’immenso Plateau del Breithorn dove incontriamo una fila quasi ininterrotta di persone, il colpo d’occhio è indimenticabile!
Sono le 13,00 quando rientriamo al Teodulo dove ritroviamo alcuni di coloro che non erano giunti in vetta. Un rapido pasto, il saluto alla guida che tornava a valle, e chi sulle sdraio chi in branda, abbiamo pressoché tutti ceduto alle lusinghe di Morfeo. Ci ritroviamo tutti insieme solo all’ora di cena e dalla finestra panoramica possiamo ammirare il tramonto sul Cervino (ed anche "abbronzarci" col sole che c’innonda). Domenica mattina ore 07,40 sveglia, la notte è passata tranquilla e senza mal di montagna, solita solfa per il bagno e il lavandino, solita capatina in Svizzera per chi trovava la fila troppo lunga e poi una ricca colazione. Si notava un qualcosa di strano. Noi che veniamo dal mare, in luglio, non ci aspettavamo certo di vedere cadere giù una copiosa nevicata. A questo punto salta tutto il programma e si decide di scendere a piedi sino a Plan Maison per prendere la funivia per Cervinia. Partiti alle nove sotto la tormenta abbiamo ripercorso lo stesso tragitto del venerdì; dopo poco tempo la neve si trasformava in una fastidiosissima pioggia, comunque in un'ora e mezzo raggiungiamo la meta. Rifugiati nella stazione della funivia ci siamo rifocillati e visto che la pioggia era cessata un piccolo gruppo, per l'esattezza otto persone, hanno imboccato il sentiero delle piste che porta a Cervinia, erano le ore 11,00. La pioggia ha dato poca tregua e poco dopo si è fatta più fitta, nonostante la giornataccia non sono mancate le belle cose da vedere come le marmotte, splendide cascate che nascevano da seracchi e nevai, incomparabili fioriture. Dopo circa un’ora eravamo di nuovo tutti riuniti, lasciati alcuni "volontari" di guardia agli zaini ci siamo dispersi nel paese alla ricerca di ristoranti e negozi tipici per l’acquisto dei necessari souvernirs per le famiglie. Nel frattempo arriva il pullman dei turisti, c'è una tregua della pioggia e il celo si apre un po'. Sono le 14,00, si può approfittare per un’altra visita al paese sino alle 15,00 orario previsto per la partenza. Breve sosta a Valtournenche ad un caseificio per acquistare della fontina locale, liquori tipici ecc., alle ore 15,30 siamo ripartiti alla volta di Ripa dove giungiamo alle 20,30 al termine di un viaggio senza intoppi. Una splendida gita in posti meravigliosi, e ai i più sconosciuti, ottimamente riuscita e baciata dalla fortuna; è raro infatti trovare giornate di assoluto bel tempo come quelle che ci hanno accompagnato.

Testo e foto di Bianchini Luciano e Alessandro Navari


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