U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 
MONTE CELLA (m. 1942)
Appennino Tosco-Emiliano   (Domenica 23 Febbraio)
L'ora era quella classica: le 6,30, era solo un po' più buio!. A parte quest'ultimo dettaglio sembrava di essere alla partenza di una classica escursione estiva, tanto era l'entusiasmo e la partecipazione di soci a questa nostra "prima" escursione invernale. Nello spirito di rinnovato entusiasmo che anima la Sezione quest'anno, per la prima volta, abbiamo deciso di programmare un'uscita sulla neve. Attività che non era mai stata inserita per l'oggettiva difficoltà di accompagnare un nutrito gruppo, molti inesperti, su pendii innevati. Ma le richieste in questo senso erano molte e ci hanno spinto ad organizzare questa iniziativa col dichiarato intento di introdurre i soci che lo desideravano all'uso di ramponi e piccozza. Il percorso scelto era ben conosciuto e piuttosto facile, studiato proprio per i principianti, ma tuttavia non ha mancato di farsi apprezzare anche dai più esperti. Abbiamo raggiunto con mezzi propri, e senza difficoltà grazie agli spargisale dell'ANAS, la località Casone di Profecchia (m. 1314) dove siamo giunti alle 8,30. Lungo la strada, iniziando da Seravezza, si potevano ammirare spettacolari formazioni di ghiaccio: lunghi candeli sulle pareti, imponenti cattedrali dove l'acqua scolava lungo il monte e torrenti trasformati in cascate di ghiaccio, frutto delle particolari condizioni che le bizzarrie del clima ci regalano. Ci prepariamo rapidamente ed imbocchiamo la vecchia pista da sci (inizio del sentiero segnavia 54), oramai in disuso, che inizia proprio a fianco dell'albergo.


Bastano pochi passi per constatare che la neve è piacevolmente battuta ma non gelata tant'è che è facile camminarvi senza ramponi. Ci sparpagliamo sul tracciato felici di poter finalmente calpestare un po' di neve visto che, pur nevicando abbastanza presto, le condizioni climatiche e il buon senso hanno sconsigliato questa attività. Scherzando ci lasciamo prendere dai ricordi, chi rammenta le discese di quando gli impianti ancora funzionavano, chi ricorda i funghi che l'estate scorsa trovammo proprio in mezzo alla pista, chi l'acquazzone che ci colse allora a fine giornata chi, infine, un campeggio di tanti anni fa. Così, più allegri che mai, raggiungiamo la stradina forestale che taglia in alto il tracciato, ne percorriamo un breve tratto e ci inoltriamo nel bosco,
una bella fustaia di faggio (segnavia 54). Il gruppo è al completo, siamo in 20, davvero non male per la prima escursione! Il clima è piacevole con una temperatura di soli 2 °C ma con un tiepido sole, la neve è buona, non ghiacciata ma neanche troppo molle, insomma è piacevole camminarci. I timori della vigilia pian piano si attenuano e gli accompagnatori Marco e Marcello, riescono a trovare il tempo per istruire adeguatamente quanti erano alle prime armi e per scambiare impressioni con gli amici di Pietrasanta come sempre capitanati dall'inossidabile Alessandro. Il bosco innevato è stupendo, le tracce che ripetutamente vediamo ci piace pensare, crediamo a ragione, che siano dei lupi che dopo tanto tempo sono tornati ad abitare l'Appennino Tosco-Emiliano. Vorremmo tanto avvistarne uno ma il male che l'uomo ha fatto a questo meraviglioso animale è talmente grande che servirà ancora tanto tempo prima che torni ad avere un poco di fiducia e farsi vedere; in fondo ci basta sapere che c'è e che magari ci sta osservando da lontano, che sta guardando quell'enigmatico e colorato gruppo di umani che arranca schiamazzando nella neve con una strana appendice sulle spalle. D'altronde siamo in buona compagnia, infatti un cane ci sta accompagnando fin dalla partenza dal Casone; è soprannominato la "guida del monte Prado" perché ama, di sua spontanea volontà, unirsi a tutti i gruppi di escursionisti per seguirli lungo l'intero percorso. Con qualche sosta, perché i mesi di inattività hanno appesantito le gambe, giungiamo al rifugio Cella (m. 1650) in perfetto orario per una rapida colazione e per calzare i ramponi. La consistenza della neve non lo richiederebbe ma il pendio è ideale per apprenderne l'uso.



Ripartiamo quasi subito abbandonando il sentiero e salendo con facilità fino a Le Forbici dove intersechiamo il sentiero (segnavia 00). Qui ci attardiamo in un'accorata discussione sulla qualità dell'attrezzatura usata e delle possibili varianti all'itinerario iniziale. Il programma prevedeva infatti di raggiungere la vetta del Monte Cella seguendo il percorso di cresta; ora però, viste le buone condizioni del tempo, qualcuno vorrebbe proseguire fino al Monte Prado. Decidiamo di non decidere ovvero di rimandare il tutto alla vetta del Cella quando avremo un'idea più precisa della qualità della neve. Il manto in effetti è assai variabile, alterna zone scoperte a zone di neve profonda fin troppo evidentemente modellata dal vento. Proseguiamo lungo il sentiero (segnavia 00), qui in comune col tracciato del Garfagnana Trekking, fino al Passo del Bocco (m. 1816); qui risulta molto evidente che il forte vento ha accumulato molta neve sulla cresta, la prudenza ci sconsiglia di seguirla perché la neve riportata potrebbe nascondere pericolose insidie; procediamo quindi (segnavia 00) prudentemente a qualche metro dalla cresta affrontando l'ascesa senza particolari difficoltà
anche se tratti di neve poco dura si alternano a tratti ghiacciati. La fatica inizia a farsi sentire e il gruppo si fraziona mentre veniamo raggiunti da un gruppo del CAI di Viareggio che si unisce a noi per gli ultimi metri. E' oramai mezzogiorno e il sole inizia ad ammorbidire la neve che resta solida solo nei punti dov'è presente del ghiaccio. Le condizioni del manto e le nuvole che si spostano assai velocemente verso il Monte Prado ci fanno decidere per il rientro, d'altronde la meta prefissata era la vetta del Cella e pochi avevano voglia di proseguire. Solo Piero ed Erio ci comunicano che intendono lasciare il gruppo per scendere un altro versante dove sperano di scattare delle belle fotografie. Salutiamo gli amici di Viareggio e ci incamminiamo nuovamente verso il rifugio Cella. Il primo tratto di discesa dove la neve resta dura presenta qualche difficoltà, ma poi il percorso è agevole anche se faticoso perché oramai si sprofonda. Sono passate da poco le 13 quando raggiungiamo il rifugio per il pranzo, che consumiamo piacevolmente riscaldati da un bel sole. Era nostra intenzione concludere la giornata mostrando ai meno esperti i comportamenti da tenere in caso di difficoltà ma il sole aveva oramai ammorbidito a tal punto la neve che bastava abbandonare la traccia battuta per sprofondare fino alle ginocchia. A malincuore abbiamo abbandonato l'esperienza per un tranquillo rientro al Casone dove giungiamo alle 15,30. Un brindisi alla bella giornata, e un gradito scambio di impressioni ed opinioni concludono un'esperienza per noi innovativa ma oltremodo gratificante, tanto per coloro che vi hanno partecipato che per la Sezione tutta, che quest'anno ha voluto rivoluzionare la tradizionale impostazione del programma inserendo con notevole dispendio di energie nuove ed accattivanti iniziative.
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