 |
U.O.E.I.
|
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI
ITALIANI
|
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI
VERSILIA
|
|
|
MONTE
CAVALLO - VAL SERENAIA
Domenica 29 Settembre
|
In quasi perfetto orario (suvvia è la
prima autunnale e dieci minuti di ritardo si possono perdonare!) siamo
partiti dalla sede di Ripa per imboccare l’autostrada al casello Versilia
e raggiungere Aulla, da dove, seguendo la statale per la Garfagnana, abbiamo
raggiunto Minucciano e la Val Serenaia. Qui bisogna fare attenzione perché
subito al termine della galleria che separa la Lunigiana dalla Garfagnana,
si deve svoltare a destra e non proseguire diritto! (come hanno fatto
alcuni!!!). La Val Serenaia è una stretta vallata racchiusa tra
il Pisanino e la cresta del Capradosso con, sul fondo, la dorsale del
Monte Cavallo e della Foce di Cardeto. In corrispondenza dell’ultimo tornante,
prima dell’oramai chiuso rifugio Donegani, c’è il parcheggio dove
abbiamo lasciato le auto per imboccare il sentiero (segnavia 178).
Il gruppo, con Marco Meccheri e Marcello Da Prato come accompagnatori
è ora di nuovo al completo, dopo il rapido giro turistico nel paese
di Gramolazzo "di quei solti tre", come sono stati prontamente
battezzati da Marco. |
|
Siamo in 12: Alessandro e Giuseppina di Pietrasanta
(non c’era però la mascotte Golia) e dieci di Ripa tra cui quattro
nuovi amici che hanno partecipato per la prima volta. Sono le 8.40 quando
iniziamo la salita che ci avrebbe condotto alla Foce di Cardeto; l’aria
si fa subito pungente (Alessandro ci dirà poi che c’erano 3°C),
e dopo poche decine di metri in effetti troviamo la brinata, mentre cominciano
a sfuggirci i primi rimpianti per non aver portato i guanti. Ben presto
comunque il sentiero inizia decisamente a salire in un suggestivo bosco
di faggi (le faggete in autunno sono splendide sfoggiando una tavolozza
di colori unica) e il freddo sparisce presto. Il gruppo però si
fraziona in due tronconi perché Marco (l’avvocato) fa da tappo
anche se qualcuno ha insinuato che abbia riscosso una tangente per questo.
Bah ! Con un discreto anticipo (ma non c’era un tappo?) sulla tabella
di marcia raggiungiamo la Foce di Cardeto alle 10.10. Solo un brevissima
sosta ed iniziamo la salita verso la prima gobba del Cavallo. Si svolta
a destra ma il sentiero, dopo poco, sembra sparire. Marcello, Marco e
Stefano individuano tre possibili alternative; decidiamo di seguire da
subito la cresta. Attraversiamo una bocchetta abbastanza esposta e c’inoltriamo
lungo il pendio che ci condurrà in vetta alla prima gobba; il percorso
è misto: paleo e roccia. Raggiunta la cima settentrionale (1889
m.) alle ore 11.00, il tempo di una foto di gruppo, e subito veniamo rapiti
dal panorama unico che il monte ci offre. |
Possiamo ammirare tutta la maestosa
imponenza del Pisanino, le aspre pareti del Pizzo d’Uccello, la Tambura,
il Contrario e spaziare dai laghi artificiali ma non per questo meno suggestivi
della Garfagnana, alla Lunigiana, dalla costa livornese alle Cinque Terre
con ben in vista le isole Palmaria e Tino. |
|
Proseguiamo la "cavalcata" scendendo verso la sella che separa la cima settentrionale
dalla vetta, qui dobbiamo attraversare un costone roccioso che ci induce a piazzare
una corda di sicurezza sfruttando un chiodo già presente.
|
Il passaggio tutto sommato è
abbastanza agevole e ci da nuovo vigore. Seguendo ancora il percorso di
cresta, attraversando tratti di erba e rocce raggiungiamo, un po’ affaticati,
la vetta (1895 m.). L’emozione, e la soddisfazione, è tanta (alcuni
salivano per la prima volta sul Monte Cavallo) e tra strette di mano e
complimenti vari c’immortaliamo a vicenda. |
Finché il solito guastafeste (Marcello, e meno
male che c’è!) ci fa notare che nuvole poco rassicuranti si stanno addensando
sulle nostre teste e ci consiglia di scendere con una certa solerzia. Superata
una gobba secondaria si scende alla quota più bassa della montagna (1851
m.) passando per la "coda del cavallo"
e scendendo tra il paleo, a naso più che seguendo una traccia. Si raggiunge
la Forcella di Porta e da lì il Passo della Focolaccia (1650m.) dov’è
situato il bivacco Aronte, il più antico delle Apuane. Vi giungiamo alle
12.30 e con costernazione, perché avevamo fame e il vento era ora assai
fastidioso e freddo, ci accorgiamo che è chiuso per restauri. Il cielo
sembra coprirsi sempre di più perciò decidiamo, rapidamente, di
proseguire verso la Foce di Cardeto non senza aver dato uno sguardo ammirato
alla vallata di Resceto ed alle guglie rocciose che incorniciano il bivacco.
Raggiungiamo, così, le cave di marmo e seguiamo la strada carrozzabile
fino ad incontrare il sentiero (segnavia 179) che imbocchiamo.
L’intenzione di Marco M., che guidava il gruppo,
era di raggiungere la Foce ma non appena individuato un avvallamento ben riparato
dal vento, e soleggiato, la "ciurma" si è ammutinata e a
nulla sono valsi i suoi accorati ammonimenti: "oramai la Foce è
vicina, dopo mangiato una pettata così è dura, non vi fermate!"
, niente da fare: zaini a terra e mano ai viveri! Dopo qualche minuto di silenzio
(causa bocche strapiene) e qualche smorfia di Marcello che ci faceva sospettare
che si fosse seduto sopra una prunaca (ma era solo mal di schiena) è
iniziata una dotta disquisizione tra i sostenitori di barrette energetiche
e i sostenitori di sani e robusti panini; la conclusione è stata però
rimandata alla prossima uscita. Ripartiamo assai presto e c’incamminiamo alla
volta della Cava 27 e del rifugio del Parco delle Apuane seguendo il sentiero
(segnavia 179) approfittandone per dare anche una rapida occhiata al
bivacco K2 immerso nella faggeta antistante la Cava 27. Il rifugio del Parco
è ancora chiuso, ma ne approfittiamo comunque per una sosta e per farci
raccontare le loro impressioni sulla ferrata della sud del Contrario da un
gruppo di escursionisti che stava bivaccando sul piazzale. Seguendo la strada
di cava raggiungiamo il parcheggio di Orto di Donna poco dopo le 16.00. Come
"d’obbligo", sosta ad Aulla alla nostra gelateria preferita per
un megagelato (da 4 Euro!) per poi rientrare a Ripa alle 18.00 circa. Che
dire della giornata? Splendida non è un aggettivo esagerato: bel tempo,
bello, impegnativo ma non troppo il monte, affiatata la compagnia insomma:
una domenica da ricordare!
inizio
pagina indice
abbiamo fatto