U.O.E.I.
UNIONE OPERAIA ESCURSIONISTI ITALIANI
Sezione "Antonio Tessa" - RIPA DI VERSILIA
 

Traversata dal Passo del Lagastrello
al Passo del Cerreto


Domenica 25 Maggio

Percorso: dal Passo del Lagstrello (m.1251) ,
argine del lago artificiale, al Passo del Cerreto (m.1281)
Segnaletica: bianco/rossa CAI (659 - 653 - 673 - 00 - 671)
Dislivello: 1000 m.circa Tempo di percorrenza: 7,00 ore
Classificazione: EE solo per escursionisti esperti
con attrezzatura da ferrata
Punti sosta: Rifugio CAI Città di Sarzana
Acqua: alla partenza presso i locali pubblici,
lungo il percorso solo al Rifugio Città di Sarzana
Periodo consigliato: dalla primavera inoltrata
all'inizio dell'autunno per scongiurare il pericolo
di neve

Sarà perché oramai è davvero arrivata la bella stagione ma questa mattina sembra che nessuna abbia fretta, il pullman è arrivato puntuale ma quando le porte si aprono non c’è il consueto vociare concitato di tante partenze.  Chissà se gli occhiali scuri calati sugli occhi di molti servono per il sole, già! Stamani sono le 7, un orario inconsueto!, oppure…., ma forse è meglio iniziare il racconto dall’arrivo a Lagastrello (m 1251). Il tempo è bello e ora siamo finalmente svegli complice anche l’aria frizzante che offre il lago, al quale dedichiamo più di uno sguardo triste constatando quanto i mesi di siccità si facciano sentire.  Ci incamminiamo subito verso il rifugio Città di Sarzana (m. 1580)  inoltrandoci nella bella faggeta che circonda il bacino artificiale; siamo veramente un bel gruppo: 28 partecipanti.  Il sentiero (segnavia 659) inizia proprio sull’argine di sbarramento del bacino sviluppandosi subito in salita, ma il tracciato è bello e quasi interamente all’ombra; salvo il tratto finale in discreta e faticosa salita, richiede poco impegno e lascia tutto il tempo per ammirare i numerosi laghetti che si possono intravedere tra la vegetazione.
In un’ora e quaranta circa raggiungiamo il rifugio: una costruzione in legno recentemente ristrutturata e molto accogliente,  Il luogo è incantevole, il rifugio infatti è costruito in una radura a poche decine di metri dal Lago di monte Acuto, circondato da alberi e verdi prati che invitano al relax. Non possiamo fare a meno di sederci in riva al lago e contemplare le cime che circondano la conca mentre nell’acqua guizzano le trote gustandoci la meritata colazione a base ehm… di barrette! 
Proprio sul più bello, quando qualcuno cominciava a fantasticare di barbecue e amache, arriva il solito rompiscatole (il capo gita Gianfranco) che ci ricorda che questa è una traversata, che il pullman aspetta al Passo del Cerreto e che quindi abbiamo dei tempi da rispettare.  Costeggiamo brevemente il lago fino ad incontrare la segnaletica che indica la biforcazione dei sentieri.  Qui il gruppo si divide: alcuni imboccano il sentiero (segnavia 659/657) che si innesta successivamente sul (segnavia 673)  e raggiunge direttamente il Passo della Pietra Tagliata e le sorgenti del Torrente Secchia.  Un altro imbocca il sentiero (segnavia 653) che sale verso le creste: descriveremo quest’ultimo percorso.  Ci inoltriamo in un fitto boschetto di faggi seguendo dapprima il sentiero per poi abbandonarlo ed immetterci su una traccia poco evidente che conduce ad una selletta dove incontriamo il sentiero (segnavia 00) a quota 1671 m. Alla nostra destra vediamo invitante la vetta del Monte Acuto ( 1756 m.), sarebbe un peccato non andarci, in breve la decisione è presa. Non esiste un sentiero segnato, si procede di cresta su una traccia piuttosto evidente e relativamente facile, con alcuni passaggi su roccette che richiedono attenzione ed equilibrio. In vetta ci fermiamo solo pochi minuti perché da nord compaiono le prime nubi che preannunciano possibili temporali pomeridiani, peraltro previsti dal meteo.
Ritorniamo sul sentiero (segnavia 00) e ci dirigiamo ora verso Punta Buffanaro. Il percorso è interamente di cresta e dopo un primo tratto assai facile anche se faticoso, diventa poi decisamente impegnativo con numerosi tratti esposti. Il panorama cattura l’attenzione di tutti: alla sinistra la verdissima costa del lago, sulla destra la vallata del Magra e la riviera delle 5 Terre parzialmente nascosta dalla foschia, intorno a noi fioriture dai colori di incomparabile bellezza tanto che ci sembra di camminare su un tappeto fiorito creato da un artista geniale.
