U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

GITA ESCURSIONISTICA MONTE TESORO
INAUGURAZIONE ALTARE COMMEMORATIVO UOEI

25-26/10/2003

L’escursione  è nata in occasione dell’inaugurazione, il 26 Ottobre, di un Altare commemorativo, che contiene le pietre raccolte da ogni sezione nei luoghi d’origine, da parte dalla U.OE.I sul Monte Tesoro nella Valle Imagna in provincia di Bergamo, luogo simbolo che vide la nascita della nostra associazione.
Per questo motivo c’è sembrato interessante organizzare, fuori programma a conclusione della nostra stagione escursionista, una gita sulle montagne Lecchesi al fine di estendere la partecipazione della nostra Sezione aldilà di quella di un modesto drappello di rappresentanza. Alle ore 05,00 del 25/10/03 ci siamo ritrovati al terminal bus a Pietrasanta, e successivamente presso la sede di Ripa.
OK! Ci siamo tutti, ben 19 Uoeini che si accingono ad intraprendere il viaggio per Lecco. Il viaggio non è stato stressante e con una piccola sosta, dopo circa 4 ore, siamo arrivati presso la sede della Sezione di Lecco sede della UOEI e  dei Gamma: notissimo gruppo all’interno della UOEI, molto noto per le loro imprese alpinistiche in tutti i continenti. Già ci attendevano gli amici lecchesi e dopo un primo scambio di saluti ci siamo divisi in tre gruppi: il primo di sette componenti per la ferrata del Corno Medale accompagnati da Primo Crocifero; il secondo di turisti accompagnati dalla moglie di Primo, Giuseppina; e un terzo di escursionisti accompagnati da Antonio.
 Alle ore 11,00 siamo partiti da Lecco per la località Laorca di Lecco, paese di Primo, che per l’appunto  si può dire che ha l’attacco della ferrata fuori dall’uscio. Al termine della strada inizia una stradina in cemento che conduce al cimitero, molto caratteristico ricavato all’interno di antiche grotte. Si prosegue poi per sentiero sino ad arrivare ad una strada cementata, risalendola si trovano i segnavia N°58 per la ferrata degli alpini; dopo una breve si trova il sentiero che conduce proprio davanti all’attacco, a quota 650 mt. Dal paese ci vogliono circa 30 minuti. Eccoci qua, belli e baldanzosi, ad indossare imbrachi, dissipatori e caschetto. Così bardati in sette più Primo si parte per la vetta.
L’inizio è verticale è già si capisce ciò che ci attende, comunque la roccia asciutta e ruvida ci facilita molto la presa.
Si sale e si gira lo sguardo in basso: è bellissimo e allo stesso tempo inquietante. Si supera una prima placca e troviamo una cresta con grosse formazioni rocciose, intanto proseguiamo assicurati al cavo o alla catena che ci accompagneranno sino in vetta.
Proseguiamo incontrando diedri, placchette sempre molto verticali, e in particolare un brevissimo traverso verso destra che ci costringe ad una notevole esposizione. Sinceramente io non lo avevo mai fatto e qui mi sono trovato in difficoltà; solo con l’aiuto morale di Marco sono riuscito a superare questo tratto. Questo lo dico perché può sembrare semplice se raccontata, ma sconsiglio vivamente di provare certe emozioni a chi non abbia già effettuato molte ferrate in quanto questa e caratterizzata da discrete difficoltà tecniche, e necessita di molto impegno fisico. Detto questo che mi sembrava doveroso, torniamo al racconto. Tornando a noi, tra una battuta e un silenzio dovuto alla tensione per la salita, ci troviamo all’inizio di una serie di placche attrezzate con staffe di ferro, è vero che aiutano ma richiedono molto sforzo perché sono molto distanti tra di loro, al contempo però ci costringono anche a trovare gli appigli giusti per le mani e per i piedi dando più interesse alla salita. Le soste si prolungano e la fatica si fa sentire, ancora placche attrezzate con staffe e finalmente si arriva in vista della grossa croce sulla vetta ( 1029 m. ), non troppo bella per la verità; comunque il panorama che si gode da quassù e stupendo, infatti si possono ammirare la Grignetta, il lago, la città di Lecco, il Resegone e la valle sottostante.
Sulla vetta ci siamo ricongiunti con il gruppo degli escursionisti che erano saliti dal sentiero n° 52, un itinerario molto o panoramico che permette la traversata dal Corno Medale alla Chiesa di S. Martino ( 767 m. ): si percorre in circa ore 2,30.
Man mano che il gruppo giungeva in vetta ci congratulavamo con noi stessi per la salita appena fatta, e gli amici che ci attendevano chiedevano quali erano state le difficoltà e cosa si era provato. Dopo le foto di gruppo sotto la grande croce gli escursionisti, che stufi di aspettarci avevano già mangiato, riprendevano la via del ritorno dal sentiero alto n°56 a.  Dopo circa mezz’ora ci siamo incamminati anche noi prendendo il sentiero 56 (quello che avevano percorso in precedenza gli escursionisti ); mentre scendevamo sul sentiero molto scosceso e a strapiombo abbiamo incrociato il bivio per la cappellina di S. Martino. La nostra guida Primo ci ha consigliato di andarla a visitare visto che ci costava solo un piccola deviazione di cinque minuti. Infine, dopo la visita  e un ultimo sguardo al panorama sul lago e la città di Lecco, si riprende la via del ritorno a Laorca dove ci attendeva il pullman. Scesi verso Lecco ci siamo ricongiunti con gli escursionisti e poi portati verso la sede UOEI dove ci avevano preparato un piacevole spuntino, intanto l’amico Primo ci preparava delle buonissime mondine (caldarroste mentre arrivavano anche i turisti. Visto che si stava facendo tardi e le ore sulle spalle erano tante si decideva tutti ad andare verso Carenno, paese a 13 km da Lecco, dove avevamo prenotato l’albergo.
Alcuni cenni su questa località: nella Valle San Martino, a sud-est "di quel ramo del lago di Como che volge a mezzogiorno", su un pianoro a 635 metri sul livello del mare si trova Carenno (prov. di Lecco), ameno  e pittoresco centro di soggiorno estivo e invernale; posto sul fianco dell'Albenza è circondato da monti  coperti da rigogliosa vegetazione, da ricca flora prealpina e da rupi dolomitiche. 
L'abitato si affaccia a ovest come su una balconata con la splendida vista  del pendio sottostante che degrada verso l'Adda e i laghi della Brianza con lo sfondo del Monte Rosa e, a sinistra, della pianura milanese.
Carenno è protetto alle spalle dalla dorsale che si snoda a mo' di anfiteatro dalla rocciosa Corna Camozzera ( mt.1452), dallo svettante monte Tesoro, sede del Sacrario  recentemente realizzato dalla sezione Alpini locale e si conclude con il costone di Colle di Sogno, una delle due frazioni  di Carenno.
L'altra frazione è Boccio e si trova là dove la  collina si trasforma in quella montagna abitata da fagiani, tordi e merli  divenuti stanziali, e dai caprioli che scendono dal vicino Resegone.
E’ un centro turistico davvero splendido dominato oltre che dal verde dei suoi castagneti, da una maestosa chiesa Parrocchiale dedicata all'Immacolata che sorge su un terrazzo naturale ed è interamente realizzata, su progetto dell'ing. Angelini, in pietra albina locale come del resto tutto il complesso monumentale moderno di cui fanno parte il monumento ai caduti e il Cine-Teatro da poco rinnovato. Interessante l'organo del 1790 dei fratelli Serassi e proveniente dalla vecchia chiesa parrocchiale. Sono presenti  due pregevoli tele settecentesche del Cappella.

