Eccoci giunti all’ultima
escursione dell’anno, quantomeno per quelle programmate. Dopo tanto
caldo ci imbattiamo in una giornata fredda e ventosa; sarà per questo
o perché la commemorazione dei caduti in montagna dell’otto dicembre
a Mosceta, è una ricorrenza molto sentita da tutti, e che tutti organizzano
a modo loro, ma siamo solo in otto! Meglio pochi ma buoni recita un
noto detto. Visto che siamo in pochi ma buoni camminatori la decisione
di abbandonare il programma viene spontanea: perché non facciamo la
cresta nord del Corchia? Comunque partiamo puntuali, anche se a spinta,
perché una delle auto ha improvvisamente la batteria a terra, per
raggiungere Fociomboli. Si percorre la provinciale per Arni, e superato
il paese di Terrinca si svolta a destra seguendo le indicazioni per
Pian di Lago che superiamo per raggiungere Passo Croce. Si prosegue
percorrendo un primo sterrato seguito da un lungo tratto asfaltato.
Al termine incontriamo un altro tratto di strada sterrata, lo percorriamo
fino ad una curva dove inizia una ripida e sconnessa salita; conviene
lasciare qui le auto.Il ghiaccio lungo la strada è presagio di freddo
pungente, quando scendiamo veniamo investiti da un forte vento che
convince tutti a indossare le giacche a vento, il pile da solo non
basta! L’itinerario scelto non è segnato ma non si può sbagliare,
percorriamo la strada di cava fino all’attacco del sentiero (segnavia
129) per Mosceta che non imbocchiamo, proseguiamo ancora per pochi
metri. Alla nostra destra non è difficile scorgere delle tracce che
si inoltrano nel bosco, vanno tutte bene, tutte conducono in cresta.
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Facendo attenzione a non darci mazzate
in faccia coi rami ci inoltriamo tra gli alberi per scoprire subito
che il terreno, sotto le foglie, è gelato e scivoloso. Rallentiamo
e tra scivoloni senza conseguenze e qualche, |
poche, imprecazioni raggiungiamo
la cresta. Qui il vento è davvero fastidioso e anche guanti e sciarpa
sono indispensabili. Il panorama ci ripaga ampiamente dello sforzo,
nonostante un po’ di foschia scorgiamo la Corsica e le Alpi Marittime
completamente innevate. Proseguiamo sul filo di cresta seguendo una
traccia evidente e i primi segni bianco/rossi e blu che indicano appunto
il sentiero di cresta. Il tracciato non è difficile ma bisogna avere
un poco di esperienza e accortezza per aggirare i punti più esposti.
Raggiunta la cava il tratto più impegnativo è finito, almeno in giornate
normali.
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Oggi però soffia un gran
vento e le ventate fanno perdere l’equilibrio. In vetta ci ripariamo
alla meglio prima di concederci uno spuntino gradito anche dal
cane di un signore salito dalla cresta est, che si dimostra ghiotto
di cioccolato tanto da tornare indietro per verificare se è davvero
finita. Solo le esortazioni di Marco, che non vuol perdersi la
Messa, ci scuotono dall’incanto dell’immenso panorama accompagnato
dai suoni del vento, che sale impetuoso dalle vallate portandoci
gli ultimi profumi dell’autunno, e un lontano sentore di neve
perché fa proprio freddo. Qualcuno ha steso ad asciugare un fazzoletto
che invece si è subito ghiacciato. Riprendiamo il cammino. Quando
iniziamo la discesa ci troviamo il vento, ancora più impetuoso,
alle spalle. |
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Ora è un problema veramente.
Il sentiero che conduce al rifugio Del Freo è ben tracciato ma pieno
di ciottoli su cui si ruzzola facilmente, oggi l’equilibrio è un’impresa
venendo spesso spinti in avanti dalle ventate. Chi non ha i bastoncini
rischia in più occasioni di cadere, bisogna fare ricorso a tutta l’esperienza.
Quando il pendio si fa
meno aspro decidiamo di abbandonare il sentiero; fuori pista è
normalmente più pericoloso ma oggi, con le condizioni climatiche
che abbiamo, è più facile stare in piedi, quantomeno non camminiamo
sul pietrisco.
A Mosceta c’è gia tanta gente, e altra continua ad arrivare, una
manifestazione riuscita. La Messa è gia iniziata, salutiamo gli
amici che sono arrivati da altri itinerari mentre ci concediamo
minuti di raccoglimento ascoltando le parole di Monsignor Paolo
Lucchesi. |
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Oramai è ora di pranzo,
i posti al rifugio sono esauriti, il rifugio “Alla Fania” dell’U.O.E.I.
non è disponibile, non ci resta che un’alternativa: cercare un posto
poco ventoso per il pranzo al sacco.
Lo individuiamo dietro
al rifugio dove il vento non è fastidioso e dove il sole ci scalda
un poco. Abbiamo una vista entusiasmante: la Pania, il Corchia,
la valletta della Foce di Mosceta e il boschetto di abeti costantemente
sferzato dalle raffiche di vento. Ci scapperebbe anche un pisolino
ma preferiamo tornare presto al rifugio per un caldo bicchiere
di vin brulé e un saluto agli amici ritardatari che vediamo scendere
dalla cresta del Corchia. Per tornare a Fociomboli decidiamo di
percorrere il sentiero (segnavia 129) che parte dal retro
del rifugio. |
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Il primo tratto è in decisa
salita ma poi procede quasi in piano in mezzo ad un fitto bosco di
faggi fino alla carrareccia che in pochi minuti conduce fino alle
auto. In mezzo al bosco l’ululare del vento ci da la netta percezione
della forza della natura, non è di intensità tale da essere pericoloso
ma tuttavia ci fa riflettere sulla facilità con cui gli elementi possono
provocare seri danni. Un particolare su cui riflettere sempre prima
di intraprendere un’escursione in montagna.
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