Percorso: dal Passo
del Lagstrello (m.1251) ,
argine del lago artificiale, al Passo del Cerreto (m.1281)
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Segnaletica: bianco/rossa
CAI (659 - 653 - 673 - 00 - 671) |
Dislivello: 1000 m.circa |
Tempo di percorrenza:
7,00 ore |
Classificazione:
EE solo per escursionisti esperti
con attrezzatura da ferrata |
Punti sosta: Rifugio
CAI Città di Sarzana |
Acqua: alla partenza
presso i locali pubblici,
lungo il percorso solo al Rifugio Città di Sarzana
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Periodo consigliato: dalla
primavera inoltrata
all'inizio dell'autunno per scongiurare il pericolo
di neve |
Sarà perché oramai
è davvero arrivata la bella stagione ma questa mattina sembra che nessuna
abbia fretta, il pullman è arrivato puntuale ma quando le porte si aprono
non c’è il consueto vociare concitato di tante partenze. Chissà se gli
occhiali scuri calati sugli occhi di molti servono per il sole, già! Stamani
sono le 7, un orario inconsueto!, oppure…., ma forse è meglio iniziare
il racconto dall’arrivo a Lagastrello (m 1251). Il tempo è bello e ora
siamo finalmente svegli complice anche l’aria frizzante che offre il lago,
al quale dedichiamo più di uno sguardo triste constatando quanto i mesi
di siccità si facciano sentire. Ci incamminiamo subito verso il rifugio
Città di Sarzana (m. 1580) inoltrandoci nella bella faggeta che circonda
il bacino artificiale; siamo veramente un bel gruppo: 28 partecipanti.
Il sentiero (segnavia 659) inizia proprio sull’argine di sbarramento
del bacino sviluppandosi subito in salita, ma il tracciato è bello e quasi
interamente all’ombra; salvo il tratto finale in discreta e faticosa salita,
richiede poco impegno e lascia tutto il tempo per ammirare i numerosi
laghetti che si possono intravedere tra la vegetazione. |
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In un’ora e quaranta circa raggiungiamo il rifugio: una costruzione
in legno recentemente ristrutturata e molto accogliente, Il luogo
è incantevole, il rifugio infatti è costruito in una radura a poche
decine di metri dal Lago di monte Acuto, circondato da alberi e
verdi prati che invitano al relax. Non possiamo fare a meno di sederci
in riva al lago e contemplare le cime che circondano la conca mentre
nell’acqua guizzano le trote gustandoci la meritata colazione a
base ehm… di barrette! |
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Proprio sul più bello, quando
qualcuno cominciava a fantasticare di barbecue e amache, arriva il solito
rompiscatole (il capo gita Gianfranco) che ci ricorda che questa è una
traversata, che il pullman aspetta al Passo del Cerreto e che quindi abbiamo
dei tempi da rispettare. Costeggiamo brevemente il lago fino ad incontrare
la segnaletica che indica la biforcazione dei sentieri. Qui il gruppo
si divide: alcuni imboccano il sentiero (segnavia 659/657) che
si innesta successivamente sul (segnavia 673) e raggiunge direttamente
il Passo della Pietra Tagliata e le sorgenti del Torrente Secchia. Un
altro imbocca il sentiero (segnavia 653) che sale verso le creste:
descriveremo quest’ultimo percorso. Ci inoltriamo in un fitto boschetto
di faggi seguendo dapprima il sentiero per poi abbandonarlo ed immetterci
su una traccia poco evidente che conduce ad una selletta dove incontriamo
il sentiero (segnavia 00) a quota 1671 m. Alla nostra destra vediamo
invitante la vetta del Monte Acuto ( 1756 m.), sarebbe un peccato non
andarci, in breve la decisione è presa. Non esiste un sentiero segnato,
si procede di cresta su una traccia piuttosto evidente e relativamente
facile, con alcuni passaggi su roccette che richiedono attenzione ed equilibrio.