Incastonata tra suggestive costruzioni di sapore medioevale tra cui primeggia la Torre di Tuzzano Rota, capitano di ventura sotto la Repubblica Veneta, nel cuore del paese si trova la "Vecchia Parrocchiale" con portico romanico del 1400 dedicata a S.S. Pietro e Paolo ove sono ospitate alcune pregevoli tele settecentesche del Picenardi (Morte di San Pietro e di San Paolo ) e del Cappella. Pur essendo stata sostituita dalla maestosa parrocchiale, essa non è certo caduta in disuso ed è molto cara ai Carennesi che apprezzano quell'aria di caldo antico data dal pavimento in pietre tombali, dal tetto in piode completamente rinnovato e dalla singolare meridiana sul lato ovest della costruzione che scandisce l'inesorabile passare del tempo.
Un'aria tutta manzoniana si respira visitando l'Oratorio di San Domenico,  conosciuto come Chiesina dei Morti,  con i tipici affreschi  macabri  dell'VIII/IX secolo a memoria degli appestati del '600.  Detto questo, sperando di non avervi tediato troppo,  riprendiamo il racconto.
Giunti in albergo ci siamo subito tuffati, specialmente gli escursionisti e gli arrampicatori, sotto le docce e poi subito a cena: ottima e abbondante. Dopo, la maggior parte si è ritirata in camera mentre un piccolo gruppetto è andato alla ricerca del sentiero per il giorno dopo e altri, più aitanti, si sono dati alle danze nella discoteca dell’albergo.
L’appuntamento per chi voleva effettuare l’escursione sino al Monte Tesoroera per la mattina alle ore 07,00.
Colazione e poi via, si parte, qualcuno si guarda in giro e dice:  “aspettate manca Marco l’avvocato!! Eppure era qui due minuti fa! “ dopo alcuni minuti di attesa  eccolo che arriva con la sua solita flemma e pian piano ci raggiunge. Ora ci siamo tutti, si può andare. Si passa dagli impianti sportivi e poi si prosegue verso destra sino ad una vecchia cascina molto bella e caratteristica, proprio davanti alla casa inizia il sentiero n° 817 per Forcella Alta, altre indicazioni per Boccio e Pertus.
Saliamo la mulattiera tra bosco di castagno sino ad incontrare la strada asfaltata in località Boccio (806 m) e riprendiamo poi il sentiero; arrivando al bivio per Pertus abbiamo preso a destra seguendo dei segnali gialli. Sempre immersi in bei boschi di  alberi di media altitudine come querce, rovere, roverelle, frassini, aceri, e castagni; si prosegue sino a giungere ad una chiesetta intitolata Auxilium Chritianorum. Da qui già abbiamo una bellissima vista sull’arco alpino, in particolare si nota benissimo la maestosa mole del Monte Rosa. A questa altitudine si incomincia a trovare la neve che man mano che si sale si fa più consistente.Poi abbiamo incrociato una sterrata e senza far tante storie abbiamo preso a diritto per una ripidissima salita su una prima neve autunnale. Finalmente siamo a Forcella alta ( m 1313 ) col bel laghetto del Pertus dove  si specchia il Resegone; più lontano si vedono la Grignetta e il Frignone. Ricompattiamo il gruppo e poi l’ultima salita sul sentiero DOL (Dorsale Orobica Lombarda) n°70 che in venti minuti ci ha condotto in vetta la monte Tesoro a quota m 1432.