E’ quasi mezzogiorno quando ansanti e un poco affamati giungiamo a Punta Buffanaro ( 1878 m.); alcuni vorrebbero fermarsi per il pranzo, ma adesso l’arrivo delle nubi temporalesche è evidente e minaccioso. C’è anche un caldo sole,ci concediamo un veloce spuntino approfittandone per frazionarci in piccoli gruppetti per la discesa che ora si fa davvero impegnativa con un percorso adatto solo ad escursionisti esperti. Sul sentiero sono presenti molti detriti che se fatti rotolare rischiano di colpire i compagni: è quindi necessaria notevoleattenzione procedendo distanziati e con cautela.
In breve raggiungiamo i Groppi di Camporaghene con alcuni tratti attrezzati con cavo metallico. E’ fortemente consigliato l’uso di attrezzatura da ferrata, noi ne siamo sprovvisti e quindi percorriamo il primo tratto attrezzato con grande cautela costantemente seguiti e consigliati da alcuni esperti alpinisti che fanno parte del nostro gruppo. Ribadiamo comunque a coloro che volessero ripetere la traversata che è obbligatorio l’uso dell’attrezzatura per vie ferrate (imbraco, casco, set con dissipatore).
Superato questo primo tratto le difficoltà non sono finite, dopo una breve discesa ecco una nuova crestina attrezzata ; è piuttosto esposta e il cavo tutto sommato forse ostacola più che aiutare (comunque vale assolutamente quanto detto in precedenza!). Ora il sentiero, che aggira Monte Alto, non presenta altre ferrate obbligatorie pur mantenendosi impegnativo e piuttosto pericoloso: richiede grande perizia e attenzione. Tuttavia, procedendo, sono presenti altri due lunghi tratti attrezzati e… come resistere di fronte ad una via d’arrampicata? Non è certo possibile! In un attimo un paio di noi si stanno già arrampicando in libera sulla parete, la salita è bella ma come sarà la discesa? Boh… Intanto siamo quasi in cima, un moschettone e un cordino l’abbiamo nello zaino, dai non ci pensiamo e godiamoci l’ascesa. Quando finalmente ci riuniamo in prossimità del Passo della Pietra Tagliata (m 1750) i commenti sono entusiastici, qualcuno arriva a dire che un’arrampicata così vale tutta l’escursione. In effetti il percorso è aereo ma dotato di sufficienti appigli, la roccia è solida e tiene bene in aderenza; l’ideale quindi per un’arrampicata. Dal passo inizia una discesa non difficile ma sicuramente noiosa, il sentiero (segnavia 671) è ampio e frequentato ma richiede comunque attenzione. Scendendo verso le sorgenti del torrente Secchia (m. 1560) ci si accorge di essere dentro un anfiteatro di origine glaciale di bellezza unica e circondato da ardite guglie rocciose. Il fondovalle è frequentatissimo da gitanti che ne apprezzano la rigogliosa bellezza; ci fermiamo per il pranzo in mezzo al prato, vicino ad un ruscelletto in compagnie degli amici che avendo percorso il sentiero basso sono già arrivati. Sui rilievi le nubi cominciano a farsi più minacciose, presagio del temporale pomeridiano che tanto abbiamo temuto in cresta.
Qui a valle però fa caldo e il sole picchia, cerchiamo un posto all’ombra ma poi una fresca brezza ristoratrice ci induce ad accamparci in mezzo al prato.Consumiamo con calma il pasto, ci godiamo il sole e cerchiamo di familiarizzare,
con alterne fortune, con un branco di cavalli al pascolo. Ripartiamo con riluttanza ma il sentiero in leggera salita è comunque all’ombra dei faggi (segnavia 00). Raggiunto il Passo dell’Ospedalaccio (m.1271) il percorso torna ad essere assolato però quasi tutto in facile discesa. Si deve solo fare attenzione a non scivolare, poi basta seguire la traccia che ora è ben evidente fino all’arrivo. Il Passo del Cerreto (m. 1281) è ora davanti a noi, non c’è alcun pericolo; così ci frazioniamo ed ognuno prosegue praticamente per conto proprio. All’arrivo al Passo, sono le 16,30, troviamo ad attenderci una fresca ed invitante fontana; proprio ciò che ci vuole per toglierci da dosso polvere, sudore e sette ore di marcia!
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