In vetta ci fermiamo solo pochi minuti perché da nord compaiono le prime
nubi che preannunciano possibili temporali pomeridiani, peraltro previsti
dal meteo. |
Ritorniamo
sul sentiero (segnavia 00) e ci dirigiamo ora verso Punta
Buffanaro. Il percorso è interamente di cresta e dopo un primo tratto
assai facile anche se faticoso, diventa poi decisamente impegnativo
con numerosi tratti esposti. Il panorama cattura l’attenzione di
tutti: alla sinistra la verdissima costa del lago, sulla destra
la vallata del Magra e la riviera delle 5 Terre parzialmente nascosta
dalla foschia, intorno a noi fioriture dai colori di incomparabile
bellezza tanto che ci sembra di camminare su un tappeto fiorito
creato da un artista geniale. |
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E’ quasi mezzogiorno quando
ansanti e un poco affamati giungiamo a Punta Buffanaro ( 1878 m.); alcuni
vorrebbero fermarsi per il pranzo, ma adesso l’arrivo delle nubi temporalesche
è evidente e minaccioso. C’è anche un caldo sole,ci concediamo un veloce
spuntino approfittandone per frazionarci in piccoli gruppetti per la discesa
che ora si fa davvero impegnativa con un percorso adatto solo ad escursionisti
esperti. Sul sentiero sono presenti molti detriti che se fatti rotolare
rischiano di colpire i compagni: è quindi necessaria notevoleattenzione
procedendo distanziati e con cautela. |
In
breve raggiungiamo i Groppi di Camporaghene con alcuni tratti attrezzati
con cavo metallico. E’ fortemente consigliato l’uso di attrezzatura
da ferrata, noi ne siamo sprovvisti e quindi percorriamo il primo
tratto attrezzato con grande cautela costantemente seguiti e consigliati
da alcuni esperti alpinisti che fanno parte del nostro gruppo. Ribadiamo
comunque a coloro che volessero ripetere la traversata che è obbligatorio
l’uso dell’attrezzatura per vie ferrate (imbraco, casco, set con
dissipatore). |
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Superato questo
primo tratto le difficoltà non sono finite, dopo una breve discesa ecco
una nuova crestina attrezzata ; è piuttosto esposta e il cavo tutto sommato
forse ostacola più che aiutare (comunque vale assolutamente quanto detto
in precedenza!). Ora il sentiero, che aggira Monte Alto, non presenta
altre ferrate obbligatorie pur mantenendosi impegnativo e piuttosto pericoloso:
richiede grande perizia e attenzione. Tuttavia, procedendo, sono presenti
altri due lunghi tratti attrezzati e… come resistere di fronte ad una
via d’arrampicata? Non è certo possibile! In un attimo un paio di noi
si stanno già arrampicando in libera sulla parete, la salita è bella ma
come sarà la discesa? Boh… Intanto siamo quasi in cima, un moschettone
e un cordino l’abbiamo nello zaino, dai non ci pensiamo e godiamoci l’ascesa.
Quando finalmente ci riuniamo in prossimità del Passo della Pietra Tagliata
(m 1750) i commenti sono entusiastici, qualcuno arriva a dire che un’arrampicata
così vale tutta l’escursione. In effetti il percorso è aereo ma dotato
di sufficienti appigli, la roccia è solida e tiene bene in aderenza; l’ideale
quindi per un’arrampicata. Dal passo inizia una discesa non difficile
ma sicuramente noiosa, il sentiero (segnavia 671) è ampio e frequentato
ma richiede comunque attenzione. Scendendo verso le sorgenti del torrente
Secchia (m. 1560) ci si accorge di essere dentro un anfiteatro di origine
glaciale di bellezza unica e circondato da ardite guglie rocciose. Il
fondovalle è frequentatissimo da gitanti che ne apprezzano la rigogliosa
bellezza; ci fermiamo per il pranzo in mezzo al prato, vicino ad un ruscelletto
in compagnie degli amici che avendo percorso il sentiero basso sono già
arrivati. Sui rilievi le nubi cominciano a farsi più minacciose, presagio
del temporale pomeridiano che tanto abbiamo temuto in cresta.
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Qui a valle
però fa caldo e il sole picchia, cerchiamo un posto all’ombra ma
poi una fresca brezza ristoratrice ci induce ad accamparci in mezzo
al prato.Consumiamo con calma il pasto, ci godiamo il sole e cerchiamo
di familiarizzare, |
con alterne fortune, con un
branco di cavalli al pascolo. Ripartiamo con riluttanza ma il sentiero
in leggera salita è comunque all’ombra dei faggi (segnavia 00).
Raggiunto il Passo dell’Ospedalaccio (m.1271) il percorso torna ad essere
assolato però quasi tutto in facile discesa. Si deve solo fare attenzione
a non scivolare, poi basta seguire la traccia che ora è ben evidente fino
all’arrivo. Il Passo del Cerreto (m. 1281) è ora davanti a noi, non c’è
alcun pericolo; così ci frazioniamo ed ognuno prosegue praticamente per
conto proprio. All’arrivo al Passo, sono le 16,30, troviamo ad attenderci
una fresca ed invitante fontana; proprio ciò che ci vuole per toglierci
da dosso polvere, sudore e sette ore di marcia!
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