In circa due ore e mezza siamo giunti in vetta proprio come i fondatori dell’associazione che nel 1911 facevano qui la loro prima escursione. Sulla cima  troviamo i vecchi amici delle altre sezioni, il primo che incontro e Arnaldo della sezione di Pietrasanta che brontola: “ se sapevo che c’era la neve non venivo “ e poi il Presidente di Faenza: Paini e l’archivista dell’associazione: Drei con il loro accento emiliano: “ Ciao, Alessandro ti trovo in splendida forma vè! “ e tanti altri.

La cerimonia è già iniziata e si stanno consegnando gli attestati di merito a chi a collaborato e aiutato alla realizzazione dell’altare commemorativo che contiene le pietre raccolte da ogni sezione nei luoghi d’origine. Infine c’è stato l’atto ufficiale dell’inaugurazione con il taglio del nastro da parte del ministro Castelli, e poi la celebrazione della santa messa sempre toccante in questi splendidi scenari.
La scenografia a questa solenne funzione fa rimanere a bocca aperta, lo sguardo si allarga sulla Brianza con i suoi laghi, la valle dell'Adda, la Valle Imagna, la pianura fin verso gli Appennini, una vasta porzione delle Orobie con sullo sfondo le Alpi centrali, il Monte Rosa e le Alpi occidentali.
Al termine della funzione ci siamo portati dietro il monumentale sacrario-rifugio degli alpini di Carenno dove c’è il cippo in ricordo della prima escursione e della fondazione della UOEI avvenuta, come già detto, nel 1911. Molte foto di gruppo e visto i piedi freddi, giù verso il Rifugio Tesoro (albergo / ristorante) dove ci siamo tutti ritrovati per il pranzo sociale.
Si sa che quando siamo in buona compagnia, e davanti a dei buoni manicaretti le ore passano, in fretta e per l’appunto guardando l’orologio è già l’ora di partire.
Molte strette di mano e arrivederci a prest;, tutti ci avviamo verso i mezzi per tornare a casa e via, si parte. Un bel film in video cassetta, per fortuna questa volta non ce ne era di Pieraccioni!!
E siamo già  a Parma, una sosta ad un autogrill, uno spuntino e si riparte.
Alle ore 21,00 siamo a Pietrasanta, e poi ultima fermata Ripa di Versilia. E’ stata una bellissima due giorni con quella magnifica ferrata, ci ha fatto passare ore in allegria e spensieratezza ammirando panorami favolosi, calpestare la prima neve e la cosa più importante condividere tutto ciò con molti amici! U.O.E.I., letteralmente significa Unione Operaia Escursionisti Italiani, bisogna essere uniti per affrontare i problemi, sentirsi sicuri vicino a qualcuno che apprezza e rispetta le nostre idee.
Significa voler rafforzare un legame di vera amicizia, rivolta a chi opera per un progresso che valorizza ciò che la montagna offre, per coloro che andando in montagna, apprezzano la natura, la rispettano e trovano un ambiente d'amichevole compagnia.

Un pensiero per meditare:

La terra non l’abbiamo ereditata dai nostri padri, l’abbiamo presa a prestito dai nostri figli, ai quali un giorno dovremmo restituirla.

                                                                                      (Indiani Sioux)

 

Inizio pagina